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LA MOLLA MAGNETICA.

[1828].

Amore è morto al mondo, e par che dorma,
Per quello che ne pensano parecchi:
Io poi so che prepara una riforma,
E che, noiato degli arnesi vecchi,
Buttò nel fuoco il solit' arco, e invece
Udite, donne mie, che diavol fece.

Piccola molla immaginò, che mossa
Scatta veloce e lungamente oscilla,
Propagando quel moto e quella scossa,
Come se fosse elettrica scintilla,

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Questa poi qua e là nel corpo umano

In mille parti, in mille modi ascose,
Nei piedi a questo, a quello in una mano,
A chi più su, a chi più giù la pose;
Uno l' ebbe di dentro, uno di fuori,
Uno davanti, un altro a posteriori.

Poi legar seppe e combinar si bene

Le fibre con la molla in armonia,
Che come il sangue al cuor va per le vene
E refluisce per contraria via,

Cosi da quella il moto ai sensi dentro

Passa, e ritorna dalle parti al centro.

Scatta la molla, e una dolcezza, un tremito
Serpe occulto per l'ossa e per la fibra,
E lieve lieve con soave fremito

Le corde del piacere allenta e vibra;
E il cor che in tanta voluttà si scuote
Si palesa per gli occhi e per le gote.
Il segreto d'amore, il talismano

Che gli affetti fa sorgere ad un tratto,
E della simpatia tutto l'arcano
Consiste unicamente in quello scatto;
In quello scatto magico e gradito,
Che non s'intende se non è sentito.

Tocchi la molla all' idolo adorato,

Chi desia dell' amor gustare il frutto;
La donna ama quel tocco, ed è provato
Che toccata la molla, è fatto tutto;
Ma docile in amor non la sperate,

Se la molla fatal non le toccate.

E a dirla, questa molla è un certo arnese,
Che quando non è messa in pelle in pelle,
Non si può venir subito alle prese,

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E si dà facilmente in ciampanelle;
Anzi spesso . in quel contrasto,
È meglio chiuder gli occhi e andare al tasto.

Gran destrezza ci vuole, e un po' di flemma,

E mano esercitata e faccia tosta,
Entrando in giuoco, usar lo strattagemma
Colle figure di tentar la posta:
Scartare i setti: se il profitto è poco,

Passar la mano ed aspettar buon giuoco.

Il verso intiero, ma cancellato diceva: Spesse volte trovandosi a contrasto.

Vi narrerò il casetto d' un amico,

Che non è punto uno stinco di santo;
Lo dice a tutti, e anch' io però lo dico:
Poi finirò, per non noiarvi tanto :
Con le parole sue lo metto qui:

Gliel' ho sentito raccontar così.

« Vado al ballo una sera, e trovo pieno » Di gente d'ogni risma e d'ogni conio: >> V' era Gigia fra le altre, un capo ameno, » Più armeggiona e più furba del demonio: » Tale insomma, e lo sa chi la conobbe, » Da far perder la flemma ancora a Giobbe.

» Era la sala il consueto buco:

» Ed io che non so stare a quella pigia,
» Mi ritiro in un canto e m' introduco
» A un tavolino di bambara: Gigia,
>> Confusa fra quel turbine di gente,
>> Ballava e schiamazzava allegramente.

» Stanca poi di ballar, questa monella

>> Entra in gioco e si pianta a canto a me;

» Io restava sull' angolo, e la bella

» A destra mi sedea sul canapé,

» Di modo che fra l' uno e l' altro posto
» Un piè del tavolino era frapposto.

» Io la guardava attento e almanaccava,

» Cercando un mezzo d' entrare in materia: >> Accorta della ragia, essa giocava Squadrandomi sott' occhio, e seria seria

» Tirava avanti come niente fosse.

>> lo non potendo più stare alle mosse:

» Madama, cominciai, come le va?

> - Male, ma male assai: da questa parte
» C'è proprio la sperpetua - Eh! già si sa,
» Chi ha fortuna in amor non giuochi a carte.
Che! come c'entra? — Eppur sarà così,

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Animo, lesto, 'scarti e badi lì.

Mi creda, seguitai, tanta' beltà.....

» La prego a risparmiarsi il complimento. - Oh non è complimento, è verità.

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Sarà come le piace; animo, attento.

-Se non bado a giuocar son compatibile. >> Cosi vicino a Lei com'è possibile?

» Ma Gigia a muso duro, attenta al giuoco,
>> O delle frasi mie non soddisfatta,
>> Non mi volea badar punto nè poco;
» Parlava agli altri, faceva l' astratta.
» Piccato da quell' aria altera e stramba,
>> Strinsi l'assedio ed allungai la gamba.
>> Trovai duro e pigiai: bene, per bacco!
>> Dissi dentro di me, dunque ci sta;
>> E replicando l' amoroso attacco,
>> Ci messi tanta forza ed ansietà,
>> Che il tavolin si mosse e fece cricche,
>> Ed io rimasi li come Berlicche.

>> Tremarono i doppieri e le candele,
» E dimandaron tutti: o cos'è stato?
>> lo confuso mi vôlsi alla crudele,
>> Confessando cogli occhi il mio peccato,
» E vidi che si scosse e si riscosse,

>> Coi labbri bianchi e colle gote rosse.

' Le parole e i versi che qui ed altrove sono in corsivo, erano cancellati nell' originale, e noi li abbiamo riportati per mantenere il senso non interrotto.

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