Sayfadaki görseller
PDF
ePub
[ocr errors]

per compagnia mia altri, che sospetti, e disgusti in tre giorni sono arrivato tanto di buon'ora, che commodamente poteva giungere a Roma ma tanto maltrattato, che mai pensava di vivere più. L'aiuto di Dio, con quello della buona sede di quest' aere di Belvedere accompagnata con la bontà della Casa Aldobrandini, ricordandosi di una sua creatura, mi hanno ristaurato di modo, che più non sento, se non salvezza, e scampo. Io scriverei al Signor Cardinale, ma la mia penna non ardisce. V. S. con la viva sua voce supplirà per me nelli miei mancamenti; la ringrazio dell'offerta della stanza, ed altre carezze che la sua amorevolezza sa fare. Come mi sentirò più assicurato, darò una volta a Roma; e per fine, raccomandandomi, me le offero suo servo.

[ocr errors]

Un Sacerdote dell' Oratorio di S. Girolamo della Carità lo distolse dalla risoluzione di tornare a Bologna, e lo trattenne in questa Città, per dipingere quel famoso Quadro. Il Possino lo stimava all'ultimo segno, annoverandolo fra i capi di opera dell'arte, dopo la Trasfigurazione di Raffaele, e la deposizione della Croce di Daniele da Volterra; protestandosi di non conoscere altro Pittore, che più di lui riuscisse nell' espressione. Andrea Sacchi giugneva ad anteporlo alla stessa Trasfigurazione. Onde non è meraviglia, che su la scorta de' giudizj di Uomini cosi grandi, anche Monsignor Bottari (1) lo chiami uno de' più gran Maestri, che vanti aver avuti la Pittura, e si dichiari di stimarlo quasi sopra ogni altro Pittore, dopo Raffaello.

Questa Pittura fu fatta in competenza di un'altra di Agostino Caracci, su lo stesso argomento. Il Lanfranco, geloso della gloria del Domenichino, divulgò, che ne avea presa tutta l'idea da quella del Caracci, di cui fece il disegno, che poi fu inciso dal suo allievo Francesco Perrier, per render più manifesto, com' egli diceva, il plagio del Dominichino. Ma chiunque ne fa il confronto, ne conosce la differenza. Ambedue furono pagate soli cinquanta Scudi per ciascheduna, e talmente disprezzate, che sappiamo dal Bellori (2), che li Certosini di Bologna furono per esitare quella del Caracci; e quest' altra, in vece di essere collocata nell' Altare, per cui era destinata, fu appesa in una Carbonaia, come ci assicura il Malvasia (3). Sono anche celebri le altre sue pitture di S. Cecilia, delle 4. Virtù Cardinali nella Chiesa di S. Carlo ai Catinari, del S. Sebastiano, e quelle specialmente fatte nella Cupola della Cattedrale in Napoli (4).

Il Domenichino impiegava gran tempo nel lavoro delle sue Ope

(a) Dialoghi del Disegno p. 4. 225.

(3) Felsina Pittrice T. II. p. 316.

(2) Vite de' Pittori p. 309.

(4) Baglioni p. 381. Elogio nel T. IX della serie de' 300 Elogi e Ritratti degli Uomini più illustri in Pittura, Scultura, ed Architt. p. 69, e nell' Abecedario Pittorico Fir. 1776. 4. p. 314.

re, ed i suoi rivali dicevano, che tirava l'aratro. Antonio Caracci però lo paragonava ad un Bue. Ma il suo fratello Annibale, che sotto questa apparente lentezza di spirito travedeva i suoi rari talenti, gli rispose, che questo Bue avrebbe lavorato sotto la sua direzione un campo così ubertoso, che avrebbe un giorno dato il più gran nutrimento alla Pittura.

Egli era sempre immerso in profonde meditazioni. Anche passeggiando per le strade andava pensando ai soggetti, che avea a dipingere, ed esaminava attentamente le cose, che agli altri sogliono sembrare le più triviali. Onde non intraprendeva i suoi lavori, se prima con la mente non avea ridotto a perfezione tutto il complesso delle sue pitture. Si lagnarono i Teatini, che da molto tempo non andava più a dipingere nella loro Chiesa di S. Andrea della Valle (1); ma egli rispose: E pure io la sto dipingendo continuamente

entro di me.

Era sopra tutto eccellente nell'arte di esprimere le differenti passioni. Poichè si studiava di eccitarle prima con la forza più energica entro se stesso, per trovarne il modello. Onde or si vedeva ridere, or piangere, ed ora divenir furibondo, e allegro secondo i diversi soggetti, che doveva rappresentare. E però è giunto a meritare di essere contraddistinto, col titolo d'impareggiabile Pittor degli affetti.

Egli era stato tenuto a battesimo dal Card. Francesco Barberino, il quale per mezzo del Cav. Cassiano dal Pozzo gli mandò in regalo 40 Scudi (2); e lasciò una sola figlia, che di poi nobilmente maritò in Napoli. Il suo allievo Gioacchino de Sandrart ne ha prodotto l'elogio, e il ritratto, chiamandolo il suo Angelo tutelare (3).

Era modesto nel suo contegno, sobrio nel vitto, e nel vestito, parco nè biasimi, e nelle lodi. La sua divisa era lauda parce, vitupera parcius. Nondimeno gl' invidiosi suoi emoli ricolmarono tutta la sua vita di amarezze, ed inquietudini. Onde la sua abilità fu superata dalla sua sventura.

In Napoli, ov'era andato per dipingere la Cappella di S. Gennaro, detta del Tesoro, che poi non potè ultimare, ricevette da' Pittori di quella Città, che di mal animo soffrivano di vedersi posposti ad un forestiere (4), le più indegne mortificazioni, che lo fecero morire di crepacuore, ma non di veleno, come fu sospettato,

nel 1641, in età di anni 60. Lasciò nondimeno, oltre il suo mobilio, un capitale di 20000 Scudi, che dimostrò, che la sua pro

(1) Possessi Pontif. p 518. (2) Lettere Pittoriche. Milano 1822. T. I.
(3) Academia nobilissimae Artis Pictoriae. Norimb. 1681. fol. p. 186. 38o.
(4) Tiraboschi Stor. Letter. T. VIII. p. 344.

p. 356.

fessione non gli era riuscita si infelicemente, come si vociferava. Potranno trovarsi, da chi le bramasse, più estese notizie delle sue Opere nella Vita, che ne hanno scritta, Gio: Pietro Bellori (1), e Gio: Battista Passeri (2), oltre Francesco Milizia (3), il Lanzi (4), e la mia Aria di Roma (5).

CAPO XIV

Aggiunta del Titolo di S. Petronio al nome della Chiesa, e dell'Archiconfraternita. Scrittori in lode del Santo. Pitture de' due Altari laterali, e della Cupola; descrizione delle sue pratiche di pietà.

Dopo che fu esposta questa stupenda Pittura alla pubblica

vista, per esservi effigiato il Santo Vescovo di Bologna (6), unitamente a S. Giovanni, la Chiesa incominciò a prendere la denominazione dell' uno, e dell' altro, che mai s'incontra nelle Memorie precedenti ad Urbano VIII, dove si è già veduto, che si nomina soltanto sotto il titolo di S. Gio. Evangelista. Ma però, quantunque siasi già dimostrato, che il Quadro fu esposto al fine del 1629; pure nella conferma degli Statuti fatta al 1. di Gennajo del 1636, ed anche da un fatto accaduto nel 1654, e raccontato dal Gigli, apparisce, che ancora seguitava a denominarsi col solo titolo di S. Gio. Evangelista .

La Festa del S. Vescovo si incominciò a celebrare con solenne pompa, e con la distribuzione di varie Doti alle Zitelle Nazionali, lasciate da pii Legati de' loro Benefattori, fra quali vi fu D. Petronio Sardenghi.

(1) Le vite de' Pittori, Scultori, ed Architetti moderni. Roma pel Success. al Mascardi 1677. p. 295., ed ivi nella vita di Andrea Camassei.

(2) Vite de' Pittori, Scultori, ed Architetti, che hanno lavorato in Roma, ivi 1772. presso Greg. Settari p. 39.

(3) Vite degli Architetti T. II. p. 131.

(4) Storia Pittorica. Prefaz. p. 34. T. II. p. 167. 324. V.

P. 95.

(5) Pitture di Villa Aldobrandini, e di Grotta Ferrata p. 283. 303.

(6) S. Petronii Episc. Bonon. Vita a Carolo Sigonio scripta, apud Surium, die 4. Oct. p. 19. Eadem cum hymnis aliquot in laudem S. Petronii, in T. III. operum Caroli Sigonii. Mediol. 1733. fol. col. 371. 378. De S. Petronio Episc. et conf. Bonon. Commentarius praevius Jac. Buaei. T. II. Oct Bolland. n. XXII. p. 422. Monumenta translationis capitis S. Petronii Episcopi, et Patroni Civit. Bonon. ibid. apud Longhi 1743., et Romae 1747. De coronatione Karoli V. Imp. aug. Bononiae habita in Templo S. Petronii in formam Bas. Vat. commutato T: II. de Secretariis p. 843. Francesco Patricelli Cronica della Badia di S. Stefano, con la vita di S. Petronio. Bologna 1584. Celso Falconi Memorie Istoriche della Chiesa di Bologna 1649. Franc. Draghetti, Vita del glorioso S. Petronio protettore di Bologna, con le cose notabili da lui fatte in questa nostra Città, così delle Chiese fondate, come delle Reliquie portate, ed estratte dal Patricelli, et altri Autori. Bologna per Dom. Barbieri 1653. Valerio Zani Bologna Sacra, e Vite

una

Nè lo zelo de' pii Fratelli si contentò dell' abbellimento dell'Altar maggiore privilegiato per tutti i lunedì, e per l'Ottava de' Morti, in loro suffragio; ma vollero ancora in appresso, che anche i due laterali facessero la lor comparsa, avendo però però tralasciato, non so per qual motivo, di far dipingere il Quadro de' SS. Tommaso, e Lorenzo, e su la Porta della Chiesa, l'imagine ancora di S. Giovanni Apostolo in mezzo a loro, com'era stato prescritto nell' indicata Bolla di Gregorio XIII. In quello a cornu Evangelii, fu posto il Quadro della B. Caterina Vigri, sedente, come sta in Bologna, che dal Titi (1), e dal Venuti (2) si attribuisce a Gio. Giuseppe del Sole. Ma i due Angeli dipinti a' lati del medesimo, da alcuni si credono di Marco Antonio Franceschini (3). Sotto vi era copia dell' imagine dipinta da S. Luca della B. V., con vezzi di perle false, e corone d'ottone dorato, con cassa, e cristallo grande, con contorno di velluto cremisi, e riporti di legno intagliati, e dorati, con copertina di seta bianca, con 4. fioretti ne' cantoni ricamati a oro, e seta, e nel mezzo il nome di Maria a oro, entro un nicchietto di legno rosso, e oro. Al presente l'immagine della B. V. è incoronata da una corona di metallo inargentato, e quella del Bambino, con corona di argento. Il Quadro del transito di S. Giuseppe dall' altra parte, è di Francesco Gessi, allievo del Guido. Sotto il medesimo, sopra lo scalino dell' Altare, se ne vede un altro in tela di tre palmi, d'ignoto autore, in cui sono dipinte le imagini di S. Tommaso, e di S. Francesco di Paola, che prima era custodita con una copertina di seta torchina, ricamata a vari colori, ed in mezzo Charitas; avendo così supplito con la prima in qualche parte all' obbligo suddetto, e mantenuta una memoria della primitiva intitolazione di questa Chiesa.

dall'altra

La Cupola a Catino è stata dipinta da Pompeo Aldrovandi Bolognese con 120 Scudi pagati dal Senato. Ma le sue dorature sono state tolte.

Il Cristo morto, che esisteva nell' Altare dell' annesso Orato6

de' SS. Bolognesi 1630. Bianco Negri Basilica Petroniana, ovvero vita di S. Petronio Vesc. e Prot. di Bologna, con la descrizione della sua Chiesa, e funzioni conspicue fatte in essa. Ven. 1680. 4. Gio. Carlo Vipera Panegirici di S. Petronio, e di S. Caterina Vigri Bologna 1765. Relazione Istorica della vita, e morte di S. Petronio. Bologna 1777. Benedictus XIV. de Sanctis Bononiensibus in T. I. de Festis D. N. J. C. et B. V. p. 655. Sopra gli atti di alcuni Santi, de' quali si celebra l'Officio, e la Messa nella Città, e Diocesi di Bologna. Venezia 1770. Gio. Battista Mansi Panegirici di S. Petronio, e di S. Caterina di Bologna 1795. Tommaso Vaccari Relazione Storica della vita, morte, miracoli di S. Petronio. Bologna 1710. 1721. Otavio Cesario la vita di S. Petronio cavata dai Santi, e dagli Scrittori antichi in ottava rima. Bologna per Benacci. Il Fantuzzi, nel T. I. degli Scrittori Bolognesi p. 10, riferisce, che l' Accademia de' Difettuosi radunavasi in un giorno fra l'ottava di S. Petronio a celebrare le sue lodi, con Orazione, e poetici componimenti.

(1) Studio di Pittura p. 105. (2) Roma moderna p. 546. (3) Ivi p. 462.

e

rio, e che dal Titi (1) con inesattezza si descrive in Chiesa, era di Emilio Savonazzi, altro discepolo del Guido.

I Paliotti de' tre Altari erano stati fatti con marmi di giallo antico, regalati dalla Casa Colonna.

I virtuosi Confratelli incominciarono a radunarsi nel loro Oratorio (2), a cantarvi ne' dì festivi l'Uffizio della Madonna; ad assistere alla Messa del loro Cappellano, e ad altre funzioni particolari; avendo provveduta la Chiesa, di sacre suppellettili, di apparati ecclesiastici, e di altri ricchi ornamenti, col più decoroso splendore.

Inoltre non solo si facevano un sacro dovere di visitare i loro Colleghi infermi; ma anche i poveri della loro Nazione, pagando loro l'assistenza del Medico, ed i rimedi opportuni, con altre elemosine. Di più accompagnavano i loro cadaveri al sepolcro, facendo per essi celebrare molte Messe, anniversari, ed altre preci, con edificanti esempi di cristiana carità. Ogni anno nel Giovedì Santo andavano in processione alla Cappella Paolina (3); a' 19 di Gennaio a S. Giovanni Calibita; a' 6 di Maggio a S. Gio. a Porta Latina; a' 13 dello stesso mese alla Cappella Gregoriana nella Bas. Vat., ed ai 5 di Luglio alla visita di S. Pietro in Montorio, per l'ottavario di S. Pietro (4).

A' 25 Luglio 1723 fu instituito un Centesimo coll' obbligo di 50 Messe basse, e di una cantata, e l'uffizio di requie, in morte di ciascun Fratello, per un solo grosso il mese.

CAPO XV

Esequie del Card. Gabrielle Paleotti, poi trasferito a Bologna. Iscrizioni di Bonifazio Pasio, e di Pietro suo Figliuolo; e di Giacomo Pasio, trasportatevi da S. Gio. Calibita.

[ocr errors]

cadavere del Card. Gabrielle Paleotti Bolognese (5), defunto in questa Città di anni 75, dopo 32 di Cardinalato, fu trasportato

(1) Studio di Pittura p. 106.

(2) Fanucci Opere Pie p. 369. Piazza Opere Pie Tratt. VIII. p. 15.

(3) Descrizione della Paolina al Vaticano, nella Par. I. delle mie Cappelle Pont., e Card. p. 71.

(4) Le mie Cappelle Pontificie, e Cardinalizie P. II. p. 189.

(5) Augustini Bruni Vita Gabrielis Palaeotti S. R. E. Card. ex MS. Vallicelliano eruta a Joh. Mabillonio. In Martene, et Durand Veter. scriptor. et Monum. Collect, Paris 1729. fol. T. VI. col. 1385. 1438. Alexii Ledesma de Vita, et rebus gestis Gabriel is Palaeotti S. R. E. Card. Bonon. Arch. Libri II. Bon. typ. Car. Zeneri 1647. 4. Ciaccon. T. III. p. 979. Palatius T. III. p. 462. Cardella T. V. p. 102. Novacs T. VII. p. 287.

« ÖncekiDevam »