Sayfadaki görseller
PDF
ePub

DI

DANTE ALIGHIERI

NUOVAMENTE RIVEDUTE NEL TESTO

DAL

DR. E. MOORE

ACCADEMICO CORRISPONDENTE DELLA CRUSCA;

SOCIO DELL' ACCADEMIA BRITANNICA

CON INDICE DEI NOMI PROPRI E DELLE COSE NOTABILI

COMPILATO DAL

DR. PAGET TOYNBEE

TERZA EDIZIONE

PIÙ ESTESAMENTE RIVEDUTA

OXFORD

NELLA STAMPERIA DELL' UNIVERSITÀ

M DCCCC IV

A

HARVARD

COLLEGE
LIBRARY

45*310

LONDRA

ENRICO FROWDE, EDITORE

r

PROEMIO DELL' EDITORE

ALLA PRIMA EDIZIONE

In questa edizione di tutte le opere di Dante, o meglio di tutte quelle che sono generalmente a lui attribuite, i Direttori della Stamperia dell' Università di Oxford hanno voluto mettere nelle mani degli studenti un volume portatile, e quasi tascabile; ed allo stesso tempo offerir loro un testo riveduto e corretto coll' aiuto delle ricerche le più recenti della critica moderna. Il presente editore non ha potuto intraprendere un esame nuovo ed independente del testo di queste opere tutte. Nè peraltro, nel caso di alcune di Dovette anche tralasciare queste, sarebbe stato un tal lavoro necessario.

di occuparsi della lotta gravissima sostenuta durante parecchi anni in Italia ed in Germania sull' autenticità delle varie opere minori dell' Autore. In consequenza egli ha creduto meglio di ristampare tutta la materia ordinariamente inclusa in edizioni complete delle opere di Dante.

Si trova qui anche la Quaestio de Aqua et Terra, della quale non si è mai conosciuto alcun testo a penna, e su cui non si ha la menoma evidenza autorevole, trovandosi questa opera menzionata per la prima volta circa dugento anni dopo la morte del supposto autore. Anche sulla maggior parte delle Epistolae e del Canzoniere non giunta fino a noi evidenza da porci in grado di decidere 'nè al sì nè al no': ed è da condannarsi il 'dogmatismo negativo' dei critici recenti, non meno che la troppa facile credenza degli antichi. In tal caso non sarebbe savio nè prudente quello

Che senza distinzion afferma o nega,
Nell' un così come nell' altro passo.

Per noi è bastato seguire senz' altro l' accettata tradizione.

Alla robaccia intitolata Il Credo, I sette Salmi, ec., mal volentieri abbiamo dato posto in questa edizione, ma ci è parso meglio non ommettere nulla di ciò che il lettore potrebbe richiedere in una edizione cosidetta completa delle opere di Dante. L'unica eccezione si trova nel caso della solitaria epistola scritta nel Volgare, intitolata 'a Guido da Polenta,' la quale di certo nessuno esiterebbe di condannare nei termini energici dello Scartazzini, come 'sciocca impostura.'

Inquanto alla condizione dei vari testi delle diverse opere di Dante, è da giudicarsi in modo molto differente. Alcune sono state già sufficientemente lavorate per la cura e le ricerche altrui. Abbiamo dunque ripetuto quasi letteralmente il testo Wittiano della Vita Nuova e della De Monarchia. Per il permesso di servirci di questi due testi e ristamparli quasi tal quale, i distinti ringraziamenti dei Direttori e dell' Editore sono dovuti alla cortesia dei Signori Brockhaus di Lipsia, e Braumüller di Vienna. Similmente le Epistolae, la Quaestio, ed i Poemi Minori sono stati riprodotti con piccolissime variazioni sul testo del Fraticelli; ed anche della licenza conceduta loro a questo fine dai Signori Barbèra e Cia di Firenze essi sono obligatissimi.

Nel De Vulgari Eloquentia, adottando generalmente il testo del Fraticelli, l' abbiamo corretto coll' aiuto del Codice di Grenoble, recentamente riprodotto in facsimile dal Dr. Prompt, tenendo conto inoltre delle sue note critiche, che si trovano nel Proemio di quest' opera. Anche la punteggiatura assai confusa del Fraticelli è stata riveduta.

L'indice è stato compilato dal Signor Paget Toynbee; e di questo coròllario utilissimo all' edizione sono molto tenuti i Direttori a questo egregio e benemerito Dantofilo, siccome di certo lo sarà anche ciascun lettore. Resta a dire del Canzoniere, della Divina Commedia, e del Convivio.

Il testo del Canzoniere è virtualmente quello del Fraticelli, ma questo è stato ritoccato, ed anche la disposizione delle composizioni riordinata, dal valente Dantofilo Signor York Powell.

Il testo della Divina Commedia abbiamo fondato―e chi potrebbe farne altrimenti, se non volesse 'far ritroso calle'?—su quello del Witte, Berlino, 1862. Ma l'illustre editore di quel testo sarebbe stato il primo a confessare di non potersi vantare di completezza su questo lavoro, non ostante ch' esso sia un avanzamento importantissimo sopra tutte le edizioni anteriori. Lo stesso Witte dice nei suoi Prolegomeni (p. lxxx), 'Quattro testi formano l'unico fondamento della presente edizione. Non vi è parola, non sillaba, che non si appoggi sull' autorità di almeno uno di quei testi.' E soggiunge un po' di sotto che alcune (benchè rarissime) volte si sia attenuto ad una lezione di questi manoscritti quantunque non fosse quella che esso credeva certamente da preferirsi. Ma non si devon chiudere gli occhi all' immenso spoglio di varianti che la diligenza di parecchi Dantofili ha tratto da diversi codici in questi ultimi anni. Fra altre mi son servito dappertutto delle varie lezioni già pubblicate nel mio lavoro sul Textual Criticism of the Divina Commedia, e di moltissime altre da me accumulate da qualche anno dopo la pubblicazione di quello. Nè sarebbe in alcun modo derogare all' eccellente testo del Witte, fondato sul principio insufficiente sopradetto, se dopo le ricerche fatte da tanti e tanti studiosi per una trentina d' anni è stato necessario d'introdurvi un numero considerevole di emendazioni.

Ma sopra il testo del Convivio che la più grave difficoltà è sopravvenuta, ed in questa parte il testo qui stampato si trova interamente riveduto e ricostrutto, coll' aiuto dei sussidi dei quali parleremo più avanti. Quanto

ai testi a penna, gli errori madornali degli amanuensi-uomini sovente ignoranti e trascurantissimi—hanno lasciato in parecchi luoghi un pretto garbuglio di parole stravolte nell' ordine e perfino nella forma. Ma per quanto sia scorretto il testo nei codici, è stato reso molto peggiore dalla licenza sfrenata delle congetture degli editori. Questi, trovandosi qui liberi dalle restrizioni imposte da ritmo e da rima (come sono imposte, per esempio, nella Commedia), hanno trasmutato e rifatto il testo in tal modo che molte e spesse volte l'autore stesso non lo riconoscerebbe. Basta leggere qualche pagina delle note del Giuliani, al quale tocca principalmente una tal censura, e se ne troverà la prova dappertutto. In minor grado si potrebbero rimproverare similmente gli editori Milanesi: e neppure il benemerito Dr. Witte, nelle sue emendazioni del testo del Convivio, ha imposto alle sue congetture il solito 'fren d'arte.'

Per la revisione del testo così depravato, i sussidi soprannominati sono sventuramente assai scarsi, almeno per un editore Inglese. Non esistono in Inghilterra che due codici del Convivio. Dell' uno il presente editore è il fortunato possessore; l'altro appartiene alla Collezione detta 'Canonici' nella Biblioteca Bodleiana ad Oxford. Il testo presente è fondato (1) sulla fede di questi due codici, ora per la prima volta confrontati; (2) sulle notizie delle lezioni di parecchi altri codici autorevolissimi, somministrate in molti luoghi difficili qua e là dalle note critiche delle edizioni priori, e principalmente di quelle del Fraticelli e del Giuliani; (3) ci siamo anche serviti delle nuove e delle vecchie Centuriae correctionum del Dr. Witte, e del Saggio degli editori Milanesi, ecc.

I due codici Inglesi meritano una breve descrizione. Il primo porta la data di 1463 0 1493, essendo la posteriore probabilmente la data vera. Apparteneva anticamente a Pier Antonio di Benedetto di Piero Buonaparte, il cui autografo si legge sul frontispizio, e che visse sul principio del cinquecento. È fortunato che i testi di questi due codici non paiono essere di stretta parentela; piuttosto appartengono, a mio avviso, a famiglie differenti. Il mio accorda spesse volte coll' eccellente codice Riccardiano, tanto lodato dal Fraticelli, ed anche col codice Kirkup citato dal Witte e dal Nannucci1. Eppure l'ordine delle parole differisce dappertutto dal testo volgare, e questi cambiamenti frequentissimi, ma di poca importanza, hanno l' aria d'essere stati introdotti dal capriccio dell' amanuense. In somma, mi pare che sia copiato trascuratamente da un buon tipo originale. Il codice Bodleiano tiene più del testo volgare, come lo si trova registrato dagli editori critici sopradetti. È senza data, ma pare che sia anteriore all' altro.

Nella riformazione del testo il mio principio fondamentale è stato questo. Per quanto fosse possibile, non ammettere nel testo nessuna parola, o che non si legge in alcun codice, o almeno che non si può derivare da ciò che vi

1 Qui si riferisce ad una raccolta di varianti di questo codice nei due primi Trattati, postillate di proprio pugno del Prof. Nannucci sul margine di un esempio del Convivio nella Biblioteca Tayloriana ad Oxford.

« ÖncekiDevam »