Pregovi a leggere tutto quel capo decimo quarto d'Isaia, e mi perdonerete, se contro l'uso mio l'ho verseggiato perchè non trovai prosa degna di lui dopo assai tentativi. E quanto alla evidente pittura, e poesia paragonatelo a bei versi del Tasso sullo stesso argomento al cap. 4., e ai celebri canti del Milton nel Paradiso perduto, non che con cent' altri minori moderni, o antichi. Dico antichi, poichè non sol dalla torre di Babelle, ma di quà greci e latini, come vedesi in Ovidio, ed in Claudiano principalmente, presero le lor guerre Titanie, e Gigantomachie, tra le quali è pur quella del nostro Aldegatti nel 400. Quanto poi al terror tragico a scuotere il cuor umano io penso dover temprarlo coll' altra giustizia divina congiunta a misericordia verso Adamo per finir cogli affetti men dolorosi all'animo vostro gentile. Non v'aspettate i poemi, e le tragedie moltiplici d'ogni linguaggio su quest' epoca ricantata, nè le mollezze mestastasiane anche su Adamo nella morte d'Abele profuse. Nò non profaniamo la religione del cuore con poesia serva imbel le le di più imbelle musica teatrale. La scena nostra è divina, divino il terrore, e la compassione, e quel ch'è più divina è la storia della più gran tragedia d' umani casi, che fosse mai, ond' ha quella forza, ed autorità, che le sceniche invenzioni antiche o moderne aver mai non potranno. Sì, miei signori, dopo il quadro terribile della caduta dell' angelo un altro compassionevole ne presenta la caduta dell'uomo a vivissimi color dipinto per man di Mosè. Quant' io v'ho ricordato dell'amorosissima creazione d'Adamo, e d'Eva con sì sublime stile enfatico accompagnata deve ora rivolgersi a compiangere doppiamente l'ingratitudine, e la disubbidienza dalle divine. vendette seguita, onde cambiansi i più dolci affetti consolatori in altrettanti dolorosissimi, e penitenziali. Apre dunque la scena, e l'atto primo quel reo spirito or or descrittovi da Isaia, e precipitato in abisso per la sua ribellione. Ei per vendetta più ribelle, e più furibondo vien meditando insidie, ed assalti contro l'opera prediletta del Creatore, vendicar non potendo si si contro lui stesso. Eccolo sorto da quegli abissi alla luce odiosa del giorno appiattarsi dentro il giardino, poi farsi incontro ad Eva sotto le spoglie più acconce, e più degne di lui qual tra tutti gli altri animali il più astuto, e più perfido, siccome agli occhi lucenti, alle lubriche spire tortuose, alla squamma di color mille cangiante era il più bello. Così per gli occhi già presa insin d'allora la donna curiosa entra seso in colloquio, e voi sapere quanto subdolo, e seducente a farla prevaricare. Ahi ch'ella mira, e rimira cupidamente quel troppo bello ma fatal pomo, il fissarvi lo sguardo le fa parerlo buono al gusto, già già ne prova un piacer ignoto, già il prende, e l'assaggia. Pur non era ancor perduto il genere umano costituito in Adamo suo capo originale, má sopravviene all' atto secondo egli stesso, (che non dovea lasciarla, ned ella da lui dividersi mai), ed oh per quale scena di lusinghe, di vezzi, di preghi, e forse ancora di pianti a calmar suo rimorso, la seduttrice trae l'uomo a gustare quel frutto da troppo cara man presentato Rifugge l'animo inorridito dal ridir ciò che troppo tutti sapTOMO XVIII, F pia piamo, e par anch'esso il sacro storico rifuggirne inorridito gittandovi sopra un velo con pochi detti, e con quel terribile epifonema a chiuder l'atto funesto: E s'aprirono gli occhi ad entrambi, alla qual vista ferale smarrir dovettero, e fuggir quà e la costernati. La fuga incerta, ed errante li riconduce al teatro e a tal incontro, ed atto terzo, confusi scoprono la lor nudità non prima osservata, onde corrono a cercar foglie per ricoprirla. Ma chi lor coprirà dall' ira divina, onde già sentono da lontano la tremenda chiamata del giudice Adamo dove sei (a), fuggendo invano dalla sua faccia a cercar nascondigli. Ed ergesi senza più tribunale, s'istituisce giudicio, si fa processo, onde convinti i colpevoli non hanno più scusa, ed aggravan la colpa accusandosi l'uno l'altro a vicenda. (6) Nul la (c) Adamo dove sei, disse un amico poeta, Qual suono ascolto ? 10 - E' questo il calpestio sovrano, Del Signore che move a questo loco Trema a suoi piè la terra Nascondermi vorrei . (b) Pietà", Signor, costei - Troppo mi lusingò A ogni altra mano avrei -- Risposto un fièro nò Fer la dunque più resta fuorchè l'estrema sentenza, che secondo alcun interprete fu pronunciata su i tre delinquenti fuor del Paradiso a non contaminarne la felicità. (a) Ed è questo l'argomento funestissimo dell'atto quarto, che noi trapassiamo rapidamente per compier l' azione colla divina misericordia nell'ultim' atto di lieto fine. a chiuder la scena con dolci affetti convenienti a questo giorno, in cui parlo, sacro all' Eva novella ristoratrice de mali dell' Eva antica, e alla madre nostra celeste immacolata ben contrapposta alla troppo macchiata madre terrena. Sìsì ripetiamo con gioja quell'ammirabile profezia per tutti i secoli memoranda. Io por rd Permo e costante Ma da una man sì cara Un Oh Dio che pena amara (a) Colla mano onnipossente - formai. Col mio fiato l'animai - -1 Concen Terren corpo io ti Trencherò per mia vendetta Ter ra sei terra sarai, Sempre ignora, e sempre aspate |