Questa membranza, Amor, tanto mi piace E si l'ho immaginata (1), Ch'io veggio sempre quel ch'io vidi allora; Entro alla mente: però mi do pace (a), Chiarir non si potria per mie parole: Dil tu per me, là ov'io son servitore. A quella donna ch'è di tal valore. BALLATA VIII. Fresca rosa novella, Vostro fin presio (3) mando alla verdura. Poichè lo tempo vene, Siccome si convene, Che sete angelicata criatura (6). E chi porria pensare oltr'a natura? Oltra natura umana | La dolce provvedenza: BALLATA IX. Deh nuvoletta, che'n ombra d'Amore Tu nuveletta, in forma più che umana, Poi con atto di spirito cocente Deh non guardare, perchè a lei mi fide, BALLATA X. Donne, io non so di che mi preghi Amore, Ched ei m'ancide, e la morte m'è dura; E di sentirlo meno ho più paura. Nel mezzo della mia mente risplende Vero è ch'ad or ad or d'ivi discende Dal cor pria che sia spenta. Ciò face Amor, qual volta mi rammenta La dolce mano e quella fede pura, BALLATA XI. Voi che sapete ragionar d'Amore, Udite la ballata mia pietosa, Che parla d'una donna disdegnosa, La qual m'ha tolto il cor per suo valore. Tanto disdegna qualunque la mira, Che fa chinare gli occhi per paura; Chè d'intorno da' suoi sempre si gira D'ogni crudelitate una pintura, Ma dentro portan la dolce figura, Ch'all'anima gentil fa dir: mercede; Si virtuosa, che quando si vede, Trae li sospiri altrui fora del core. Par ch'ella dica: io non sarò umile Verso d'alcun che negli occhi mi guardi; Ch'io ci porto entro quel Signor gentile, Che m'ha fatto sentir degli suoi dardi: E certo io credo che così gli guardi, Io non spero che mai per la pietate BALLATA XII. Quando il consiglio degli augei si tenne, Di nicistà (1) convenne, Che ciascun comparisse a tal novella; E da molti altri augei accattò penne: Perchè pareva sopra gli altri bella. Fu conosciuta: or odi che n'avvenne. Che tutti gli altri augei le fur d'intorno; Sicchè senza soggiorno (2) La pelar sì, ch'ella rimase ignuda; E così la lasciaro in grande scorno. Di fama o di virtù, ch'altrui dischiuda; Dell'altrui caldo, talche poi agghiaccia: (1) Contrazione di nicissità. (2) Senza indugio. (3) Ella muta, rinnuova le penne. BALLATA XII.. Madonna, quel Signor, che voi portate Negli occhi tal che vince ogni possanza, Mi dona sicuranza Che voi sarete amica di pietate. Però che là dov' ei fa dimoranza, A sè, come a principio che ha possanza: Se non fosse che Amore Contr'ogni avversità le dà valore Mercè di vostra dolce cortesia. BALLATA XIV. Per una ghirlandetta Ch'io vidi, mi farà Sospirare ogni fiore. Vidi a voi, Donna, portare Le parole mie novelle, SONETTI OHOKO SONETTO I. A ciascun'alma presa (1), e gentil core, Già eran quasi ch' atterzate l' ore Allegro mi sembrava Amor, tenendo SONETTO II. Piangete, amanti, poichè piange Amore, Perchè villana morte in gentil core Udite, quant' Amor le fece (e) orranza (3); E riguardava (g) in ver lo Ciel sovente, E sospirando pensoso venia, E recolo a servir nuovo piacere (4). SONETTO IV. Tutti li miei pensier parlan d'Amore, Ed hanno in lor sì gran varietate, Ch' altro mi fa voler sua potestate, Altro folle ragiona il suo valore; Altro sperando m'apporta dolzore (5), Altro pianger mi fa spesse fiate; E sol s'accordano in chieder pietate, Tremando di paura, ch'è nel core. Ond' io non so, da qual materia prenda: E vorrei dire, e non so ch'io mi dica: Così mi trovo in amorosa (n) erranza. E se con tutti vo' fare accordanza, Convenemi chiamar la mia nimica, Madonna la Pietà, che mi difenda. SONETTO V. Coll'altre donne mia vista gabbate, E non pensate, donna, onde si mova, Ch' io vi rassembri sì figura nova, Quando riguardo la vostra beltate. Se lo saveste, non porria pietate Che fiere (q) tra' miei spirti paurosi, Ond' io mi cangio in figura d'altrui, mango SONETTO VI. Ciò, che m'incontra nella mente, more, Lo viso mostra lo color del core, Peccato face (e) chi allora mi vede (f), Se l'alma sbigottita non conforta, Sol dimostrando, che di me gli doglia, Per la pietà, che'l vostro gabbo avvede(2)(g), La (h) qual si cria nella vista morta Degli occhi, ch' hanno di lor morte voglia. SONETTO VII. Spesse fiate venemi (i) alla mente L'oscura (k) qualità, ch' Amor mi dona; E vienmene pietà sì, che sovente I'dico: lassol avvien' egli a persona? Ch' Amor m'assale subitamente (3) (1), Si che la vita (m) quasi m'abbandona: Campami un spirto (n) vivo solamente, E quel (o) riman, perchè di voi ragiona. Poscia mi sforzo, chè mi voglio atare; E così smorto, e d'ogni valor voto, Vegno a vedervi, credendo guarire: E se io levo gli occhi per guardare, Nel cor mi s'incomincia (p) un terremoto, Che fa da' polsi l'anima partire. SONETTO VIII. Amore e'l cor gentil sono una cosa, Siccome il Saggio in suo dittato pone: E così senza l'un l'altro esser osa (q), Com'alma razional senza ragione. Fagli natura, quand'è amorosa, Amor per sire, el cor (r) per sua magione, Dentro allo (s) qual dormendo si riposa (t), Talvolta brieve (u), e tal lunga stagione. Beltate appare in saggia donna pui E tanto dura talora in costui, io (a) vegno (b) E quando vi son presso, (c) se'l partir le noia (d) Ch'è (c) fa (f) vide (g) uccide (h) Lo (i) vegnonmi (k) L'oscure (1) si subitamente (m) Che la mia vita (n) Campi uno spirto (o) E che - E quei (P) mi si comincia (q) E cosi esser l'un senza l'altr'osa_(r) A(8) alla (t) Dentro mor pregiar il cor alla quale dormendo si posa (u) poca-poco (v) Ed ogni (1) Aitatemi voi, donne (y) laudato (z) di pietà si umile — di pietra simile (aa) vostra (bb) Bagnar nel viso suo di pianto Amore (cc) che mel dice SONETTO IX. Negli occhi porta la mia donna Amore; Sicchè bassando'l viso tutto smore (4), Ogni dolcezza, ogni pensiero umile Nasce nel core a chi parlar la sente, Onde è beato (y) chi prima la vide. Quel, ch'ella par, quando un poco sorride, Non si può dicer, nè tenere a mente, Si è nuovo miracolo e gentile. SONETTO X. Voi, che portate la sembianza umile, Vedeste voi nostra (aa) donna gentile SONETTO XI. Se'tu colui, ch'hai trattato sovente Di nostra donna, sol parlando a nui? Tu rassomigli (hh) alla voce ben lui; Ma la figura ne par (ii) d'altra gente. E (kk) perchè piangi tu si coralmente (6), Che fai di te pietà venire altrui? Vedestù pianger lei, chè tu non pui Punto celar la dolorosa mente? Lascia piangere (11) a noi, e triste andare: E'fa peccato chi mai ne conforta, Chè nel suo pianto l'udimmo parlare. Ella ha nel viso la pietà si scorta, Che qual l'avesse voluta (mm) mirare, Saria dinanzi a lei caduta (nn) morta. SONETTO XII. Io mi senti' svegliar dentro allo (a) core Dicendo: or pensa pur di farmi onore; I'vidi mona Vanna e mona Bice SONETTO XIII. Tanto gentile, e tanto onesta pare Di cielo (i) in terra a miracol mostrare. SONETTO XIV. Vede perfettamente ogni salute La vista sua face ogni cosa umile, Ed è negli atti suoi tanto gentile, SONETTO XV. Si lungamente m'ha tenuto Amore, Però quando mi toglie si il valore, Poi prende Amore in me tanta virtute, La donna mia, per darmi più salute: SONETTO XVI. Venite a 'ntender li sospiri miei, E dispregiar talora questa vita, SONETTO XVII. Era venuta nella mente mia SONETTO XVIII. Videro gli occhi miei, quanta pietate Allor m'accorsi che voi pensavate cor (s) lo (t) si partia (a) dal (b) di lunge-da lunge - da lunga gir (p) non (q) Li quai disconsolati (r) Ch' (c) E ciascuna (d) me col mio (e) ove- affogherieno il ond' ei (f) ver loco-inverso il loco, dov'io-s' infartia era (g) non ardiscon (h) Benignamente d'u- n'uscian fuor miltà (i) Dal (k) delle (1) Un spirito (m) per (z) nel core (n) Che cosi come el m'era (0) Che fa gli spirti miei andar-Che i miei suspiri sento sė (1) Faccia, volto. |