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NOTE.

1 « Era usanza nella nostra città degli uomini e delle donne, come il dolce tempo della primavera ne venia nelle lor contrade, ciascuno per distinte compagnie festeggiare. Per la qual cosa fra gli altri Folco Portinari, onorevole cittadino, il primo di maggio aveva i suoi vicini nella propria casa raccolti a festeggiare, in fra li quali era il sopradetto Allighieri.. Boccaccio, Vita di Dante, giusta l'antico compendio pubblicato la prima volta dal Mussi in Milano nel 1809.

2 Allighieri Dante, Vita Nuova, Part. 1, § 11.

3 Vita Nuova, Part. 1, §§ x1 - XII - XVIll.

4 ....

Apparve a me una mirabile visione, nella quale io vidi cose, che mi fecero proporre di non dir più di questa benedetta, infino a tanto che io non potessi più degnamente trattare di lei. E di venire a ciò io studio quanto posso, siccom' ella sa veramente. >> Vita Nuova, Part. 11, § XLII.

5 .....

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Intantochè in quella battaglia memorabile e grandissima, che fu a Campaldino, lui giovine e bene stimato si trovò nell'armi, combattendo vigorosamente a cavallo nella prima schiera, dove portò gravissimo pericolo. » Leonardo Aretino, Vita di Dante Allighieri. Quella battaglia, in cui fu al tutto morta e disfatta la parte ghibellina, fu data a' di 18 di giugno nel 1289, come riferisce Dino Compagni.

-

6 La battaglia di Campaldino è, come si disse, del 1289. Beatrice mori il 9 di giugno del 1290. Vila Nuova, Part. 11, § xxx.

Vita Nuova, Part. 11, § xxxvi, e segg. così Beatrice rimprovera Dante:

Purgatorio, Canto xxx,

<< Alcun tempo il sostenni col mio volto;
Mostrando gli occhi giovinetti a lui,
Meco 'l menava in dritta parte volto.
Si tosto come in sulla soglia fui

Di mia seconda etade, e mutai vita,
Questi si tolse a me, e diessi altrui.
Quando di carne a spirto era salita,

E bellezza e virtù cresciuta m' era,
Fu' io a lui men cara e men gradita;
E volse i passi suoi per via non vera,
Imagini di ben seguendo false,
Che nulla promission rendono intera. >>

.....

8 « ..... Si levò un dì. . . . una forte imaginazione in me: chè mi parea vedere questa gloriosa Beatrice con quelle vestimentą sanguigne, colle quali prima apparve agli occhi miei; e pareami giovane in simile etade a quella, in che prima la vidi. Allora incominciai a pensare di lei; e ricordandomene secondo l'ordine del tempo passato, il mio cuore cominciò dolorosamente a pentirsi del desiderio, al quale si vilmente s'era lasciato possedere alquanti di contro alla costanza della ragione. E discacciato questo cotal malvagio desiderio, si rivolsero li miei pensamenti tutti alla loro gentilissima Beatrice. E dico, che d' allora innanzi cominciai a pensare di lei sì con tutto il vergognoso cuore, che li sospiri manifestavano ciò molte volte. Vila Nuova, Part. 1, § XL.

9 Paradiso, Cant. xvii, v. 68.

« A te fia bello

« Averti fatta parte per te stesso. »

)) -

Queste parole di Cacciaguida, sebbene accennino propriamente al tempo dell'esiglio di Dante, mi parve poter riferire anche al tempo anteriore, siccome quelle che bene rispondono alla sdegnosa ed inconcussa anima di lui.

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10 Dante fu condannato a perpetuo bando dalla patria nel 1302, mentre era ambasciatore a Roma. Mi sembrò tuttavia licenza non soverchia l'imaginarlo invece in Firenze, nell'atto di uscirne esule; come spero non avrà taccia di presunzione l'aver cercato di adombrare i sentimenti, che dovettero allora commuovere quella grande anima.

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11 V. il Balbo, Vita di Dante, Lib. 1, Cap. 1. Ho in generale seguito questo celebre scrittore nel narrare i casi di Dante in esiglio.

12 V. il Veltro allegorico di Carlo Troia, citato anche in Balbo, Lib. 11, Cap. 1.

13 V. il Pelli, Memorie storiche per servire alla vita di Dante Allighieri, citato anche in Balbo, Lib. 11, Cap. 1.

Dante fu una prima volta in Verona, presso Bartolomeo della Scala; e, per quello che pare, come ambasciatore della sua parte, verso il 1303; vi ritornò più tardi presso Can Grande.

14 V. il Purgatorio, Cant. vii, v. 121 e segg.

15 V. il Boccaccio, Vita di Dante, il quale parla pure di quistioni di filosofia e di teologia, che Dante sostenne, con universale applauso, alla scuola di Parigi.

16 Che Dante abbia visitato l'Inghilterra, ne fa fede ancora il Boccaccio, che in un' epistola poetica al Petrarca scrive, aver Dante veduto Parisios dudum, extremosque Britannos.

17 Arrigo vi imperatore prese la corona ferrea il dì dell'Epifania del 1311, e morì in Maremma di Toscana nell'agosto del 1313. Le speranze e i disinganni dei Ghibellini sono narrati in Dino Compagni e Giovanni Villani. Della parte che v'ebbe Dante è memoria in Boccaccio (Vita di Dante), e in una epistola latina che Dante medesimo scrisse ad Arrigo il 16 di agosto del 1311. -- V. Epistole di Dante Allighieri edite e inedite, per cura di Alessandro Torri Veronese, Livorno, 1842, Epist. vii.

18 É generale osservazione de' viaggiatori, che l'aspetto di Verona moltissimo ricordi quello di Firenze; ed a me certo è assai caro il far eco all'opinione di questa rassomiglianza fra la patria natale di Dante, e quella ch'egli si tolse in patria adottiva.

19 L'epoca precisa, in cui fu cominciato il Poema sacro, e in cui fu compiuta ciascuna delle tre Cantiche, è assai dubbia e disputata fra gli eruditi. La quale incertezza, rispetto alla vera cronologia del poema, sembra avere avuto origine pel fatto riferito dal Boccaccio, che Dante, composti appena alcuni Canti, e prima che ciascuna Can

tica fosse condotta a compimento, usasse farne copia ai conoscenti; e per l'altro fatto, che assai mutazioni egli introdusse nel Poema, per accomodarlo agli eventi, secondochè questi si venivano compiendo.

Balbo (Vita di Dante, Lib. 11, Cap. xii) vorrebbe pubblicato il Purgatorio fino dal 1314; altri invece, fra i quali il Dionisi (Serie di Aneddoti, n. iv, Verona, 1788), e il Picchioni (Cenni critici sulla Divina Commedia illustrata ecc. Milano, presso i classici, 1846) sostengono che la pubblicazione della seconda Cantica non possa aversi per anteriore al 1318: giusta la quale opinione il Purgatorio sarebbe stato veramente composto in Verona, certo essendo che avanti quell'epoca Dante aveva quivi fermata la sua dimora. Il Picchioni prende in testimonio Dante medesimo, che nella prima egloga da lui scritta in risposta a maestro Giovanni del Virgilio, che gli avea suggerito alcuni temi da trattarsi in lingua latina, parla chiaramente dell' Inferno fornito, e dell' altre due Cantiche da compiersi tutta via. Il passo dell' egloga, che il Picchioni non riferisce, è il seguente: Quum mundi circumflua corpora cantu,

-

".....

(( Astricolæque meo, velut infera regna, patebunt,

« Devincire caput hederà lauroque juvabit. »

I quali versi sono così aunotati da un Anonimo contemporaneo, nel codice esistente alla Biblioteca Laurenziana in Firenze, e pubblicato dal Dionisi (Aneddot. iv), mantenendo l'ortografia dell'originale: Cum perfecero purgatorium et paradisum comediæ meæ, ut infernum perfeci, tunc ego delectabor.

« Quanto poi al tempo che ciò avvenisse (così continua il Picchioni), trovandosi fra i quattro soggetti proposti da maestro Giovanni pur l'entrare in mare che fece a' danni di Genova il re Roberto a venti di luglio del 1318; così dopo quest'epoca, per testimonianza di Dante medesimo, debbe il Purgatorio essere stato fornito. >>

Scipione Maffei (Verona illustrata, Part. 11, Lib. 11), così scrive: «Dell' incomparabile poeta Dante . . . . . . . Verona fu, per così dire, patria adottiva, poichè in essa trasferitosi con la famiglia, ci acquistò casa, beni e cittadinanza, e ci lasciò fissata la sua discendenza. Patria fu ancor Verona del suo immortal poema, che qui fu da lui composto, o tutto, o la maggior parte. »

Laonde, senza alcuna presunzione di farmi arbitra fra le varie opinioni, e pur parendomi reggersi di non fiacchi argomenti quella che assegna verso il 1318 l'epoca del compimento del Purgatorio, essendo allor Dante in Verona, credetti per me poterla adottare. S'aggiunga all'altre ragioni la tradizione, che in Verona di tal fatto è rimasta, e che è pur ricordata da Ampère (Voyage Dantesque,

Paris, 1850).

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Questa tradizione, d'altronde a me cara, intesi accogliere nei versi, cui questa nota, già troppo lunga, si riferisce.

20 Fa testimonianza di questo fatto la seguente lettera di Dante a un amico fiorentino:

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« ..... È desso glorioso cotesto richiamo, col mezzo del quale vuolsi restituire alla patria Dante Allighieri, dopo aver egli sofferto un esiglio quasi trilustre? Cotal mercede meritavasi ella un'innocenza a tutti manifesta? Cotale il sudore e il travaglio costante negli studi? Lungi da uomo nodrito nelle discipline della filosofia la sconsigliata umiltà di un cuore terreno, onde, al modo di certo Sciolo e d'altri infami, comporti quasi incatenato la oblazione di sè stesso. Lungi da uomo che predica giustizia, e che ingiuria ha patito, il pagare di proprio danaro coloro che l'arrécarono, quasi fossero benefattori. Cotesta non è, padre mio, la strada per tornare alla patria; ma se altra da voi, o più tardi da altri verrà additata, che alla fama, che all'onore di Dante non deroghi, io quella a passi non lenti accetterò. Che se per nessuna cotale si entra in Firenze, in Firenze non rientrerò io giammai . . . . . . » -- Epistole di Dante Allighieri, per cura di Alessandro Torri, Epist. xi. Il testo è latino; la traduzione citata è quella di Camillo Ugoni. Rispetto al luogo, dal quale l'epistola fu scritta, si è seguìta l'opinione del Balbo.

21 <......

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Se piacere sarà di Colui, a cui tutte le cose vivono, che la mia vita per alquanti anni perseveri, io spero di dire di lei quello che mai non fu detto d'alcuna. » -- Vita Nuova, Part. 11, § XLIII.

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