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che superiormente adducevansi in contrario; ed era ciò che in quarto luogo ci proponemmo di fare. Allorchè dicevasi dunque, che due circonferenze inegualmente da sè distanti è impossibile che abbiano il medesimo centro, dico ciò esser vero, se le circonferenze sieno regolari e senza gibbosità. E quando dicesi nella minore, che la circonferenza dell' acqua e la circonferenza della terra sono di questa guisa, dico che non è vero se non per la gibbosità della terra: e quindi la ragione non procede. Pel secondo argomento, allorquando dicevasi che a più nobile corpo si dee sito più nobile, dico esser vero giusta la propria natura; e concedo la minore: ma quando si conchiude, che perciò l'acqua dev' essere in luogo più alto, dico esser vero giusta la natura propria dell' un corpo e dell' altro; ma per causa sopraeminente (come di sopra si disse) avviene, che in questa parte la terra sovrasta: e così la ragione mancava nella prima proposizione. Sul terzo punto, quando dicesi che ogni opinione, la quale contradice al senso, è cattiva opinione, dico questa ragione procedere da falsa imaginazione. Imperocchè s'imaginano i nocchieri, stando in mare, di non veder la terra dalla nave, perchè il mare sia più alto della terra medesima: ma questo non è; anzi sarebbe il contrario, poichè vedrebbero di più. La ragione si è, che il raggio retto della cosa visibile frangesi, fra questa e l'occhio, dal convesso dell' acqua: poichè, essendo necessario che acqua abbia forma rotonda ovunque intorno al centro, è d'uopo che in qualche distanza essa apporti l'ostacolo d' alcun convesso. In quarto luogo, allorchè argomentavasi: Se la terra non fosse inferiore ec.; dico che quella ragione fondasi sul falso; e però nulla vale. Imperciocchè credono i volgari e gl' ignari de' fisici argomenti, che l'acqua ascenda alle cime de' monti, ed anche al luogo delle fonti, in forma acquea; ma questo è molto puerile, giacchè le acque si generano ivi (siccome sappiamo dal Filosofo nelle sue Meteore), salendo la materia in forma di vapore. E per ultimo, quando dicesi che l'acqua è corpo imitante il globo della Luna, e perciò conchiudesi che dev' essere eccentrica, essendo eccentrico il globo lunare; dico che cotesta ragione non ha necessità; perchè sebbene l' uno imiti l'altro in una cosa, non

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in uno, non propter hoc est necesse quod imitetur in omnibus. Videmus ignem imitari circulationem cœli, et tamen non imitatur ipsum in non moveri recte, nec in non habere contrarium suæ qualitati: et ideo ratio non procedit. Et sic ad argumenta. Sic igitur determinatur determinatio et tractatus de forma et situ duorum elementorum, ut superius propositum fuit.

§ XXIV. Determinata est hæc philosophia dominante invicto Domino, d. Cane Grandi de Scala pro Imperio sacrosancto romano, per Dantem Alagherium, philosophorum minimum, in inclyta urbe Verona, in sacello Helenæ gloriosæ, coram universo clero veronensi, præter quosdam, qui, nimia caritate ardentes, aliorum rogamina non admittunt, et per humilitatis virtutem Spiritus Sancti pauperes, ne aliorum excellentiam probare videantur, sermonibus eorum interesse refugiunt. Et hoc factum est in anno a nativitate Domini nostri Jesu Christi millesimo trecentesimo vigesimo, in die Solis, quem præfatus noster Salvator per gloriosam suam nativitatem, ac per admirabilem suam resurrectionem nobis innuit venerandum; qui quidem dies fuit septimus a Januariis Idibus, et decimus tertius ante Kalendas Februarias.

per questo è necessario che lo imiti in tutte le cose. Vediamo il fuoco imitare la circolazione del cielo, e tuttavia non lo imita nel non muoversi rettamente, nè nel non avere il contrario alla sua qualità e perciò la ragione non procede. E ciò basti quanto agli argomenti. Così dunque si determina la disputa ed il trattato della forma e del sito de' due elementi, siccome fu proposto in principio.

§ XXIV. Questa filosofica discettazione fu determinata, dominando lo invitto Signore Cane Grande della Scala per l' Impero sacrosanto Romano, da me Dante Alighieri, minimo tra i filosofi, nella inclita città di Verona, nel tempietto di Sant'Elena, alla presenza di tutto il clero veronese, eccetto certuni, i quali ardenti di troppo amore di se, non ammettono gli altrui postulati, e per virtù di umiltà poveri di Spirito Santo, per non sembrar d' approvare l'eccellenza degli altri, ricusano d'intervenire ai sermoni loro. E ciò fu fatto nell' anno dalla natività del Signor nostro Gesù Cristo millesimo trecenvigesimo, in giorno di Domenica, che il prefato nostro Salvatore per la gloriosa sua nascita e per la maravigliosa sua risurrezione c' impose di venerare; il qual giorno fu pure il settimo delle Idi di Gennajo, e decimoterzo avanti le Calende di Febbraio.

DANTE. 2.

30

FINE DEL SECONDO VOLUME

DELLE

OPERE MINORI DI DANTE ALIGHIERI.

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In qual tempo fu scritto da Dante il Trattato della Monarchia,

La Monarchia. . .

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nota del professor Carlo Witte.
Proemio di Marsilio Ficino Fiorentino, sopra la Monarchia di Dante,
tradotta da lui di latino in lingua toscana

Notizie Preliminari sulla Questione dell' Acqua e della Terra.
La Questione dell' Acqua e della Terra. .

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