Che i dolci arcani ne svelavan . . . Trepide Attendeano quel dì le giovinette,
E le deserte soglie eran compiante! Oh dell'antica età semplici, schiette,
Libere gioje! Oh quanta in cor dolcezza Mi scende solo in rammentarvi! - Oh degno Ben era che in tal dì la prima volta, A'teneri anni suoi, quel divo Spirto, Che all'Italia donò favella e canto, Vedesse Lei, che gli guidò le penne Agli ardui voli, cui nessuno aggiunse, E più tardi nell'alte fantasie
Gli apparve « entro una nuvola di fiori, » Che dalle mani angeliche saliva,
Fervono allegri balli,
E musiche soavi entro la casa
Di Folco Portinari. Incoronate
Son di rose le mense, e lietamente
L'ospital tazza propinando gira;
Ch' Ei le gentili costumanze ha sacre, Onde s'allieta la città natìa.
Han seguíto giocondi ivi i lor padri Fanciullette e fanciulli, e insiem si danno A trastullar amabilmente. Un d'essi (Grave più che l'età sua nol comporti, Novenne appena ) sta tacito e immoto Contemplando da lunge una leggiadra, Più tenera di lui, cara fanciulla.
Bionda era, e bella, e di gentile aspetto,
E negli atti soave e nella voce;
Ma il suo sguardo, oh! il suo sguardo era celeste, E parte vi lucea di quella possa,
Che poi di cielo in ciel l'inclito amante Fino al trono di Dio tragger dovea.
Oh il primo punto, quando amore il vinse, Oh sol puote Ei narrar, sol Egli il puote; Si fu novo miracolo e gentile!
« Lo spirto della vita, che dimora 2 >> Nel profondo del cor, nel più segreto, » Tremò si forte, allor com'io la vidi >> La prima volta, che di fuori apparve >> Fin nei menomi polsi orribilmente. »
Ecco, egli grida, un Dio di me più forte » Sen viene a possedermi! Occhi beati,
>> Ecco già parve la letizia vostra! » Disposata ad amor l'anima sua
Fu da quel giorno con eterni nodi; E quella giovenissima Angioletta Crescea così, che d'un mortal la figlia Non parea, ma di Dio veracemente.
Sia che al guardo mi splenda il caro volto D'innocente fanciulla, a cui la vita Di rosei giorni intrecciasi, giocondi Al par delle ghirlande, ond' hanno fregio
Le mollissime chiome; o sia ch'io miri Vergin pensosa erger al cielo il guardo, Quasi ragion della mestizia arcana
Chiedendo, e un gaudio ch'ella brama e ignora; O cinte al crin le nuziali rose, Muover la veggia trepidante all'ara: Sempre nel cor misterioso un grido Mi suona, sempre nel pensier mi torna L'alto destin, a cui chiamata ha Iddio Questa dell' uom compagna, e quanto chieggia Dal suo cor, e dall'opra, e dall'intera Sua vita la progenie, ond' ella è madre. Perchè, Signore, statuir ti piacque Si povero, sì fragile stromento
All'opra grande? E noi de' sacri affetti, Noi far custodi? Serbatrici noi Di quel si caro a Te consorzio santo, Che famiglia si noma, e d'onde surge, Qual da pianta immortal ramo fecondo, Della patria e degli uomini l'amore? Fiamme divine, il focolar paterno Solo v'accende di perenne vita! Oh se dovunque si sospira e prega Questo infallibil ver splender potesse, E suscitarsi d'ogni donna in core, Forte e fecondo della luce al paro, Oh di nova virtude allor la terra Avviveriesi, ed inattese glorie Ricopririeno le vergogne antiche!
Pensando il carco di cotanto ufficio
Ahi! chi non trema?
Dall'utero materno entro la tomba,
Oh fosse l'uom, che travïar s'attenta Costei, che è l'angiol della terra! Guai A lui che il dubbio entro sua mente gitta, A chi lo spirto ne deprava e il core! Oh l'abominio della terra è poco Per costor dell'inferno messaggieri! Ma soprumana, assidua una forza Li turbi sì, che del posar sia nulla; Ma perenne, crudel misteriosa Li segua una paura, e a sè d'intorno La diffondan così, qual se di foco Lor segnasse la fronte un marchio infame. Ognun li fugga; del terren natio Ognun li pensi traditori, e vadano Errabondi; e nel dì delle battaglie Segno di scherno sia la lor viltade! Nè mai sorriso di verace amore,
Mai non li allegri; e a lor di padri il nome Nieghi natura. .
Ahi! son queste di pace, Se a femmineo labbro, Più che di giusto sdegno e di santa irà,
Voci si addicon di preghiera e pianto,
Deh non vogliate a noi rapire i nostri Soli tesori! A noi la fede, a noi
La speranza e l'amor! - Deh nel tumulto Di vostre insanie scrutatrici, in quelle
Gelate ore del dubbio, oh da noi lunge,
Pietà di noi . . . . di voi vi tenga!... Un giorno,
Anelanti di vita, ahi vanamente
Quei rapiti tesor ne chiedereste! Resti la donna sacerdote al tempio
Degli umani conforti. Iddio si piacque D'arcana forza. rivestir lo spirto
Della fral creatura; e ov'ella i passi A lui d'innanzi intemerati muova, Sott'esso il carco non avvien che pieghi. Egli un'aureola di bellezza ha cinto Al suo volto d'intorno; Ei nel suo core Permise di bontà, d'amore abissi, Perchè il conforto alcun paraggio avesse Colla sventura; e quella man che all'uomo Prima profferse il mal gustato frutto, A lui sull' orme dell'esiglio infide
E fiori spanda, e gli sia guida al cielo. Tal Tu fosti per Lui, che t'amò tanto,
O Beatrice! E all'anima gagliarda
Del tuo Poeta la tua dolce imago Confusa hai sì, che ingigantì con ella. Ei nell' ebbrezza dell'amor suo vide
Splendere un raggio di beltà celeste Sovra il tuo volto, e a un tratto discoverto Gli fu novello e immensurato un mondo
Di forme leggiadrissime e divine.
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