Sayfadaki görseller
PDF
ePub

CAPITOLO XXXVII.

Armonia intrinseca dello stile e co' proprj segni.

SOMMARIO.

4. Argomento. 2. Unità del bello stile.-3. Si riscontra nell'arte del dire; ne' proverbj e rispetti, 4. nelle sentenze, -5. nel periodo, — 6. nell' armonia e nell'unione del discorso. - 7. Si riscontra nell' arti del disegno; nell' architettura, 8. ch'è un discorso anch'essa; -9. nella scultura e nella pittura, 10. simili pur esse al discorso; -11. e nella musica; -12. che ha disegno perfetto, o unione d'armonia e di melodia. - 13. Proprietà de' segni; e come segni adoperino l'arte del dire, la musica, - 14. l'architettura, e l'arti figurative; 15. onde viene la proprietà dello stile. 16. Conclusione.

[ocr errors]

1. Poichè lo stile vien generato dall'uomo interiore, si effigia esternamente in quello l'interiore unità; perchè tutto ciò che dall'unità viene, la ritrae; ritraendola poi, è perfezione o bellezza, e tanto maggiore, quanto la causa è più perfettamente una e più traluce nell'effetto. Somiglianza d'unità nel molteplice si è l'unione delle parti nel tutto, cioè l'ordine or quando noi miriamo l'ordine de' corpi non organati, lo ammiriamo bensì, ma la somiglianza d'unità in quelli è minima; quando poi consideriamo l'albero gettare la foglia e, osservando in essa i filamenti e la costola media e da questa diramarsi le altre, noi ammiriamo che l'albero dia nelle minime foglie una imma

A. CONTI. II.

13

gine di sè stesso, ivi la somiglianza d'unità è maggiore; quando ancora s' esamina i nidi degli uccelli, o scintil lare nel mattino rugiadosa sopra una siepe la tela deʼra. gni, tanto geometricamente disposta in rete ammagliata e per circoli concentrici, ammiriamo una somiglianza più alta d'unità. Ogni cosa creata perciò è il bello stile di Dio; e stile direi della pianta, benchè ignorato da questa, il fogliame ch'essa genera, stile del ragno e degli uccelli la tela e il nido. Lo stile dell'artista nasce parimente dall'interno di lui, ed egli lo sa ed egli lo vuole, ponendovi non la perenne uniformità d'ef fetti organici e animali, si la indefinita varietà, ond'è capace la ragione sua consapevole, e suggellando nella moltiplicità si varia l'unità sua interiore; talchè ivi la somiglianza d'unità è perfetta, e perfetta è la bellezza. Si chiarisca dunque ora l'ordine dello stile in sè medesimo e co'segni suoi, cioè unità e proprietà.

2. Comunemente chiamiamo disegno l'ordine d'un lavoro qualunque, come disegno d'un poema, d'un dramma, d'un romanzo, d'una musica, d'un melodramma: cosa notevole, perchè sebbene la scienza levisi più alto del senso comune, questo n'è la radice, diversissimo dal senso comunale, che deriva da rozze o da leggiere preoccupazioni e che spesso contraddice al buon senso. Dall'arti del disegno si trasporta dunque l'idea e il nome nell'arti della parola e de' suoni musicali. Or che significa ciò? Disegno chiamasi più proprio il definire uno spazio con segni visibili, tanto da render figura per lineamenti e colori; onde vennero l'arti, dal disegno presero nome. Il disegno consiste in porre

che

co' segni tal confine, da farci apparire l'unità, una cosa o l'unione di più cose; nè diciamo in plurale propriamente i disegni d'un edifizio, d'una scultura, d'un dipinto, ma sempre in singolare, il disegno. Talchè, non solo trattandosi d'una figura unica, bensì anco di più figure, il disegno le congiunge fra loro, mostrando con l'unione visibile la intenzione unica del disegnatore. Or lo stesso accade nell'arti sorelle. Per via di suoni moltiplici, varj, contrapposti, la musica in determinati confini mette un concerto di suoni, sicchè fluiscono a consonanza le stesse apparenti dissonanze; a un certo disegno d'armonie o di melodie perciò, ad una figura di concenti, quasi una persona musicale. L'arte ancora del bel dire dà confine, per mezzo di vocaboli, a un ordine ideato e immaginato, siffattamente che le voci e i costrutti e le particelle mostrino la moltiplice varietà e la contrarietà del pensiero nell'unità sua; onde l'opera dello scrittore formi quasi un disegno poetico, una pittura, una scultura, un edifizio; disegno poetico e musicale ad un tempo, perchè armonioso di fantasia e di suoni. Esaminiamo dunque la legge, onde in ogni arte bella lo stile riduce i contrapposti a corrispondenza o ad unità.

3. Quanto all'arte del dire, cominciamo da' più spontanei esempj del parlare naturale. Se leggiamo la raccolta de' Proverbj fatta dal Giusti, si vedrà che la bellezza d'ogni proverbio esterna o di dettato consiste, nel definire argutament un concetto unico per via di termini paragonati e, spesso, evidentemente contrarj, che sono com'i limiti dipinti o scolpiti d'una sen

tenza. Così ad apertura di libro (pag. 200, Firenze, Le Monnier, 1853), io leggo: Non v'è cosa che sia sicura. Dicendosi, ogni cosa è dubbia, il concetto vale lo stesso ed è anzi l'unità del concetto; ma il proverbio perde bellezza, giacchè il modo negativo, non v'è cosa, indica più il confronto mentale d'ogni specie singola, e l'esclusione del certo da tutte. Poi: Oggi a me, domani a te; per dire, che alla medesima fine van soggetti gli uomini tutti; ma il concetto generale si bipartisce in due termini, l'uno di fronte all'altro, quas' in uno che parla e in uno che ascolta, e nell'oggi e nel domani. Ancora: Oggi creditore, domani debitore; significando generalmente ch'ogni creditore può aver poi bisogno d'indebitarsi, e però ad altri non faccia quel ch'a sè non vorrebbe. E: Oggi in canto, domani in pianto; l'universale instabilità delle sorti umane determinando nei due contrarj della gioia e del dolore in tempi vicini. Lo stesso succede ne' Canti popolari. V'ha un gentilissimo stornello che dice: Fiorin di more, Tre cose non si possono scordare, La patria, l'amicizia e il primo amore. Se dicessimo: tre cose si ricordano sempre; · la principale bellezza vien meno, perchè il modo negativo, non si possono scordare, manda più vivo il pensiero a ciò che invece si dimentica. Prendo a caso nella Raccolta del Tigri un Rispetto:

Se ti potessi con la lingua dire,

Come ti posso con gli occhi parlare,
La voglia c'ho nel cor ti vorrei dire,
Ti farei di proposito mutare;
Se di proposito ti muterai,

L'amante che son io, lo vederai.

L'ultimo pensiero che unifica tutto viene a compirsi fra pensieri e immagini e frasi e versi opposti a coppia a coppia.

4. Le forme rudimentali del bello stile, cioè le sentenze, provano lo stesso. Fra le sentenze o apoftegmi che di Greci e di Romani raccoglieva Plutarco, e che Marcello Adriani giuniore traduceva (Firenze, Piatti, 1820), scelgo due de' Lacedemoni concise. Re Agasicle interrogato, com'un re possa mantenersi senza guardia nel regno, rispondeva: Se comandi a' sudditi, come fanno i padri a' figliuoli; dove il concetto astratto della giustizia, non separata dall'amore, si dipinge nel paragone de' principi e de' padri, espresso in due parti che contrapposte racchiudono la sentenza. Lodandogli poi certuno tal dicitore, che sapeva ingrandire ogni cosa piccola: Non mai giudicherò, rispose, buon calzolaio colui, che a picciol piede fa grande scarpa; cioè, bisogna dir le cose com'elle sono; ma le immagini opposte della grande scarpa e del piccolo piede, messe di faccia ne' due incisi, scolpiscono l'idea. Chiaro disegno, come di linee, prendono per la ragione stessa le sentenze di Cosimo il Vecchio, riferite dal Machiavelli; così alla moglie che a Cosimo domandava, poco avanti ch'egli morisse, del perchè tenesse chiusi gli occhi, rispondeva: Per avvezzarli; e altra volta, mandandogli a dire certi ribelli ch'e'non dormivano, rispose: Che lo credeva, perchè aveva loro cavato il sonno; dove la bellezza del detto sta in significare, pur nella collocazione de' vocaboli o nel suono, la sicurezza dell'animo fra i contrarj del chiudere volontario gli occhi e del chiu

« ÖncekiDevam »