Sayfadaki görseller
PDF
ePub

>> parte razionale, cioè la volontà e lo 'ntel- della bontà propria delle cose. Nel secondo » letto. E. M. » l'A. si fa grado a dare la norma per deter(18) È detto in quanto che i ladroni e iminare la bontà propria di ciascuna cosa par

rubatori nello spartire insieme delle cose ru- ticolare. Nel terzo, applicando essa norma bate, vogliono che sia fatto il giusto. P. alle lingue in generale, trova la bontà pro(19) dirò, cod. Vat. Urb. e pr. ediz.: pria di loro, e quindi passa ad affermare che quella del Biscioni dicerò. Il passo, co-tale bontà è nel nostro volgare: onde arriva minciando dalle parole Di questa virtù sino prontamente alla intesa conclusione. Il quale al termine del Capitolo, è contrassegnato dal ragionamento, s'io non vi piglio inganno, preTasso; ed è interlineata la sentenza in cia- senta una si bella ed ordinata composizione scuna cosa di sermone lo bene manifestare | d'idee e sì conducevole al fine dello scrittodel concetto è più amato e commendato, in re, che sembra ragionevole da sperare, che margine della quale leggesi la postilla: Vir- alcun testo migliore de' conosciuti, quando tù della Lingua. Di qui vedesi che Dante che sia, lo confermerà. P. e Torquato facevano gran conto della chiarezza del favellare: il che sia detto a coloro che si compiacciono d'una sublimità tenebrosa. E. M.

(21) vediamo, pr. ediz.
(22) Vedi il capo x sul finire.

glio da correggere, che il pronome ello mascolino, posto in vece di ella. E. M.

CAPITOLO XIII.

(23) Il più de' codici e le stampe s'accordano nel leggere ched ello è della cagione (20) I codici e le stampe; e quella è essa. stata dell'amore; ma è lezione evidentemente Ma l'autore qui propone la quistione, e non depravata. Il mss. Vat. 4778 ha: ch' ello è la la risolve: onde l'errore è evidente. E. M. cagione, stata dell'amore ecc.; lezione più Chiunque si fa a cercare alquanto curio-vicina alla vera, giacchè non havvi altro sbasamente questo discorso troverà in esso tre periodi continui difettosi, qual per una, qual per altra ragione. Il primo: Provato è adun- A questo luogo pure io sono costretto di que ecc., richiama una proposizione posta di pensare, contra i Sigg. E. M., che la lezione sopra, la quale però qui comparisce tronca, più vicina alla vera sia quella ch'essi giudiperchè l'A. non ha provato solamente la bon-carono evidentemente depravata. Non è egli tà della cosa più propria, ma che quanto la certo che la bontà non è che l'una delle due. bontà della cosa è più propria, tanto è più cagioni d'amore generative? Ora come dunamabile. Il secondo con tutta la sua forma que potrebbe parere sola? Ben si dovea guarassoluta: È da vedere ecc., propone al dire dare alquante linee indietro, dove l'A. conde'Sigg. E. M., una quistione che poi non si clude la prima dimostrazione appunto colle risolve, sicchè è cosa vana ed importuna al medesime parole, e veniva assai facile il todiscorso presente, e forse senza altro esem-gliere le poche mende nella lettera comune, pio in tutto il Convito. Il terzo: E noi ve- scrivendo a questo modo: ched ella è delle dremo ecc., mostra le membra d'un argo- cagioni stata dell'amore. P. mento privo del suo capo. Egli par dunque al tutto lecito da giudicare, che i Sigg. E. M. non vi videro troppo bene la natura del difetto in questo luogo, il quale forse è pervenutoci uno de'più sformati del Convito. Io per dir pure riverentemente il parer mio, pongo innanzi le parole conforme la lezione del Biscioni. Provato è adunque la bontà della cosa più propia, è da vedere quella, che in essa è amata, é commendata: e quella è essa; e noi vedemo che ecc. Pretermettendo le osservazioni sul punteggiamento, dico che, egli mi pare probabilissimo, che tra la parola propia e le parole è da vedere manchi un'intera linea, che potè essere saltata per isbadataggine del primo copista, siccome le centinaia di volte si trova di sì fatte Veramente pare anche a me, che debba cose avvenute in que' tempi, quanto a lettere, voler dire in sostanza, se non lo sapessi per grossi e materiali. Ancora io penso, che quel-intima cognizione,pure mi sarebbe insegnalo la linea perduta doveva essere composta della per questo facile raziocinio: ma le parole sostanza di queste parole, più essere amata. mi dànno assai poca sicurezza. Certo è però Ora chi vuol conoscerla. A questo modo che l'A. ha da trattare la cognizione del beil primo de'notati periodi porta la conclusio-neficio in quanto ella era in lui; perciocchè ne del discorso premesso dall'A., per ispie- qualunque massimo beneficio ha solo tanta gare generalmente la dottrina sull'amabilità forza a confortare l'amistà, quanta è la co

(1) Al principio di questo Capitolo il Tasso pose la seguente postilla: Amor verso la Lingua Bontà e Prossimità. E. M.

(2) I codici e le stampe leggono a chi più riceve. Tolto quel vizioso più, si è sostituito il pronome lo, che richiama direttamente l'idea del beneficio di cui l'Autore favella.E.M.

(3) Intendi: Quanto quella cosa, per ottenere la quale si vogliono o si desiderano come mezzi tutte le altre cose. P.

(4) Forse: cagione d'essere. E. M. (5) Cioè, non constasse, non fosse già chiaro. E. M.

Dante predice la futura grandezza dell'italica favella, piacevano al grande autore di quel poema immortale, in cui essa fu portata a tanto splendore. E. M.

(7) Studio qui vale cura, o simile. P. (8) Procaccia per natura la sua conservazione. P.

(9) Intendi: Se il volgare fosse cosa da potere egli spendere delle cure per sè medesimo, le spenderebbe a fine di conseguire quella, cioè, la sua conservazione. P.

(10) Intendi: E la sua conservazione sareb

(11) a lui, le pr. ediz., il cod. Vat. e tuti Gadd. E. M.

gnizione di lui nel beneficiato. In fatto Dante qui più innanzi chiude la dimostrazione dell'altra parte del grandissimo beneficio, colle parole: e così è per me conosciuto ecc. P. (6) secondo qui dee valere conforme, connaturale, consentaneo, o simile, se pure non havvi laguna di qualche parola, che noi non sapremmo dir quale. E s'avverta che in tutte le stampe la sentenza non era posta interrogativamente di che nasceva contrarietà fra la dottrina stabilita, e l'esempio del martello, che Dante soggiunge per confermarla. Ci sembra però di aver raddrizzato il senso col-be mettersi in istato fermo il più possibile. P. l'aiuto del solo segno ortografico trascurato dagli altri editori, e che sarebbe inutile ri-ti cercare ne' mss.-Tutto questo passo: Non è secondo ecc. fino a in quanto con esso io entrai nello Latino, e con esso mi fu mostrato; il quale Latino ecc., è contrassegnato in margine dal Tasso. Più avanti sono interlineate le parole: quello deliberando, interpretando e quistionando. E finalmente è di nuovo contrassegnato in margine tutto il tratto che comincia: per che tempo è d'intendere a ministrare le vivande. Questo sarà quel pane orzato ecc., sino alla fine del Capitolo; e di contro alle ultime parole qui riportate evvi il segno N, Nota. Dal che si vede che le magnifiche espressioni con che

(12) Il cod. Vat. Urb.: migliaia di persone. E. M.

(13) Questo leggiamo col secondo cod.Marciano. Gli altri codici e tutte le stampe hanno Questa; ma la lezione da noi adottata ci par meglio convenire col resto del discorso. E. M.

(14) ove, l'ediz. Biscioni. Le stampe antiche, il secondo cod. Marciano, il Barberino e tutti i Gaddiani laddove. E. M.

(15) Cioè, nel luogo del latino che tramonterà. P.

(16) Perciocchè non sono illuminati dal latino che si adopera nelle cose di scienza comunemente; ed essi non lo intendono. P.

[merged small][ocr errors]

Voi, che, intendendo, il terzo ciel movete, | Di si alti miracoli adornezza,

Udite il ragionar ch'è nel mio core,

Ch'io nol so dire altrui, sì mi par novo:
Il ciel, che segue lo vostro valore,

Gentili creature che voi sete,

Mi tragge nello stato ov' io mi trovo;
Onde 'l parlar della vita, ch'io provo,
Par che si drizzi degnamente a vui:
Però vi priego che lo (1) m'intendiate.
Io vi dirò del cor la novitate,
Come l'anima trista piange in lui;
E come un spirto contra lei favella,
Che vien pe' raggi della vostra stella.
Suolea esser vita dello cor dolente
Un soave pensier, che se ne gìa
Molte fiate a' piè del vostro Sire;
Ove una donna glorïar vedia,
Di cui parlava a me si dolcemente,
Che l'anima dicea: i'men vo'gire.
Or apparisce chi lo fa fuggire;
E signoreggia me di tal vertute,
Chel cor ne trema sì, che fuori appare.
Questi mi face una donna guardare;
E dice: chi veder vuol la salute,
Faccia che gli occhi d'esta donna miri,
S'egli (2) non teme angoscia di sospiri.

Trova contraro (3) tal, che lo distrugge,
L'umil pensiero (4) che parlar mi suole
D'un' Angiola che 'n cielo è coronata.
L'anima piange, si ancor len duole,
E dice: oh lassa me, come si fugge
Questo pietoso che m'ha consolata!
Degli occhi miei dice questa affannata:
Qual ora fu, che tal donna gli vide?
E perchè non credeano a me di lei?
Io dicea: ben negli occhi di costei
De' star colui che li miei pari uccide;
E non mi valse, ch'io ne fossi accorta,
Che non mirasser tal, ch'io ne son morta.

Tu non se'morta, ma se'ismarrita (5),
Anima nostra, che si ti lamenti,
Dice uno spiritel d'amor gentile;
Chè questa (6) bella donna, che tu senti,
Ha trasformata (7) in tanto la tua vita,
Che n'hai paura, si se' fatta vile.
Mira quanto ella è pietosa ed umile,
Saggia e cortese nella sua grandezza;
E pensa di chiamarla donna omai:
Chè, se tu non t'inganni, tu vedrai

Che tu dirai: Amor, signor verace,
Ecco l'ancella tua; fa che ti piace.

Canzone, io credo che saranno radi
Color che tua ragione intendan bene,
Tanto (8) lor parli faticosa e forte:
Onde se per ventura egli addiviene
Che tu dinanzi da persone vadi,
Che non ti paian d'essa (9) bene accorte;
Allor ti priego che ti riconforte,
Dicendo lor, diletta mia novella (10):
Ponete mente almen com' io son bella. (11)

no,

CAPITOLO I.

Poichè, proemialmente ragionando, me ministro, (1)lo mio pane per lo precedente Trattato è con sufficienza preparato, lo tempo chiama e domanda la mia nave uscire di porto: per che dirizzato l' artimone (2) della ragione all' ora (3) del mio desiderio (4), entro in pelago con isperanza di dolce cammie di salutevole porto e laudabile nella fine della mia cena. Ma perocchè più profittabile sia questo mio cibo, prima che venga la prima vivanda voglio mostrare come mangiare si dee. Dico che, siccome nel primo Capitolo è narrato (5), questa sposizione conviene essere litterale e allegorica. E a ciò dare ad intendere si vuole sapere (6) che le scritture si possono intendere e debbonsi sponere massimamente per quattro sen.: (7) e si. L'uno si chiama litterale..... questo è quello che si nasconde sotto il manto di queste favole, ed è una verità ascosa sotto bella menzogna; siccome quando dice Ovidio, che Orfeo facea colla cetera mansuete le fiere, e gli alberi e le pietre a sè muovere: che vuol dire, che 'l savio uomo collo stromento della sua voce facea mansuescere e umiliare li crudeli cuori, e facea muovere alla sua volontà coloro che non (8) hanno vita di scienza ed arte; e coloro che non hanno vita di scienza ragionevole alcuna (9), sono quasi come pietre. E perchè questo nascondimento (10) fosse trovato per li savii, nel penultimo Trattato si mostrerà. Veramente li Teologi questo senso prendono altrimenti, che li poeti; ma perocchè mia in

CAPITOLO II.

tenzione è qui lo modo delli poeti seguita- | fatica e con molto errore si procederebbe. re, prenderò il senso allegorico secondo che Onde, siccome dice il Filosofo nel primo per li poeti è usato. Il terzo senso si chia- della Fisica, la natura vuole che ordinatama morale: e questo è quello che li lettori mente si proceda nella nostra conoscenza deono intentamente andare appostando (11) cioè procedendo da quello che conoscemo per le scritture, a utilità di loro e di loro meglio, in quello che conoscemo non cosi discenti: siccome appostare si può nel Van- bene; dico che la natura vuole, in quanto gelio, quando Cristo salio lo monte per tra- questa via di conoscere è in noi naturalmente sfigurarsi, che, delli dodici Apostoli, ne (12) | innata, e però se gli altri (20) sensi da' litmenò seco li tre; in che moralmente si può terali sono meno intesi (che sono, siccome intendere, che alle secretissime cose noi do- manifestamente appare ), irrazionabile sarebvemo avere poca compagnia. Lo quarto sen-be procedere ad essi dimostrare, se prima so si chiama anagogico (13), cioè sovra sen-lo litterale non fosse dimostrato. Io adunso: e quest'è quando spiritualmente si spone que per queste ragioni tuttavia (21) sopra una scrittura la quale eziandio nel senso lit- ciascuna Canzone ragionerò (22): prima la terale, per le cose significate, significa delle litterale sentenza, e appresso di quella, rasuperne cose dell'eternale gloria; siccome gionerò la sua allegoria, cioè l'ascosa veriveder si può in quel canto del Profeta, che tà; e talvolta degli altri sensi toccherò indice, che nell' uscita del popolo d' Israel cidentemente, come a luogo e a tempo si d'Egitto, la Giudea è fatta santa e libera. converrà. Che avvegna, essere vero secondo la lettera, sie manifesto (14); non meno è vero quello che spiritualmente s' intende, cioè che nell'uscita dell' anima del peccato, essa Cominciando adunque, dico che la stella sie fatta santa e libera in sua podestade. E di Venere due fiate era rivolta in quello suo in dimostrare questo, sempre lo (15) litte- cerchio che la fa parere serotina e mattutirale dee andare innanzi, siccome quello nella na, secondo i due (1) diversi tempi, apprescui sentenza gli altri sono inchiusi, e san- so lo trapassamento di quella Beatrice beaza lo quale sarebbe impossibile e irrazionale ta, che vive in cielo con gli Angioli, e in intendere agli altri; e massimamente all'al- terra colla (2) mia anima, quando quella genlegorico è impossibile, perocchè in ciascuna til donna, di cui feci menzione nella fine delcosa che ha dentro e 'l di fuori (16), è im-la Vita Nuova, parve primamente accompapossibile venire al dentro, se prima non signata d'Amore (3) agli occhi miei, e prese viene al di fuori; onde, conciossíacosachè nel luogo alcuno della mia mente. E siccom' è le scritture sia sempre il di fuori, impossi- ragionato per me nello allegato libello, più bile è venire all' altre, massimamente all'al- da sua gentilezza, che da mia elezione, venlegorica, sauza prima venire alla litterale(17). ne ch'io ad essere suo consentissi (4); chè Ancora è impossibile, perocchè in ciascuna passionata di tanta misericordia si dimostracosa naturale e artificiale è impossibile pro- va sopra la mia vedova vita, che gli spiriti cedere alla forma sanza prima essere di- degli occhi miei a lei si fêro massimamente sposto il suggetto, sopra che la forma dee amici (5); e così fatti dentro lei, poi fêro stare; siccome impossibile è la forma di lo- tale (6), che'l mio beneplacito fu contento ro (18) venire, se la materia, cioè lo suo a disposarsi a quella immagine. Ma perocchè suggetto, non è prima disposta (19) ed ap-non subitamente nasce amore e fassi granparecchiata; e la forma dell' arca venire, se de e viene perfetto (7), ma vuole tempo alla materia, cioè lo legno, non è prima di-cuno e nutrimento di pensieri, massimamensposto ed apparecchiato. Onde, conciossia-te là dove sono pensieri contrarii che lo imcosachè la litterale sentenza sempre sia sug-pediscono, convenne (8), prima che questo getto e materia dell' altre, massimamente nuovo amore fosse perfetto, molta battaglia dell' allegorica, impossibile è, prima venire intra il pensiero del suo nutrimento e quelalla conoscenza dell' altre, che alla sua. An-lo che gli era contrario, il quale per quella cora è impossibile, perocchè in ciascuna co-gloriosa Beatrice tenea ancora la rocca della sa naturale e artificiale è impossibile proce- mia mente. Perocchè l'uno era soccorso dalla dere, se prima non è fatto lo fondamento; parte della vista (9) dinanzi continuamente, siccome nella casa, e siccome nello studia- e l'altro dalla parte della memoria di diere; onde, conciossiacosachè 'l dimostrare sia tro; e 'l soccorso dinanzi ciascuno di creedificazione di scienza, e la litterale dimo- scea, che far non potea l'altro contro a (10) strazione sia fondamento dell' altre, massi- quello, che impediva in alcuno modo a dare mamente dell' allegorica, impossibile è al-indietro il volto. Per che (11) a me parve l'altre venire prima che a quella. Ancora, si mirabile, e anche duro a soffrire, che io posto che possibile fosse, sarebbe irraziona- nol potei sostenere; e (12) quasi esclamarle, cioè fuori d' ordine; e però con molta do (per iscusare me dell'avversità (13), nel–

[ocr errors]

TRATTATO II.

la quale parea me avere manco (14) di for-sica, dove ei mostra bene sè avere seguito tezza) dirizzai la voce mia in quella parte, pur l'altrui sentenza là dove d'Astrologia gli onde procedeva la vittoria del nuovo pensie- conviene parlare. Tolommeo poi, accorgenro, che era virtuosissimo (15), siccome vir-dosi che l'ottava spera si muovea per più tù celestiale; e cominciai a dire: Voi, che, movimenti, veggendo il cerchio suo partire intendendo, il terzo ciel movete. A lo in- dal dritto cerchio, che volge tutto da Oriente tendimento della qual Canzone bene impren- in Occidente, costretto da' principii di Filodere, conviene prima conoscere le sue par-sofia, che di necessità vuole un primo moti, sicchè leggiere sarà poi lo suo intendi- bile semplicissimo, puose un altro cielo esmento a vedere. Acciocchè più non sia me-sere fuori dello Stellato, il quale facesse quelstiere di predicere (16) queste parole per la revoluzione da Oriente in Occidente: la (10) le sposizioni dell'altre (17), dico che questo quale dico che si compie quasi in veutiquatordine, che in questo Trattato si prenderà, tro ore (11) e quattordici parti d'un'altra deltenere intendo per tutti gli altri. Adunque dico le quindici, grossamente assegnando. Sicchè, che la Canzone proposta è contenuta da tre secondo lui e (12) secondo quello che si tiesono nove li cieli parti principali. La prima è il primo verso (18) ne in Astrologia e in Filosofia (poichè quelli di quella, nella quale s'inducono a udire ciò movimenti furono veduti che dire intendo certe Intelligenze, ovvero mobili: lo sito de'quali è manifesto e deferper più usato modo volemo dire Angeli, li minato, secondo che per un'arte, che si chiaquali sono alla revoluzione del cielo di Ve-ma Prospettiva aritmetica (13) e geometrica, nere, siccome movitori di quello. La secon- sensibilmente e ragionevolmente è veduto, é da è li tre versi che appresso del primo so- per altre sperienze sensibili; siccome nello no (19), nella quale si manifesta quello che ecclissi del Sole appare sensibilmente la Ludentro spiritualmente si sentiva (20) intra na essere sotto il Sole; (14) e siccome per diversi pensieri. La terza è il quinto ed (21) testimonianza d'Aristotile, che vide cogli ocultimo verso, nella quale si vuole (22) l'uo-chi, secondochè dice nel secondo di Čielo e mo parlare all'opera medesima, quasi a con- Mondo, la Luna, essendo nuova, entrare sotfortare quella. E (23) queste tutte tre partito a Marte, dalla parte non lucente, e Marte per ordine sono, com'è detto di sopra, a dimostrare (24).

CAPITOLO III.

[ocr errors]

stare celato tanto che rapparve dall'altra lucente (15) della Luna ch'era verso Occidente.

CAPITOLO IV.

Ed è l'ordine (1) del sito (2) questo, che 'l A più lietamente (1) vedere la sentenza litterale, alla quale ora s'intende, della pri- primo che numerano (3) è quello dov'è la ma parte sopra divisa è da sapere chi e quan- Luna: lo secondo è quello dov'è Mercurio: ti sono costoro che sono chiamati alla udien- lo terzo è quello dov'è Venere: lo quarto è za mia; e qual'è questo terzo cielo, il quale quello dov'è il Sole: lo quinto è quello dov'è dico loro (2) muovere. E prima dirò del cie- Marte: lo sesto è quello dov' è Giove: lo setlo; poi dirò di loro, a cui io parlo. E avve-timo è quello dov'è Saturno: l'ottavo è quelguache quelle cose, per rispetto della veri-lo delle stelle: lo nono è quello che non è tà, assai poco sapere si possono (3), quello sensibile se non per questo movimento che tanto, che l'umana ragione ne vede, ha più è detto di sopra, lo quale chiamano molti dilettazione, che'l molto e'l certo delle cose, Cristallino, cioè diafano, ovvero tutto traspadelle quali si giudica per lo senso (4); se-rente. Veramente, fuori (4) di tutti questi, condo la sentenza del Filosofo, in quello de-li Cattolici pongono lo Cielo Empireo, che gli Animali. Dico adunque, che del nume-a dire (5) Cielo di fiainma, ovvero luminoro de'cieli e del sito diversamente è sentito so; e porgono, esso essere immobile, per aveda molti; avvegnachè la verità all'ultimo sia re in sè, secondo ciascuna parte, (6) ciò che trovata. Aristotile (5) credette, seguitando so-la sua materia vuole. E questo (7) è cagione lamente l'antica grossezza degli Astrologi, al primo mobile per avere (8) velocissimo che fossero pure (6) otto cieli, delli quali movimento; chè per lo ferventissimo appelo estremo, e che contenesse tutto, fosse tito che ha (9) ciascuna parte di quello noquello dove le stelle fisse sono, cioè la spe- no Cielo, chè è immediato a quello (10) d'esra ottava; e che di fuori da esso non fosse sere congiunta (11) con ciascuna parte di altro alcuno (7). Ancora credette che il cielo quello (12) Cielo divinissimo, Cielo quieto, del Sole fosse immediato con quello della in quello si rivolve con tanto desiderio, che Luna, cioè secondo a noi (8). E questa sua la sua velocità è quasi incomprensibile: e (13) sentenza così erronea può vedere chi vuole quieto e pacifico è lo luogo di quella Somma nel secondo di Cielo e Mondo, (ch' è nel se-Deità che sè (14) sola compiutamente vede. condo de'Libri naturali (9)). Veramente egli Questo luogo è di Spiriti Beati, secondo che di ciò si scusa nel duodecimo della Metati- la Santa Chiesa vuole, che non può dire men

DANTE. Opere Minori.

35

« ÖncekiDevam »