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che vada in iscorcio le parti s' allungano e si scorciano secondo la prospettiva. Siffatte proporzioni non si definiscono a priori, e ci vuole per fermo il riscontro degli occhi; ma perchè gli occhi ci dimostrano ne' varj casi quel tale ordine di parti, a discernere il quale gli abbiamo usati con lunga osservazione della natura e col disegno. Verità manifestissima certo in architettura, trattandosi di forme geometriche, al cui ordine si richiede abito astrattivo potente; ma verità chiara poi altresi nell' arti figurative, perchè, senza meditazione profonda e senz' aver sempre nelle dita i segni del matitatoio, non s'apprendono chiare l'appiccature delle membra e le commisurazioni loro, non se n' acquista vivace fantasia, non abito di ritrarle ad evidenza e con giustezza naturale, quasi cosa che paia nata da sè; ma di tutto ciò se n'ha un' apprensione generica e fallace, come n' hanno gli uomini anche imperiti. Aver la squadra negli occhi, va bene; avere il giudizio negli occhi, va benissimo; ma perchè la mente ce l'ha posto. E come ce lo pone? Meditando e amando. Si, anche amando, perchè si richiede vivezza di cuore che intende all'arte. Narra il Cellini, l'esercizio della caccia, dove pareva togliergli tempo, gliene rendeva di più, perchè il cuore gli si rallegrava, talchè venivagli operato meglio (1, 27). E così è, cuore allegro ci bisogna nell'arte, ossia innamorato, e quindi assiduo col pensiero a sposare la bellezza desiderata.

14. Finalmente, il tirocinio nel disegnare dev'essere fatto in modo, che, per le cose già discorse, più e più avvezzi l'occhio ed il giudizio ad astrarre la linea

A. CONTI. II.

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pura. Sicchè, l' architetto non inutilmente copierà i disegni già fatti degli edifizj più cospicui; ma utilità molto maggiore gli recherà certo il copiare in disegno schietto gli edifizj stessi, come il Brunelleschi usava e ogni altro di quel tempo e de' Cinquecentisti; e, inoltre, giovamento gli reca il disegnare paesi, non solo per esercitarsi a più vigore astrattivo, ma si per meglio sentire l'attinenza fra l'aspetto degli edifizj ed i luoghi. Conferisce non poco al pittore nel primo noviziato copiare i disegni delle figure, ma più, molto più, poi, levare di sotto al colore de' capolavori la nudità de' lineamenti, e più ancora poi copiare dal vero, che mostra i modi onde la natura pone a fondamento d'ogni altra qualità visibile la forma de' corpi viventi. E se gli scultori non s'impratichiscano nel delineare, copiando con matita i disegni altrui e poi le statue, difficilmente intenderanno che cosa il disegno sia nello scolpire; o se, dopo, non copieranno con linee astratte dal vero, lo scolpire loro darà sempre nel secco e nel duro e nello scorretto, perchè non s'avvezzano a concepire chiara la naturale morbidezza della natura disegnatrice. Nè passerò in silenzio che allo studio di lineare con matita occorre tornarvi di quando in quando per tutta la vita, come i buoni musici tornan sempre alle scale, o gli scrittori buoni richiamano in mente i principj; perchè in verità la pratica del disegnare si perde, chi non la tiene stretta in pugno; e chi non è disegnatore, non si chiami più architetto, scultore o pittore.

15. Rispetto all' arti secondarie che dipendono dall'arti principali del disegno, cioè arte di prospettiva

naturale, mimica e danza, basti avvertire cosa che, meditata, porgerebbe a quelle ogni regola più necessaria. Solamente ciò che sarebbe a vedersi bello se disegnato, bello è a' danzatori, a' mimi, a' giardinieri, e a chiunque altro eserciti arte somigliante. Talvolta ho vedute in disegno le danze dell' Opera di Parigi, e non mai tanto mi compari deforme com'allora lo sconcio sgambettare o il più sconcio squarciarsi ne' moti di tutta la persona, com' oggi sogliono i ballerini e più le ballerine, perchè in teatro, chi ne rimane stomacato per sentimento morale, o chi dallo spettacolo meretricio viene adescato; ma, guardando poi tal confusione violenta di moti nel disegno, allora il disordine apparisce da sè stesso e ci dimostra quanto manchi, parlando solo esteticamente, a que' balli ogni bellezza, e sovrabbondi la deformità. Così le mimiche manierate, così nel recitare (poichè i recitanti partecipano dell' arte mimica) il gesto e il passo artificiali. Converrebbe dunque, che gli addetti a queste arti secondarie non ignorassero il disegno, e allora sentirebbero anche più la verecondia o la grazia; e, comunque, senza magistero nel disegnare i compositori de' balli e delle mimiche sono incapaci di vera formosità.

16. In conclusione, a tutte l'arti particolari 'del disegno è comune il disegno stesso, che può definirsi arte del Bello per via di contorni; e però il disegno dà i fondamenti, risguardato com' abito di tirare le linee astratte da ogni altra qualità visibile e da' corpi, giacchè per natura e per arte ogni altra qualità che presen

tasi al senso, ha la sua ragione principale nella forma, da essa dipendono gli accessorj, e ivi risplende l'unità che dal più interno delle cose si palesa nell' esterno. Il qual' abito nel disegnare s' acquista esercitando l' occhio ad astrarre la forma de' corpi, l'immaginazione a ritenerla, l'intelletto a ben distinguere, a ben paragonare, a ben comprendere; giacchè non basti vedere, ma bisogni saper vedere o guardare, acquistando per virtù di giudizio la misura dell' occhio, ed affaticandovisi tutta la vita. O care arti del disegno, mi ricorda le vostre dolcezze, quando giovinetto m'insegnava il mio buon padre i vostri rudimenti, e io mi piaceva in ammirare quanto di voi abbellisce la mia terra natale; o vagava pe' colli e per le terre vicine con sentimento di quasi pio pellegrinaggio, e le crete de' Robbiani e del Cieco da Gambassi, o le pitture sparse per tulto, e i vestigj per ogni dove del buon' architettare antico, e la torre di Vinci ch' io vedeva oltr' Arno quasi dirimpetto alla mia casa paterna, e le memorie di Leonardo, m' accendevano in cuore la fiamma del bello e più e più l'amore della patria e la Fede. Istituito da voi, consolato da voi, se talora un barlume di bellezza rifletteva in qualche mia parola, molto a voi lo reco; e pensino dunque gli artisti del disegno essere lor' arte educatrice, pensino i cittadini a custodire quant' hanno di bello per magistero della gioventù, nè s'aduni ogni ricchezza educatrice a privilegio di poche città in fastose gallerie.

CAPITOLO XLVI.

Architettura.

SOMMARIO.

1. Che cosa è l'architettura.-2. Si originò dal convivere umano. – 3. Si distinse dall' ingegneria per fine di bellezza, — 4. ritraendo l'immagine formosa del consorzio umano. sta idea perciò la rende inventiva;

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5. Que

6. e indi l' architettura

prende significato a' suoi disegni, 7. e anche la loro unità; - 8. che si palesa nelle proporzioni della massa, nel congiungimento delle linee, 9. e anche negli ornamenti. — 10. Com'espressione del consorzio umano, quest' arte abbraccia le altre arti del disegno; - 11. s' accorda co' luoghi abitati dall'uomo, e a sè li conforma; 12. imprime la bellezza sua nelle città intere, 13. nell'intera patria d'una nazione, 14. per ogni luogo di essa; - 15. e si distende a tutta la terra civile, com' effigie unica dell' incivilimento. - 16. Conclusione.

1. L'aspetto di linee geometriche nell'abitazioni umane dà piacimento agli occhi ed al pensiero, chè l'ordine fa bellezza, e il piegarsi di linee agli usi umani è grazia e vita. Così piacciono i tetti molto inclinati delle capanne villerecce o pastorali. Bellissimo pare poi un accampamento di tende soldatesche sul pendio de' colli, o in vasta campagna e presso i boschi ver

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