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Io vegno a te, come a persona pia,
Piangendo, Morte, quella dolce pace,
Che 'l colpo tuo mi tolle, se disface
La donna, che con seco il mio cor porta,
Quella ch'è d'ogni ben la vera porta.

2..

Morte, qual sia la pace che mi tolli,
Perchè dinanzi a te piangendo vegno,
Qui non l' assegno; chè veder lo puoi,
Se guardi agli occhi miei di pianto molli;
Se guardi alla pietà ch'ivi entro tegno;
Se guardi al segno - ch'io porto de'tuoi.
Deh! se paura già co'colpi suoi

M'ha cosi concio, che farà 'l tormento?
S'io veggio il lume de' begli occhi spento,
Che suol essere a'miei si dolce guida,
Ben veggio che'l mio fin consenti e vuoi:
Sentirai dolce sotto il mio lamento:
Ch'io temo forte già, per quel ch'io scnto,
Che
per aver di minor doglia strida,
Vorrò morire, e non fia chi m'uccida.

3.

Morte, se tu questa gentile uccidi,
Lo cui sommo valore all'intelletto
Mostra perfetto ciò che 'n lei si vede,
Tu discacci virtù, tu la disfidi;
Tu togli a leggiadria il suo ricetto;
Tu l'alto effetto-spegni di mercede;
Tu disfai la beltà ch'ella possiede,

La qual tanto di ben più ch' altra luce,
Quanto conven, ch'è cosa che n'adduce
Lume di cielo in creatura degna:
Tu rompi e parti tanta buona fede
Di quel verace Amor, che la conduce ;
Se chiudi, Morte, la sua bella luce,
Amor potrà ben dire ovunque regna:
Io ho perduto la mia bella insegna.

4.

Morte, adunque di tanto mal t'incresca, Quanto seguiterà se costei muore ;

Che fia 'l maggiore si sentisse mai.

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Distendi l'arco tuo sì, che non esca
Pinta per corda la saetta fuore,

Che per passare il core messa v' hai.
Deh! qui mercè per Dio: guarda che fai :
Raffrena un poco il disfrenato ardire,
Che già è mosso per voler ferire

Questa, in cui Dio mise grazia tanta.
Morte, deh! non tardar mercè, se l' hai
Chè mi par già veder lo cielo aprire,
E gli angeli di Dio quaggiù venire,
Per volerne portar l' anima santa
Di questa, in cui onor lassù si canta.

5.

Canzon, tu vedi ben com'è sottile

Quel filo, a cui s' attien la mia speranza,

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Muovi, novella mia, non far tardanza;

Ch' a tua fidanza

s'è mio prego mosso: E con quella umiltà che tieni addosso Fatti, novella mia, dinanzi a Morte, Sicchè a crudelità rompa le porte, E giunghi alla mercè del frutto buono. E s'egli avvien che per te sia rimosso Lo suo mortal voler, fa' che ne porte Novelle a nostra donna, e la conforte; Si ch' ancor faccia al mondo di sè dono Quest' anima gentil, di cui io sono.

PARTE SECONDA.

CANZONI APPARTENENTI AL CONVITO.

CANZONE I.

1.

Voi che, intendendo, il terzo ciel movete,
Udite il ragionar ch'è nel mio core,
Ch'io nol so dire altrui, si mi par novo.
Il ciel che segue lo vostro valore,
Gentili creature che vo' siete,

Mi tragge nello stato, ov' io mi trovo;
Onde il parlar della vita ch' io provo
Par che si drizzi degnamente a vui:
Però vi prego che lo m'intendiate.
Io vi dirò del cor la novitate,
Come l'anima trista piange in lui,
E come un spirto contra lei favella,
Che vien pe' raggi della vostra stella.

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