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CAPITOLO XXXV.

Immaginazioni tragiche e comiche.

1. Argomento.

SOMMARIO.

2. Può l'ottimo essere argomento dell' arte

bella? 3. Può il pessimo?

4. Immaginazioni tragiche e

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più specialmente?

dell' una,

8. e dell' altra.

6. Quando la comica? - 7. Condizioni 9. La morte immaginata nell'arte; 10. e i dolori del senso, tragicamente; -44. o comicamente. 12. Deformità fisiche nel rispetto tragico;

13. e nel comico. 14. Le mostruosità nell' un rispetto,
15. e nell' altro, e come in ciò facilmente si trasmodi. 16.
Conclusione.

1. Se bellezza è ordine di perfezione ammirato, e se la bellezza, che forma oggetto dell' arte bella, è ordine di perfezione ideato, immaginato ed espresso, certamente obbietto connaturale ad immaginarsi nell'arte si è l'ordine interno ed esterno di natura, com'esso ci apparve ne' capitoli anteriori, e che consiste in armonia di simili e di contrarj (cioè di corrispondenza e di contrapposto), non già di contradittorj, che si oppongono anzi al vero ed al buono, e indi sono deformità. E tuttavia il disordine interno delle passioni, o l'esterno de' mali fisici viene rappresentato da tutte l'arti del Bello, poesia, musica, disegno, tantochè si

generano le immaginazioni tragiche o le comiche, destando negli animi mestizia o pianto, giocondità o riso. Come può essere ciò? In che confini? Con che leggi, tanto nel rappresentare la natura interna, quanto l'esterna? Si avverta, che il disordine delle facoltà mentali, pazzia o demenza, non può prendersi a soggetto dagli artisti, se non com'effetto di passioni luttuose o ridicole; perchè altrimenti escludono qualunque idealità.

2. Cominciando dalla natura interiore, spunta nell'animo una domanda: L'ottimo (cioè senza vizj o difetti) potrebb' egli essere all'arte argomento unico o principale? Si capisce da'termini stessi della domanda, che per ottimo non s'intende ora il Divino; giacchè questo è l'oggetto della suprema fra le nostre idee e segno infinito all' indefinita eccellenza ideale dell'arti belle, come pe' Matematici senz' il concetto d'infinito non si darebbe calcolo infinitesimale: di ciò discorremmo altrove. Sicchè ottimo vuol significare qui la perfezione ideale dell' uomo, senza disordini morali, affeltuosamente ordinato. Considerata in astratto la cosa, tale perfetta bontà, ch'è perfetta formosità, darebbe il vero soggetto all' immagini belle; tanto più che legge di corrispondenza e di contrapposto, o legge d'armonia, trovasi negli affetti, non già nelle passioni contradittorie. Ma pensando poi, che il verosimile immaginativo ha relazione con la realtà, nè può discostarsene in modo assoluto, la questione si risolve altrimenti, ossia che l'ottimo umano, nè da sè solo nè principalmente, può formare argomento d'arte bella; e vediamo che l'architettura edifica tribunali e carceri, monu

menti di guerra e d'umane controversie, e che i tempj spirano sentimenti di penitenza. Poichè negli uomini tutti v' ha del male mescolato al bene, l' ottimo fantasiato dagli artisti s'allontanerebbe dal verosimile; nè altresi possiamo immaginarlo fuori d' ogni esperienza, gelido allora, come talvolta il Goffredo del nostro amabile Torquato. La stessa persona del Cristo non trarrebbe a sè tanto l'immaginazione dipinto, scolpito, poetato, se non lo vedessimo espiatore; o nemmanco l'Eden parrebbe sì bello nel Milton senza caduta o dolori, e Dante poi nel Paradiso mescola storie di peccati umani alla pace de' Santi.

3. Ma s'affaccia in pensiero la questione opposta: il pessimo dunque può egli dar soggetto all'arti per sè solamente o almeno principalmente? Come mai, si risponde, parteciperà di bellezza ciò ch'è pessimo, se questo esclude ogni ordine di perfezione, e quindi ogni realtà; poichè il male, schietto male, annienterebbe la natura umana? Non avvi, perciò, uomo si cattivo che non abbia qualche vestigio di bene; sicchè l'arte offenderebbe altrimenti la verosimiglianza, oltre ad esclu dere l'obbietto proprio, ch'è un ordine di perfezione ammirato. Avvi sibbene lago nell' Otello, Gomez nel Filippo, il vecchio Piccolomini nel Wallestein, uomini, quanto uomo può essere, cattivi e maligni; tuttavia non formano il soggetto principale; anzi ad Iago si contrappone Desdemona, e a Gomez Perez e Carlo, al Piccolomini vecchio il giovine: Otello poi, e Filippo, e il Wallestein, co' vizj hanno alcune virtù, o almanco fini di qualche grandezza; se no l'opera cadrebbe in ispregio.

Cosi, scolpito un Caino senza mostrarne il rimorso, ch'è pur cosa morale, non sapremmo comportarne la vista; e chi ne dipinge il fratricidio, deve confortarci con l'aspetto d'Abele. L'ottimo ed il pessimo esclusi, come soggetto unico e principale, resta che la personificazione immaginosa degli affetti dimostri ancora le passioni e che queste abbiano in arte, com' in realtà, del buono e del cattivo.

4. Quand' elle son vigorose, e cagionano perciò mali grandi, allora, imitate dagli artisti, producono le immaginazioni tragiche; quand' invece non sono gagliar de, o più apparisce la vanità de' lor fini e de' loro effetti, allora, imitate dagli artisti, producono le immaginazioni comiche. Tragedia e Commedia in senso proprio son drammi; più largamente poi ha soggetti tragici ogni poesia com' il poema eroico, e soggetti comici come il poema eroicomico; e universalmente, si la musica (specialmente unita co' drammi), si la pittura o la scultura contengono rappresentazioni dolorose o giocose; l'architettura poi, o distingue per la Tragedia e per la Commedia i teatri e i loro disegni com'in città popolose può farsi, o almeno lo scenografo distingue le apparenze degli edifizj, ove i fatti del dramma si fingono accadere. A ogni modo, vengono dalle profondità del cuore umano, e quas' insieme, il riso ed il pianto, perchè i mali son gravi e troppo vaneggia il nostro desiderio; e secondochè la riflessione dell' uomo considera il vano desiderare o il molto patire, sorride o si lamenta, e noi vediamo non di rado terminare la giocondità del discorso in un contrarsi

A. CONTI. II.

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delle ciglia, o la tristezza in un lampo di celia sorridente. Ma naturalmente prevale in alcuni uomini la riflessione trista, e in altri la giocosa, talchè non avvi brigata dove non appariscano diverse sul medesimo soggetto le tendenze del sollazzarsi o del contristarsi. Nascono quindi le due qualità dell'ingegno tragico e del comico, talora miste, più spesso separate. Così quel caro uomo di Carlo Goldoni, portentosissimo nel commediare, in argomenti serj non riusciva; nè in faceti riusciva l'accigliato Alfieri; e veramente chi visiti a Venezia, presso San Tomà, il bel palazzetto Goldoni, sente spirare un'aura di giocondezza, come raccoglimento austero spirano le signorili stanze di casa Alfieri ad Asti. Ma l' Alighieri, lo Shakspeare, il Rossini le due sorte d'ingegno ebbero unite.

5. Le passioni, dunque, secondo la lor natura e i gradi e le conseguenze, dann' argomento di tristezza o di festività. Vediamo più specialmente quali forniscano soggetto di tragedia. Quando l'amor proprio esclude più o meno gli affetti disinteressati, allora evvi disordine di passioni; e se l'amor proprio rimane unico, allora le passioni son le peggiori, e fanno ribrezzo, perchè termina ogni armonia dell'amore di sè con l'amore degli altri uomini e con l'affetto religioso. L'amor proprio dunque, disamorato d'ogni altra cosa, è quel pessimo, di cui ho già discorso: vilissimo se prende natura di sensualità, perchè troppo concedendo alla parte animale di noi soggioga la razionale o più propriamente umana; tristissimo poi, se adopera la ragione contro i vincoli di umanità e di fede, com' i

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