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poi rispetto agli artisti, dicesi estro, perchè tiene certi impeti o furori, che, quantunque dien luogo poi a contemplazione serena, tuttavia da principio quand' erompon l'immagini nel pensiero dell'artista, gli fan balzare il cuore di gioia e di desiderio, ed egli sente quasi una smania indomabile di recarle in atto. L'estro tien molta somiglianza con gli affetti subitanei, che d'improvviso sorgono ne' cuori giovanili, per esempio, ad un lampeggiare d'occhi o di riso; sicchè Platone spiegò il bello e l'arti del Bello con l'amore, fingendo una catena magnetica che unisce la Musa, il poeta e chi n'ascolta le parole. L'estro qual facoltà di sentimento, benchè governata dall' intelletto, ritrae per modo la natura dell' artista, che sebbene in tutti gli uomini più o men chiaramente corrispondano all' inlerno i segni del volto e del portamento, negli artisti poi tra volto e persona e arte loro e ingegno avvi attinenza più spiccata. Può rilevarsi, per esempio, daʼritratti che i pittori facevano di sè stessi e che s'ammirano nella Galleria degli Uffizj, quant'a ragione affermava taluno che gli artefici del disegno sortirono per lo più bellezza pittoresca, e che formosità di membra dispone meglio ad immaginare con formosità; e anzi, pur' il modo dell'immaginare o del giudicare col gusto, ritrae delle fattezze di ciascuno. Ne' musici meno apparisce la relazione dell' opera con l'esterna conformità del corpo, si avvi sempre in essi mobilità finissima di volto e struttura dell' orecchio ampia, come nel Rossini. A' poeti, che trattano l'arte più comprensiva e più immaginosa, occorse più intimo accordo nell'esser loro; e quindi l' Alighieri, non già il solito e

artificiale viso di vecchia, bensì quel vero dipinto nella Cappella del Potestà, è severo e dolce come il suo poema; vasta e quasi epica è la fronte dell' Ariosto e del Tasso; ha del tragico la faccia pallida e il crine fulvo dell' Alfieri e l'alta statura; e alla poesia di Giacomo Leopardi s' accordano la lucentezza degli occhi, la gentilezza del riso e il corpo egro.

14. Quindi l'estro è misterioso nelle origini sue prime; perchè deriva dalla più intima essenza dell' uomo, misteriosa per sè, nota ne' fatti. L'artista, in certi tempi, prova grande aridità di spirito e sterilità di fantasia; ma poi all'improvviso lo punge un bisogno di lavorare, un' interna contentezza, un sospiroso desiderio. quasi d'amore; giacchè allora, quasi bellezze ignote ch' uscendo dal buio si mostrino sull' uscio della sua stanza, ed esso le miri la prima volta, e il cuore n'esulti, gli appaiono nell'immaginazione i fantasmi lungamente chiamati. Perchè mai uno scrittore, che poteva immaginare un soggetto in mille modi, lo immaginò così? Perchè il disegnatore, che poteva vedere i sembianti di Cristo come li vide Luca della Robbia o Raffaello, l'immaginò diversamente? Perchè un canto di guerra si diverso nel Guglielmo Tell, ne' Puritani, nella Norma, negli Ugonotti? Perchè la forma d'un tempio, piuttostochè altra ? Il preciso perchè non lo sappiamo; benchè ce lo chiariscano alquanto i diversi studj e l' età diverse, nè il preciso perchè lo sa l' artista medesimo; si sappiamo che il fantasma risponde in modo sensibile all'oggetto intelligibile, che forma l'argomento dell'artista e n'è la misura regolatrice.

15. Poichè l'origini prime son misteriose, certuni scambiano l'estro con effimeri ardori di fantasia, cagionati da molte cause, frequentissima la vanità; ma è vampa oscura, che non isfavilla luce di bellezza. Estro vero si riconosce da costanza di studj e di lavoro e da' frutti suoi, perchè potenza di fare urge l'animo a fare, e la potenza vuolsi giudicare agli atti, non a sterili presunzioni. V' ha pertanto un estro fallace, che svapora in fumo, cioè in fantasmi senz' idea e però non belli nè ordinati. Talaltra volta non è fallace l'estro, non d'apparenza vana, si da natura, e ne dà segno con isprazzi di luce; ma perchè non preparato da una mente nutrita di pensiero, riesce vacuo ed infecondo, e si vede in molti giovani che, dato di sè alcun buono esperimento, poi s' abbandonano all' ispirazioni senza studio; ispirazioni oziose che somigliano a' fischi del vento in un canneto. Solamente da interiore armonia dell'intelletto alto e giudizioso con l'immaginazione viva traggono gli artisti l'estro vero e ferace.

16. Perchè noi abbiamo bensì esaminato che cosa sia l'immaginazione naturale di tutti gli uomini e l'estro degli artisti, facoltà di sentimento, ma governata dall'intelletto; e poi come operi l'immaginativa spontaneamente, pensatamente, meditatamente nella natura e nell'arte, per leggi di corrispondenza e di contrapposto, non rinnovando già solo i sensibili esterni e gl'interni, ma sorgendo ancora per gradi di novità a più alte novità, cioè da tramutare o inventare fantasmi particolari fino a serie lunghissime di fantasmi, o relative a storia o anche solo a idee astratte, da cose

naturali fin' al soprannaturale, da particolari armonie ad un'armonia universalissima, dove ogni cosa risponde ad ogni cosa, e tutto si solleva nell'elevazione del sentimento: e, poi, quantunque l'origini prime dell'estro si ascondano nel seno misterioso dell'anima, vedemmo che quello si riconosce negli atti suoi, e però è capacissimo di preparamento e d'arte. Ciò s'è veduto; ma quale sia l'ordine dell'immagini fra loro e con l'intelletto e co' segni esteriori e con gli obbietti, ciò si vedrà in progresso, e dall'osservanza di tal ordine procede l'estro fecondo e l'arte bella. Cosi per fermo, giacchè l'estro si prepara meditando l'idee dell'intelletto con amore, raccogliendosi nella natura interna, e osservando la natura esterna. Meditando l' idee, perchè l'idea è misura o forma delle immagini, e chi non abbia idea di nulla, non può immaginarsi nulla: Ecco sterilità di scrittori, di musici, e disegnatori, che vantano ignoranza di dottrine. -Meditando con amore, perchè senz'amore a nessuna fatica si regge, nessuno studio si fa, nessun'opera si compisce mai: Ecco sterilità d'artisti scettici o fred di. — Raccogliendosi nella natura interna, perchè l'arti traggono la più principale materia d'immaginazione da ciò che avviene dentro di noi: Ecco sterilità d'artisti dissipati. - Osservando la natura esterna, perchè la materia della immaginazione deriva inoltre da'sensi: Ecco sterilità d'artisti che lavorano sempre a ombra di scrittoio e di boltega, senza mai guardare gli obbietti a vivo lume di sole. In quel verso si citato e si poco seguito di Dante:

Vagliami 'l lungo studio e il grande amore,

sta di tutte le regole la suprema.

CAPITOLO XXXI.

Armonia interna delle Immagini.

1. Argomento.

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SOMMARIO.

2. Sceltezza e vita delle immagini. Sceltezza rispetto all' arti diverse; 3. e rispetto ai componimenti speciali d' un' arte; e rispetto agli argomenti. - 4. Sceltezza per la qualità e per la quantità. 5. Vita delle immagini, – 6. come le figure d'affetto nell' arte del dire. - 7. Unione del sensibile con l'ideale. Allegoria, e-8. allegorie speciali, 9. e vizj dell' allegoria. — 10. L'immagine deve ritrarre l'idea intera; e quindi bisogna immaginar l' opera innanzi di farla, 11. e che rispondano i particolari al tutto, - 12. e l'estrinseco venga dall' intrinseco, e gli accessorj dal principale. 13. Spiritualità delle immagini, — 14. e vizj opposti. 15. Relazione specificata delle immagini co' segni. 16. Conclusione.

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1. Va dunque cercato che leggi abbia l'estro nell'ordine del bello immaginato, e primieramente nell'armonia dell'immagini fra loro e con l'idea e co' segni sensibili; chè della relazione con gli oggetti reali discorrerò in progresso. L'armonia con gli oggetti reali chiamo esterna, perchè la verità loro costituisce l'esemplare della verosimiglianza; e chiamo interna l'armonia di tutto ciò ch'entri nell'opera degli artisti e ne formi parte costitutiva. Se il fine intimo dell'arte bella

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