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Quando l'Italia moderna uscì dalla notte del medio evo, la sua filosofia, educata nei monasteri e nei templi, aveva riunito le dottrine platoniche colla teologia cristiana, ed allora la poesia fu platonica e religiosa con Dante, col Petrarca e col Tasso. Si volsero quindi gl'intelletti all'esperienza, non più contenti all' autorità di Platone, di Aristotile e dei più moderni maestri; interrogarono la natura e i fenomeni di lei per iscoprire le leggi che la governavano, e il metodo sperimentale passò dalle scienze naturali alle intellettive e creò il Sensismo; e la poesia al mondo sensibile si rivolse, e nelle opere degli antichi poeti più non si fece a ricercare che quanto di sensibile vi era, cioè la forma e la bellezza esteriore. Ma ben presto si accorsero le menti che il Sensismo non era capace di sciogliere alcuno dei grandi problemi intorno ai quali si affaticò in ogni tempo il pensiero dell' umanità, e fuori della materia cercarono la spiegazione di quelli per due vie diverse; l'una delle quali conduce al riposo dello spirito nel vero rivelato; l'altra guida al dubbio e allo sconforto dell'intelligenza che dispera di trovare quell' unico oggetto in cui possa acquetarsi: la verità cioè, che ne è la propria essenza. E tali due vie percorse anch'essa la poesia, e ne uscirono due scuole, l'una ispirata dalla religione, l'altra dallo scetticismo e dal dolore.

A quest'ultima appartiene Giacomo Leopardi; benchè per l'altezza dell'ingegno suo possa dirsi piuttosto una grande individualità solitaria che, pure in sè riunendo il pensiero di una gran parte dell'età sua, s'innalza gigantescamente sovr'essa e

POESIE

DI

GIACOMO LEOPARDI

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