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piena di ciò ch'essi faranno; e piena, dico, se non in ciascuna particolarità (perchè a ciò soccorre l'esecuzione dell' opera stessa), pur almeno nelle sue parti principali, e che sieno chiaramente parti d'un tutto bene organato. Chi legge un libro di poeta, non ha egli davanti a sè la poesia? Così, prima di scrivere, il poeta dee avere davanti a sè in pensiero il disegno dell'opera sua, tutto in immagine vivace. Chi guarda una statua, un dipinto, un edifizio, non ha egli quest' opere davanti a sè? Così scultore, pittore, architetto, devono prima di porsi a disegnare averle già fatte nell'immaginazione loro e fissarvi la mente. Chi ode una musica, non gli vien' ella forse all' orecchio già formata? Cosi deve sentirsela suonare nell' immaginazione il musico, prima di mettersi allo spartito. E perchè mai? Perchè altrimenti significa che nell' opera si va tentone, senzachè questa si modelli sul modello interiore, onde par fatta senz' idea o con più idee contradittorie; dovendosi qui avvertire che modello immediato dell'opera non è l'idea generale dell'argomento, bensì l'immagine interna che dà corpo all' idea. Evvi scrittori che aspettan le immagini dalla parola, dal verso, dalla rima; evvi architetti che tiran linee sul carlone, tantochè n'esca un certo che di simile a chiesa, od a palazzo; pittori v' ha o scultori che tirano giù bozze informi, ond' escono figure, le quali a riconoscerle han bisogno che il cartello spieghi esser Madonne, o Santi, o benefattori della patria; evvi musici che, a somiglianza di Don Bucefalo, van tormentando la tastiera che così all'incirca butti fuora un motivo. No, l'ordine immaginato, che ritrae l'ordine ideato,

deve precedere di necessità l'ordine espresso, cioè i segni esteriori.

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11. Altra condizione poi è, che quando l'immagine si forma più e più precisa in fantasia, i minimi particolari rispondano all' integrità di quel tutto che ho chiamato l'idea intera, poichè il tutto non d' altronde risulta che dai particolari, e questi formano la determinazione bene individuata. Francesca da Rimini, sempre agitata dal vento d'inferno, dice a Dante ch'essa è nata ove il Po ha pace nell' Adriatico, e la pace del fiume si contrappone al desiderio disperato d'un anima senza pace; la Pia prega Dante a ricordarsi di lei, quand' egli sarà tornato al mondo e riposatosi dalla lunga via, e quest' ultimo detto accenna l'animo discreto e gentile; l'Innominato del Manzoni, prima d'essere mutato in tutto, batte all'uscio di Lucia col piede, ma convertito batte con la mano. Tra una figura di Vergine e una figura di Maddalena penitente non diversifica solo la proporzione del corpo e l'aria del viso, ma piede, mano, fianchi, braccio, spalle, seno e collo, giacchè la purezza mantenuta sempre, e il contrario, spirano da ogni parte. Nè bastano già in un edifizio le linee principali, ma le secondarie altresì concorrono all'idea e all'integrità dell' immagine sua; come gli acquedotti romani mettevano capo ad una mole, che si dice castello d'acqua e che armonizza con gli archi; ma gli acquedotti di Lucca, svelti e belli del resto, metton capo ad una specie di tempietto dorico, le cui linee orizzontali stonano con l'arcata dell'acquedotto. E quanto a integrità di melodie o di armonie

vedasi, per esempio, come rimanendo sostanzialmente lo stesso, pure si guasti un motivo co' fioretti o con le volate.

12. Ultima condizione si è, che perciò la fantasia dell'artista badando all'idea che prende immagine, questa ne dipenda per modo, che l'estrinseco d'una qualunque opera derivi dall' intrinseco, e non viceversa; e l'accessorio o quindi l' ornamento derivi dal principale, non al contrario. L'architettura trova in fantasia l'esteriori linee belle d' un edifizio, quando l'esterno corrisponde all'interno, e questo corrisponde poi al concetto ed al fine dell' edifizio; talchè brutte, ad esempio, e bugiarde sono le facciate che, posta l'armonia interna de' principali spartimenti d'un palazzo con l'uso e col disegno, di fuora non li palesano con verità com' una parola loro verace. Il colore ne' dipinti vuol dipendere dal disegno, anzi disegno essere il colore medesimo essenzialmente; come vedesi nella scuola di Raffaello e nel Velasquez o nel Morillo e in Fra Bartolommeo e ne' Senesi. Il concetto di esitazione a prender'un partito non muta mai, bensi può l'immagine mutarsi a seconda di ciò, che il poeta descriva; ed a rappresentare questa varietà cooperano la forma del parlare ornato e figurato, e anche i suoni della parola e del verso. Così Dante rappresentava l' esitazione quasi un interiore combattimento, nel modo che l'animo suo fiero portava e i dolorosi luoghi d'inferno (Inf., VIII):

Che 'l sì e il no nel capo mi tenzona;

l'Ariosto brioso e più famigliare, parlando di Bradamante gentile:

Tra sì e no la Vergine sospesa;

il Tasso, perchè in poema epico immaginava un grande capitano, dal cui consiglio pendono grandi cose, dice:

In gran tempesta di pensieri ondeggia.

13. Tali le condizioni, perchè l'immagine renda sensibilmente l'idea intera. La terza legge di relazione fra l'idea e l'immagine chiamai spiritualità. Di fatto, procedendo queste arti da un'idea dell'intelletto, segue che la fantasia dell'artista vero rifugge da tutto ciò che non sia degno della natura umana, nè vi riluca la spirituale nobiltà dell'intelletto e dell'affetto. Come la faccia d'un uomo di bassi pensieri, benchè formosa di lineamenti, è brutta d'espressione o volgare, così sono le immagini dell'arte se non informate di bellezza spirituale; talchè diceva Socrate a Parrasio (Senof., Mem.), che i pittori han da significare i più belli, buoni e amabili costumi; e, riformatore della poesia, scriveva il Parini nell' Ode alla Musa:

Sai tu, Vergine Dea, chi la parola
Modulata da te gusta od imita,

Onde ingenuo piacer sgorga,

e consola

L'umana vita?

Colui cui diede il ciel placido senso,

E puri affetti e semplice costume....

Vuol dire, insomma, lasciando anche il senso morale di questi versi, essere l'amore del bello un amore

d'uomo, non d' animale; onde la fantasia spiritualeggia ogni sensibile parvenza dell' arti. Perchè mai, di fatto, ci paiono brutte le vesti che oggi usano, e perchè male si porgono agli artisti? Perch'esse non ampie abbastanza, nè abbastanza strette, fan pieghe indipendenti dal corpo umano e da' suoi moti, tantochè non sono parola del corpo, a quel modo che il corpo è parola dell' animo; poichè in ogni opera d'arte la spiritualità si è, che ogni cosa esteriore sia parola manifestatrice dell' anima umana.

14. Perciò, dovunque un artista s'allontani da elevatezza spirituale, súbito si scorge in esso alcun che di volgare o di basso, e che non è più ordine di perfezione ideato, immaginato ed espresso. La maravigliosa fantasia dell' Ariosto cade in ciò talora, pur tacendo di que' luoghi che il Parini avrebbe chiamati fedo loto del Certaldese (Poema Il Giorno: Mattino); e considerisi, per esempio, quand'egli canta l'avventure d'Olimpia pur si pietose, come dia nell'ignobile ove, descritta la bellezza di lei, aggiunge che Bireno mostrò di non aver mai veduto la nudità di quel corpo, altrimenti non l'avrebbe lasciata per fermo in un'isola deserta: quasichè tal vista potesse mai valere più a rattenerlo che non l'amore di lei si acceso e si provato (Orl. Fur., XI, 72). Il Tasso, minore ingegno poetico, in queste ignobilità non incappò mai. Ecco il perchè, quando i tempi e l'arti tralignano, prevalga in esse la parte materiale o più grossolana; come nell'architettura la goffezza delle moli, anzichè l'armonia graziosa; nei dipinti l'abbaglio de' colori e la carnosità; questa poi

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