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L'asprezza dello stile di questa Canzone deve esprimere lo sdegno del poeta, prodotto dalla crudeltà della sua donna. Egli non era ancora giunto a conoscere, che questo amore non era atto a renderlo contento, col dargli quella pace, che l' ànima sua con tanto desio aspettava. Finora era il suo amore un continuo sforzo di esser corrisposto malgrado tutti gli ostacoli. Nelle canzoni seguenti, si diminuisce questa fiducia nelle proprie forze; egli spera con più rassegnazione, che la sua amante cangerà la solita durezza in sentimenti più miti.

II. Amor tu vedi ben, che questa donna

Dante medesimo ne parla, nel De Vulgari Eloquio Libro II, capitolo xiij., in cui la chiama: «Novum aliquid » atque intentatum. » E dice conformemente nella chiusa:

Canzone, io porto nella mente donna

Tal, che, con tutto ch' ella mi sia pietra,
Mi dà baldanza, ov' ogni uom mi par freddo.
Sicch'io ardisco a far, per questo freddo

La novità, che per tua forma luce,

Che non fu giammai fatta in alcun tempo.

Il Fraticelli, col solito acume, preferisce la lezione: che per tua ferma

luce (verso v.) ed interpreta:

« che luce, si fa vedere, si manifesta, » per tua deliberazione [sic!] Ferma è da fermare, deliberare, stabilire.. >> Altri crede doversi leggere forma; ma parmi non se ne levi un senso più > chiaro. >> Da' ciechi, no. Ad ogni alluminato, però, necessariamente pare; ed il brano surriferito del capitolo xiij del libro II del De Vulgari Eloquio non può lasciare dubbio, che qui forma s'abbia a leggere. E ferma chi userebbe mai per deliberazione? E deliberazione, qui, come c'entra ?

Il Fraticelli scrive di essa canzone:

È quella, che l' Amadi ed altri opinarono esser stata scritta per madonna Pietra degli Scrovigni, della quale opinione io ho

dimostrata l'insussistenza.... Or io dirò, che il soggetto di essa è del tutto filosofico; e che quivi il poeta parla d'astronomia e di fisica in modo tutto suo proprio, nella guisa stessa, che nella seguente, alla quale apparirà manifesto dovere stare unita per l'identità dello argomento. [Io son venuto al punto della rota] Perchè l' Alighieri potesse, poi, chiamare la sua seconda nobilissima donna, cioè la Filosofia, e disdegnosa e fiera e crudele (e quindi anche pietra) lo dice egli stesso nel suo Convito, III. X: « Quella ballata considera questa donna secondo » l'apparenza, discordando dal vero per infermità dell'anima, » che di troppo disio era passionata... E in ciò s' intende, che » considera questa donna, secondo la verità, per la discordanza, » che ha con quella » Ed altrove (IV. ij.)

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« Ov'è da « sapere, che non si dice qui gli atti di questa donna essere » disdegnosi e fieri, se non secondo l'apparenza. » - Adunque, avendola simboleggiata sotto figura di donna, dicevala disdegnosa e fiera, crudele e pietra, perchè ella veniva apparentemente a dimostrarglisi tale, ogniqualvolta non fosse stata a lui benigna, cioè, ogniqualvolta le sue dottrine fossero state dure alla intelligenza di lui.

Ho letto, che quell' Adolfo Wagner, da me proposto agli scherni d'ogni persona, la quale s'intenda di lettere, affibbiandogli il soprannome di Natanar II, pretenda: che questa canzone sia una parodia. Ma non mi è stato possibile di procacciarmi lo scritto, in cui espose questa bella pensata e degna di lui.

Il Witte vuole che questa canzone avesse da commentarsi nel Convivio, dopo la precedente.

Es führt dies Gedicht fast ebenso bittere Klagen über die Geliebte als das vorige, und die Rauheit und Seltsamkeit, die dort, dem Inhalte entsprechend, in den Ausdruck gelegt wurde, mag auch hier als Entschuldigung für die Form gelten, wie denn in der verwandten nächsten Canzone Io son venuto al punto della rota die Anstrengung of

fenbar ebenfalls eine absichtliche it. Insofern aber unterscheidet; sich dies Gedicht schon von den vorhergehenden, als besonders in der vierten und der letzten Strophe die treue Anhänglichkeit, und in der fünften die ergebene Hoffnung, welche in jenen ganz zurückgetreten waren, deutlich ausgesprochen sind.

Un codice riccardiano, segnato col numero arabo millequarantaquattro, cartaceo, in quarto, della fine del secolo XIV o del principio del XV, come vogliono, determina ed indica le canzoni, che Dante dovea illustrare ne' Trattati del Convivio, i quali mancano e non furono scritti. Ed annovera tra esse la sestina: Al poco giorno ed al gran cerchio d'ombra; la sesțina doppia: Amor tu vedi ben, che questa donna; e finalmente la canzone: Io son venuto al punto della rota. Il Giuliani osserva di non poter: — « credere, » che tutti questi componimenti poetici fossero dal sa» piente autore preparati od almeno eletti ad esser parte >> di quell'opera. » -Certo, la notizia data da quel codice non può avere altro valore, se non quello d'una pretta ipotesi, d'una opinione affatto immotivata dell' ignoto, che la scrisse. Ammettendola per vera, dovremmo ammetter pure, che esse canzoni fossero meramente allegoriche, od almeno che l'Allaghieri le avesse voluto, un pezzo dopo averle scritte, torcere a pure allegorie. Nondimeno, riguardo la canzone, di cui ci occupiamo, il Giuliani sembra accettare per buona l'indicazione del suddetto codice Riccardiano, e ci dice, che la

donna, che in nessun tempo mostrava curarsi della virtù di Amore rispetto a Dante, è la Filosofia, i cui sguardi gli parvero fieri e disdegnosi, dacchè essa non gli faceva ancora intendere le sue dimostrazioni (Convito IV. ij.)

Il Giuliani non può certo avere ignorata l'asserzione dello Amadi: ma, qual che ne sia il motivo, non la mentova neppure per isdegnosamente respingerla.

III. I' son venuto al punto della rota.

Il Codice Riccardiano 1044 vuol, che questa Canzone dovesse essere illustrata in ottavo luogo nel Convivio. Il Fraticelli ne parla così:

In essa descrive il poeta i fenomeni della stagione invernale; e va dicendo, che, mentre tutta la natura è intorpidita, egli non sente venir meno in sè stesso le forze d'Amore. Ma questo amore sarà egli naturale o simbolico? Se fosse naturale, come potrebbe dire il poeta, che la donna, per la quale ha piena la mente d'amorosi pensieri, sia una giovinetta, che conta pochi anni d'età? Ma donna gli mi dà, ch'ha picciol tempo...; Se in pargoletta fia per cuore un marmo. E, considerando, che Dante, sia nel Convito, sia in altre canzoni, ha chiamato giovine la Filosofia, non rispetto a lei, ma rispetto a sè stesso, cioè rispetto al poco tempo, dacchè di lei si era invaghito, vale a dire applicato allo studio di essa, io ritengo, che qui si tratti non d'una passion naturale, ma d'un amor filosofico.

Io confesso di non comprendere la forza dello argomento, a meno che il Fraticelli non supponesse, che il dire d'una femmina, che ha piccol tempo, ed il chiamarla pargoletta, implichi che sia impubere se non lattante: nel qual caso ammirerei la sua conoscenza della lingua e soprattutto del linguaggio amatorio, nel quale l'amata vien chiamata, secondo i vari dialetti: ragazza; bimba, bambina, piccerilla, tosella, popola, piccotta, guagliona, nennella, tota e via discorrendo. Nella edizione del M.DCCC.XXXIV, il Fraticelli aveva, invece delle parole surriferite, stampate le seguenti a proposito di questa canzone:

Rimane ora a vedersi, se nella medesima si tratti di un amor filosofico, o di una passione naturale. Se non fosse, che va quivi replicatamente dicendo il poeta, che la donna, per la quale egli ha piena la mente d'amorosi pensieri, conta pochi anni d'età e trovasi nel principio della sua giovinezza, tutto il rimanente porterebbe a credere, che dovesse esser questa una canzon filosofica. Ma come mai si potrà dire, che la Filosofia, nel secol di Dante, fosse una scienza, che picciol tempo contasse? Ma donna gli mi dà, ch'ha picciol tempo. Che fosse una scienza surta allor di recente, nè per anche adulta, sì che pargoletta nominar si potesse? Se in pargoletta fia per cuore un marmo. O la canzone parla veramente di donna (e forse della giovinetta Gentucca,) o Dante volle chiamar giovinetta la Filosofia in rapporto a sè stesso (ed io propendo per questa opinione) in rapporto, cioè, al picciol tempo, dacchè egli si era invaghito di lei ed applicato a simile studio; il quale studio.. Dante, alquanto dopo la morte di Beatrice, solamente Intraprese

Il Witte così parla:

Diese schöne und für unsern Dichter sehr charakteristische Canzone führt den Grundgedanken (den man in Betreff der Liebe zur Philosophie zur Dantes Zeit sehr wohl auch allegorisch nehmen kann): « Alles um mich her ist der Liebe » erstorben; nur meine Liebe gewinnt täglich neue Kraft, so » wenig ihr auch Nahrung geboten wird » in prächtigen Bildern und tönender Sprache aus. Ich kann mir nicht versagen auf die Kunst aufmerksam zu machen, mit welcher nach der majestätischen und düstern Beschreibung der Aussenwelt in den grossen Hendekasyllaben jeder Strophe, der Gegensatz des eigenen innern durch den Schlagreim in der kurzen zehnten Zeile hervorgehoben wird. Es schliesst sich dieses Gedicht sewohl der Form als dem Inhalte nach an das vorige an. Ersteres indem es theils in den beiden Schlusszeilen jeder Strophe, statt einen Reim zu bieten, dasselbe Wort wiederholt, theils indem

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