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Satana variamente; o anche la Musica può con certi scompigli di note destare in fantasia scompigliate immaginazioni di turpitudini e di brutte sembianze, come nel Macbeth del Verdi un coro di Streghe. Ma sempre gli orecchi sopportano più queste immagini, che non la sola vista; onde i Greci, mentre in poesia non temperavano l'orribilità della Gorgone, in disegno l'accennavano più col crine serpentino che co' raggrinzamenti furiosi del volto; e se fosse vero che l'Eumenidi d'Eschilo destassero tanto terrore in teatro da sconciarsene più donne, il fatto non tornerebbe a elogio del poeta o di chi regolava la recita del dramma sublime.

15. Comicamente le mostruosità muovono a riso, se apparisce chiara la celia, ossia l'opposizione fra il verosimile immaginativo e la realtà, per significare con quello l' esagerazione concettuale d' un difetto, più morale, che fisico. Si originano da ciò singolarmente le caricature nel disegno. Ma per fermo, se dall'ideale s'allontana il deforme, più ne va lontano il mostruoso; talchè, mancando un fine morale all' artista, disegnar mostri per ostentare mostri è, si scusi bisticcio di parole, un'arte mostruosa; tanto più che il brutto è agevole a farsi, non il bello, come, nasi a proboscide di elefante o bocche a fontana sgangherate, ognuno sa disegnarle; e se un fino intendimento non traluce dalle caricature, queste son poi volgarissima sconcezza. Oltrechè, se a Commedia o a Satira civili si vieta bersagliare uomini vivi, quanto più tavernescamente sfigurarli? Però, si nel tragico e si nel comico, quant' a mostruosità, deve l'artista procedere

giudizioso e con elevata nobiltà d'intendimento; molto più se per finzione immaginativa si trapassa i termini di natura: come stupendamente l'Alighieri descrisse la trasformazione de' ladri in serpi o viceversa, per significare vita ferina; o come il tenebroso fantasma della morte s'immaginò dal Milton, per significare la morte seconda; ma il Tasso nel descrivere i demonj trasmodò. Ancora, si distingue il comico buffonesco dal più delicato, perchè questo è più proprio un canzonare vanità di passioni; la buffoneria invece rappresenta di più qualche singolare scompostezza esterna o di volti o d'atti o di fogge; come buffoneggiano anche i fanciulli se stralunino gli occhi apposta, o con la bocca facciano smorfie, o zoppichino stranamente. Buffonesche sono le maschere della Commedia italiana, Stenterello, Arlecchino, Pulcinella, Gianduia, le quali figurano con esteriori bizzarrie i difetti de' popoli d'Italia, e danno in buffo il Don Chisciotte, qualche personaggio della Secchia rapita o del Morgante, o la bruttissima Gabrina dell' Ariosto giovanilmente ornata. E il buffo facilmente può trascendere, obliando la misura del verosimile, o la nobiltà dell' idea.

16. L'ottimo dunque, o il pessimo può mai rappresentarsi solamente o principalmente dall' arte bella? No, perchè inverosimile il primo, schietta deformità il secondo. Forse il bene misto al male, e i disordini delle passioni, tragicamente o comicamente secondo la loro gravità o vanità? Sì, perchè questa è verosimiglianza, e purchè un'idea morale risolva in armonia le loro contraddizioni. Anche la morte, anche i dolori del

senso, anche le deformità fisiche ? Sì, purchè segni di morale significato, e purchè i limiti di verosimiglianza non vengano trapassati; nè la terribilità tragica poi ottenebri l'uomo, ma ne purifichi le passioni, e purchè il riso comico non avvezzi a ridere d'ogni cosa più alta, si corregga le passioni e con apparente vanità il peso dell' umane cure alleggerisca gioconda mente. Per tal modo l'idea di Dio e della natura interna ed esterna, come indagai rispetto all'ordine immaginato, risplende nelle immaginazioni dell'arte bella, quasi 'n oceano puro il sole da' firmamenti.

CAPITOLO XXXVI.

Ordine de' Segni. Stile.

SOMMARIO.

4. Argomento. 2. Nozione generica dello stile.-3. Nozione meno generica.4. Nozione determinata.-5. Necessità di meditare lo stile. 6. Idem. - 7. Ordine dello stile. Unità, — 8. proprietà, evidenza, — 9. vivezza, formosità, -10. verosimiglianza. Legge sua universale. —11. L'unione di dette qualità forma il decoro. 12. Esempio di essa. - 13. Esempio del contrario.-14. La misura nello stile.-15. Sunto. 16. Conclusione.

1. Che cosa resta oramai da esaminare circa le leggi, che reggono le operazioni d'ogni arte bella ? Esaminai prima l'ordine di perfezione ideato; poi l'ordine di perfezione o di bellezza immaginato; resta pertanto l'ordine di bellezza espresso, cioè significato esternamente. Or siccome la forma ch' esternamente s'imprime dall' idea e dall'immaginazione dell'artista in segni sensibili vien chiamata stile, così di questo è da parlare. Deve indagarsi perciò primieramente, che sia in universale o come si generi tal forma esteriore, per vedere in progresso l'armonie dello stile in sè medesimo, co' suoi segni materiali, col pensiero, e con gli oggetti dell' arte bella. Diceva il Vico: la scienza o

il vero convertirsi esternamente col fatto, intrinsecamente col generato; e voleva dire, che saper vero si è sapere per le cagioni, tantochè l' uomo ha più intima o più vera scienza di ciò ch' egli medesimo in sè genera e fuori di sè opera, sapendo entro di sè le cagioni o i perchè dell'opera sua. L'uomo, per esempio, che medita la storia, può averne scienza, ossia conoscere le cagioni vere de' fatti umani, perchè ciascuno queste più interne cagioni trova entro di sè, o nella sua coscienza. Similmente, noi possiamo conoscere che sia lo stile, dacchè lo facciamo noi, e questo si genera dal pensiero nostro, come un' esterna immagine del concepimento; e già di stile parlando, noi lo facciamo nel parlarne, e dal fatto nostro s' indovina l'altrui. Bisogna dunque interrogare noi stessi, o sperimentalmente osservare i fatti interiori, affinchè s' impari la ragione del fatto esteriore che noi esaminiamo.

2. In ogni arte del Bello evvi, lo sappiamo, il concetto della cosa che si rappresenta; concetto che s'accompagna di sentimento, il quale dà impulso all'artista; evvi l'immagine che dona sensibile forma interiore all'idea; evvi l'opera esteriore, ossia un componimento poetico, una musica, un disegno. E questa opera che cosa è mai? Non altro per fermo, che una tale unione di segni sensibili o corporei, parole in poesia, in musica suoni, lineamenti nel disegno, da rendere perfettamente il significato interiore, cioè l'immagine, il sentimento, il concetto dell' artista. Sicchè, quantunque lo stile sia qualcosa d'esterno, pure si distingue da' segni materialmente presi, come un sug

A. CONTI. II.

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