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Vedela tal, che quando il mi ridice,
Io non lo intendo, si parla sottile
Al cor dolente, che lo fa parlare.
So io ch'el parla di quella gentile,

Perocchè spesso ricorda Beatrice,

Sicch' io lo intendo ben, donne mie care.

S XLIII. Appresso a questo Sonetto apparve a me una mirabil visione, nella quale vidi cose, che mi fecero proporre di non dir più di questa benedetta, infintantoché io non potessi più degnamente trattare di lei. E di venire a ciò io studio quanto posso, si com'ella sa veracemente. Sicché, se piacere sarà di Colui, per cui tutte le cose vivono, che la mia vita per alquanti anni perseveri, spero di dire di lei quello che mai non fu detto d'alcuna. 1 E poi piaccia a Colui, ch'è Sire della Cortesia, che la mia anima se ne possa gire a vedere la gloria della sua donna, cioè di quella benedetta Beatrice, che gloriosamente mira nella faccia di Colui, qui est per omnia sæcula benedictus.

Per queste parole si fa manifesto, che fin dalla sua gioventù aveva Dante concepito l'idea del suo Poema, nel quale voleva dir di Beatrice quello che mai non fu detto d'alcuna, perciocchè avrebbe di lei

formato l'altissimo simbolo della divina sapienza. Anche nella Canzone Donne, ch'avete, st. II, disse di se stesso che avrebbe detto nell' inferno a'malnati: Io vidi la speranza de' beati.

FINE DELLA VITA NUOVA.

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DANTIS ALIGHERII

DE VULGARI ELOQUIO

SIVE IDIOMATE

LIBRI DUO.

DEL VOLGARE LINGUAGGIO,

LIBRI DUE

DI

DANTE ALIGHIERI.

SUL VOLGARE ELOQUIO.

2

3

Due nostri antichi scrittori, Giovanni Villani1 e Giovanni Boccacciò, l'uno contemporaneo di Dante Alighieri, l'altro di poco ad esso posteriore, affermarono essere stata da lui scritta un' Opera intitolata De Vulgari Eloquio: e Dante istesso avea detto nel suo Convito; che se gli bastasse la vita, avrebbe un giorno dettata un' Opera di Volgare Eloquenza. Di quest' Opera due soli libri, comecchè di quattro dovesse comporsi," sono a noi pervenuti, sia che alla morte dell'Alighieri andassero gli altri perduti, sia che l'Opera non fosse portata al suo compimento per l'affrettata fine dello scrittore. Di questa seconda opinione, che a me par la più vera, sono ambedue gli scrittori summentovati. Quest' Opera vide primamente la luce in Vicenza nel 1529, non però nel suo originale latino, ma sibbene in un' italiana traduzione d'anonimo, che alcuni dapprima supposero falsamente

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1

<< Altresì fece Dante uno libretto, che s'intitola De Vulgari Eloquio, » ove promette fare quattro libri; ma non se ne trova se non due, forse per l'affrettato suo fine, ove con forte e adorno latino e belle ragioni ripruova tutti i volgari d'Italia. » GIO. VILLANI, lib. IX, cap. 136.

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Appresso, già vicino alla sua morte, compose Dante uno libretto >> in prosa latina, il quale egli intitolò De Vulgari Eloquentia ; e come per, » lo detto libretto apparisca, lui avere in animo di distinguerlo e di ter>> minarlo in quattro libri, o che più non ne facesse dalla morte soprappreso, o che perduti sieno gli altri, più non appariscono che i due pri» mi. » BOCCACCIO, Vita di Dante.

3

« Di questo si parlerà altrove più compiutamente in uno libro che >> io intendo di fare, Dio concedente, di volgare eloquenzia. » Convito, » Tratt. I, cap. 5.

V. De Vulgari Eloquio, lib. II, cap. 4 e 8.

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