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APPENDICE

DOCUMENTS INÉDITS

RELATIFS A L'HISTOIRE DU CARDINAL CARLO CARAFA

No 1.

Origine de la famille Carafa.

E fama invecchiata per molti secoli, non solo per relationi de' vecchi di tempo in tempo, per autorità d'alcuni scrittori di annali che questa famiglia sia venuta in Napoli da Pisa..... a tempo che i Pisani erano signori di Sardigna, Stefano di Sigismondi, potentissimo gentilhuomo di Pisa mandato da quella Republica per governatore di quella isola, cercò occuparla, et farsene Re, ma non essendo riuscita l'impresa, fu sbandito da Pisa, et con altri della famiglia Sigismonda, che l'havevano seguito, si ritirò in Napoli, e che i suoi posteri s'apparentaro con casa Caracciola, ch' era in Napoli, e pigliarono il cognome di Caraccioli, et poi divisi tra loro, se ne chiamo una parte Caraccioli detti Carrafi, et l'altra Caraccioli Rossi....

(Bibliothèque Casanatense, Ms. F, III, 32, a, page 1, verso.)

No 2.

Accusation d'homicide portée contre Carlo Carafa
Interrogatoire de témoins sur cette affaire.

Die secundo mensis Julii 1560, Beneventi, in arce coram, etc. Magnificus dominus Sebastianus Calenda baro montis Leonis, beneventanus, testis inductus juratus est coram magnifico et excellentissimo gubernatore civitatis beneventi, nec non commissario apostolico. Imprimis interrogatus an ille cognoverit quemdam Thomam Panachionum qui olim fuit interfectus jam sunt anni XV incirca. Rit affirmative. Et ints a quo dictus Thomas fuit interfectus. Rit io ne dirò quel che so. Jo non mi trovai alla morte di quello perche fu morto molto lontano da questa città nelle banne della Cirignola, ma ho inteso dire in questa città che il detto Thomaso era stato amazato ad instantia de Gerolamo Contromeri perche questo Tomaso haveva amazato il fratello del detto Gerolamo e del Vescovo suo fratello, e ch' a far questo homicidio si diceva che si v'era trovato et intervenuto don Carlo Carafa.....

Autre interrogatoire. Déposition plus précise d'un second témoin sur la même affaire.

Eodem die in arce coram, etc.

Mage Panerius mansella neaps..... Ints ejus medio juramento an ipse sciat et cognoverit Thomam panachionum de dicta civitate. Rit affirmative subdens: signore io lo cognobi et era mio amico e fu amazato già da XV anni incirca et secondo che si diceva per la città fu amazato alla Cirignola da Gerolamo contromeri et don Carlo Carafa et loro satelliti et perche quando fu il caso io hebbi notitia che il detto don Carlo e Gerolamo andorno dietro quando il detto Thomaso andava in quello viaggio per fare questo effetto et io li mandai a dietro uno a cavallo accio avvisasse detto Thomaso se guardasse da questi tali ch' erano cavalcati per amazarlo ma come la sua mala sorte volse non lo arrivo et cosi arrivando in detto loco don Carlo Carafa e Gerolamo contromeri lo amazorno e perche in compagnia del detto Thomaso c'era un suo fratello consobrino il quale anche lui ci fu ferito et tornando detto suo fratello a benevento me referio tutto il caso et de piu che quando don Carlo amazava il detto Thomaso questo povero homo li domandava misericordia dicendoli ah don Carlo questo a me ah! et non ostante li detti lo amazorno et cosi tornando il detto don Carlo in benevento, io li dissi oh signore come havete amazato quello povero homo iddio vello perdoni ch' havete amazato un grande servitore et quello vi respose lassalo andare che io ho fatto bene l'ho fatto per quietare tutta la terra e da qua ne soccederà pace fra tutti.....

(Archives d'Etat, Archivio criminale, année 1560, Ms. n° 55, Procès des Carafa, p. 208 et 209.)

Extrait de l'interrogatoire d'un autre témoin, d'après lequel Carlo Carafa aurait commis un homicide à Bénévent pour 300 écus.

Eodem die 3 mensis Julii 1560 beneventi in arce, etc.

Ints qua de causa dictus don Carolus intervenit in dicto homicidio cum non haberet aliquam inimicitiam cum dicto Thoma. Rit io non so a dir questo perche non me vi trovai presente ma publicamente si diceva che li contromeri li haveano pagati 300 scudi et che l' havca pagati bonaventura hebreo perche a quello tempo don Carlo era povero gentilhuomo et potrebbe esser ch' il fratello de bonaventura ne potria informar de detto pagamento.

(Ms. no 55, p. 209, verso.)

Autre déposition sur le même sujet.

Die VIII mens. Julii 1560 beneventi in arce coram,

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etc.

Ints qua de causa dicti don Carolus et alii complices interfecerint dictum Thomam. Rit signore se diceva publicamente per la città che don Carlo et compagni per far questo homicidio ne haveano

hauti 400 ducati et che lo pagò bonaventura hebreo in nome et per parte de li contromeri....... et io fui presente quando don Antonio fratello de don Carlo reprendeva don Carlo perche haveva fatto questo et lo detto don Carlo respose che ne voglio fare de voi io non ne ho più bisogno perche ho meglio 400 ducati.....

Ints si dictus Carolus fecisset hoc absque pecuniis. — Rit non e verisimile che don Carlo essendo cavaliere che se fosse sottomesso a far tal cosa per questi contromeri che sono assai da manco che lui ma quello che lui fece lo fece per li 400 ducati che toccò dalli sopradetti. Ints quare dictus don Carolus venerat in dictam civitatem beneventi. Rit perche si diceva che non so chi havea amazato in regno et stava foruscito.

(Archives d'Etat, année 1560, Ms. no 55, p. 213, verso.)

N° 3.

E notorio a tutta questa terra che detto don Carlo amazao il detto Thomaso ad instantia delli detti, per mezo deli 400 ducati che io non credo che lo havesse fatto altrimente come ho detto disopra et tutta questa terra lo sa se lo vole dire, ma quelli che non lo dicono hanno paura del Vescovo et de Gerolamo contromeri.

(Loc. supr. citat., p. 214, verso.)

No 4.

Intrigues qui précèdent l'élévation de Carlo Carafa au cardinalat. Sa fausse conversion.

Aveuglement de Paul IV.

Il papa non hebbe altra colpa a farlo (Carlo Carafa) cardinale, se non che fosse troppa credulità. Sapeva già egli quanto fosse stato huomo sanguinario e di dissoluta vita. Et perciò quando fu cardinale, non lo tenne mai in gratia, ancorche per dargli da vivere gli accappasse da Paolo Terzo la gran Croce di Malta, et il Priorato di Napoli. Fatto papa suo Zio, gl' ambasciatori di Francia andarono a far istanza insieme con alcuni cardinali francesi che il papa lo facesse cardinale, a' quali rispose il papa: Come volete ch' io facci cardinale uno che s'è imbrattato di sangue insino al gomito? E così gli mandò esclusi, tanto più che neanche l'istesso Carlo haveva voglia d'esser cardinale come persona a cui piaceva più la spada che la Chierica. Mà alcuni cardinali, et altri ministri dell' imperatore fecero conto trà di loro, che se costrei viveva in habito di secolare, professione d'armi, havrebbe posto sottosopra il mondo, per vendicarsi dell' offese ricevute da Spagnuoli, poiche mai pote havere l'entrate del suo Priorato di Napoli, et havendo egli disfidato un capitano spagnuolo per conto d'una lite che haveva seco d'un prigione preso in battaglia, l'Imperatore ad istanza de' suoi ministri l'haveva fatto carcerare in Trento, e non lo liberò mai, finche egli non fece rinunzia d'ogni pretensione contro quel capitano e finche non revocò il cartello di disfida contro di lui, del che egli concepi molto sdegno contro tutta la natione e però partitosi di là andò a servir Francia. Dunque don Giovanni Manrique dell' Ara, il quale era residente et ordinario ambasciatore per il re d'Inghilterra Filippo secondo, fù quello principalmente che

pregò con molta efficacia il papa a far cardinale Carlo suo nepote, sperando che in habito lungo et in professione di cardinale havrebbe atteso più tosto alla pace che alla guerra, e cosi il detto Manrique con altri ministri imperiali diedero un altra batteria al papa significandogli ancorche il suo rè ne havrebbe havuto gusto, e datogli il possesso del arcivescovato di Napoli, se sua santità si fosse compiaciuta di conferirgli anche quella chiesa, mà il papa non lo volse fare per all' hora. Continuarono nondimeno altri cardinali spagnuoli per aiutare il negotio, dicendogli che Carlo sarebbe diventato un altr' huomo e che doveva farlo cardinale per fargli con quest' occasione mutar vita et che cosi havrebbe salvata l'anima del suo nepote, che altrimente seguendo il mestiere delle armi sarebbe andato di male in peggio. Per espugnare il papa s'aggiunse un' altra istanza di Carpi, Salviati e Cesi a' quali cardinali il papa subito che fu creato haveva dato il maneggio di tutti li negotii temporali, e del governo dello stato ecclesiastico riservando a sestesso il negotio di trattare le paci trà i principi christiani, il concilio generale e la riforma. Questi per non guastare i loro disegni particolari e per non rompere con i principi, dissero al papa risolutamente che pensasse pure di fare suo nepote cardinale perche non havevano i principi confidenza a loro quanto havrebbero havuta ad un nepote di papa, et che perciò i negotii non andavano bene in mano loro. A quest' ultima batteria si rende il papa. E cosi gli fe fare prima una confessione generale, e (come mi disse gratiosamente il cardinal Belarminio) quei che guidavano questo negotio lo seppero aggarbare tanto bene, che il povero papa, il quale da suoi non temeva inganni, credette che Carlo veramente dopo quella confessione fosse diventato un altro, e cosi coloro diedero à credere al papa che Carlo stava tutto contrito e ritirato nelle sue camere di Palazzo che faceva lunghissime orationi. Onde al papa istesso fece ritrovare Carlo suo nepote raccolto in oratione tutto divoto, et il buon vecchio quando andò alle camere di Carlo per veder questa cosa si credeva che Carlo non sapesse niente d'esser visto da lui, mà egli se ne stava con sembiante di molta devotione, e raccoglimento, e perciò il papa tutto lieto veggendolo in questo modo da luogo segreto, si faceva le croci per maraviglia, et hebbe a dire che hormai della conversione di Carlo si poteva anche far festa quasi come della conversione di San Paolo e del figliuol prodigo e che « perierat et inventus fuit ». Et in fatti di là a poco lo fece cardinale, il quale perche in vero era un huomo di valore e di cervello (ancorche di mala vita e di fiero animo), e perche trovò il papa decrepito e bisognoso d'aiuto a sostenere tanta mole, perciò egli, ch'era destro, seppe tanto entrare in gratia di suo Zio, che l'amò sopra tutti gl' altri suoi fratelli, chiamandolo sempre non con altro nome che di figlio, e gli pose in mano tutti i negotii temporali del papato. Ne vi fù pure un cardinale, o altra persona che havesse ardire di suggerire al papa la verità de' mali costumi et portamenti del detto suo nepote; perciò che il papa era ni natura tale universalmente, che non credeva facilmente contro coloro de' quali egli havesse concepita buona opinione, et essendo egli sincero e retto credeva anche che gl' altri, e massime quei ch' egli amava fussero sinceri e che non l'ingannassero.

(Bibliothèque Barberini, Ms. LIV, 48, p. 482-490 Vie de Paul IV, par Caracciolo.)

No 5.

Motus proprius absolutionis Carafæ.

Motu proprio et cum nos de proximo dilectum filium Carolum Carafam, priorem prioratus Neapolis, hospitalis Sancti Joannis Hierosolimitani, nostrum secundum carnum nepotem, ob ejus prudentiam, integritatem, in arduis magnanimitatem, in consulendo gravitatem, et in peragendo diligentiam ac rebus denique omnibus circumspectionem, in Sanctæ Romanæ Ecclesiæ cardinalem assumere intendamus, Nos, ne assumptio hujusmodi propterea quod dictus Carolus et forsan postquam clericali caractere insignitus fuerat, et professionem per fratres milites dicti hospitalis emitti solitam expresse emiserat, tanquam charissimorum in Christo filiorum nostrorum, Caroli Romani imperatoris semper augusti et Henrici Fancorum Regis Christianissimi, et forsan aliorum principum seu dominorum temporalium stipendiarius et forsan et non stipendiarius, pluribus bellis et aliis sævis actibus interfuit aut alias quomodolibet impugnari possit oportune providere volentes, Motu simili dictum Carolum ab excessibus hujusmodi et quibusvis rapinis, sacrilegiis, furtis, depredationibus, vulnerum illationibus, percussionibus, membrorum mutilationibus, homicidiis, et quibuscumque aliis criminibus et delictis, et forsan præmissis majoribus, per eum tam solum quàm cum aliis complicibus, hactenus tam in alma Urbe nostra, quam quibusvis aliis civitatibus, terris, oppidis et locis Sanctæ Romance Ecclesiæ mediate vel immediate subjectis quomodolibet commissis, et si super illis aut eorum occasione diffamatus, accusatus, processatus aut carceratus et condemnatus fuerit et propterea seu alias capitis et rebellionis ac confiscationis bonorum et irregularitatis nec non inhabilitatis infamie et criminis lesæ majestatis.

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nec non excommunicatus aliisque sententiis, censuris, et penis per eum dicta occasione aut alias quomodolibet incursis, etsi in illis per plures annos insorduerit, apostolica auctoritate, tenore præsentium in utroque foro plenissime absolvimus et liberamus.

inhabilitatis et infamie maculam sive notam, per eum commissorum occasione contractatam penitus abolemus ac eum in pristinum et eum in quo post sacrum baptismatis lavacrum constitutus fuit innocentie statum, restituimus, reponimus, et plenarie reintegramus...... Datum Rome apud S. Marcum non. Junii anno primo.

(Archives d'Etat, section de l'Archivio criminale, année 1560, Ms. 55, Procès des Carafa, page 242, verso et recto.)

N° 6.

Jugement du P. Théalin Antonio Caracciolo sur le cardinal
Carlo Carafa.

Haveva tra tanto Paolo quarto fatto cardinale suo nepote Carlo, che fù poi causa di tutte le turbolenze e sciagure. Questì di natura sanguinaria e fiera e nemica della natione Spagnuola tanto seppe

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