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Finalmente io mi sono studiato pel primo di fare a questo Libretto, nella guisa che praticai nel Canzoniere, delle illustrazioni e note filologiche, istoriche e critiche, affinchè più agevole ad ogni condizion di Lettori ne riuscisse l'intelligenza, ed affinchè non si vedesse con nostro rammarico uno de'più antichi ed eleganti scritti che vanti l'italiano idioma, andarne nel pubblico privo d'ogni qualunque Commento.

DI

DANTE ALIGHIERI

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In quella parte del libro della mia memo

ria, dinanzi alla quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica (1), la quale dice: Incipit Vita Nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d'assemprare (2) in questo libello (3), e se non tutte, almeno la loro sentenzia.

Nove fiate già, appresso al mio nascimento, era tornato lo cielo della lace (4) quasi ad un medesimo punto, quanto alla sua propria gi

(1) Rubrica vale argomento o sommario d'un libro o d'un capitolo, esposto brevemente: e così dicevasi dal color rosso col quale ordinariamente scrivevasi.

(2) Assemprare, ritrarre, copiare, ad exemplum dicere. Forse qui è detto per assembrare, cioè raccorre, unire.

(3) Libello per libretto. Altre volte Dante nel processo chiama libello questa sua opera. E nel Convito Tratt. II, cap. 2, favellando di essa: E siccom' è ragionato per me nello allegato libello. (4) Il Sole. Intendi: già erano trascorsi quasi nove anni.

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razione, quando alli miei occhi apparve prima Ja gloriosa Donna della mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice, e quali (1) non sa

(1) Tutte le edizioni e due Codici da me veduti hanno i quali, invece di e quali, com' ho stampato nel testo. Ma che la prima sia lezione erronea apparirà da ciò che sono per dire. In questo luogo dice Daute che la sua Donna fu chiamata da molti Beatrice: or come potrebb'egli tosto soggiungere i quali ( molti) non sapeano che si chiamare, cioè non sapeano come chiamarla ? Ben s'accorse della contradizione il Trivulzio, e però nel suo testo stampò: i quali non sapeano che sì ( così) chiamare; correzione ingegnosa, ma a mio giudicio non vera. Narra Dante in questo libretto (e il Lettore vedrallo a suo luogo) che studiavasi nascondere altrui l'oggetto della sua passione; e che a ciò ottenere pose in opera alcuni artifizj che per alcun fempo servirongli, ma che finalmente il suo segreto fu da molti discoperto, mentre ad altri rimase tuttavia occulto. Or, saputo ciò, non è egli facile a vedersi che in questo inciso Dante ha voluto dirci lo stesso? Alli miei occhi apparve prima la gloriosa donna della mia mente, la quale fu da molti chiamata Beatrice, e quali non sapeano che si chiamare, cioè, ed altri non sapeano come chiamarla. Che se ad alcuno venisse difficoltà nell' ammettere una correzione del testo, non autenticata da Codici, io risponderò che mentre a por la mano nelle scritture de' nostri antichi deesì procedere con cautela e parsimonia grandissima, uon hassi poi ad avere un soverchio scrupolo alloraquando il contesto ed una critica sana e giudiziosa ci siano di guida e d'appoggio. La correzione pingeva con la zanca, da me fatta nel testo della Commedia, Inf. XIX, 45

peano che si chiamare. Ella era già in questa vita stata tanto che nel suo tempo lo cielo stellato era inosso verso la parte d'oriente delle dodici parti l'una d'un grado (1): sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi alla fine del mio nono anno. Ella apparvemi vestita di nobilissimo colore umile ed onesto sanguigno, cinta ed ornata alla guisa che alla sua giovanissima etade si convenia. In quel punto dico veracemente, che lo spirito della vita (2), lo quale dimora nella segretissima camera del cuore, cominciò a tremare si fortemente che apparia ne' menomi polsi orribilmente (3); e tremando disse queste parole: Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur mihi. In quel punto lo spirito animale, il quale dimora nell'alta camera (4), nella quale tutti li spiriti sensitivi portano le loro percezioni, si cominciò a maravigliare molto,

sulla lezione erronea piangeva, non è ella stata generalmente approvata, abbenchè non autenticata nè da antiche stampe, nè da Codice alcuno?

(1) Cioè la dodicesima parte d'un secolo, vale a dire otto anni e un terzo. Ciò si prova non tanto dal contesto, quanto da quello che dice Dante nel Convito, pag. 134, con queste parole: quel cielo si muove seguendo il movimento della stellata spera da Occidente in Oriente, in cento anni uno grado. (2) Lo spirito o il principio vitale.

(3) Nella sua Canz. X, St. 5 e 6, l'Alighieri fa la storia del suo innamoramento con queste stesse circostanze, e quasi colle stesse parole. Può anche vedersi il C. XXX del Purg. v. 34 e segg.

(4) Nel cervello.

e parlando spezialmente alli spiriti del viso (1), disse queste parole: Apparuit jam beatitudo vestra. In quel punto lo spirito naturale, il quale dimora in quella parte ove si ministra lo nutrimento nostro, cominciò a piangere, e piangendo disse queste parole: Heu miser! quia frequenter impeditus ero deinceps. D'allora innanzi dico ch'Amore signoreggiò l'anima mia, la quale fu sì tosto a lui disponsata, e cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade e tanta signoria, per la virtù che gli dava la mia imaginazione, che mi convenia fare compiutamente tutti i suoi piaceri. Egli mi comandava molte volte che io cercassi per vedere quest' Angiola giovanissima: ond' io nella mia puerizia molte fiate l'andai cercando, e vedeala di si nobili e laudabili portamenti, che certo di lei si potea dire quella parola del poeta Omero: Ella non pare figliuola d'uomo mortale, ma di Dio (2),,. Ed avvegna che la sua imagine, la quale continuamente meco stava, fosse baldanza d'amore a signoreggiarmi, tattavia era di sì nobile virtù, che nulla volta sofferse che Amore mi reggesse senza il fedele consiglio della ragione in quelle cose là dove cotal consiglio fosse utile a udire. E però che soprastare alle passioni ed atti di tanta gioventudine pare alcuno parlare fabuloso, mi

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(1) Della vista. Viso per vista è usato spesso da Dante nel Convito e nella Commedia.

(2) Omero di Elena, lib. III, 158: Aivas abaνάτοισι θεῆς εἰς ώπα ἔοικεν, Ella rassomiglia maravigliosamente nel volto alle Dee immortali.

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