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Per sua bontate il suo raggiare aduna,
Quasi specchiato, in nove sussistenze,
Eternalmente rimanendosi una.

Quel sol; Dio, cui dice Dante il sol degli angeli.

Che muove.

Dante, Paradiso XXXIII: l'amor che muove 'l sole e l'altre Tempera; differenziando. Corregge. Dante, Inf. v :

stelle.

-

tenne la terra che 'l soldan corregge; e Parad. I: con l'armonia che temperi e discerni. Per un verso; per una direzione, e però per un modo, questo differenziandosi per quella. Spande; bene esprime l'immensa pioggia della divina luce per l' universo. Vedi che quando parla di Dio, pare proprio Dante, cui l'ente sommo spiri, ed egli scriva.

Q. 2a. A me in un modo ec. È Dante, il quale apre il suo Paradiso così:

La gloria di colui che tutto muove,
Per l'universo penetra, e risplende
In una parte più, e meno altrove.

Altrove; in altro ove; in altro luogo. E men sereno; suppl. altrove. Terso; limpido, candido, purissimo. - L'egritudin che disperso ec. Chiama egritudine la malattia dell'anima contratta pei vizj innati in noi, e pel mal uso che ci fruga. Però divinamente il gran Dante, Purgat. XIII :

Se tosto grazia risolva le schiume

Di vostra coscienzia, sì che chiaro

Per essa scenda della mente il fiume.

Che disperso ha l'intelletto; questo dire è dantesco affatto, e però non puossi se non più o meno ombrare con altro equivalente, ma intero non si può da uomo ritrarre, per essere quello che se in se misura. Dirai dunque ha sforzato, ha infiacchito, ha indisposto ec. Alle divine piove; figurando in pioggia fecondatrice le grazie che dall' eterno fonte d' ogni

bene in noi discendono. Così Dante in più luoghi, e fra gli

altri, Purg. XV:

Ciò che vedesti fu perchè non scuse

D'aprir lo cuore all'acque della pace,

Che dall' eterno fonte son diffuse.

T. 12. Così ec. Ordina: così, donna gentile, il tuo volto splende più chiaro, e il tuo valore s' appiglia più nel cor ec. S'appiglia; come fa il seme nella terra ove germoglia, e surge in pianta, onde i fiori e i cari frutti al tempo. Ch'è più ca– pace; che ha più seno e capacità; e questa procede in proporzione inversa dell' egritudine già detta. E questo è quel principio onde derivasi il più e meno del gioir nostro, e quindi la ragione che uno s'accende, arde, s' imparadisa là dove un altro si sta di mortal gelo compreso.

T. 2a. Scarsa; manca, manchevole, , poca. Ne; del tuo valore. È che ec.; questo è perchè ec. Soverchia; eccede, oltrepassa. Il vaso. Dante, Parad. 1:

O buono Apollo, all' ultimo lavoro
Fammi del tuo valor sì fatto vaso,

Come dimanda dar l' amato alloro.

E le mie forze opprime; dice Dante, Purg. vIII: come virtù ch' a troppo si confonda.

SONETTO V.

Q. 1a. Intero; che non sia parte in lui difettiva, o vuoi per innato vizio, o per falsa preoccupazione. Sano; è conseguenza dello essere intero. L'opra della prim' arte. Credo che sia intenzione del Poeta porre la scultura sopra le più nobili arti, salvo però la poesia, la quale egli stesso dice la maggiore, come altrove vedremo. E se fu mai uomo che potesse in questo dar giudicio sicuro, desso fu veramente per l'eccellenza

:

pa

sua in tutte. Assembra; ricopia. Con sue vive membra... un corpo umano; poichè a voler che perfetta sia l'opera, s' ha a poter dire, come dipinge Dante morti li morti, e i vivi rèn vivi; ovvero: che non sembiava immagine che tace. Q. 2a. La beltà che prim' era. Il Petrarca, quando s'attenta a degnamente lodar Laura, dice: ricorro al tempo ch' i'vi vidi prima. Che non l'accolse in vano; il qual pensiero, colpito forte dalla bellezza dell' opera, in se l' accolse, e l'impresse.

T. 1. Ch' esempio è di quel ben ec. Dante, Vita Nuova, di Beatrice (ma quì darai la palma al Buonarroti) :

E

par che sia una cosa venuta

Di cielo in terra, a miracol mostrare.

Mostroci; mostratoci.

T. 2a. Venendo men; mancando via via sino a consumarsi. Col tempo. Il tempo accenna il trascorrere dei secoli per lor via; l'età, l'adoperare degli anni nelle cose alla virtù loro sottoposte. Tanto avrà più ec; è in relazione colla proposizione sottintesa quanto la tua beltà è più d' ogni altra esempio ec.; e nota quanto sia bello questo dire. Nel mio desir; nel mio cuore, ove pullula il desio. Al bel ch' età non cangia, ec.; quello immortale della donna gentile, ch' è l'anima. E quì è da ricordare a chi legge il sonetto del Petrarca, che comincia: Erano i capei d'oro all'aura sparsi, e finisce piaga, per allentar d'arco, non sana.

SONETTO VI.

Q. 1a. In questo sonetto, ch'è opera di perfetta bellezza, può imparare chi nol sa l'esser vero, e il costume di quell'amore intellettuale, in che sta tutta la beatitudine dei cittadini del cielo, la quale in questo divinissimo verso, che leggesi

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nel trentesimo del Paradiso, chiude intera il sovran Poeta : luce intellettual piena d'amore. La vita del mio amor ec.; l'amore che accoglie il senso vive nel cuore, quello che nell'anima soltanto s'accende, ha sua sede nell' intelletto. Però Dante comincia quella gran canzone: Amor che nella mente mi ragiona. È senza cuore; essendo scevero da ogni materialità. Là volto ec. Ordina egli essendo volto là ove non può essere affetto mortale, ch'è pieno d' errore, nè ove può essere pensier rio. Per riguardo al sentimento, dice Dante, Paradiso XIX:

:

Lume non è, se non vien dal sereno
Che non si turba mai, anzi è tenebra,

Od ombra della carne, o suo veneno.

Q. 2a. Amor nel dipartir l'alma da Dio. Parla, non secondo la scuola di Platone, che volle le anime nostre procedere dalle stelle, della quale opinione Beatrice, Parad. IV:

Dice che l'alma alla sua stella riede,
Credendo quella quindi esser decisa,

Quando natura per forma la diede ;

ma secondo la vera dottrina di Dante, il quale, Purgat. XXV, della creazione dell' anima umana:

Apri alla verità che viene il petto,
E sappi che, sì tosto come al feto
L'articolar del cerebro è perfetto,
Lo motor primo a lui si volge lieto,
Sovra tanta arte di natura, e spira
Spirito nuovo di virtù repleto,
Che ciò che truova attivo quivi tira
In sua sustanzia, e fassi un' alma sola,
Che vive, e sente, e se in se rigira. ...

Amor; perchè solo amore muove il creatore a quel grand' atto
Ed eccone la pruova in Dante, Parad. vII:

La divina bontà, che da se sperne
Ogni livore, ardendo in se sfavilla

Sì, che dispiega le bellezze eterne.

Occhio sano; intende del vedere intellettuale, ch'è in sua chiarità intera, quando non sia la mente in peccato, tinta. Te splendore. Dante, Parad. XIII:

Ciò che non muore e ciò che può morire
Non è se non splendor di quella idea,

Che partorisce, amando, il nostro sire.

Nè sa ec. Costruisci così: e il mio gran desio non sa non rivederlo ( sa rivedere quello splendore) in quello di te (in quella parte di te) che per nostro male muore. La parte che muore si è, come dice Dante, quel d' Adamo, che vien meno col tempo; e la maniera che il Poeta vi scorge pur quello splendore, si è, com' ha detto nel quinto sonetto, pensando al bel ch' età non cangia, o verno.

T. 1a. Come dal fuoco il caldo; suppl. non può esser diviso. Dante, Purg. xxv :

E simigliante poi alla fiammella,

Che segue 'l fuoco là 'vunque si muta.

Non può 'l bel ec.; perchè la bellezza dell' anima procede immediata da Dio; e dice Dante, Parad. vII:

Ciò che da lei senza mezzo distilla

Non ha poi fine, perchè non si muove

La sua imprenta, quand' ella sigilla.

Dall' eterno; dalla parte eterna, ch'è l'anima. Dante, Purgatorio v tu te ne porti di costui l' eterno. — La mia stima; la virtù mia giudicativa, il mio giudicio. Ne; dall' eterno. Chi 'l

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