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Il Lyell ha franteso il sesto verso della strofa, traducendo: Unless it be that grief their silence cause; il Von-Lüdemann intende meglio: Eswäre denn mit schmerzerfülltem Lied; il Witte l'azzecca: Es wäre denn um Leiden zu beklagen.

A chi la immagine degli uccelli migranti, non rimette subito in capo gli stornei, portati dalle ali nel freddo tempo, ed i grù, che van cantando lor lai del Canto V. Inferni?

Passato hanno lor termine le fronde,

Che trasse fuor la virtù d'Arïete,

Per adornare il mondo; e morta è l'erba;
Ed ogni ramo verde a noi s'asconde
Se non se in pino, lauro od abete
Od in alcun, che sua verdura serba.
E tanto è la stagion forte ed acerba,
Ch'ammorta gli fioretti per le piagge,
Gli quai non possono tollerar la brina;
E l'amorosa spina

Amor però di cor non la mi tragge;
Perch'io son fermo di portarla sempre
Ch'io sarò in vita, s'io vivessi sempre.

Il Von-Lüdemann invece di morta è l'erba, mette (male assai): todt ist Feld und Hain; e storpia così i versi .iv. e .v. della strofa:

Schon birgt sich jeder Zweig, gewiss des Raubes
Wenn Pinie, Lorbeer, Tanne sich nicht zeigte.

<< Der Dichter

Sicchè non tien conto dell' osservazion del Witte: » scheint zu unterscheiden zwischen perennirenden (le fronde), nicht pe>> rennirenden (l'erba) Pflanzen und Bäumen.... »

I fiori, che non posson tollerar la brina, ti fan pensare a' fioretti dal notturno gelo | Chinati e chiusi del secondo Canto della prima cantica.

Versan le vene le fumifere acque

Per li vapor, che la terra ha nel ventre,

Che d'abisso li tira suso in alto,

Onde 'l cammino al bel giorno mi piacque,

Che ora è fatto rivo e sarà, mentre

Che durerà del verno il grande assalto.

Graziosa questa descrizione del torrente ïemale, che in Primavera e nella Està, stato era sentiero romito, forse propizio all'amante o che forse conduceva ad un certo prato, che vedremo! Der Weg, den ich zu grüssen im Lenze pfleg' del Von-Lüdemann non rende neppur lontanamente la bellezza del quarto verso; alla quale contribuisce anche l'equivoco: al bel giorno. (Cfr. nella canzone Chiare fresche e dolci acque del Petrarca, un' allusione simile ad un giorno memorando per l'amante E là, 'v 'ella mi scorse | Nel benedetto giorno.....) Ma subito segue un' altra immagine, per cui, involontariamente, ricordiamo il fondo dello inferno Dantesco, dove Cocito la freddura serra e dov'è quella Caina, che aspettava l'uccisore della Francesca e di Paolo:

La terra fa un suol, che par di smalto,

E l'acqua morta si converte in vetro,
Per la freddura, che di fuor la serra.
Ed io della mia guerra

Non son però tornato un passo arretro, Nè vo tornar; che, se 'l martirio è dolce, La morte de' passare ogni altro dolce. Il Giuliani dice, che: <«< ciò ne dimostra l' amore, anzi la passione, >> onde si accese il cuore di Dante per la sapienza; sicchè, ad acquistarla, >> gli sembrava dolce ogni travaglio, dolce la morte stessa. Fami, freddi, » vigilie, angosee di martiri, tutto gli parve nulla per ottenere il bra» mato tesoro. >> Noi, che non crediamo allegorica questa canzone, diremo aver l'amore, che vi si espone, funesti auspicî; e con dolci pensiero e con desio, come quello della Ravignana, menare a doloroso passo. Curioso! anche in un' altra delle canzoni pietrose c'è una descrizione, che rammenta l'ultimo cerchio infernale, che attende i traditori:

........Per algente freddo,

L'acqua diventa cristallina pietra,

Là, sotto tramontana, ov'è 'l gran freddo;

E l'aer sempre in elemento freddo

Vi si converte si, che l'acqua è donna,

In quella parte, per cagion del freddo.
Cosi, dinanzi dal sembiante freddo,

Mi ghiaccia il sangue sempre d'ogni tempo;
E quel pensier, che più m' accorcia il tempo,

Mi si converte tutto in umor freddo,
Che m'esee poi per mezzo della luce
Là ond' entrò la dispietata luce.

Il poeta chiede che ne sarà di lui a primavera, quando tutto ama, se nello inverno, stagione antiafrodisiaca, pur tanto amava:

Canzone, or che sarà di me, nell' altro

Dolce tempo novello, (quando piove

Amore in terra da tutti li cieli),

Quando, per questi geli,

Amore è solo in me e non altrove?
Saranne quello, ch'è d'un uom di marmo,

Se in pargoletta fia per cuore un marmo.

« Wird im

Non mi pare del tutto esatta la parafrasi del Witte: » Frühjahre, wenn alle Planeten Leben und Liebe senden, nicht meine » Liebe noch unendlich grösser sein? Nein, bis dahin werde ich schon » versteint sein, wenn (ferner) meine Herrin ein marmornes Herz hat». Quel vocabolo pargoletta, nell' ultimo verso, rammenta subito le rampogne della Beatrice nel XXXI del Purgatorio:

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II. Che questo ciclo pietroso venisse composto in una campagna montuosa, dove il poeta rimaneva per amore, risulta dall'insieme di tutte le immagini, delle quali non ce n'è pur una cittadina, e specialmente quando tocca del sentiero diventato ruscello; oltre ad esser detto esplicitamente nella sestina, dove afferma, che amore lo

....

ha serrato tra piccoli colli

Più forte assai, che la calcina pietra.

[Se fossero autentiche le altre due sestine, potremmo allegare, in pruova, anche questi versi:

Quantunque io sia intra montagne e colli,
Non m'abbandona Amor, ma tienmi verde
Come tenesse mai neun per donna ;
Chè non si vide mai intaglio in pietra,
Ned alcuna figura o color d'erba,
Che bel possa veder com'è sua ombra].

III. Che il poeta si fosse innamorato in Primavera, mentre era vacuo d'affetti, risulta implicitamente dal rappresentar che fa la sua donna, intesa a sollazzi campestri:

Quand' ella ha in testa una ghirlanda d'erba,
Trae dalla mente nostra ogni altra donna,
Perchè si mischia il crespo giallo e 'l verde
Si bel, ch'amor vi viene a stare all'ombra.

[Risulterebbe esplicitamente dalle sestine spurie

I' aveva duro il cuor, com' una pietra,
Quando vidi costei, cruda com'erba
Nel tempo dolce, che fiorisce i colli;
Ed ora è molto umil verso ogni donna,
Sol per amor di lei, che mi fa ombra

Più nobil, che non fe mai foglia verde.

Ne risulterebbe pure, che, trascurando ogni altra cura, si trattenesse in campagna, mentre gli altri tornavano dalla villeggiatura, reso indifferente alle stagioni dalla presenza di lei:

Che tempo freddo, caldo, secco e verde,

Mi tien giulivo: tal grazia m' impetra

Il gran diletto, ch' ho di starle all'ombra.

Che il poeta avesse ammirata la sua donna ne' balli campestri:

Deh quanto bel fu vederla sull' erba
Gire alla danza vie me' ch' altra donna,
Danzando un giorno per piani e per colli.

Che le altre s' adornassero co' fiori ed ella adornasse la campagna

lo posso dire, ch'ella adorna l'erba,

La qual, per adornarsi, ogni altra donna
Si pon con fiori e con foglietta verde;
Perchè risplende si la sua dolce ombra,
Che se n'allegran valli, piani e colli

E ne dona virtù, son certo, in pietra.

Nelle sestine spurie è pure nuovamente ricordata la ghirlanda ed il viver presso alla donna:

Cosi m'appaga Amor, ch' io vivo all'ombra
D'aver gioia e piacer di questa donna,

Che in testa messa s' ha ghirlanda d'erba.

Quasi che le ghirlande si tenessero sul capo a permanenza! E come il poeta l'avesse vista folleggiare, pazzeggiare con le compagne :

Gran nobiltà mi par vedere all'ombra
Di belle donne, ch' han puliti colli,
E l' una all' altra va gittando l'erba,
Essendovi colei, per cui son verde

E fermo nel suo Amor, come in mur pietra,

O più che mai non fu null' altro in donna].

IV. Che, profittando della libertà della villeggiatura, il poeta avesse osato richieder d'amore questa sua donna, per la quale dimenticava ogni altra (anche la supposta Beatrice) risulta da questa strofa della sestina indubbia:

Io l'ho veduta già vestita a verde

Si fatta, ch'ella avrebbe messo in pietra
L'amor, ch' io porto pure alla sua ombra.

Oltre il senso più ovvio, è possibile, che voglia, anche dire: la beltà della mia donna avrebbe potuto rinnovare il caso di Narciso, innamorandola dell'immagine sua stessa (mettendo nella Pietra l'amore, che Dante portava anche all'ombra di lei).

Ond' io l'ho chiesta in un bel prato d'erba
Innamorata, com' anco fu donna,

E chiuso intorno d'altissimi colli.

Questo luogo è difficiletto, per via di quell' innamorata. Il Fraticelli, molto ingenuamente, avverte, che si << riferisce alla donna, non all' erba. » - Grazie! Il Witte, che leggeva chiusa invece di chiuso, nota:

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« Will

» mann innamorata auf die Geliebte beziehen, so erscheint nicht allein » die letzte Zeile sehr gezwungen, sondern es widerspricht auch der In>> halt der nächsten Strophe einem solchen Beiwort entschieden. Auf erba » bezogen, ist aber innamorata ein nicht minder ungewöhnliches und selt»sames Adjectiv. » E traduce:

« ÖncekiDevam »