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aver detto, che di Beatrice fu l'anima sua innamorata, aggiunge quando contendea, ad indicare che l' anima sua ne fu innamorata per tutto quel tempo, nel quale la potenza sensitiva contese coll'intellettuale, fino a che que sta ebbe su quella vittoria (3).

Parlando l'Alighieri nella stessa opera, il Convito (1), dell' immortalità dell' anima, espone le dottrine di Aristotile, di Tullio é di Cristo, dopo di che fassi a concludere che la nostra esistenza immortale è colla mortale congiunta, in tal guisa terminando:-« E ciò dee essere potentissimo argomento, che in Infatti, la Beatrice delle amorose Canzoni noi l'uno e l'altro (lo stato mortale e l' im- e della Vita Nuova essendo la Teologia, comortale) sia; ed io così credo, così affermo; me mai l' Alighieri avrebbe potuto dire che e così certo sono ad altra vita megliore do- quella venne nel mondo mentr' egli era fanpo questa passare, là dove quella gloriosa ciullo (4)? E particolarmente poi, raccontandonna (la beata Beatrice, da lui poco innan-do le circostanze del suo primo incontro con zi nominata) vive, della quale fu l'anima quella donzella, dire che ella era sul prinmia innamorata, quando contendea. » — cipio del suo nono anno? La Teologia CristiaVeniamo adesso alla spiegazione di questo na contava ben altra età. Come avrebbe osapasso, che non poca luce spanderà sul nostro to tante fiate dir morta la Teologia o la Fiargomento. Chi pretende che tutti gli amori losofia? Come avrebbe potuto annunciare fidi Dante siano allegorici, dice non esser giam-glia d'un mortale la scienza delle divine comai esistita Beatrice, e per essa doversi in- se (5)? Come raccontare che il genitore di Beatendere la Filosofia, una Scienza, o checchè trice, uomo in alto grado di bontade, di quealtro. Dante istesso ha infatti avvalorata in sta vita uscendo se ne gisse alla gloria etercerto modo questa opinione, ripetendo più nale, lasciando in amarissima pena quella volte nel corso del Convito, dopo averlo già sensibil donzella? E perchè finalmente immadetto fin dal principio, che la donna amo- ginare fuori di ogni uopo l'esistenza di un frareggiata in quelle Canzoni (nelle Canzoni cioè tello di Beatrice nella persona che il pregò da lui nel Convito comentate) si è non altri di comporre versi in morte della medesima? che la Virtù. Noi pertanto argomentiamo co- Ma se Beatrice era adunque una femmina, si: Se la donna di Dante, rappresentata sotto perchè, mi si potrà obbiettare, Dante ne paril nome di Beatrice, è sempre e non altri-la anche talvolta nella Vita Nuova in un momenti la Filosofia e la Virtù, come mai egli do alquanto maraviglioso, come se ella fosse qui dice essere stato di quella istessa don-la donna del Convito, la quale fu senza dubna, un tempo già innamorato? Se Beatrice bio la Filosofia? - Per questo appunto (ė fosse stata una femmina immaginaria, sot-il Dionisi che risponde (6)) perchè Dante to la quale venisse dal nostro Scrittore sim-era poeta, celebrò Beatrice poeticamente con boleggiata esclusivamente la Filosofia, come lodi superiori alle umane. Ma perchè in quelmai nel tempo istesso che egli dichiara e pro- la prima etade non aveva egli la cognizione testa ad ogni momento di esserne innamora- delle scienze, lodolla quanto poteva col lume to, qui dice che già lo fu? Non è egli ancora solo della ragione, descrivendo in quel prievidente, che Dante è stato principalmente mo suo opuscolo un amore ragionevole e meinvaghito di due femmine, l'una corporea tafisico, non quale in fatti esso era, ma quale doveva o poteva essere, dalla scorta fedele condotto della ragione. Ma poi ch' egli cioè Beatrice figlia di Folco Portinari (2), l'al-s' ebbe dato allo studio, cioè all' amore della tra simbolica ed intellettuale, cioè la Filo-Filosofia, lodò e celebrò altamente questa quasi sofia? Inoltre avvertasi che l''Alighieri dopo seconda donna nel suo Canzoniere con tutto

In

ossa e in carne e colle sue giunture,

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pervenuta ad un grado eminente di bel› lezza e di virtù, anziché viemaggiormente > accendersi del suo amore, se ne distolse, Je si abbandonò in amori carnali e fangosi, > donde a lui nacquero calamità, traviamenti e rimorsi. E basta pure a smentire chi, (3) Vogliamo noi un passo, nel quale Dante come il Boccaccio, ci vorrebbe far credere egli stesso manifesti di essere stato innamothe Dante fosse un uomo lascivo, e tutto rato di queste due femmine? Eccolo: Dico e immerso nei sensuali diletti, dopo che egli affermo, che la donna di cui io m'innamo poco innanzi ci ha detto, che l'amor di Dante rai, APPRESSO LO PRIMO AMORE, fu la bellis per Beatrice fu onestissimo, nè mai apparve sima e castissima figlia dell'imperatore del per isguardo, per parola, o per cenno, alcun'universo, alla quale Pittagora pose nome bidinoso appetito ne nell' amore, né nella Filosofia. Convito, Trattato II, Cap. XVI.

p. 112) dice che la donna di Dante fu Beatrice figlia di Folco Portinari ecc., e lo ripete nella Vita e Costumi di quel poeta (p. 9 a 12). Così dicon pure altri antichi biografi e commentatori di Dante.

cosa amata.

(1) Trattato II. Cap. IX.

(2) Anche il Boccaccio (Comm, all' Inf.

(4) Canz. X, St. V.

(5) Canz. I, St. IV.

(6 Aneddoto II, pag. 41.

difficili e presso che impossibili a conciliarsi, |» sero sì di leggiero le non fittizie parole apse Dante istesso non ce ne avesse porto il mez- » prese, nè per loro sarebbe data fede alla zo, commentando alquante delle sue Canzoni» sentenza vera come alla fittizia, perocchè nel senso letterale e nell' allegorico. Il nostro » di vero si credea del tutto che disposto fospoeta adunque dando, dopo la letterale sen- >> si a quell' amore, che non si credeva di tenza, la sposizione allegorica e vera d'una » questo. »> sua Canzone, narra (1) che « com' ebbe per- Se pertanto i filosofici ragionamenti del >> duto il primo diletto dell' anima (cioè ap- Convito si aggirano intorno ad un amore in» presso lo trapassamento di quella Beatrice tellettuale e scientifico, le sincere narrazioni » beata, che vive in cielo con gli Angeli, e della Vita Nuova parlano di una vera e na>> in terra colla mia anima (2)), io rimasi di turale passione, siccome ogni non pregiudi» tanta tristizia punto, che alcuno conforto cato lettore potrà restar persuaso, leggendo » non mi valea. Tuttavia dopo alquanto tem- quell'elegante libretto. E che così debbasi te»po, la mia mente, che s' argomentava di nere per certo, argomentasi fra le altre, an» sanare, provvide (poichè nè il mio nè l' al- che dalle parole di Dante istesso allorch' egli >> trui consolare valea) ritornare al modo che dichiara nel Convito qual fosse il motivo, per >> alcuno sconsolato avea tenuto a consolarsi. cui si accinse a commentare le sue erotiche e » E misimi a leggere quello, non conosciuto morali Canzoni. Muovemi, ei dice (3), timo>> da molti, libro di Boezio, nel quale, capti- re d' infamia, e muovemi desiderio di dot>> vo e discacciato, consolato s' avea. É uden- trina dare, la quale altri veramente dare >> do ancora che Tullio scritto avea un altro non può. Temo l'infamia di tanta passio» libro, nel quale trattando dell' amistà, avea ne avere seguita, quanta concepe chi legge » toccate parole della consolazione di Lelio, le sopranominate Canzoni, (cioè quelle del >> uomo eccellentissimo, nella morte di Sci- Convito che egli ha di sopra nominate) in me >pione amico suo, misimi a leggere quello. avere signoreggiato; la quale infamia si ces» E avvegnachè duro mi fosse prima entrare sa, per lo presente di me parlare, interamen>> nella loro sentenza, finalmente v'entrai tan- te, lo quale mostra che non passione, ma » t'entro, quanto l'arte di gramatica ch'io virtù sie stata movente cagione. Intendo an» avea e un poco di mio ingegno potea fa- che mostrare la vera sentenza di quelle, che >> re... E siccome essere suole che l'uomo va per alcuno vedere non si può, s' io non la >> cercando argento, e fuori della intenzione conto, perch' è nascosta sotto figura d' alle» trova oro,... io che cercava di consolarmi, goria. Or dunque se a Dante piaceva purgar>> trovai non solamente alle mie lagrime rime- si affatto al cospetto delle genti da quella co» dio, ma vocaboli d'autori e di scienze e di m' ei chiamala, infamia, avrebbe potuto age» libri; li quali considerando, giudicava bene volmente far credere al lettore, siccome fe» che la Filosofia, che era la donna di questi ce pel Convito, che anche gli amori della >> autori,di queste scienze e di questi libri,fosse Vita Nuova non doveano intendersi secondo » somma cosa. E immaginava lei fatta come la lettera, dicendo esser tutte allegorie, e » una donna gentile, e non la potea immagi- per Beatrice in quel suo libretto venir figu»> nare in atto alcuno se non misericordio- rata una disciplina od una virtù. Ma ciò non » so. Per che si volentieri lo senso di vero poteva dire, nè disse mai l' Alighieri, per» l'ammirava, che appena lo potea volgere ciocchè i suoi giovenili amori non erano pun» da quella. É da questo immaginare comin- to allegorici. Anzi si avverta qui alla deli»ciai ad andare là ov'ella si dimostrava vera- catezza ed all' onesto costume del nostro poe>> cemente, cioè nelle scuole de' Religiosi alle ta, il quale temeva non gli recasse infamia >> disputazioni de' Filosofanti: sicchè in pic-l'aver tanta passione proseguita, cioè l'aver»ciol tempo, forse di trenta mesi, cominciai la dall' adolescenza continuata nella virilità: e » tanto a sentire della sua dolcezza, che il >> suo amore cacciava e distruggeva ogni altro » pensiero. Perchè io sentendomi levare dal » pensiero del primo amore alla virtù di que>> sto, quasi maravigliandomi apersi la boc>> ca nel parlare della proposta Canzone, mo>> strando la mia condizione sotto figura d' al>> tre cose; perocchè della donna di cui io >> m'innamorava non era degna rima di vol>> gare alcuno palesemente parlare, nè gli »uditori erano tanto bene disposti, che aves

(1) Convito, Trattato II, cap. XIII.
2) Convito, Trattato II, cap. II.
(3) Convito, Trattato I, cap. II.

perciò si mosse a commentar nel Convito le sue morali Canzoni, dichiarando che la femmina in quelle amoreggiata si era la Filosofia. E da questa avvertenza potrassene anche inferire, che se Dante nell'esilio provò talvolta alcun colpo di strale amoroso, non potè, se non per breve tempo, restar soggetto al tirannico potere d'amore, poichè l'immagine di Beatrice cotanto signoreggiavagli la mente, che nissun altro affetto poteva al primo stabilmente succedere (4).

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DI P. I. FRATICELLI

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aver detto, che di Beatrice fu l'anima sua
innamorata, aggiunge quando contendea, ad
indicare che l' anima sua ne fu innamorata per
tutto quel tempo, nel quale la potenza sen-
sitiva contese coll'intellettuale, fino a che que
sta ebbe su quella vittoria (3).

Infatti, la Beatrice delle amorose Canzoni
e della Vita Nuova essendo la Teologia, co-
me mai l' Alighieri avrebbe potuto dire che
quella venne nel mondo mentr' egli era fan-
ciullo (4)? E particolarmente poi, raccontan-

quella donzella, dire che ella era sul prin-
cipio del suo nono anno? La Teologia Cristia-
na contava ben altra età. Come avrebbe osà-
to tante fiate dir morta la Teologia o la Fi-
losofia? Come avrebbe potuto annunciare fi-

Parlando l'Alighieri nella stessa opera, il Convito (1), dell' immortalità dell'anima espone le dottrine di Aristotile, di Tullio e di Cristo, dopo di che fassi a concludere che la nostra esistenza immortale è colla mortale congiunta, in tal guisa terminando:-« E ciò dee essere potentissimo argomento, che in noi l'uno e l'altro (lo stato mortale e l' immortale) sia; ed io così credo, così affermo; e così certo sono ad altra vita megliore dopo questa passare, là dove quella gloriosa donna (la beata Beatrice, da lui poco innan-do le circostanze del suo primo incontro con zi nominata) vive, della quale fu l'anima mia innamorata, quando contendea. » — Veniamo adesso alla spiegazione di questo passo, che non poca luce spanderà sul nostro argomento. Chi pretende che tutti gli amori di Dante siano allegorici, dice non esser giam-glia d'un mortale la scienza delle divine codi quemai esistita Beatrice, e per essa doversi in- se (5)? Come raccontare che il genitore di Beatendere la Filosofia, una Scienza, o checchè trice, uomo in alto grado di bontade, altro. Dante istesso ha infatti avvalorata in sta vita uscendo se ne gisse alla gloria etercerto modo questa opinione, ripetendo più nale, lasciando in amarissima pena quella volte nel corso del Convito, dopo averlo già sensibil donzella? E perchè finalmente immadetto fin dal principio, che la donna amo-ginare fuori di ogni uopo l'esistenza di un frareggiata in quelle Canzoni (nelle Canzoni cioè tello di Beatrice nella persona che il pregó da lui nel Convito comentate) si è non altri di comporre versi in morte della medesima? Ma se Beatrice era adunque una femmina, che la Virtù. Noi pertanto argomentiamo cosi: Se la donna di Dante, rappresentata sotto perchè, mi si potrà obbiettare, Dante ne paril nome di Beatrice, è sempre e non altri-la anche talvolta nella Vita Nuova in un momenti la Filosofia e la Virtù, come mai egli do alquanto maraviglioso, come se ella fosse qui dice essere stato di quella istessa don- la donna del Convito, la quale fu senza dub«Per questo appunto (è na, un tempo già innamorato? Se Beatrice bio la Filosofia? fosse stata una femmina immaginaria, sot-il Dionisi che risponde (6)) perchè Dante to la quale venisse dal nostro Scrittore sim-era poeta, celebrò Beatrice poeticamente con boleggiata esclusivamente la Filosofia, come lodi superiori alle umane. Ma perchè in quelmai nel tempo istesso che egli dichiara e pro- la prima etade non aveva egli la cognizione testa ad ogni momento di esserne innamora- delle scienze, lodolla quanto poteva col lume to, qui dice che già lo fu? Non è egli ancora solo della ragione, descrivendo in quel prievidente, che Dante è stato principalmente mo suo opuscolo un amore ragionevole e meinvaghito di due femmine, l'una corporea tafisico, non quale in fatti esso era, ma quale doveva o poteva essere, dalla scorta fedele condotto della ragione. Ma poi ch' egli In ossa e in carne e colle sue giunture, cioè Beatrice figlia di Folco Portinari (2), l'al-s' ebbe dato allo studio, cioè all' amore della tra simbolica ed intellettuale, cioè la Filosofia? Inoltre avvertasi che l''Alighieri dopo

> pervenuta ad un grado eminente di bel» lezza e di virtù, anziché viemaggiormente > accendersi del suo amore, se ne distolse, e si abbandonò in amori carnali e fangosi, > donde a lui nacquero calamità, traviamenti > e rimorsi. » — E basta pure a smentire chi, come il Boccaccio, ci vorrebbe far credere che Dante fosse un uomo lascivo, e tutto zmmerso nei sensuali diletti, dopo che egli poco innanzi ci ha detto, che l'amor di Dante per Beatrice fu onestissimo, nè mai apparve per isguardo, per parola, o per cenno, alcun Zibidinoso appetito nė nell' amore, né nella

cosa amata.

(1) Trattato II. Cap. IX.

(2) Anche il Boccaccio (Comm, all' Inf.

Filosofia, lodò e celebrò altamente questa quasi seconda donna nel suo Canzoniere con tutto

p. 112) dice che la donna di Dante fu Beatrice figlia di Folco Portinari ecc., e lo ripete nella Vita e Costumi di quel poeta (p. 9 a 12). Cosi dicon pure altri antichi biografi e commentatori di Dante.

(3) Vogliamo noi un passo, nel quale Dante
egli stesso manifesti di essere stato innamo-
rato di queste due femmine? Eccolo: Dico e
affermo, che la donna di cui io m'innamo-
rai, APPRESSO LO PRIMO AMORE, fu la bellis-
sima e castissima figlia dell'imperatore del-
l'universo, alla quale Pittagora pose nome
Filosofia. Convito, Trattato II, Cap. XVI.
(4) Canz. X, St. V.

(5) Canz. I, St. IV.
(6) Aneddoto II, pag. 44.

il lume che egli aveva di scienza e d'arte. I stato mai smentito nè contraddetto da alcuno. Finalmente nella poetica e presso che divina Quale scrittore pertanto, o fra gli antichi o visione da lui descritta nella Commedia, tor-fra i moderni, svelando le turpitudini di tanta nò a lodar la prima sua donna, cioè Beatri- gente del suo secolo, ha osato senza alcun ce, col lume sovrannaturale e scientifico della velame di allegoria parlar più forte e più liFede. Anzichè nella Commedia stessa ei volle bero di Dante? far pompa di tutti e tre questi lumi: imperciocchè nell' Inferno spicca massimamente la ragion naturale; nel Purgatorio la scienza umana; nel Paradiso la divina; cioè la Teo-se dessa trovasi e languida e fredda, contorlogia ».

Se per una parte alcuni pretendono che il nostro poeta non abbia mai parlato nei suoi scritti d'un amore e vero e reale, alcuni per l'altra si danno a credere che

Sotto il velame delli versi strani
abbia egli celato uno scopo tutt' affatto poli-
tico. La principale ragione che cotestoro ad-
ducono, si è questa: che egli abbia dovuto
appigliarsi al partito di velare sotto figura
d'una mistica e metafisica allegoria i suoi
liberi sensi, tendenti alla civile e religiosa
rigenerazione d' Italia; perciocchè in quei se-
mibarbari tempi nei quali egli visse, tempi
di oppressioni e di vendette, avrebbe ben pre-
sto pagato a prezzo di sangue il fio di co-
tanta arditezza. Questa ragione a chi non a-
vesse lette le opere dell' Alighieri potrebbe
sembrare soddisfaciente; ma chi è il quale non
sappia, che Dante fiero ed indomito per ca-
rattere, compiacendosi ne' patimenti, siccome
prove a dimostrar sua fortezza, e ne' propri
difetti, quali inevitabili seguaci a virtù tutte
lontane dalle battute vie, nullo ritegno avea
ad urtare uomini ed opinioni?

Che ti fa ciò che quivi si pispiglia?
... lascia dire le genti.
Purg. v, 12.

Col suo, quantunque piccolo, Canzoniere d' amore portò l' Alighieri la nascente italiana poesia ad alto grado di perfezione: chè

ta e disarmonica nei primi italiani siccome nei provenzali trovatori, appare piena di leggiadria e di numero, di effetti e d'immagini nel nostro sommo poeta, perciocchè in origine mosse dal cuore. Con verità egli di

ceva

Tutti li miei pensier parlan d'amore;
Son. iv.

il di lui cuore sentiva più di quello che si
fosse da lui potuto dir con parole e per
rima:

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Il Petrarca, sebben nato alla poesia, sebbene dotato di grandi talenti, trattò l'amore senza averne afferrato il vero carattere. <«< Tre quarti del suo Canzoniere, dice il Torti nel Prospetto del Parnaso Italiano (1), Alcune delle sue Canzoni, alcune delle sue sono scritti con un gusto iperbolico e sofiEpistole, ed il Libro de Monarchia non rac-stico, che non ha alcun modello nella natuchiudon forse alti, arditi e liberi sensi? Ma ra. Parlando sempre della sua passione, il che dico? La Divina Commedia stessa, il ca- Petrarca ha mancato al punto il più essenpolavoro di Dante, è forse meno l'opera di ziale, qual è quello d'interessare. Egli esaluna immensa dottrina, che di una bile ge-ta ad ogni pagina le divine virtù di Laura, nerosa? In questo poema particolarmente egli e non ne fa conoscere alcuna. I suoi versi prende occasione di esalare tutta l' amarezza non risuonano che di astratti sospiri; le sue di un cuore esulcerato. Il suo risentimento lacrime non scorrono che sulla durezza semvi comparisce senz' alcun velo. Tutto ciò che pre generica della sua donna; egli invoca ad l'ignoranza e la barbarie, gli odi civili, l' am- ogni passo la morte senza che il lettore sia bizione, l'ostinata rivalità del trono e del-bastantemente istruito nè de' motivi, nè delle l'altare, una politica falsa e sanguinaria eb-circostanze della sua disperazione. L'intebero mai d'odioso e di detestabile, tutto en- resse del cuore languisce se non viene alitra nel piano che il poeta si propose. Il co-mentato di dettagli, di aneddoti, di piccioli lorito e la tinta di questi differenti oggetti fatti, di descrizioni minute, e questa manieè sempre proporzionato alla loro nerezza, ed il pennello di Dante non comparisce mai tanto sublime quanto allorchè tratteggia fieramente quegli errori. E siccome non si è mai provato che la passione gli abbia fatto sagrificare la verità della storia, cosi egli non è

ra è appunto quella che mancava al Petrarca. Come arriverò io ad interessarmi per una donna che non vedo e non conosco se non a traverso d'una nebbia d'idee metafi

(1) Parte I. Cap. III.

cesco per Laura, fu certamente sul bel principio una inclinazione naturale, un affetto spontaneo e sincero. E siccome l'oggetto della nostra tenerezza ci si fa più caro a misura che andiamo discoprendo in esso nuovi pregi; e, grato essendoci il vedere che anche per altri si ammiri, c'importa di conservarlo immune da ogni macchia; così quest' amore prese in parte modificazione di sentimentalità e di platonicismo, allorquando la mente dell' Alighieri, fatta per l'età e per lo sviluppo delle facoltà intellettuali capace di divenire entusiasta delle doti e delle virtù di donzella cotanto gentile, non seppe più vedere e celebrare in lei se non che un modello di perfezioni.

siche, una donna che il poeta colloca per | cludere che l'amore di Dante per Beatrice, così dire nel fondo d' un santuario, ed a cui più vero e reale di quello di Messer Francoll' incensiere alla mano egli non si appressa se non tremando? Che deve finalmente importarmi di questa Madonna Laura sempre fredda, sempre composta, e sempre inaccessibile a quella dolce sensibilità, a quegli animati trasporti, che formano il più amabile incanto del suo sesso? Quale attaccamento potrà ispirarmi una raccolta di versi, dove non solamente tutto è uniforme e monotono, ma dove tutto è fattizio e sofistico, e tutto spira la più fredda e languida immobilità? È inutile lo sperare nel suo Canzoniere un quadro inaspettato, un colpo di sorpresa, una situazione nuova e interessante, un urto di affetti, di sentimenti, di trasporti, una scena insomma d' anima e di movimento, che comunichi il fuoco e la vita ad una passione, la quale in cinque mila e più versi ciarla sempre e non agisce giammai.

Pur, questo amore, sebbene volgesse la pas-
sionata anima di Dante ad onesta cortesia ed
a gentilezza, non cessava di esser tuttora un
affetto naturale, che signoreggiava potente-
mente la più intima parte del cuore di lui.
Del che non dubbia riprova possono essere
i lamentevoli accenti, che a sfogo di tanto
dolore, qual si fu quello ch' ei provò nella
morte di Beatrice, profuse, fra gli altri, in
un suo poetico componimento:
Quantunque volte, lasso! mi rimembra,
Ch'io non debbo giammai

Veder la donna, ond'io vo si dolente,
Tanto dolore intorno al cor m'assembra
La dolorosa mente,

Ch'io dico: anima mia, chè non ten vai?

Sebbene questa censura possa forse sembrare alquanto acerba, pure in mezzo ai pregi del Petrarca convien confessare che il suo stile pecca talvolta di soverchia ricercatezza. Sono in lui frequenti i modi studiati, le antitesi affettate, le digressioni intempestive. Non pare che egli sappia abbandonare un'idea senza averla prima ripetuta più fiate e rivolta sotto tutti gli aspetti. Di qui procede quella sua dizione ricercata, quella soverchia lindura che toglie forza e nervo alla poesia, e quella raffinatezza, che oltre il mostrar desiderio di piacere, scuopre anche troppo lo studio e l'artifizio che pur debbono restare celati. Questo genio volendo nel suo Tolta dai vivi in sul fiore della sua gioCanzoniere trattare un amore fantastico dove ventù la bellissima Portinari, Dante sperando impiccolirsi; ed esaurita la propria ricchez- trovare un conforto alle sue lacrime nello za, ebbe ricorso talvolta alle impure fonti studio della Filosofia, a questo si applicò dei Provenzali Trovatori, prendendone i fred- con ardore, ed incominciò ben tosto a gudi concetti, i giuochi di parole, le allego- starne le dolcezze. Fu allora che il suo pririe, le iperboli ardite e stravaganti con altre mo amore, lasciando quanto avea tuttavia di siffatte intemperanze; ed introducendole nella terreno, s' informò affatto di spiritualità e di italiana poesia diede ai Secentisti l' esempio celestiale purezza. Fu allora ch' ei si prodi una brutta licenza, portata all' eccesso dai pose di erigere a quella gentilissima donMarini e dagli Achillini, e loro seguaci, i zella un monumento eterno dell' amor suo, quali corruppero il buon gusto ed inquina- concependo l'idea d'un maraviglioso poema, rono il Parnaso italiano. Ma daremo noi col- in cui l'oggetto della sua pura fiamma vepa al Petrarca di aver corrotto il gusto della nisse celebrato in un modo condegno, anzi Poesia italiana? No: diremo solo che il bril-in un modo tale che mai da altri fosse stato lante mostro del seicento s'impadroni del nostro Parnaso allorchè Dante, il padre dell'italiana poesia, non era più letto, e veniva riguardato come il poeta della barbarie e del goticismo.

Dopo quanto abbiamo detto, potremo con

non che eseguito, ma pure immaginato. E siccome egli giammai cessò di sentire in sè i moti della fiamma antica, così la piena degli affetti per la sua Beatrice, tutta ando poi diffondendola in quel dottissimo suo ed ammirabil lavoro (1)." — « Volete, esclama

(1) È omai un dato istorico nella nostra cati dopo la sua morte. In quella Cantica Letteratura, che la terza Cantica, il Para- particolarmente occupossi l' Alighieri nel far diso, fu scritta da Dante negli ultimi sei anni l' apoteosi di Beatrice, celebrandola con tutto del viver suo; anzi taluno pretende che i il lume ch'egli avea di scienza e d'arte, e Canti dal XXI al XXXIII siano stati pubbli- formando di lei il personaggio principale di

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