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e Paolo. Onde dice, che, stando un di soli in una camera, sicuramente come cognati, e leggendo come Lancellotto s' innamorò della Regina Ginevra e come, per mezzo di messer Galeotto, si congiunsono insieme, Paolo, acceso d'amore, baciò Francesca e cognobbonsi carnalmente. E, dopo quello, venne tanto palese il loro amore et usanza insieme, che venne alli orecchi di Lanciotto. Onde, appostatili e trovatili un dì insieme, confisse l'uno insieme con l'altra, con uno stocco, sì che amendue insieme morirono. Epperò finge l'autore, che vanno insieme ad una penna, però che furono insieme ad uno peccato et ad una morte.

Il falso Jacopo poco sa e poco dice:

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Essendosi degli antichi infino a qui ragionato (1) di due modernamente si segue de quali lun fu una donna nominata Franciescha figliuola di messer Guido da Poleta cioe il vecchio di Romagnia e della citta di Ravenna ellaltro Pagolo de Malatesta de Rimino la quale esendo dal fratello del detto Paulo il quale ebbe nome Giani Scianchato carnalmente cholei usando cioe chol dettosuo chogniato una volta esendo insieme dal marito furono morti.

Le Chiose Anonime, pubblicate da Francesco Selmi, son povere anch' esse:

Questa Francesca fu figliuola di Messer Guido da Polenta di Ravenna signore e fu moglie di Malatestino de' Malatesti da Rimini (2) e Paolo di questo Malatestino fu fratello. Paolo

(1) Bella questa idea de' due amanti infilzati insieme da uno stocco, come una schidionata d'uccelletti. Avverti, come da Gianni, nome del figliuol di Malatesta e ciotto, cioè zoppo, suo soprannome, per amor di Lancellotto, si venisse a fare Lanciotto, ch'è il nome, poi, conservato anche dal Pellico, nella sua sconciatura tragica, al marito della Francesca.

(2) « È notabile, che, tanto la lesione dei due Codici, d'onde fu>> rono tratte queste Chiose, quanto l'altra, cavata dai Codici P. e S. 160,

s'innamorò di lei, e Ella di lui; ma niente ardiva di dirlo l'uno o l'altro. Pure avvenne, che, leggendo il libro di Lancelotto e della Reina Ginevra, come prima s'aggiunse amorosamente, e Paolo più volte mirata lei e Ella lui, prese ardire e basciolla; e poi per più volte usarono loro amore in tal modo che il marito il seppe, e colseli amendui in tal maniera, che li uccise a un' otta. Onde dice, che amore li condusse a una morte.

Il falso Boccacci narra in questo modo de' due cognati:

Questi due ispiriti dichui laltore parla luno fu di paule darimini fratello dilancilotto signior dirimini reo huomo. laltro fu quello della franciescha figluola dimesser ghuido signior diravenna. Questa e lastoria di questi due spiriti. dicho che chapitando aravenna un buffone e veggiendo questa giovane tanto bella disse allamadre diquesta fanciulla che aveva cierchato la corte diquatro signori ne mai avea veduto più bella giouane di questa ne di giouani auea ueduto più bello giouane che paulo de malatesti e che se queste due bellezze si potessino acchozzare insieme amatrimonio mai non si vide più bella choppia. E ciò sentendo lamadre mai non penso se non che questo parentado si faciesse e fatto il parentado apparole e venendo lancilotto aravenna per isposare la franciescha pel fratello e veggiendola si bella disse la volea per sua donna enonessendo chilcontradiciesse essendo signiore la tolse effu sua sposa. Paulo cio sentendo nonsene churo poi per ispazio

>> errino sul nome, uno del marito e l'altro del padre di Francesca; >> prova evidente che si l'autore delle Chiore, quanto il compilatore del >> Commento all' Inferno non furono bene addentro nella cognizione di » fatti quasi a loro contemporanei. Gli altri commenti antichi consultati » da me, dànno i nomi veri a Gian Ciotto ed a Guido, meno il salso >> Boci che chiama Lancilotto il primo »,

I. SELMI.

ditempo essendo undi paulo colla franciescha inchamera elleggiendo ulibro di ginevra e di lancilotto e de congiungnimenti chefacieano insieme subito luno e laltro dicostoro furono percossi damore e piu volte si congiunsono insieme charnalmente tanto che uno senauide e disselo alancilotto costui nollo credea cogniosciendo ilfratello sauio: di che costui disse io te lo faro vedere e tanto gli pedono che undi essendo eglino insieme congiunti il fratello lancilotto chome quegli glimostro gli giunse amendue et amendue aunotta gliuccise.

Il falso Pietro, al solito, non contiene cosa alcuna importante, nel Commento, allo episodio di Francesca e Paolo, anzi semplici vaniloquî:

Item dicit se vidisse Francischinam de Polenta, filiam domini Guidonis de Ravenna, et uxorem Ioannis Ciotti de Malatestis, quam dictus Ioannes interfecit et Paulum suum fratrem, quia invenit eos etc. Faciendo de eis comparationem ad columbas, ut etiam facit Virgilius dicens: Qualis spelunca subito commota columba | Cui domus et dulces latebroso in pumice nidi | Fertur in arva volans, plausumque exterrita pennis | Dat tecto ingentem, mox aere lapsa quieto | Radit iter liquidum, celeresque commovet alas. Quos auctor facit loqui et dicere casum ipsorum amoris et mortis et quomodo legentes effecti sunt pallidi; unde Ovidius: Palleat omnis amans: hic est color aptus amanti. Unde Gualterius definit sic talem amorem: amor est passio quaedam innata, procedens ex visione oculorum et immoderata cogitatione formae alterius sexus; obquam quidem aliquis super omnia cupit alterius potiri amplexibus et omnia de utriusque voluntate amoris percepta compleri. Deinde dicit de dicto Galeotto, qui sicut fuit medius inter Lancilottum et Ginevram, sic iste liber, vel qui eum scripsit, fecit officium inter Paulum et Francischinam. Itaque sicut ille illam osculatus est, sic et iste istam etc. (1).

(1) Ho fatto riscontrare questo brano, tolto dal testo stampato dal Nannucci a spese del Vernon, coi codici Riccardiano, 1075, e co' Lauren

Benvenuto Rambaldi da Imola, ch'io cito dalla malaugurata versione del Tamburini, non fa narrazione de suo; anzi parafrasa quella di Dante, ed osserva:

Dante era molto commosso alla vista de' lussuriosi e loro pene, perchè esso stesso non era stato lontano da vizio tale. Con la finzione della caduta per la pietà di Francesca e Paolo, Dante rammenta quanto accadde a lui stesso nell' amore di Beatrice. Introdottosi, occultamente, in luogo vicino ad un convito, ove doveva assistere la sua Beatrice, per caso, ascendendo una scala, la incontrò. Colpito dalla presenza inaspettata di lei, cadde semivivo; e, trasportato in un letto, stette molto tempo privo di sensi. Qual meraviglia pertanto, che, in questo canto, egli abbia così altamente sentito dell' amore.

ziani Pluteo XL, codice xxxviij e Pluteo XV superiore, codice cxvlij e questi due ultimi han dato le varianti concordi seguenti:

Linea j. - iv.: << Subdendo de domina Francisca de Polenta » filia domini Guidonis de Ravenna et uxoris Johanis Ciotti de malate»stis qui occidit dictam eius uxorem una cum Paulo eius fratre se ad > invicem eo miscendo faciendo comparationem de eis ad columbas ut » etiam facit Virgilius dicens: >>

viij xj.

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« Quos facit loqui et dicere quomodo filocapti fuerunt » et effecti pallidi. Unde Ovidius Palleat omnis amans hic est color aptus

» amanti legendo librum Galeotti et respiciendo sic se. Unde Gualterius >> sic deffinivit talem amorem. >>

xiv.

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xvij. «Deinde dicit de dicto Galeocto de quo legitur quod >> sua industria semel coniuxit lanzaloctum ad quoddam viridarium ubi > sciebat quod erat Ginevra Regina et quaedam alia domina dicta se» cunda dama de Moncalto. et ibi conduxit eundo per ortum eundo se>>paratos a dicta dama dictum Lanzaloctum et dictam Reginam Gi» neuram et ostendendo se loqui adinvicem coniunctis capitibus oscu >> latus est lazaloctus gineuram de qud propendens dictadama tussivit re>> spiciens talia ridendo et liber ille quem legerunt domina francisca et » paulus fuit ita medium ad eorum obsculum sicut galeottus illis. Et » haec sufficiant pro presenti capitulo. >>

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Una postilla, presso a poco simile, si legge nel Codice Cassinese.

Da Guiniforte delli Bargigi, qui, non c'è proprio da imparar nulla:

Nella città di Arimini, situata in Romagna, sopra il mare, avea due figlioli il signor Malatesta, quello, che, primo dei Malatesta, signoreggiò la detta città; ad uno di questi figlioli, sozzo e sciancato, però chiamato Giovanni Zoppo, diede per moglie una bellissima donna, per nome Francesca, figlia di messer Guido da Polenta, signor di Ravenna. Occorse, che l'altro figlio del sig. Malatesta, chiamato Paolo, essendo egli bellissimo giovane, innamoraronsi insieme egli e Francesca sua cognata; onde, essendo un giorno amandue senza sospetto in camera, e leggendo nel libro di Lancillotto, quando furono a quel passo, che Lancillotto, per opera di messer Galeotto, baciò la Regina Ginevra, questi due, Paolo e Francesca, infiammati d'amore, anch' eglino baciaronsi, dal qual principio procedettero più oltra a commettere adulterio. Di questo, in breve spazio di tempo, essendosi avveduto Giovanni Zoppo, un giorno, li trafisse con uno stocco ambedue congiunti insieme.

Il Landino, al verso: Pietà mi giunse e fui quasi smarrito, annota:

Dimostra che Dante. (cioè la sensualità) piglia compassione delle pene degli amanti e quasi si smarrisce, perchè si disvia dalla ragione, la qual non vuol, che noi abbiamo compassione a chi debitamente è tormentato; perciocchè la pietà e misericordia è commendata, quando ci prende compassione di chi immeritamente è posto in miseria: ma, a chi merita il supplicio, non dobbiamo aver alcuna compassione... Nondimeno, attesa la qualità del vizio dell'amor lascivo, il qual non procede, come molti altri peccati, da crudeltà o da immanità alcuna, il che è al tutto contro la natura dell' uomo, ma più

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