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tro nella prima dico a cui dir voglio della mia donna, e perchè io voglio dire nella seconda dico quale mi pare a me stesso quand' io penso lo suo valore, e come io direi se non perdessi l'ardimento: nella terza dico come credo dire acciocchè io non sia impedito da viltà: nella quarta ridicendo ancora a cui intendo di dire, dico la ragione per che dica loro. La seconda comincia quivi: Io dico; la terza quivi: Ed io non vo'parlar; la quarta quivi: Donne e donzelle. Poi quando dico Angelo clama, comincio a trattare di questa donna ; dividesi questa

:

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parte in due. Nella prima dico che di lei si comprende in cielo ; nella seconda dico che di lei si comprende in terra, quivi: Madonna è desiata. Questa seconda parte si divide in due; che nella prima dico di lei quanto dalla parte della nobiltà della sua anima, narrando alquante delle sue virtudi che dalla sua anima procedeano nella seconda dico di lei quanto dalla parte della nobiltà del suo corpo, narrando alquante delle sue bellezze, quivi: Dice di lei Amor. Questa seconda parte si divide in due; che nella prima dico d' alquante bellezze, che sono secondo tutta la persona; nella seconda dico d' alquante bellezze, che sono secondo determinata parte della persona, quivi: Degli occhi suoi. Questa seconda parte si divide in due; chè nell' una dico degli occhi che sono principio d' Amore; nella seconda dico della bocca ch' è fine d' Amore. Ed acciocchè quinci si levi ogni vizioso pensiero, ricordisi chi legge, che di sopra è scritto che il saluto di questa donna, lo quale era operazione della sua bocca, fu fine de' miei desiderii, mentre che io lo potei 2 ricevere. Poscia quando dico: Canzone, io so, aggiungo una stanza quasi come ancella delle altre, nella quale dico quello che da questa mia Canzone desidero. E perocchè quest' ultima parte è lieve ad intendere, non mi travaglio di più divisioni.3 Dico bene, che a più aprire lo intendimento di questa Canzone si converrebbe usare più minute divisioni; ma tuttavia chi non è di tanto ingegno che per queste che son fatte la possa intendere, a me non dispiace se la mi lascia stare; chè certo io temo d'avere a troppi comunicato il suo inten

1 Procedeano, al. procedono.

Lo potei, al. lo potea.

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O Cioè, non m'affatico a fare altre divisioni.

dimento, pur per queste divisioni che fatte sono, s'egli avvenisse, che molti la potessero udire.

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§ XX. Appresso che questa Canzone fu alquanto divolgata fra le genti, conciófossecosaché alcuno amico l'udisse, volontà lo mosse a pregarmi, ch' io gli dovessi dire che è Amore, avendo forse per le udite parole speranza di me oltrechè degna. Ond'io pensando 2 che appresso di cotal trattato, bello era trattare alcuna cosa d'Amore, e pensando che l'amico era da servire, proposi di dire parole nelle quali trattassi d' Amore, e dissi allora questo Sonetto: Amore e cor gentil sono una cosa,

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Si com'il Saggio in suo dittato pone ; *
E cosi senza l'un l'altro esser osa,
Com' alma razional senza ragione.
Fagli natura, quando é amorosa,

Amor per sire, e'l cor per sua magione,
Dentro allo qual 5 dormendo si riposa
Talvolta brieve, e tal lunga stagione.
Beltate appare in saggia donna pui,

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Che piace agli occhi sì, che dentro al core
Nasce un desio della cosa piacente.

E tanto dura talora in costui,

Che fa svegliar lo spirito d' Amore:

E simil face 7 in donna uomo valente.

Questo Sonetto si divide in due parti. Nella prima dico di lui in quanto è in potenza; nella seconda dico di lui in quanto di potenza si riduce in atto. La seconda comincia quivi : Beltate

Oltrechè degna, più che degna. Vuol dire, che l'amico, veduta la Canzone, stimava l'abilità poetica di Dante forse più di quel che vaJesse.

Pensando, al. conoscendo.

3 Chiama trattato la precedente Canzone, perchè tratta in essa delle lodi di Beatrice.

⚫ Cioè: sì come il Poeta pone nel

suo scritto, nel suo componimento.
Saggio per poeta si trova più volte
in Dante, e negli altri antichi rima-
tori, e questi, ch'è qui dall' autore
citato, si è Guido Guinicelli, il qua-
le cominciò una sua Canzone così:
Al cor gentil ripara sempre Amore ec.
5 Dentro allo qual, cioè al core.
Pui, poi.
Face, fa.

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appare. La prima si divide in due: nella prima dico in che soggetto sia questa potenza; nella seconda dico come questo soggetto e questa potenza sieno prodotti insieme, 1 e come l'uno guarda l'altro, come forma materia. 2 La seconda comincia quivi : Fagli natura. Poi quando dico: Beltate appare, dico come questa potenza si riduce in atto; e prima come si riduce in uomo, poi come si riduce in donna, quivi: E simil face in donna.

3

§ XXI. Poichè trattai d' Amore nella sopradetta 3 rima, vennemi volontà di dire anche in lode di questa gentilissima parole, per le quali io mostrassi come si sveglia per lei quest' amore, e come non solamente lo sveglia là ove dorme, ma là ove non è in potenza, ella mirabilmente operando lo fa venire; e dissi allora questo Sonetto :

Negli occhi porta la mia donna Amore;
Per che si fa gentil ciò ch'ella mira:
Ov'ella passa, ogni uom ver lei si gira,
E cui saluta fa tremar lo core.
Sicché, bassando il viso, tutto smore,
E d'ogni suo difetto allor şospira: 5

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Fuggon dinanzi à lei Superbia ed Ira :
Aiutatemi, donne, a farle onore.

Ogni dolcezza, ogni pensiero umile

Nasce nel core a chi parlar la sente;
Ond'è beato chi prima la vide."
Quel ch'ella par quand' un poco sorride,

'Insieme. Altri leggono in atto. Che la potenza si riduca in atto, sta bene, e già Dante lo ha detto; ma che il soggetto e la potenza sieno prodotti in atto, non sta, nè la frase avrebbe senso.

2 Intendi: E come l'uno obbedisce all' altro, nella guisa che la materia obbedisce alla forma.

3

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Sopradetta, al. soprascritta.

Diventa smorto, pallido.

Sospirare qui vale pentirsi, aver

dolore, dappoichè dal contesto è evidente che non sta nè per desiderare, nè per mandar sospiri, che sono i soli due significati assegnatigli dal Vocabolario. Simile significato sembra avere nella traduzione del Salmo I, v. 5: Ma pur benigno sei a chi sospira.

Chi da prima la vede, chi appena la vede. Vide per vede, com'ho notato altrove.

Non si può dicer, nè tener a mente,

Si ė nuovo miracolo gentile.

Questo Sonetto ha tre parti. Nella prima dico siccome questa donna riduce in atto questa potenza secondo la nobilissima parte degli occhi suoi: e nella terza dico questo medesimo, secondo la nobilissima parte della sua bocca. E intra queste due parti ha una particella, ch'è quasi domandatrice d'aiuto alla precedente parte1 ed alla seguente, e comincia quivi: Aiutatemi, donne. La terza comincia quivi: Ogni dolcezza. La prima si divide in tre; che nella prima dico come virtuosamente fa gentile ciò ch' ella vede; e questo è tanto a dire quanto adducere Amore in potenza là ove non è. Nella seconda dico come riduce in atto Amore ne' cuori di tutti coloro cui vede. Nella terza dico quello che poi virtuosamente adopera ne' lor cuori. La seconda comincia: Ov' ella passa. La terza E cui saluta. Quando poscia dico Aiutatemi donne, do ad intendere a cui la mia intenzione è di parlare, chiamando le donne che m'aiutino ad onorare costei. Poi quando dico: Ogni dolcezza, dico quel medesimo ch'è detto nella prima parte, secondo due atti della sua bocca, uno de' quali è il suo dolcissimo parlare, e l'altro lo suo mirabile riso; salvo che non dico di questo ultimo come adoperi ne' cuori altrui, perchè la memoria non puote ritener lui, nè sue operazioni.

§ XXII. Appresso ciò non molti di passati, siccome piacque al glorioso Sire, lo quale non negò la morte a se, colui ch' era stato genitore di tanta meraviglia, quanto si vedeva ch'era quella nobilissima Beatrice, di questa vita uscendo se ne gio alla gloria eternale veracemente. Onde, conciossiachè cotale partire sia doloroso a coloro che rimangono, e sono stati amici di colui che se ne va; e nulla sia cosi intima amistà come quella da buon padre a buon figliuolo, e da buon figliuolo a buon padre; e questa donna fosse in altissimo grado di bontade, e lo suo padre (siccome da molti si crede, e vero è) fosse buono in alto grado, ma

Precedente parte, al. parte dinanzi.

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nifesto è che questa donna fu amarissimamente piena di dolore. E conciossiacosaché, secondo l'usanza della sopradetta cittade, donne con donne, e uomini con uomini si adunino a cotale tristizia, molte donne s' adunaro colà ove questa Beatrice piangea pietosamente: ond' io veggendo ritornare alquante donne da lei, udii lor dire parole di questa gentilissima, com' ella si lamentava. Tra le quali parole udii come dicevano: Certo ella piange si che qual1 la mirasse dovrebbe morire di pietade. Allora trapassarono queste donne, ed io rimasi in tanta tristizia, che alcuna lagrima talor bagnava la mia faccia, ond' io mi ricopria con pormi spesse volte le mani agli occhi. E se non fosse ch' io attendea anche udire di lei (perocchè io era in luogo onde ne giano la maggior parte delle donne che da lei si partiano), io men sarei nascoso incontanente che le lagrime m' aveano assalito. E però dimorando ancora nel medesimo luogo, donne anche passaro presso di me, le quali andavano ragionando e dicendo tra loro queste parole: Chi dee mai esser lieta di noi, che avemo udito parlare questa donna così pietosamente? Appresso costoro passarono altre, che veniano dicendo: : Questi che quivi è, piange nè più né meno come se l'avesse veduta come noi l'avemo.5 Altre poi diceano di me: Vedi questo che non pare esso, tal è divenuto. E così passando queste donne, udii parole di lei e di me in questo modo che detto è. Ond' io poi pensando, proposi di dire parole, acciocchè degnamente avea cagione di dire, nelle quali io conchiudessi tutto ciò che udito avea da queste donne. E però che volentieri le avrei domandate se non mi fosse stata riprensione, 7 presi materia di dire, come se io le avessi domandate, ed elle m'avessero risposto; e feci due Sonetti; che nel primo domando in quel modo che voglia

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5 Noi l' avemo, al. noi vedemmo. 6 Acciocchè per perciocchè.

Vale a dire: se ciò non mi fosse stato causa di riprensione.

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