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CAPITOLO XXXIX.

Armonia dello stile con la natura.

SOMMARIO.

1. Argomento.-2. Il bello stile corrisponde alla natura dell' artista e a quella degli oggetti. - 3. Non si possono separare le due relazioni senz' errore e deformità. 4. Avvi una parte relativa all' artista; - 5. e una parte relativa agli oggetti, e danno armonia. - 6. La legge di corrispondenza e di contrapposto fa nascere le diverse specie del bello stile in quei gradi che l'ordine ha varj nella natura. —7. Idem. — 8. Nello stile tenue han prevalenza i simili. — 9. Qualità principale di esso è la venuslà. - 40. Nello stile mezzano han prevalenza i diversi. - 11. Qualità principale di esso è la naturalezza. - 12. Nello stile grande han prevalenza i contrarj. —13. Qualità principale di esso è la peregrinità. — 14. Nello stile sublime han prevalenza i contrapposti supremi. 15. Qualità principale di esso è l'ammirabilità. — 16. Conclusione.

1. Unito e proprio nell' ordine con sè stesso, evidente, vivo, formoso nell' ordine col pensiero, il bello stile nell'ordine con la natura che del pensiero è l'oggetto universale, prende verosimiglianza. Qual verosimiglianza? Come per l' ordine ideato e immaginato dell'arte la mente osserva, e osservando imita leggi di natura, e, mediante tal somiglianza con essa, imitando inventa; così l' ordine de' segni esprime leggi naturali, e perciò l'ordine vero degli obbietti presenti

al pensiero umano. L'arte del Bello si fa, in tal modo, specchio esteriore del pensiero e della natura. Chi di questa consideri la grandezza, e la raffronti con l'arte umana che pare si piccola, maraviglierà che nel bello stile io affermi raccogliersi tante armonie; ma leviamoci più su delle apparenze materiali. Se guardiamo nella pupilla dell'occhio l'immagine de' corpi, questa è minima in confronto de' corpi che si specchiano in quella; e tuttavia il senso visivo percepisce i corpi grandi al naturale, corrispondendo le grandezze visibili alle dimensioni che noi misuriamo col tatto. Minima cosa è la pupilla, e nondimeno per essa noi accogliamo nell' anima la vastità del cielo e della terra. Parimente, i segni dell' arte son piccoli sempre, ancor quando ci paiono grandi, come le Piramidi o come il Vaticano, piccoli materialmente in confronto dell' universo; ma leviamoci più su, al significato infinito de' segni, onde il segno risplende verosimile, e si fa emulo della natura. Di tale verosimiglianza esaminerò l'universalità e il modo suo principale.

2. Affinchè l'ordine de' segni nell' arti del Bello ritragga l'ordine del pensiero e insieme degli oggetti di questo, s'arguisce che lo stile debb' avere un doppio rispetto, cioè una relazione con l'animo dell' artista e un' altra relazione con gli oggetti, e dalla relazione doppia si generi la verosimiglianza dello stile medesimo, cioè la somiglianza di esso con l'artista e la somiglianza con gli oggetti che si distinguono da lui; avvertendo altresì che per la riflessione l'artefice diviene oggetto di sè a sè stesso. Ecco la ve

rosimiglianza con l'universalità delle cose. Lo stile pertanto è relativo all' artista, cioè al modo con che da lui s'intende, si sente, s' immagina, ed è relativo agli oggetti del suo pensiero; e, se dovessimo parlare all'odierna, diremmo che lo stile è subiettivo ed obiettivo inseparabilmente. Così, non possono rappresentare l'uomo, se non come l'uomo è fatto, i poeti e i disegnatori, ma nel rappresentarlo avvi uno stile determinato che diversifica per varietà d' ingegno e per varietà di gusto e d'estro ne' poeti e disegnatori diversi. Non debbono dunque, non possono segregarsi questi due rispetti nel bello stile; giacchè, in sostanza, l'artista e l'oggetto son due termini d'una relazione sola, come l'occhio e la cosa veduta. E, di fatto, per diversità d' argomenti è diversissimo lo stile in un artista unico, nella Giulietta o nel Macbeth dello Shakspeare, nell' Inferno e nel Paradiso di Dante; ma per l'identità dell'artista, poi, lo stile suo ha negli argomenti varj un'impronta propria e sempre la stessa, come lo Shakspeare ne' varj suoi drammi è sempre lui, e come lo stesso uomo si sente in ciascuna cantica dell' Alighieri.

3. Sicchè stile di scrittori, disegnatori, musici, assolutamente relativo al modo di sentire dell' artista, o, com' oggi direbbero, soggettivo, e, viceversa, uno stile assolutamente relativo agli oggetti, od ogget tivo, è impossibile del pari; nè lo stile bello può avere, come Giano, due facce, anzi ha una faccia sola, dove armonizzano (come nel generato i due genitori) que' due termini dell' attinenza, l'artista e l'oggetto.

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Dal soggettivismo in filosofia venne l'opinione d'un soggettivismo nell' arte; ma è falso l'uno e l'altro, perchè verità e bellezza consiste in ordine di relazioni. Uno stile, relativo solamente al particolar modo di sentire o di giudicare senza relazione vera con gli oggetti, val quanto un errore od una falsità di giudizio e di gusto; e tal' arte procede spesso da scettica riflessione sopra del pensiero, come in alcune poesie di Giacomo Leopardi, e in alcune del Byron, dello Schiller e del Goethe stesso. Quando il poeta lirico, per esem pio, esprime gli affetti dell' animo suo, purchè li significhi con verità o secondo la natura umana, egli è oggettivo essenzialmente, perchè oggetto suo è la natura interiore. Un artificioso sistema, un giudicare, un sentire arbitrario, ecco ciò che forma il soggettivismo dell'arte, per adoperare termini odierni; ma quand' evvi armonia tra gli artisti e la natura, soggettivismo solo non può darsi mai. E neppure obiettivismo assoluto, com' il Goethe nel Werther presumeva col suo pur grande ingegno; dacchè spogliarsi di sè val quanto annientare l'artista, e indi l'arte. Stile oggettivo e stile soggettivo noi dunque non possiamo ammettere, sì l'armonia loro; e que' vocaboli nuovi per cose tanto antiche, o tanto conosciute ab antico, mostrano falsità di dottrina.

4. Non può, di fatto, escludersi dallo stile, neppure da un argomento scientifico, la parte relativa al modo di sentire o di pensare; ma quanto più il pensiero è speculativo e più agli oggetti si riferisce, tanto meno lo stile diversifica individualmente, giacchè la natura de

gli oggetti prevale al modo particolare del pensarli; e, in contrario, quanto più il pensiero è immaginoso e vivo, tanto più lo stile individualmente diversifica, perchè il modo di pensare, ossia di determinare con la fantasia e col sentimento, prevale alla natura indipendente degli oggetti. Prendiamo un paragone, che non è poi un semplice paragone, cioè la mano di scritto: chi scrive pacato e meditativo ha scrittura uguale, ma variatissima chi scrive passionato e impetuoso: e così, la scrittura de' commercianti e de' copisti par sempre d'un medesim' uomo all' incirca, dove il carattere de' pensatori vivi, ma più degli artisti, diversifica grandemente da uomo ad uomo, ed è in ciascuno poi di lettera più varia secondo i moti varj dell' animo. Similmente accade nello stile, secondochè il pensiero è più o meno speculativo, più o meno immaginoso: così lo stile geometrico è pressochè uguale; simile molto tra i filosofi più astratti, come gli Scolastici; men simile tra' filosofi più immaginativi, come fra' Platonici e gli Aristotelici; maggior differenza è fra storico e storico, come fra Cesare e Tacito; vie più tra gli oratori, come fra Demostene od Eschine; più ancora tra poeti e poeti, tra disegnatori e disegnatori, tra musico e musico. Talchè per divario d'ingegno e di volontà lo stile si distingue secondochè predomina l' idea, l'immaginazione, o il sentimento; si distingue secondo il modo d' ideare, d'immaginare, di sentire; si distingue poi secondo il grado di perfezione in tutto ciò; fermamente, tali fatti non possiamo impugnare.

5. Ma questo non toglie mai al bello stile la rela

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