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materiale introducemmo alcuni cambiamenti, rivolti alla miglior distribuzione ed economia.

Ben poco conosceremmo il tempo nostro, e le conseguenze dell'italico rinnovamento se dubitassimo che questa nuova edizione dovesse esser meno fortunata della precedente presso le colte persone, e massime la gioventù: ad ogni modo ci resterebbe la soddisfazione d'aver viepiù diffuso un libro eminentemente nazionale, e di cui difficilmente potrebbe far senza chi aspiri al titolo di colto.

Torino, 1° gennajo 1860.

GLI EDITORI.

PREFAZIONE

Dacchè la cognizione de' costumi e dello spirito delle nazioni si tenne come parte integrante della storia, la letteratura fa riconosciuta l'espressione più chiara e diretta della società e dei progressi di questa. In conseguenza le sue vicende divennero elemento essenziale in quelle de' popoli, e le spiegano e né sono spiegate a ciascuna fase. Gli scrittori non rimangono più individuí separati; ma posti nell'età che essi modificarónó, é che gli avea modificati senza toglier ai migliori il marchio originale, concatenati coi predecessori e coi successivi, rivelano i tempi più nelle idee che nei fatti; la manifestazione collettiva della società e insieme l'elemento individuale dell'ingegno, côlto nell'atto in cui si unisce alla realtà per crear l'ideale; acciocchè, risalendo dall'opera all'autore, si colga il punto ove si ravvicinano tutti i concetti di una intelligenza, la quale ne' libri lasciò le impronte delle passioni, de sentimenti, delle credenze, det dubbj, dei dolori, delle speranze, degli sconforti.

Parve dunque a noi che alla Storia degli Italiani fosse indispensabile complemento quella della letteratura nazionale, non soltanto nell'elemento narrativo e critico che inestammo nel racconto, ma in un complesso di regole e d'esempj, dove gli autori medesimi partassero di sè, della patria, degli altri Italiani, all'uopo di far conoscere la mente e le opere proprie e le altrui, e l'età in cui fiorirono.

Duplice intento ha dunque il presente libro: uno storico, uno letterario. Pel primo, noi faremo ripetere da classici autori il racconto de' fatti o la discussione delle idee, intorno a cui versò la nostra Storia degli Italiani, onde far più sempre conoscere, amare e venerar la patria. Per l'altro, cooperiamo di tutte le nostre forze ad ammonit la presente, e migliorare la generazione che succederă a questa misera nostra nel combattere, nel soffrire, nel progredire.

In un tempo, in cui tutte le credenze si trovano scassinate dall'arroganza di sostituire la ragione individuale al senso comune; i nodi di famiglia pesano come catene; ciascuno prende per confine del mondo i limiti della propria vista; sfrivolite le menti, depressi gli animi, fracidi i cuori, da un lato ogni alto pensare è sentenziato delirio, dall'altro la perseveranza che dà vittoria alle grandi cause, vien confusa colla temerità che le inabissa; al bene nazionale si antepone una sfibrata prudenza o una vertiginosa ambizione; l'epidemica cascaggine d'un prestabilito malcontento pretende alle glorie dell'eroismo, e gl'infingardi schiammazzi del demolire disturbano la silenziosa persistenza del resistere e fondare.... qual cosa più importante dell'educazione? Un'educazione io dico, che accordi tutti gli sforzi onde atteggiare la nuova generazione al miglior ordine sociale; diriga tutti alla moralità e ciascuno alle funzioni cui è portato dal bisogno civile e dalla capacità propria; insegni ciò che importa conoscere, amare, praticare; avvivi la carità, rassodi la fede, persuada la tolleranza dirizzando a un polo che dalle tempeste annuvolato esser può, no spento, no sviato.

A tale educazione nei pigri giorni della preparazione si volsero costantemente i buoni; a questa vorrebbe cooperare il presente libro. Chi nella letteratura non veda nulla meglio che un artifizio di forme, un'applicazione di regole estetiche, al più uno squisito diletto, un nobile passatempo, crederà o superfluo o disacconcio ai tempi, o fors'anco ingeneroso il revocar le menti dalle agitazioni politiche ai placidi studj. Ma la letteratura che intende i proprj uffizj, coadjutrice efficace dell'incivilimento, svolge ed eleva la natura morale degli uomini, mentre li scuote ed alletta; nell'amministrativo accentramento di tutti i poteri, aspira ad un'azione indipendente sulle moltitudini, e, nell'odierna lotta tra la fede e il dubbio, tra l'entusiasmo e il rispetto umano, tra l'impeto indiscreto e la pusillanime esitanza, contribuire al rigeneramento dell'individuo e della nazione col ribattere le dottrine dissolventi, ricollocare sulle vere basi la società, difendere dai violenti e dai sofisti la rettitudine ed il senso comune.

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Il quale senso comune, facendo sinonimi incivilito e colto, indicò come ad una nazione non bastino oro, soldati, pane e scienza, ma richiedasi pure l'affetto; ed espressione di esso le arti belle, anelito dell'anima verso l'ideale. Come un uomo dalle belle creanze, così una nazione è onorata dal gusto; dal saper accompagnare alle bellezze che la bontà divina profuse, le bellezze che son preparate dallo studio umano, ed affinar l'arte di goderne. La convenienza ne' pensieri e nello stile porta la convenienza de' modi e delle azioni; coll'affetto e coll'imma, ginazione si genera lo spirito d'ordine e d'esame: mentre, se la critica s'immiserisca nella letteratura, manca di vigore nell'applicarsi poi alla vita e alla società, ed altrettanto superficialmente decide d'una strenna o d'una costituzione, d'un romanziero o d'un eroe.

Chi abbia veduto al perdere della lingua perdersi l'esistenza nazionale; il fondersi di varie favelle siccome in Francia, o lo sparpagliarsi in molti dialetti siccome in Italia, o il dividersi in due siccome in Germania, attestare e perpe tuare uguaglianze o differenze politiche e civili; e nazioni sbranate dalla forza conservare la vitalità e la fiducia perchè congiunte da un'unica letteratura, sarà chiaro quanto le vicende di questa operino sulle politiche e morali. Il nome d'Italia dove viss'egli se non nella letteratura? E in queste pagine lo vedremo ricomparir ogni tratto, alimentando quell'amor di patria e quella dignità nazionale, in cui si compendiano tante virtù dell'uomo e del cittadino, mediante la venerazione del passato e le speranze dell'avvenire.

Di quelle speranze una parte s'è compita; donde il bisogno sentito che l'istruzione cessi d'essere una patentata ipocrisia sociale, che, senza accordo colla situazione di ciascuno, ecciti l'ambizione senza assegnarle uno scopo; esalti l'immaginativa senza invigorire l'intelligenza; lasci negli spiriti una smisurata vanità, espressa principalmente dal giornalismo; e invece di principj dando opinioni servili e artifiziali, non sorregga nelle realità della vita, ma rimbambisca al gusto delle piccole cose; supremo sintomo di decadimento.

Anche a coloro per cui lo scrivere non sarà che un mezzo, è dovere il conoscere la patria letteratura, almeno come una delle men contrastate glorie italiane, e come concatenata al progresso nazionale. Ma una storia della letteratura è tutt'altro che una storia letteraria; e appena all'indice di questa basterebbe un volume come quello al quale noi ci siamo limitati. Ora la scelta è tanto più difficile quanto più ristretta: più difficile perchè (non ultima delle sciagure italiane) troppo fra noi si scompagnarono le gioje del bello dalla luce del vero e dal nutrimento del buono.

Noi, dopo tanti che in altre guise e da altra prospettiva delinearono la letteratura nazionale, ci proponemmo di far conoscere ai giovani gli autori per mezzo delle opere, in modo che non domandassimo atti di fede, ma coi giudizj offrissimo le loro motivazioni; in componimenti d'ogni maniera esibir l'applicazione de' precetti che il giovane riceve a scuola: intanto far che, collo scrivere più sodo, acquisti un pensare più maturo: s'abitui a ravvisare ogni quistione sotto l'aspetto vero e giusto : a non separare le forme dai concetti, la bellezza dalla aggiustatezza: a giudicar col cuore, dissomigliando dagli aridi ragionacchianti che stracciano ogni fiore col pretesto d'analizzarlo, e dagli arroganti cicalatori che han soltanto voci di testa: insomma colle nozioni del bello volemmo infondere l'intendimento del vero e il proposito del bene. Quanto l'aspirare disti dal saper eseguire, a nessun forse più che a noi è toccato sentirlo.

Le antologie giudichiamo perniciose perchè, mancando d'ogni unità, asse

condano la sciagurata propensione data dai giornali, di una lettura frammentaria, non vivificata da un concetto, e buona a formare dei gazzettieri, non mai un letterato, un pensatore, uno scrittore. Noi pure scegliemmo il meglio delle nazionali produzioni, ma come prova d'un assunto, come materiali d'un edifizio, come i fili d'un velluto, del quale una tessitura apparirà a tutti, l'altra, la vera e compatta, non sarà avvertita se non da chi guardi di sotto.

È tristo sintomo dell'odierna fiacchezza il volere spianar tutto, tutto infiorire alla gioventù, quasi un campo si fecondi col seminarlo, anzi che coll'ararlo: quasi il mondo a cui la dirigiamo non dovess'essere di contraddizioni, di sforzi, di abnegazioni, di patimenti continui. Lungi dunque da noi il voler darle a intendere che conoscerà la letteratura da questo volume: ma ora pochissimo si leggono i classici, e meno si leggeranno quanto più gli adula-vulgo faranno credere che le idee possano elevarsi negligendo la parola. Giovi dunque il riunirne quel che più s'attagli ai concetti moderni.

I libri vivono per lo stile, che è un complesso di memorie, di fantasia, di sentimento, di ragione. Noi ci fermiamo specialmente a quelli che si raccomandano per arte di comporre o candidezza d'esporre; aborrenti da grette esclu sioni, pure qualche scienziato grandissimo passammo innominato; e riserbandoci d'appellare contro le accademiche canonizzazioni, neppur tutti quelli che si intitolano scrittori classici annoverammo; zavorra spesso, talora pericolo. Di quelli che formano serie ne' procedimenti del gusto, e che aumentarono le patrie ricchezze, nessuno dovrebbe restar ignorato dal giovane; ma da tanti imitatori, da tanti cantori di futilità e di individualità, da tanti piaggiatori della potenza, della bellezza, dell'opinione vulgare, che cosa verrebb'egli ad apprendere se non a fare il contrario? Trista letteratura è quella che seconda il genio del tempo esagerando. Nè ci crederemmo troppo arditi nell'asserire che di bello e di grande non v'è se non ciò che non fu scritto per la letteratura, bensì sotto l'ispirazione della necessità, d'una passione, d'una credenza.

Le opere moderne facilmente cadono in mano di tutti: onde, fra le molte contemporanee bellissime, fra le assai più, che son reputate bellissime dagli autori, sfiorammo appena; rassegnati del resto a veder offendersi gli ommessi, poco contenti gli ammessi.

I pezzi trascelti accompagnammo di qualche avvertimento, ma piuttosto per avviare i giovani a farne di proprj. Riverenti ai classici, non idolatri, li trattiamo colla franchezza dovuta agli adulti, non colle blandizie onde si ninnano gl'infanti. I critici da pancaccia, e le donnicciuole che sanno unicamente censurare e mormorare, convincono quanto sia più facile appuntare il brutto che non riconoscere il bello: ma il sentimento dell'ammirazione, prezioso in una età che ha tanto bisogno di riedificare, e fra l'arrogante durezza che caratterizza

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