Poesie di Vincenzio Monti: ferrarese, 2. cilt

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presso N. Capurro, 1808

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Sayfa 102 - Oggi a calcar le nuvole giunse la tua virtute, e di natura stettero le leggi inerti e mute. Che più ti resta? Infrangere anche alla morte il telo, e della vita il nettare libar con Giove in cielo.
Sayfa 11 - Poi ministra di luce e di portenti, Del ciel volando pei deserti campi, Seminasti di stelle i firmamenti. Tu coronasti di sereni lampi Al Sol la fronte; e per te avvien che il crine Delle comete rubiconde avvampi; Che agli occhi di quaggiù, spogliate alfine Del reo presagio di feral fortuna, Invi'an fiamme innocenti e porporine.
Sayfa 98 - L' igneo terribil aere . Che dentro il suoi profondo Pasce i tremuoti, ei cardini Fa vacillar del mondo, Reso innocente or vedilo Da' mai-zii corpi uscire, E già domato ed utile Al domator servire. Per lui del pondo immemore, Mirabil cosa! in alto Va la materia, e insolito Porta alle nubi assalto. Il gran prodigio immobili I riguardanti lassa, E di terrore un palpito In ogni cor trapassa.
Sayfa 13 - Ecco dal suolo liberar la testa, scuoter le giubbe, e tutto uscir d'un salto il biondo imperator della foresta. Ecco la tigre e il leopardo in alto spiccarsi fuora della rotta bica, e fuggir nelle selve a salto a salto. Vedi sotto la zolla che l'implica divincolarsi il bue, che pigro e lento isviluppa le gran membra a fatica.
Sayfa 205 - Ma l' infelice , a cui de' lunghi affanni Grave è l' incarco, e morta in cuor la speme, Quel ferro implora troncator degli anni , E ride all' appressar dell' ore estreme . Fra la polve di Marte e le vicende Ti sfida il forte , che ne...
Sayfa 99 - E i piè mal fermi agognano Ir dietro al guardo attento. Pace e silenzio, o turbini : Deh! non vi prenda sdegno Se umane salme varcano Delle tempeste il regno. Rattien la neve, o Borea, Che giù dal crin ti cola; L'etra sereno e libero Cedi a Robert che vola. Non egli vien d'Orizia A insidiar le voglie : Costa rimorsi e lagrime Tentar d'un Dio la moglie. Mise Tesèo nei talami Dell'atro Dite il piede : Punillo il Fato; e in Erebo Fra ceppi eterni or siede.
Sayfa 116 - M'adagiava tranquillo in su l'erbetta, Che lunga e folta mi sorgea dintorno, E tutto quasi mi copriva; ed ora Supino mi giacea , fosche mirando Pender le selve dall'opposta balza , E fumar le colline , e tutta in faccia Di sparsi armenti biancheggiar la rupe: Or rivolto col fianco al ruscelletto...
Sayfa 100 - Fra ceppi eterni or siede. Ma già di Francia il Dedalo Nel mar dell'aure è lunge; Lieve lo porta zaffiro , E l'occhio appena il giunge.
Sayfa 13 - Dalle gravide glebe, oh maraviglia!, fuori allor si lanciò scherzante e presta la vaga delle belve ampia famiglia. Ecco dal suolo liberar la testa, scuoter le giubbe, e tutto uscir d'un salto il biondo imperator della foresta.
Sayfa 11 - S'odon le mura flagellar del Mondo; Simili a un mar che per burrasca freme, E . sdegnando il confine , le bollenti Onde solleva, e il lido assorbe e preme.

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