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ti ai quali appartengono, e sono quindi in-zione. Nella quale io avrei volentieri riporframezzate col testo nella guisa che pur lo tate in postilla tutte le varianti che le stamsono nel Convito, ove le Divisioni o Somma-pe ed i Codici ne presentano, e che da me rii delle Canzoni stanno per entro il corpo dell'opera, come può vedersi nel secondo Capitolo di ciaschedun Trattato.

Rapporto alla lezione io ho tenuto a riscontro le quattro principali edizioni che di esso libro abbiamo (Sermatelli 1576, Biscioni 1723, Poliani 1827, e Nobili 1829), e ne ho trascelta quella che m'è apparsa la migliore od almen la più vera. Oltredichè ho pur riscontrato un Codice della Libreria de Sig. Cav. Bali Niccolò Martelli, dalla cui gentilezza, pel mezzo del Sig. Canonico Basi, ho potuto ottenere di consultarlo a mio agio (1): e dirò che la lezione di questo preZIOSO Codice, e la stampa procurataci dal Trivulzio (Poliani 1827) sono più specialmente state il fondamento di questa mia edi

(1) Questo è quel medesimo Codice di cui mi valsi pel confronto delle Rime liriche, e di cui feci menzione a p. XVII del mio ragionamento. Esso è membranaceo in fol. picc. ed appartiene al sec. XIV; contiene un fram

sono state fedelmente notate, se lo avesse comportato il formato di essa. Il quale per esser di troppo piccolo ed a ciò disadatio, mi fa procrastinare un tale divisamento fino ad altro tempo, quello cioè, nel quale io pubblicherò una seconda magnifica edizione di queste Opere minori di Dante.

Finalmente io mi sono studiato pel primo di fare a questo Libretto, nella guisa che praticai nel Canzoniere, delle illustrazioni e note filologiche, istoriche e critiche, affinchè più agevole ad ogni condizion di Lettori ne riuscisse l'intelligenza, ed affinchè non si vedesse con nostro rammarico uno de'più autichi ed eleganti scritti che vanti l'italiano idioma, andarne nel pubblico privo d'ogni qualunque Comento.

mento d'un Antico Novelliere, Proverbia Salomonis, le Vite de' Filosofi e loro sentenze, Nomina Lapidum et (eorum) virtutum, Expositio somnium, Varie Rime di Dante e del Cavalcanti, ed in fine la Vita Nuova.

VITA NUOVA

In quella parte del libro della mia me- te, la quale fu chiamata da molti Beatrice, moria, dinanzi alla quale poco si potrebbe e quali (5) non sapeano che si chiamare. Ella leggere, si trova una rubrica (1), la quale era già in questa vita stata tanto che nel suo dice: Incipit Vila Nova. Sotto la quale ru- tempo lo cielo stellato era mosso verso la parbrica io trovo scritte le parole le quali ète d'oriente delle dodici parti l'una d' un mio intendimento d'assemprare (2) in questo libello (3), e se non tutte, almeno la loro sentenzia.

Nove fiate già, appresso al mio nascimento, era tornato lo cielo della luce (4) quasi ad un medesimo punto, quanto alla sua propria girazione, quando alli miei occhi apparve prima la gloriosa Donna della mia men

(1) Rubrica vale argomento o sommario d'un libro o d' un capitolo, esposto brevemente: c cosi dicevasi dal color rosso, col quale ordinariamente scrivevasi.

grado (6): sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi alla fine del mio nono anno. Ella apparvemi vestita di nobilissimo colore umile ed onesto sanguigno, cinta ed ornata alla guisa che alla sua giovanissima etade si convenia. In quel punto dico veracemente, che lo spirito della vita (7), lo quale dimora nella segretissima

tempo servirongli ma che finalmente il suo segreto fu da molti discoperto, mentre altri rimase tuttavia occulto. Or, saputo ciò, non è egli facile a vedersi che in questo inciso Dante ha voluto dirci lo stesso? Alli miei oc

(2) Assemprare, ritrarre, copiare, ad exemplum dicere. Forse qui è detto per as-chi apparve prima la gloriosa donna della sembrare, cioè raccorre, unire.

(3) Libello per libretto. Altre volte Dante nel processo chiama libello questa sua opera. E nel Convito Tratt. II, cap. 2, favellando di essa: E siccom'è ragionato per me nello allegato libello.

(4) Il Sole. Intendi: già erano trascorsi quasi nove anni.

mia mente, la quale fu da molti chiamata Beatrice e quali non sapeano che si chiamare, cioè, ed altri non sapeano come chiamarla. Che se ad alcuno venisse difficoltà nell'ammettere una correzione del testo, non autenticata da Codici, io risponderò che mentre a por la mano nelle scritture de'nostri antichi deesi procedere con cautela e parsimonia grandissima, non hassi poi ad avere un soverchio scrupolo alloraquando il contesto ed una critica sana e giudiziosa ci siano di guida e d'appoggio. La correzione pingeva con la zanca, da me fatta nel testo della Commedia, Inf. XIX. 45 sulla lezione erronea piangeva, non è ella stata generalmente approvata, abbenchè non autenticata nè da antiche stampe, nè da Codice alcuno?

(5) Tutte le edizioni e due Codici da me veduti hanno i quali, invece di e quali, come ho stampato nel testo. Ma che la prima sia lezione erronea apparirà da ciò che sono per dire. In questo luogo dice Dante che la sua Donna fu chiamata da molti Beatrice: or come potrebb' egli tosto soggiungere i quali (molti) non sapeano che si chiamare, cioè non sapeano come chiamarla? Ben s'accorse della contraddizione il Trivulzio, e però (6) Cioè la dodicesima parte d'un secolo, nel suo testo stampó i quali non sapeano vale a dire otto anni e un terzo. Ciò si prova che si (cosi) chiamare; correzione ingegnosa, non tanto dal contesto, quanto da quello che ma a mio giudicio non vera. Narra Dante dice Dante nel Convito, pag. 134, con quein questo libretto (e i! Lettore vedrallo a suo ste parole: quel cielo si muove seguendo il luogo) che studiavasi nascondere altrui l'og-movimento della stellata spera da Occidente getto della sua passione; e che a ciò ottenere in Oriente, in cento anni uno grado. pose in opera alcuni artifizi che per alcun (7) Lo spirito o il principio vitale.

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camera del cuore, cominciò a tremare si for- mirabile donna apparve a me vestita di colore temente che apparia ne' menomi polsi orri- bianchissimo in mezzo di due gentili donne, bilmente (1); e tremando disse queste paro- le quali erano di più lunga etade, e passando le: Ecce deus fortior me, qui veniens do- per una via volse gli occhi verso quella parminabitur mihi. In quel punto lo spirito ani- te ov'io era molto pauroso; e per la sua inefmale, il quale dimora nell'alta camera (2), fabile cortesia, la quale è oggi meritata (5) nella quale tutti li spiriti sensitivi portano le nel grande secolo, mi salutò virtuosamente loro percezioni, si cominciò a maravigliare tanto, che mi parve allora vedere tutti i termolto, e parlando spezialmente alli spiriti del mini della beatitudine. L'ora che lo suo dolviso (3), disse queste parole: Apparuit iam cissimo salutare mi giunse era fermamente beatitudo vestra. In quel punto lo spirito nona di quel giorno e perocchè quella fu naturale, il quale dimora in quella parte ove la prima volta che le sue parole vennero a' si ministra lo nutrimento nostro, cominciò a miei orecchi, presi tanta dolcezza, che copiangere, e piangendo disse queste parole: me inebriato mi partii dalle genti. E ricorso Heu miser! quia frequenter impeditus ero al solingo luogo d'una mia camera, puosimi deinceps. D'allora innanzi dico ch'Amore si-a pensare di questa cortesissima; e pensando gnoreggiò l'anima mia, la quale fu si tosto di lei, mi sopraggiunse un soave sonno, nel a lui disponsata, e cominciò a prendere so- quale m'apparve una maravigliosa visione: pra me tanta sicurtade e tanta signoria, perchè mi parea vedere nella mia camera una la virtù che gli dava la mia imaginazione nebula di colore di fuoco, dentro alla quale che mi convenia fare compiutamente tutti io discernea una figura d'uno Signore (6), suoi piaceri. Egli mi comandava molte volte di pauroso (7) aspetto a chi lo guardasse: e che io cercassi per vedere quest'Angiola gio- pareami con tanta letizia (8), quanto a sẻ, che vanissima: ond' io nella mia puerizia molte mirabil cosa era e nelle sue parole dicea fiate l'andai cercando, e vedeala di si nobili molte cose, le quali io non intendea se non e laudabili portamenti, che certo di lei si poche, tra le quali io intendea queste: Ego potea dire quella parola del poeta Omero, dominus tuus. Nelle sue braccia mi pa«Ella non pare figliuola d' uomo mortale rea vedere una persona dormire nuda, salvo » ma di Dio (4) ». Ed avvegna che la sua che involta mi parea in un drappo sanguigno imagine, la quale continuamente meco stava, leggermente, la quale io riguardando molto fosse baldanza d'amore a signoreggiarmi, tut- intentivamente, conobbi ch'era la donna della tavia era di sì nobile virtù, che nulla volta salute, la quale m'avea lo giorno dinanzi desofferse che Amore mi reggesse senza il fe- guato di salutare. E nell'una delle mani mi dele consiglio della ragione in quelle cose parea, che questi tenesse una cosa, la quale là dove cotal consiglio fosse utile a udire. E ardesse tutta; e pareami che mi dicesse queperò che soprastare alle passioni ed atti di ste parole: Vide cor tuum. E quando egli tanta gioventudine pare alcuno parlare fabu- era stato alquanto, pareami che disvegliasse loso, mi partirò da esse, e trapassando molte questa che dormia; e tanto si sforzava per cose, le quali si potrebbero trarre dall'esem-suo ingegno, che le facea mangiare quella plo onde nascono queste, verrò a quelle parole, le quali sono scritte nella mia memoria sotto maggiori paragrafi.

Poichè furono passati tanti di, che appunto erano compiuti li nove anni appresso l'apparimento soprascritto di questa gentilissima, nell'ultimo di questo di avvenne, che questa

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cosa che in mano gli ardeva, la quale ella mangiava dubitosamente (9). Appresso ciò, poco dimorava, che la sua letizia si convertia in amarissimo pianto: e così piangendo si ricogliea questa donna nelle sue braccia, e con essa mi parea che se ne gisse verso il cielo: ond'io sostenea si grande angoscia, che

ritare in significato attivo usollo anche altrove, Son. 80: Lo re che merta i suoi servi ec.

(6) Costui era Amore.

(7) Pauroso ha doppio senso, e si dice non tanto di chi ha paura, quanto di chi la incute, lat. formidolosus. Cosi lo stesso Danie Inf. 11, 70 Temer si dee di sole quelle cose ec. Dell'altre no, che non son paurose.

(8) Cioè pieno di tanta letizia.

(9) Dubilosamente per paurosamente come dubitoso per pauroso, voce mal definita dal Vocabolario. Cosi nella Canz. II, St. 4. Por vidi cose dubitose molte,

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