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stumi del Globo intiero, ammirandovisi le rarità dell' Asia, dell'Egitto, della Grecia, e di tutte le altre parti della Terra. Così per altissimo consiglio della Provvidenza divina fu aperta la via al lodevolissimo costume, col quale la Religione Cattolica ha poi stese amorosamente le braccia verso ogni Nazione, affinchè tutti i Popoli si accostumassero a rispettarla, e ad obbedire nel tempo stesso alla nostra Roma, antico Porto, ed Asilo sicuro di tutte le Genti, e poi Madre, e Maestra universale de' Fedeli, per la Cattedra supre na del Capo visibile della Chiesa, ivi col superno volere fondata, e mirabilmente conservata, già da dieciotto Secoli, ad onta delle più violente scosse, e vicende.

Pertanto, acciocchè mai niuno potesse dirsi Forestiere in questa Città, Patria comune, centro, e rifugio di tutta la Cristianità, fino da' tempi più remoti, furono instituite le Scuole de' Greci, dei Franchi, de' Sassoni, de' Germani, degl' Inglesi, de' Longobardi, e de' Pellegrini di tutte le altre Nazioni, per commodo delle quali furono aperte, Chiese, Ospizj, Ospedali, e Cemeterj, ed eretti in appresso anche numerosi Collegj, sopra de' quali primeggia quello di Propaganda Fide, che abbraccia gli Alunni di tutte le parti, formando il Seminario del Capo della Chiesa universale. Onde chiunque entrava in questa Metropoli del Cristianesimo, trovava subito il suo Tempio Nazionale, che poteva frequentare da sano; l'annesso Ospedale, per esservi assistito da infermo; e il Cemeterio, per riposarvi defunto (1)..

Di questo privilegio non restò priva l'inclita Nazione Bolognese, insignemente benemerita della Religion Cattolica, e che può vantarsi di aver prodotti, oltre molti Porporati (2), Vescovi, Prelati, Senatori, Generali, Dottori (3), ed Uomini chiarissimi, che la illustrarono in ogni classe (4), sette Pontefici d'immortal ricordanza (5).

(1) Theodorus Amidenius de Pietate Romana. Romae typis Jo. Mascardi 1625. 12. Camillo Fanucci Opere Pie di Roma 1602. 8. Bart. Piazza Opere Pie. Roma 1698. 4. (2) Gio. Niccolò Pasquali Alidosi i Sommi Pontefici, Cardinali, Patriarchi, Arcivescovi, e Vescovi Bolognesi, dall'anno 270. fino al 1621. Bologna per Niccola Tebaldini 1628. 4.

(3) L' Alidosi nel Frontespizio de' suoi Dottori Bolognesi di Legge Canonica, e Civile, pose sotto l'imagine di S. Pietro questo Verso, Petrus ubique Pater, Legumque Bononia Mater. Serie Cronologica de' Dottori aggregati al Collegio de' Teologi. Nel Diario Bolognese del 1785, e sul fine di quello del 1787, e del 1788.

(4) I Cavalieri Bolognesi di tutte le Religioni, e Ordini, con l'origine, principio, dignità, onori, memorie, e morte di alcuni di loro, per fino all'anno 1616. Bol. per Bart. Cocchi 4. Serie cronologica de' Principi dell' Accademia de' Filarmonici. Al fine del Diario Bolognese del 1776. Pompeo Scipione Dolfi Cronologia delle Famiglie nobili di Bologna. Maurus Sarti de claris Archigymnasii Bononiensis Professoribus. Bonon. ex typ. Laelii a Vulpe. Franc. Zanotti De Bononiensi Scientiarum, et Artium Instituto, atque Academia Commentarii T. V.

(5) Lucio II. della Famiglia de' Caccianemici, eletto nel 1144; che governò la Chie

Nell'Isola Licaonia, soggetta alla giurisdizione del Card. Vescovo di Porto, esisteva fin dall'ottavo secolo, una Chiesa denominata di S. M. in Julia, uffiziata da un Arciprete con varj Canonici.

Vicino ad essa, furono donate nel 1280 varie pezze di terra alla B. Santuccia de' Terrabotti di Gubbio, Abbadessa delle Monache della Congregazione del B. Sperandio, Abbate di S. Pietro di Gubbio, e Riformatore della Regola di S. Benedetto. Nel 1293 dal Gran Maestro de' Templarj Fra Giacomo de Mollayo, che ne possedeva il dominio, fu donata alla medesima questa Chiesa con tutte le sue adjacenze, ch'erano di pertinenza del suo Ordine. Vi restò nondimeno l'Arciprete con i Canonici, fino al 1381, in cui Urbano VI. li soppresse, confermando alle Monache il possesso del Monastero, e della Chiesa, che già avea incominciato a chiamarsi di S. Gio. in Licaonia. Esse vi restarono fino al Sacco deplorabile della Città, che le costrinse a ricoverarsi altrove. Quantunque poi vi ritornassero, non vi si poterono mantenere, per non aver modo di ripararne i gravissimi danni sofferti dalle Fabbriche, e per le frequenti alluvioni del Fiume. E però nel 1573 furono trasferite a S. Anna de' Funari da Gregorio XIII, il quale nel 1575 approvò la Confraternita de' Bolognesi, che essendo venuta in Roma per l'acquisto del Giubileo, fondarono in questa Chiesa la loro pia unione, sotto il titolo di S. Gio. a Porta Latina. Ivi rimasero fino al 1581, in cui acquistarono la Chiesa di S. Tommaso degli Spagnuoli, detto ancora della Catena, dove trasferirono la loro residenza, con aver aggiunto il titolo di S. Petronio a quello di S. Giovanni, essendo poi subentrati nella Chiesa di S. Gio. Calibita i Padri Fate ben Fratelli, che prima dimoravano a S. M. della Sanità, poi detta di S. Efrem, ora di S. Antonio, nella via Felice, verso la Basilica Liberiana.

La Storia di questa società, le di cui adunanze non sono state dirette soltanto ai divoti esercizj di una soda, e fervente pietà, ma alla pratica ancora la più edificante di doveri, inspirati dalla

:

sa Mesi 11; e giorni 14. Onorio II. nato nel Territorio di Bologna, che creato nel 1224, resse la Chiesa anni 5. e giorni 18, o 25. S. Pio V. oriundo della Casa Ghislieri di Bologna, eletto nel 1566; che resse la Chiesa a. 6. m. 3. g. 24. Gregorio XIII. Boncompagni, creato nel 1572, che regnò a. 12. m. 10. g. 28. Innocenzo IX. di Casa Facchinetti cr. nel 1591; che governò la Chiesa, poco più di un bimestre. Gregorio XV. Ludovisi, cr. nel 1621, che governò la Chiesa an. 2. m. 5. Benedetto XIV. Lambertini cr. nel-1740 il quale regnò an. 17. m. 8. g. 16. La Sagrestia della Chiesa de' SS. Gio., e Petronio è ornata de' loro Ritratti, fra i quali è anche quello di Alessandro V. di Casa Filardi, benchè di Candia, cr. nel 1409, il di cui Pontificato durò Mesi 10, e giorni 8. Benedetto XIV. nel T. III. del suo Bollario, Const. IV. Coll' autorità di Ghirardacci, del Sigonio, e del Masini, lo chiama suo Compatriotta; perchè trovandosi vicino a morte in Bologna, esclamò, che Dio gli facea terminare i suoi giorni nello stesso luogo, in cui gli avea incominciati.

natura, e prescritti dalla Religione verso gl'infelici, meritava certamente di esser tramandata alla memoria della più tarda posterità.

Per rendere poi il mio lavoro più utile, e più dilettevole, che per me si potesse, mi sono studiato di spargervi altre notizie analoghe all' argomento, e di arricchirlo con varie note.

Fin dal 1775 essendo io venuto ad abitare in una Casa contigua a questa Chiesa, non solo l'ho sempre frequentata in tutto il tempo, in cui è stata aperta; ma me ne sono presa tutta la cura, eziandio nelle due epoche della invasione di questa Città, in cui è rimasta chiusa. Nel 1806 ho fatto ristampare il Libretto della preparazione alla Festa del S. Natale, ad imitazione di S. Caterina da Bologna. Poscia ho fatto incidere in contorno il Rame del famoso Quadro del Domenichino, che ne formava il principale ornamento, per darne un'idea, che possa servire di qualche compenso alla sua lontananza, e formi ancora il pregio principale di questo Libro. Nè contento di questo, ho studiosamente raccolto le Notizie relative alla sua origine, ed alle sue vicende. E per rendere più interessante il mio lavoro, ho aggiunto per Appendice tutte le Iscrizioni Bolognesi, ommesse dal Ch. P. Ab. Pier Luigi Galletti, poi Vescovo di Cirene, il quale nel 1759 pubblicò una collezione di quelle, che allora esistevano in questa Città; avendole io ricavate da quelle riferite dal Conte Gio: Fantuzzi, che le ha tratte da' MSS. di Gio: Giuseppe Fantuzzi, e di Flaminio Scarselli, che si conservano nella Biblioteca dell' Instituto, e ricopiate dalle Chiese di questa Città, dove sono state collocate dopo la pubblicazione di quella raccolta.

Finalmente, essendomi sempre più affezionato a questa Chiesa, per aver fatto acquisto della Casa (1), finora da me abitata, con İstromento rogato a' 10 d' Ottobre del 1821, dal Notajo Sig. Francesco Fiammetta, e per aver ottenuto dalla singolare benignità del vigilantissimo Governatore della medesima Mons. Alessandro de'Principi Spada, Uditore della S. Rota, e del Sig. Avv. Ignazio Alberghini, zelantissimo Deputato, la facoltà di aprire un Coretto, che corrisponde sopra la Cappella laterale di S. Giuseppe, ho risoluto di darle alla luce; giacchè la Divina misericordia si è degnata di prolungare i miei giorni, ed accordarmi il tempo di produrle, a sfogo della mia divozione verso i SS. Giovanni, e Petronio, e del

(1) Nell' ingresso della medesima vi ho posta questa Iscrizione

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AMICIS

O VTINAM CELEBRER FIDIS EGO SEMPER
PARVA LICET NVLLO ET NOMINE, CLARA DOMVS

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mio genio, e trasporto verso la dotta Bologna, Madre de' dotti, e piena sempre di dottrina, e verso tutta l'illustre Nazione Bolognese.

Io però ben comprendo, quanto poco sarà plausibile al giorno d'oggi il mio lavoro, e quanto poco onore mi possa ripromettere, per averlo intrapreso. Le Storie delle Chiese, e le descrizioni delle cose sacre, più non allettano, nè sono certamente sul gusto del Secolo, in cui viviamo. Poichè pur troppo i Libri di questo genere, comunemente o si disprezzano, o si lasciano, come inutili, nella polvere delle Biblioteche; e se alcuno ne viene talvolta di nuovo alla luce, appena trova luogo, fuor della cella di qualche solitario. Ma io non ho scritto per quelli, che pensano in questo modo; bensì però per le persone dabbene, che avendo forse meno di erudizione, ma più di fede, si dilettano de' Libri di cose sante, e divote; che li cercano con avidità; e che li leggono con profitto.

Voglia dunque il Cielo, che questa mia fatica non sia infruttuosa; e che i luminosi esempj di pietà, e di generosità, che saranno da me riferiti, possano eccitare specialmente i viventi Bolognesi, a seguire le orme gloriose de' loro Antenati, per accrescere sempre più, con le pie e benefiche loro largizioni, lo splendore, ed il culto di questa loro Chiesa Nazionale!

CAPO I

Chiesa di S. Maria in Julia, detta poi di S. Giovanni Calibita nell' Isola Licaonia, donata dal Gran Maestro de' Templarj Giacomo de Mollayo alla Beata Santuccia de' Terrabotti di Gubbio, che vi fondò un Monastero, poi trasferito da Gregorio XIII a S. Anna de' Funari.

Da Anastasio Bibliotecario, nella Vita di Leone III, il

qua

le creato nell'anno 795, governò la Chiesa anni 20, mesi 5, e giorni 16, si nomina il Monastero di S. Maria in Julia, in questo modo (1). Ipse vero almificus Praesul in Monasterio S. Mariae, quod appellatur Juliae, fecit Canistrum ex argento, pensantem Libras II.

Si ricava poi dai seguenti passi, estratti dalle memorie dell'Archivio del Monastero di S. Anna de' Funari, che la Chiesa annessa fu anticamente uffiziata da una Collegiata.

Anno 1543, Januarii 29, Bobo Joannis Pauli, donavit Religioso Presbytero Ecclesiae S. Mariae in Julia, Domino Benedicto, unum hortum.

Anno 185, Maij 3, Stephanus de Ferrarinis donavit unam vineam D. Gerardo Archipresbytero Monasterii S. Mariae, et Anastasii, quod vocatur de Julia.

An. 1237, Augusti 2, bonus homo Presbyter S. M. in Julia locavit unam domum Oddolinae.

Presso l'Ughelli (2) si legge, che Robertus Domini Rainaldi subscripsit donationi, quam fecit Joannes Comes Ceccani, Abbati S. Mariae de Flumine (3).

Dal Rainaldo si narra al num. XXIV lo strepitoso combattimento accaduto nel 264 fra Pietro de Vico, e Giovanni di Savello nell' Isola Licaonia sottoposta alla giurisdizione del Vescovo di Porto, come risulta da un Diploma di Lione IX, eletto nel 1049, diretto al Vescovo Giovanni, ove gli scrisse (4), confirmamus.... totam Insulam, quae vocatur Lycaonia, ubi est Ecclesia S. Joannis Baptistae, et S. Adalberti.

1

(1) Jo. Vignoli Liber Pontificalis, seu de gestis Rom. Pont. Romae 1752. 4. Tom. II. N. LXXVII. p. 291.

(2) Ital. Sacr. T. 1. p. 486, circa finem.

(3) Ord. XII. Cencii Camerarii apud Mabillon T. II. Mus. Ital. p. 206. Lubinus in Abbatiarum Italiae brevi notitia. Romae 1693. 4. p. 336. Floravant. Martinelli Roma ex ethnica Sacra. Romae 1653. p. 60, ac de Templis sanctorum obsoletisin Urbe. ibid. p. 372. (4) Ughelli Ital. Sacr. T. I. p. 117. 123. Bullar. Privil. ac Diplom. Rom. Pont. T. I. p. 330. Casimiro da Roma Mem. de' Frati Min. della Prov. Rom. p. 272.

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