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cessavano

che la maggior parte dei placet juxta modum veniva da Vescovi che non trovavano bastantemente esplicita e ricisa la definizione della infallibilità. E a dir vero la votazione del giorno 13 contribuì a rendere questa definizione più energica com'è attualmente. Vedendo la maggioranza del Concilio che non ostante tutt'i temperamenti e le concessioni di forme con cui si cercava di contentare i dissidenti senza offendere la sostanza della verità, pure costoro non dalla loro ostinata opposizione, risolvè allora che bisognava farla finita una buona volta col Gallicanismo; che si dovesse definire la verità senza alcuna reticenza, e senza espressioni che potessero dar luogo a cavilli o arguzie. Così l'opposizione, suo malgrado, contribuì al trionfo più completo della verità, e fu accettato il juxta modum proposto da varii Padri nella votazione del giorno 13, cioè l'aggiunzione delle parole: Definitiones Pontificis ex sese, NON AUTEM EX CONSENSU ECCLESIAE, irreformabiles esse; e così fu stabilito che nel giorno 18 luglio si sarebbe tenuta la IVa Sessione pubblica per promulgare solennemente la Costituzione 1 De Ecclesia Christi. Fu infatti in quel giorno tenuta la Sessione, e pubblicata la detta Costituzione, alla quale varii di coloro che nel giorno 16 avevano detto non placet, si astennero d'intervenire; per cui i Padri presenti che nel giorno 16 erano stati 601, nel giorno 18 furono 535. Or di questi 535 tutti risposero Placet, eccetto due soli che dissero non placet, dimostrando con ciò la pienissima libertà che si godeva nel Concilio; e dopo la conferma che

ne fece il Romano Pontefice, seguì tra i Padri e tra tutto il popolo affollato un fremito di gioia indescrivibile, che si manifestò con un prolungato battimento di mani, e con grida di acclamazioni entusiastiche al Papa ed ai Padri del Concilio.

Questo giorno 18 luglio del 1870 resterà memorabile per sempre nella storia Ecclesiastica, poichè era questo il giorno tanto aspettato dai nemici della Chiesa, e tanto temuto da taluni cattolici di fede debole, i quali avean paura che lo Spirito Santo potesse ingannarsi circa l'opportunità dei tempi, e che Dio non avesse più la forza di preservare la sua Chiesa dalle tempeste. Che non doveva infatti temersi dai Governi poc' anzi nominati, le cui disposizioni sfavorevoli a questa definizione del Concilio non erano in nulla cambiate? Questi timori si potevano avere ancora nei primi giorni di luglio; ma nel giorno 18 erano divenuti perfettamente ridicoli; poichè nel giorno 16 si cominciò ad aver sentore della guerra che la Francia avrebbe intimata alla Prussia, e che infatti nel giorno 19, cioè meno di ore 24 dopo pubblicata la solenne definizione della infallibilità del Papa, fu realmente intimata. Questo fatto, giunto come un fulmine improvviso a ciel sereno, fece sì che tutti i Governi di Europa, impegnati o direttamente o indirettamente in una guerra immensa non ebbero più nè l'agio nè la voglia di occuparsi del Papa e del Concilio, i giornali furono interamente assorbiti dalle discussioni relative ai grandi fatti che sul suolo della Francia venivansi compiendo dalle due grandi Nazioni che erano in conflitto, e la definizione

dell' infallibilità Pontificia già pubblicata fece tranquillamente il suo corso, e fu sinceramente e con gioia accettata non solo dai buoni cattolici, ma anche dai più assennati dissidenti; e di più gli stessi Vescovi che si astennero dall' intervenire alla Sessione pubblica dei 18 luglio, e quelli che si trovavano assenti, o perchè non intervenuti o perchè partiti antecedentemente per cause legittime approvate dal Concilio, posteriormente quasi tutti hanno con espresse lettere pastorali pubblicate nelle loro Diocesi sinceramente aderito alla detta Costituzione, ed hanno fatti pervenire al Romano Pontefice nobili indirizzi contenenti l'espressione della loro fede e della loro piena sommissione ai Decreti del Concilio. Or chi non vede in tutti questi avvenimenti la mano della Provvidenza che veglia sulla sua Chiesa, e fa servire gli incidenti tutti delle umane avventure al conseguimento dei suoi fini, che è sempre la maggior gloria sua, ed il bene della sua Chiesa? I potenti del giorno avevano voluto opporsi all'opera di Dio; avevano tentato di spaventare l'augusta assemblea dei Padri della cristianità, i quali non si occupavano che della salvezza dei popoli e dei re, e non cercavano che la espansione della verità, condizione essenziale della libertà, dell'ordine e della pace; ed ecco che sono obbligati a confessare che gli avvenimenti sconcertano la loro saggezza, ed a contemplare con occhio spaventato le rovine che la caduta di uno dei più magnifici troni del mondo va accumulando intorno ad essi.

Confessiamo dunque, ed adoriamo questa mano divina; e nel cuor nostro il timore ceda il luogo

alla speranza. Gli uomini e le loro imprese passano; la verità del Signore rimane in eterno; e se anche nei momenti attuali di scompiglio, tutto il mondo cattolico è unanime nel confessare e professare il domma definito della infallibilità Pontificia, passata che sarà la presente generazione, non rimarrà traccia della guerra sleale che si cercò di farle, e di cui gloriosamente trionfò. È vero che la Chiesa non può aver mai su questa terra un trionfo completo e permanente; poichè essendo l'opera di Dio per eccellenza, dev'essere sempre sulla terra il bersaglio delle persecuzioni, delle calunnie e degli assalti di ogni genere da parte del mondo: ma se essa deve attraversare ancora dure pruove, se i suoi trionfi parziali eccitano la rabbia dei suoi nemici, e li spingono a nuovi eccessi contro di lei, ciò appunto fortifica ed accresce la nostra speranza: questa definizione emessa dal Concilio Vaticano ha fornito novelle armi ai figli della Chiesa Cattolica, i quali non più divisi in gallicani ed ultramontani, ma tutti uniti nella verità e nella carità saranno più forti e più compatti; la verità riporterà da oggi innanzi vittorie ancora più gloriose; i popoli ed i governi non tarderanno a riconoscere che la suprema autorità spirituale del Padre comune dei fedeli è la salvaguardia dell'autorità e della libertà civile, e di tutti i dritti, i quali sono tutti di origine divina; e quando essi riconosceranno ciò, la vera libertà comincerà a regnare sulla terra, l' Europa ed il mondo avrà la vera pace, quella pace che non può stabilirsi se non mediante l'ordine, cioè nella pratica del bene e nella conoscenza

della verità; ed allora si verificherà quel detto di un uomo celebre: « La rivoluzione cominciò col proclamare i diritti dell' uomo; non finirà, se non quando saranno proclamati i diritti di Dio ". ". Ciò si è cominciato a fare nel Concilio Vaticano; e si proseguirà coll'aiuto del Signore, nel quale chi spera non resterà confuso in eterno.

Passiamo intanto ad esporre la detta Costituzione 1.a de Ecclesia Christi.

Esposizione della Costituzione dommatica Pastor aeternus.

Il titolo della presente Costituzione è Constitutio dogmatica prima de Ecclesia Christi. Questo titolo istesso ci indica di una maniera generale l'oggetto ed il carattere di essa, poichè vi si tratta della Chiesa fondata da Gesù Cristo, la quale, siccome nelle s. Scritture, fra le altre similitudini da cui viene adombrata, è paragonata ad un edifizio innalzato su di una roccia immobile, così è naturale che s'incominci dall' esaminare. la solidità di questo suo fondamento. Il solo aggettivo prima aggiunto alla parola Constitutio già dimostra che a questa deve seguirne un'altra, in cui il Concilio definerà in una maniera stabile e precisa il senso degli insegnamenti contenuti nella Scrittura e nella Tradizione intorno alla Chiesa cattolica, alla sua organizzazione, o come dicono, costituzione, ed ai suoi dritti inalienabili e divini.

Questa Costituzione, che incomincia Pastor aeternus, nella sua composizione differisce dall'altra Dei

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