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cuna parte mi negò il suo dolcissimo salutare, nel quale stava tutta la mia beatitudine. Ed uscendo alquanto del proposito presente, voglio dare ad intendere quello che il suo salutare in me virtuosamente operava.

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§ XI. Dico che quando ella apparia da parte alcuna, per la speranza dell' ammirabile salute nullo nemico mi rimanea, anzi mi giungea una fiamma di caritade, la quale mi facea perdonare a chiunque m'avesse offeso: e chi allora m'avesse addimandato di cosa alcuna, la mia risponsione sarebbe stata solamente Amore, con viso vestito d'umiltà. E quando ella fosse alquanto propinqua 2 al salutare, uno spirito d' Amore distruggendo tutti gli altri spiriti sensitivi, pingea fuori i deboletti spiriti del viso, e dicea loro: « Andate ad onorare la donna vostra ; » ed egli si rimanea nel loco loro. E chi avesse voluto conoscere Amore, far lo potea mirando lo tremore degli occhi miei. E quando questa gentilissima donna salutava, non che Amore fosse tal mezzo che potesse obumbrare a me la intollerabile beatitudine, ma egli quasi per soverchio di dolcezza divenia tale, che lo mio corpo, lo quale era tutto sotto il suo reggimento, molte volte si movea come cosa grave inanimata sicché appare manifestamente che nella sua salute 6 abitava la mia beatitudine, la quale molte volte passava e redundava la mia capacitade.

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§ XII. Ora, tornando al proposito, dico che, poiché la mia beatitudine mi fu negata, mi giunse tanto dolore, che partitomi dalle genti, in solinga parte andai a bagnare la terra d'amarissime lagrime: e poiché alquanto mi fu sollevato questo lagrimare, misimi nella mia camera là ove potea lamentarmi senza essere udito. E quivi chiamando misericordia alla donna della cortesia, 8 e dicendo: :'« Amo

Salute per saluto, salutazione, è usato spesse volte da Dante in questo libro ed altrove.

Propinqua, al. prossimana.
Della vista, gli spiriti visivi.
Cioè, negli occhi.

5 Era tutto, al. era tutto allora. 6 Nel saluto di lei.

1 Soverchiava.

8 Donna della cortesia per donna cortese, piena di cortesia.

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re, aiuta il tuo fedele » m'addormentai come un pargoletto battuto lagrimando. Avvenne quasi nel mezzo del mio dormire, che mi parea vedere nella mia camera lungo me1 sedere un giovane vestito di bianchissime vestimenta, e pensando molto. Quanto alla vista sua, mi riguardava là ov'io giacea; e quando m' avea guardato alquanto, pareami che sospirando mi chiamasse, e dicéssemi queste parole: Fili mi, tempus est ut prætermittantur simulata nostra. 3 Allora mi parea ch'io'l conoscessi, perocchè mi chiamava così come assai fiate nelli miei sonni* m'avea già chiamato. E riguardandolo mi parea che piangesse pietosamente, e parea che attendesse da me alcuna parola: ond' io assicurandomi, cominciai a parlare così con esso Signore della nobiltade, perchè piangi tu? E quegli mi dicea queste parole: Ego tamquam centrum circuli, cui simili modo se habent circumferentiæ partes; tu autem non sic. Allora pensando alle sue parole, mi parea che mi avesse parlato molto oscuro, si che io mi sforzava di parlare, e diceagli queste parole: Ch' è ciò, Signore, che tu mi parli con tanta scuritade? E quegli mi dicea in parole volgari: Non dimandar più che utile ti sia. E però cominciai con lui a ragionare della salute, la quale mi fu negata; e domandailo della cagione; onde in questa guisa da lui mi fu risposto: Quella nostra Beatrice udio da certe persone, di te ragionando, che la donna, la quale io ti nominai nel camino de' sospiri, ricevea da te alcuna noia. E però questa genti

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Sonni, al. sospiri.

4 Lungo me, accosto, rasente a me. Pensando molto, molto pensante,

molto pensieroso.

3 Figlio mio, egli è lempo d' abbandonare le nostre simulazioni; le simulazioni, cioè, del far credere alla gente che Dante fosse innamorato non di Beatrice, ma d'altre femmine. Parecchi testi invece di simulata leggono simulacra, idoli, ma parmi non se ne possa levare un senso sì chiaro come dalla prima lezione che ho ritrovata nel Codice Martelli.

5 Signore della nobiltà, modo ebraico, postilla il Salvini, cioè, Signor nobile; come poco sopra donna della cortesia, cioè donna cortese.

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lissima, la quale è contraria di tutte le noie, non degno salutare la tua persona, temendo non fosse noiosa.1 Onde conciossiacosaché veracemente sia conosciuto per lei alquanto lo tuo segreto per lunga consuetudine, voglio che tu dica certe parole per rima, nelle quali tu comprenda la forza ch'io tegno sovra te per lei, e come tu fosti suo tostamente dalla tua puerizia e di ciò chiama testimonio colui che 'l sa; e come tu preghi lui che gliele dica: ed io, che sono quello, volentieri le ne ragionerò; e per questo sentirà ella la tua volontade, la quale sentendo, conoscerà le parole degl' ingannati. Queste parole fa che sieno quasi uno mezzo, si che tu non parli a lei immediatamente, che non è degno. E non le mandare in parte alcuna senza me, onde potessero essere intese da lei, ma falle adornare di soave armonia, nella quale io sarò tutte le volte che farà mestieri. E dette queste parole, disparve, e lo mio sonno fu rotto. Ond' io ricordandomi, trovai che questa visione m'era apparita nella nona ora del di; e anzi che io uscissi di questa camera, proposi di fare una Ballata, nella quale seguitassi ciò che 'l mio Signore m'avea imposto, e feci questa Ballata :

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Ballata, io vo' che tu ritruovi Amore,

E con lui vadi a Madonna davanti,
Sicché la scusa mia, la qual tu canti,
Ragioni poi con lei lo mio Signore. "
Tu vai, Ballata, si cortesemente,

Che sanza compagnia

Dovresti avere in tutte parti ardire :
Ma, se tu vuogli andar sicuramente, 5

1 Noiosa in senso passivo, per noiata, nella guisa ch'altrove adoprò in senso passivo doloroso e pauroso. Sicchè appare che questi vocaboli sono di significato comune.

2 In parte alcuna senza me, onde potessero essere intese da lei, al. in parte alcuna, ove potessero esser inlese senza me da lei.

3 Seguitassi, cioè, narrassi seguitatamente, fedelmente.

Intendi: Sicchè la mia scusa, la quale da te, o Ballata, si espone coi versi, sia poscia con lei (cioè, con la mia donna) ragionata verbalmente dal mio Signore (vale a dire da Amore).

"Cioè, con tutta sicurezza.

Ritrova l'Amor pria;

Chè forse non è buon sanza lui gire:
Perocchè quella, che ti debbe udire,
Se, com' io credo, è inver di me adirata,
E tu di lui non fussi accompagnata,
Leggeramente ti faria disnore.

Con dolce suono, quando se' con lui,
Comincia este parole

Appresso che averai chiesta pietate :
Madonna, quegli, che mi manda a vui,1 ́
Quando vi piaccia, vuole,

Sed 2 egli ha scusa, che la m' intendiate.
Amore è quei, che per vostra beltate
Lo face, come vuol, vista cangiare :
Dunque, perché gli fece altra guardare,
Pensatel voi, dacch'e' non mutò 'l core. 3
Dille Madonna, lo suo cuore è stato
Con si fermata fede,

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Ch'a voi servir lo pronta ogni pensiero :
Tosto fu vostro, e mai non s'è smagato. 6
Sed ella non tel crede,

Di', che 'n domandi Amor, che ne sa 'l vero :7
Ed alla fine falle umil preghiero,

Lo perdonare se le fosse a noia,

Che mi comandi per messo ch'i' moia;
E vedrassi ubbidire al servitore.

Vui in luogo di voi, per la rima, come nui, sui ec., in luogo di noi, suoi ec.

2 Sed, se come ned, ched, ec., aggiuntavi la consonante d per ischivar la durezza nell' incontro di due vocali. Si rinviene frequentemente negli antichi poeti, ed è stato notato nel Canzoniere.

3 Intendi: Amore è quegli il quade a motivo della vostra beltà fa a sua voglia cambiare a Dante la vista, vale a dire, fa a sua voglia dirigere a Dante lo sguardo. E il

perchè Amore fece a Dante guardare altra femmina, lo potete dunque immaginare da per voi, dacchè sapete ch'ei non mutò il core. E ritroverete che quello fu un artifizio per ascondere alla conoscenza altrui l'affetto che per voi nutre nel seno.

Fermata, ferma, costante.

5 Lo pronta, lo fa pronto e sollecito, ovvero lo incita, lo sprona. • Smagato, infievolito, venuto me

no.

7 Che ne sa 'l vero, al. s' egli è vero.

E di' a colui ch'è d'ogni pietà chiave,
Avanti che sdonnei,

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Ché le saprà contar mia ragion buona
Per grazia della mia nota soave
Rimanti qui con lei,

E del tuo servo, ciò che vuoi, ragiona;
E s'ella per tuo prego gli perdona,

Fa che gli annunzi in bel sembiante pace.
Gentil Ballata mia, quando ti piace,

Muovi in tal punto, che tu n'aggi onore.

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Questa Ballata in tre parti si divide: nella prima dico a lei ov' ella vada, e confortola perocchè vada più sicura, e dico nella cui compagnia si metta se vuole securamente andare, e senza pericolo alcuno; nella seconda dico quello, che a lei s' appartiene di fare intendere; nella terza la licenzio del gire quando vuole, raccomandando lo suo movimento nelle braccia della fortuna. La seconda parte comincia quivi: Con dolce suono; la terza quivi: Gentil Ballata. Potrebbe già l'uomo opporre contra me e dire, che non sapesse a cui fosse il mio parlare in seconda persona, perocchè la Ballata non è altro che queste parole ch' io parlo: e però dico che questo dubbio io lo intendo solvere e dichiarare in questo libello ancora in parte più dubbiosa: ed allora intenda chi qui dubbia, o chi qui volesse opporre, in questo modo.

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§ XIII. Appresso questa soprascritta visione, avendo già dette le parole che Amore m'avea imposto di dire, m' incominciarono molti e diversi pensamenti a combattere e a tentare ciascuno quasi indefensibilmente: tra' quali pen

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