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1. Signor, non mi riprender con furore,
E non voler correggermi con ira,
Ma con dolcezza e con perfetto amore (1).
Io son ben certo, che ragion ti tira

Ad esser giusto contro a' peccatori;
Ma pur benigno sei a chi sospira (2).
2. Aggi (3) pietate de' miei gravi errori :
Però ch' io sono debile ed infermo,
Ed ho perduti tutti i miei vigori (4).
Difendimi, o Signor, dallo gran vermo (5),
E sanami, imperò ch'io non ho osso,
Che conturbato possa omai star fermo (6).

PSALMUS I.

1. Domine, ne in furore tuo arguas me: neque in ira tua corripias me.

2. Miserere mei, Domine, quoniam infirmus sum: sana me, Domine, quoniam conturbata sunt ossa mea.

3. E per lo cargo (7) grande e grave e grosso, 3. Et anima mea turbata est valde: sed tu, Do

L'anima mia è tanto conturbata,

Che senza lo tuo aiuto io più non posso. 4. Aiutami, o Signor, tutta fiata (8):

Convertimi al ben fare presto presto (9): Cavami l'alma fuor delle peccata (10). Non esser contra me così molesto (11), Ma salvami per tua misericordia,

Che sempre allegra il tristo core e mesto;

mine, usquequo?

4. Convertere, Domine, et eripe animam meam: salvum me fac propter misericordiam

tuam.

5. Perchè (12), se meco qui non fai concordia, 5. Quoniam non est in morte qui memor sit tui:

Chi è colui, che di te si ricorde (13)
In morte (14), dove è loco di discordia?

6. Le tue orecchie, io prego, non sien sorde
Alli sospiri del mio cor che geme,
E per dolore sè medesmo morde.
Se tu discarghi il cargo, che mi preme (15),
Io laverò con lagrime lo letto,

E lo mio interno e notte e giorno insieme. 7. Ma quando io considero l'aspetto

Della tua ira contr' a' miei peccati,
Mi si turbano gli occhi e l'intelletto.
Però che i falli miei sonsi invecchiati
Più che gli errori de' nemici miei (16),
E più, che le peccata de dannati.
DANTE. Opere Minori.

in inferno autem quis confitebitur tibi?

6. Laboravi in gemitu meo: lavabo per singulas noctes lectum meum: lacrymis meis stratum meum rigabo.

7. Turbatus est a furore oculus meus: inveteravi inter omnes inimicos meos

19

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1. Beati (1) quelli, a chi son perdonati
Li grandi falli e le malizie loro,
E sono ricoperti i lor peccati.
2. Tutti beati ancora son coloro,

Che senza iniquità si troveranno
Innanzi al Trono del celeste Coro (2).
E quei tutti beati ancor saranno,

Ai quali Dio e gli Angeli del Cielo
Alcun peccato non imputeranno.
3. Ma io avendo innanzi agli occhi il velo
Dell'ignoranza, e ciò non conoscendo,
Ho fatto come quei, che teme (3) il gelo;
Che stanno stretti (4), e nulla mai dicendo,
Ed aspettando, che il calor gli tocchi (5),
E qua e là si vanno rivolgendo.
E poi ch'io ebbi in tutto chiusi gli occhi,
L'ossa mie, e i miei nervi s'invecchiaro (6),
Gridando io sempre,come fan gli sciocchi (7).
4. E benchè giorno e notte, o Signor caro,
La tua man giusta mi gravasse molto,
Pur nondimen mai ti conobbi chiaro.
Ma ora, che del viso tu m'hai tolto

Il velo oscuro, tenebroso e fosco,
Che m'ascondeva il tuo benigno volto;
Come colui, che, andando per lo bosco,

Da spino punto, a quel si volge e guarda (8),
Così converso a te ti riconosco.

5. La penitenza mia è pigra e tarda;

Ma nondimen dicendo il mio peccato,
La mia parola non sarà bugiarda (9).
Ma sai, Signor, che t'ho manifestato (10)
Già l'ingiustizia mia e'l mio delitto,
E lo mio errore non ti (11) ho celato.
6. E molte volte a me medesmo ho ditto:
Al mio Signore voglio confessare
Ogni ingiustizia del mio core afflitto.
E tu, Signore, udendo il mio parlare,
Benignamente, e subito, ogni vizio
Ti degnasti volermi perdonare.
7. Ed imperò nel tempo del Giudizio

Ti pregheranno insieme tutti i Santi,
Che tu ti degni allora esser propizio (12).
8. Ma gli orrori degli uomini son tanti (13),
Che nello gran diluvio di molt'acque
Nelle fatiche non saran costanti.
Non s'approssimeranno a quel, che giacque

8. Discedite a me, omnes, qui operamini iniquitatem: quoniam exaudivit Dominus vocem fletus mei.

9. Exaudivit Dominus deprecationem meam : Dominus orationem meam suscepit.

10. Erubescant et conturbentur vehementer omnes inimici mei: convertantur et erubescant valde velociter.

PSALMUS II.

1. Beati, quorum remissae sunt iniquitates; et quorum tecta sunt peccata.

2. Beatus vir, cui non imputavit Dominus peccatum: nec est in spiritu eius dolus.

3. Quoniam tacui,inveteraverunt ossa mea: dum clamarem tota die.

4. Quoniam die ac nocte gravata est super me manus tua; conversus sum in aerumna mea, dum configitur spina.

5. Delictum meum cognitum tibi feci: et iniustitiam meam non abscondi.

6. Dixi: Confitebor adversum me iniustitiam meam Domino: et tu remisisti iniquitatem peccati mei.

7. Pro hac orabit ad te omnis Sanctus in tempore opportuno.

8. Verumtamen in diluvio aquarum multarum ad eum non approximabunt.

Nell' aspero presepio, allora quando
Per noi discese al mondo, ed uomo nacque.
9. Io a te, Signor, ricorro lagrimando (14),
Per la tentazion de' miei nemici (15),
Che sempre mai mi van perseguitando.
O Gloria dell'alme peccatrici,

Che convertonsi a te per penitenza,
Difendimi dai Spiriti infelici.
Non consentir, Signor, che la potenza
Degli avversarii miei più mi consummi(16);
E smorza in me ogni concupiscenza.
10. Dal mio Signore allora ditto fummi:
Sì, che io ti darò, uomo, intelletto,
Per cui conoscerai li beni summi.
Poi ti dimostrerò'l cammin perfetto,

Per cui tu possi pervenire al regno,
Dove si vive senza alcun difetto (17).
Degli occhi miei ancor ti farò degno (18);
11. Manon voler, come il cavallo e'l mullo(19)
Far te medesmo d'intelletto indegno.
12. O Signor mio, o singolar trastullo (20),
Chi è colui, che sta sotto le stelle,
Eccetto il stolto, e'l picciolo fanciullo (21),
Che non seguendo te, ma lo suo velle (22),
Non meriti che lo tuo morso, e'l freno (23)
Per forza gli costringa le mascelle?
13. Ma io son certo, ed informato a pieno,
Che li flagelli dello peccatore
Saranno assai, e non verran mai meno.
E che quelli, che speran nel Signore,
Da lui saranno tutti circondali

Di grazia, di pietade, e sommo onore (24). 14. Ed imperò, voi uomini beati,

O giusti, e voi,che il core avete mondo(25),
Ringraziate quel, che v'ha salyati;

E state ormai con l'animo giocondo.

9. Tu es refugium meum a tribulatione, quae circumdedit me: exultatio mea, erue me a circumdantibus me.

10. Intellectum tibi dabo, et instruam te in via hac, qua gradieris: firmabo super te oculos meos.

11. Nolite fieri sicut equus et mulus; quibus non est intellectus.

12. In chamo et fraeno maxillas eorum constringe, qui non approximant ad te.

13. Multa flagella peccatoris: sperantem autem in Domino misericordia circumdabit.

14. Laetamini in Domino, et exultate iusti; et gloriamini omnes recti corde.

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in ira tua corripias me.

1. Otu,che il Cielo e'l Mondo puoi comprende- 1. Domine, ne in furore tuo arguas me: neque Io prego, che non voglia con furore, (re(1), Ovver con ira il tuo servo riprendere. 2. Perchè le tue saette (2) nel mio core

Son fitte (3), ed hai sopra di me fermata (4)
La tua man dritta (5), o singolar Signore.
3. La carne mia sempr' è stata privata
Di sanitade (6), da poi ch'io compresi,
Che mi sguardavi con la faccia irata.
E similmente son più giorni e mesi,
Ch'entro nell'ossa mie (7) non fu mai pace,
Pensando, ch' io son carco di gran pesi.
4. Però ch' io vedo, che'l mio capo giace

Sotto l'iniquitade e'l greve cargo,
Lo qual quanto più guardo, più mi spiace.
5. Ahime! che'l nostro putrido letargo (8),
Lo quale io già pensava esser sanato (9),
Per mia mattezza rompe, e fassi largo (10).
6. Misero fatto sono, ed incurvato

Sino allo fine estremo (11); e tutto il giorno Vado dolente, tristo e conturbato. 7. Perchè i miei fumbi son pieni di scorno (12)

2. Quoniam sagittae tuae infixae sunt mihi: et confirmasti super me manum tuam.

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E di tentazioni scellerate,

Di spirti, che mi stanno a torno a torno(13).
La carne mia è senza sanitate (14).
8. Io sono afflitto, e molto umiliato,
Sol per la grande mia iniquitate:
E tanto è lo mio cor disconsolato,
Ch'io gemo e ruggio, come fa il leone,
Quando e' si sente preso, ovver legato.
9. O Signor mio, la mia orazione,

E'l gemer mio, ed ogni desiderio, Nel tuo cospetto sempre mai si pone. 10. Lo core in me non trova refrigerio,

Perchè i'ho persa la virtù degli occhi,

bus: et non est sanitas in carne mea.

8. Afflictus sum, et humiliatus sum nimis: rugiebam a gemitu cordis mei.

9. Domine, ante te omne desiderium meum: et gemitus meus a te non est absconditus.

10. Cor meum conturbatum est: dereliquit me virtus mea: et lumen oculorum meorum et ipsum non est mecum.

E di me stesso ho perso il ministerio (15).
11. E quei (16), ch' io non credeva esser finoc-11.
Ma veri amici e prossimi, già sono (chi(17)
Venuti contra me con lancie e stocchi.
12. E quegli, ch'era appresso a me più buo-
Vedendo la rovina darmi addosso, (no (18),
Fu al fuggire più, che gli altri, prono.
Laonde il mio nemico a stuolo grosso,

Vedendomi soletto, s'afforzava
Del mio castello trapassare il fosso (19);
13. Ma pur vedendo, che non gli giovava
A far assalti, essendo il muro forte,
Con vil parole allora m'ingiuriava (20).
E nondimen, per darmi alla fin morte,

Con tradimenti e con occulti inganni Pensava tutto'l di d'entrar le porte (21). 14. Ma da poi ch'io mi vidi in tanti affanni,

15. Subito feci come il sordo e il mutto (22),

Il qual non può dolersi de' suoi danni (23). 16. Però che in te, Signor, che vedi tutto,

l'aveva già fermata la speranza,

Da chi per certo io sperava il frutto (24).
E certo i'ho in te tanta e tal fidanza,

Che più cascare non mi lascerai,
Cavandomi d'ogni perversa usanza (25):
17. Acciò che gl'inimici miei già mai
Non possan infamarmi, ovver diletto
Ed allegrezza prender de' miei guai.
18. Non però, che mi senta si perfetto (26),
Ched (27) io non mi conosca peccatore,
Ed all'uman errore esser suggetto.
19. Ed imperò son certo, che il furore
Delli flagelli tuoi ho meritato,
Ed ogni pena ed ogni gran dolore:
A'quali tutti sono apparecchiato,

E voglio sostener con gran pazienza,
Pur che di te, Signor, non sia privato.
Sempre mi morde la mia coscienza

Per li peccati grandi, ch'i'ho commessi;
Onde io voglio far la penitenza.
20. Ma ciò vedendo gl'inimici stessi,

Son confermati sopra me più forti (28);
E son moltiplicati, e fatti spessi.

21. E quegli, che a' benefattor fan torti (29),
Mi vanno diffamando, sol perch'io
Ho seguitato allora i tuoi conforti.

Amici mei et proximi mei adversum me appropinquaverunt et steterunt.

12. Et qui iuxta me erant, de longe steterunt: et vim faciebant qui quaerebant animam

meam.

13. Et qui inquirebant mala mihi locuti sunt vanitates; et dolos tota die meditabantur.

14. Ego autem tamquam surdus non audie-
bam, et sicut mutus non aperiens os suum.
15. Et factus sum sicut homo non audiens, et
non habens in ore suo redargutiones.
16. Quoniam in te, Domine, speravi; tu exau-
dies me, Domine Deus meus.

17. Quia dixi, nequando supergaudeant mihi
inimici mei: et dum commoventur pedes
mei, super me magna locuti sunt.
18. Quoniam ego in flagella paratus sum: et
dolor meus in conspectu meo semper.

19. Quoniam iniquitatem meam annuntiabo, et
cogitabo pro peccato meo.

20. Inimici autem mei vivunt, et confirmati sunt super me et multiplicati sunt qui oderunt me inique.

21. Qui retribuunt mala pro bonis detrahebant mihi: quoniam sequebar bonitatem.

22. Deh! non mi abbandonare, o Signor mio, 22. Ne derelinquas me, Domine Deus meus;

ne discesseris a me.

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