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possiamo dissimulare, ch'in mezzo a' difetti del nostro segni anchtacio ch'avvi di bene apparisce tra varj talvolta con intemperanal tendere noi per ogni dove, soverchio peso, a ristorare ciò che fu angustiati da egregiamente fabbricato gli antichi, e a fabbricareano bellezza nuova; e Dio voglia che gli artisti sappiano consentire in questo affetto, e indi avvivarne la fantasia e l'arte.

14. Insomma, ripigliando il paragone, se nella città capitale non solo, ma per tutte le rocche dello Stato si sparino l'artiglierie a un tempo, la gente tutta quasi un uomo solo tende l'orecchio e quasi un sol cuore hanno un sol moto i cuori; così la nazione. tutta si muove a ritrarre nel suo territorio la propria unità. E quindi l'appalesa pure nel secondo modo, cioè con l'arti ausiliari e con l'ingegneria. Strade rotabili e strade ferrate, stazioni e alberghi, ponti su' fiumi e fori di montagne, fortezze di terra e di mare, arsenali e porti, navigli di mercatura e flotte da guerra, ogni cosa si fa con grande animo, cioè impresso di vigoria, di prosperità e di architettura. Non si può negare ch'ella entri per tutto. Qual differenza tra non grandi, ma grandiose stazioni per esempio, e altra grande, ma misera o affogatoia! quale tra una rôcca del Sammicheli, del San Gallo, e le fortezze austriache a Verona! quale tra navi tozze e l'agili navi d'Inghilterra e d'America, si belle anche a vedersi, e tanto emulate, talvolta superate dal bravo popolo genovese, benedetto per l'operosità sua e per gli affetti dome

stici e per la sobrietà virile! Chi entri nel golfo della Spezia oggi, come nel golfo di Napoli, e nel bellterra silenzioso porto di Livorno, e chi franque il disegno consideri le città italichene gl' Italiani si son fatta da architettonica in mezzo a tante difficoltà.

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15. Se oggi guizza invisibile per la terra il telegrafo, un tempo usavano le fiamme avvisatrici, come i cenni di fuoco sull' arroventate rôcche d' Averno, descritti dall' Alighieri; e v'ha torricelle (per esempio su' monti di Lucca), onde gli avvisi andavano di luogo in luogo per favella di lume; segnatamente poi Eschilo canta le fiamme, che, annunziando agli Argivi la caduta d'Ilio, trascorsero dall' Ida selvoso alla montagna Ernea di Lenno, all' Ato, alle vette del Macisto, al Messapio, al Citerone, all' Eglipanto, a' monti press' Argo, e de'fatti d'Asia parlarono all' Europa (Agamennone). Questo mi riviene alla memoria, considerando che una medesima idea propagava su' vertici lontani la fiamma; e così un'idea medesima, o l'incivilimento, propaga l'immagine sua da nazione a nazione per formosità di monumenti. Chiunque viaggj l'Europa o l' America, gli si parano certo dinanzi fabbriche molto diverse, più o meno di buon gusto, più o meno imitate o nuove, ma ovunque trasparisce l' intendimento di mostrare la civiltà con segni di bellezza; e, perciò, come un popolo civile, perchè appunto civile, ha somiglianze con ogni altro popolo non incolto, così le somiglianze generali dell' architettura consistono in dimostrare, per si larga parte del mondo, impronta bella

e consolatrice di consorzio familiare, politico, sacro, e tra' popoli la naturale umanità e società. Ed è si vero, riflettersi nell' architettura quas' in ispecchio la consapevolezza del consorzio universale, che proprio de' barbari apparve sempre l'odio contro gli edifizj de' luoghi, ov' essi prorompevano a conquista; nè alcuno ignora quanto incuriosi ed incuranti sieno i Turchi, sotto la cui dominazione più e più s' annientano i vestigj de' Romani e de' Greci e le cristiane antichità, e le arabesche altresi, onde la Palestina e la regione del Libano e la Siria d'oggi (per esempio) paion cosa brutta e disfatta, in confronto di quanto elle ci vengono descritte da' viaggiatori pii del Medio Evo.

16. L'architettura, ch'è un' arte bella del disegno per circoscrizione di spazj o di luoghi, nata dal consorzio umano, e che bella diventò quando prese ad oggetto suo la formosità degli edifizj, esprime in sè l'immagine del consorzio stesso; la cui viva idea porge agli edifizj l' unità propria e ne distende l'impronta mirabile a' luoghi naturali, alle città intere, all'intera patria de' varj popoli e a tutta la terra incivilita. E poichè tanto è più alta l'architettura, quanto rende più alta immagine dell' umana fratellanza, s'arguisce, che di magnanimi petti abbisogna quest' arte a sentir profondo il decoro di si eccelsa idea, che gli architetti rappresentano, edificatori della casa, del palagio, del tempio, e trasformatori della terra in bellezza di comune domicilio.

CAPITOLO XLVII.

Scultura.

SOMMARIO.

1. Che cosa è la scultura.-2. Principale soggetto all' arti figurative si è l'aspetto umano.-3. Più proprio della scultura è la relazione de' lineamenti con la vita interiore, anzichè dell'uomo con la natura. - 4. Indi all' arte scultoria il colorito è accidentale, ec. -5. Nè la scultura di tutto rilievo ha paesaggj, che ristretti son'anche nel bassorilievo: - 6. è limitata nel figurare animali; -7. e anche ne' gruppi di figure umane. -8. Soggetto più proprio alla scultura è la bellezza umana del corpo, e in essa si comprende la fisiologica e la fisica. 9. E perchè si dica ciò dello scultura piucchè della pittura, distinguendo tra figura e forma. - 10. L'unità intera della immagine umana comparisce nella scultura solamente.-11. Divario fra le due arti nel nudo e ne' panneggiamenti. — 12. Limiti posti dal pudore.-13. Qual sia dunque l' idea esemplare dell'arte scultoria. 14. E come bisogni evitare in essa, piucchè nella pittura, il freddo ed il generico; - 15. ma senza cascare nei vizj opposti. 16. Conclusione.

1. Se l'architettura edifica circoscrizioni di spazio, imitative di leggi naturali, ma non di naturali obbietti, l'altre due arti del disegno invece han qualche somiglianza pure con obbietti di natura e ce li fanno raffigurare; sicchè queste porgono il contenuto di quel contenente, a quel modo che uomini e animali e piante si contengono sulla terra e sotto il cielo. Pittura e scul

tura, dunque, differendo dall' architettura e fra loro, hanno poi fra loro e con quella in comune il disegno; ma in comune fra loro soltanto è di figurare cose naturali e corporee, o anche soprannaturali e spirituali, ma per analogia di cose visibili, per esempio, angeli con aspetto umano; e quindi l'una e l'altra, dal comune soggetto che è la figura, possono definirsi ugualmente: Arti belle del disegno figurativo. In che starà poi la loro differenza speciale? Questo ha di proprio la scultura ch'essa prende a' figurare il solido de' corpi, o la superficie tutta che li circonda d'ogni parte, o, in altri termini, l'unità individua d' un corpo, in quant' esso apparisce d'ogni sua parte agl' occhi; mentrechè la pittura ci appresenta la superficie piana de' corpi stessi, o com' ell' apparisce agli occhi da una parte sola, senza che l'occhio si trasmuti rispetto ad essa in guardare. Fanno comparire perciò gli scultori l'aspetto de' corpi solidamente; benchè il rilievo possa talora non essere intero, sì di metà, o anche di meno, quando interamente le figure non istacchino da una superficie piana. Definirò dunque la scultura: un'arte bella del disegno per figure in rilievo.

2. Chiarito ciò, si domanda: poichè l'essenza della scultura è disegnar figure in rilievo, quale idea informerà di sè l' ordine immaginato ed espresso nell'opere scultorie? idea, che va tirata fuori dalla natura di quest' arte, anzichè smarrire il discorso in concetti arbitrarj. Non ci ha dubbio primieramente che non solo agli scultori, sì anche a' pittori, o ad ambedue l'arti figurative, soggetto principale non fornisca

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