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fisiche, la quale via via che procedevano quelle discipline, Ella riprodusse ampliata, fino a darne nel 1849 l'ottava edizione; e per ultimo la Geografia Fisica, ripubblicata pure per la terza volta: senza dire di parecchie memorie scientifiche, inserite nei più reputati Giornali della Gran Bretagna.

Queste opere s'ebbero il plauso dei dotti d'ogni paese, che unanimi le grudicarono classiche, e il loro merito è reso via più caro dalla schietta modestia dell'Autrice. Ella accoppia a tanta altezza d'ingegno una rara maestria nel trattare il pennello, ed un gusto squisito per ogni arte gentile. Moglie e madre affettuosissima, delizia della sua famiglia, orgoglio del suo sesso, Maria Somerville è uno di quegli esseri privilegiati, che posti segno d'ammirazione, sembrano quasi togliere la speranza di poterli emulare.

Molti fra i più Illustri in ogni scienza si onorano dell' amicizia di Lei; e la sua patria, giudice severa del merito de' propri figli, ergeva il suo busto, nelle Sale della Società Reale di Londra, a lato a quello di Newton.

Verona 30 gennaio 1853.

CATERINA BON BRENZONI.

I CIELI.

Donna, quel giorno ch'io ti vidi in prima,

Dimmi, hai Tu scôrto sul mio volto i segni Dell'anima commossa? Hai tu veduto

-

Come trepida innanzi io ti venia,

E come reverenza e maraviglia
Tenean sospesa sull'indocil labbro

La parola mal certa? - Ah! dimmi, hai scôrto
Come fur vinte dall'affetto allora

Che t'udii favellar soave e piana,
Coll' angelica voce e l'umiltade,
Che a'suoi più cari sapïenza insegna?
Questa, io dicea tra me, questa è Colei,
Di che le mille volte udito ho il nome

Venerato suonar tra i più famosi?
Questa è Colei che negli eterei spazj
Segue il cammin degli astri, e ne misura
Peso, moto, distanza, orbita e luce?
Che pinger seppe con sì eletti modi
Quell'ammirabil nodo 1, onde congiunte.
Son le scïenze, che al mortal pensiero
Rivelano dei mondi le armonie,
E brillarvi per entro in dolce guisa
Fe'la gloria di Lui che tutto muove?
E del saper all'inclito linguaggio
Unio la voce che dal cor si volge
Umile è conoscente all'infinita

Causa onde vive l'Universo?

Dirti voluto avrei: dirti del core

Oh! questo

Molto, e della mia mente; io tacqui allora, Chè il tumulto dell'alma a me il contese ! Or che sei lunge vo'un istante almeno Quell'altezza obblïar, a cui ti ergesti; Vo' che solo mi splenda entro il pensiero Quel mite, intimo raggio, che ti sgorga Dall'anima serena, e sul tuo volto La calma spande, solo a quei concessa, Cui della mente il vol diede un benigno Fato acquetar nell'immutabil vero. E tanto quel gentil raggio m'affida, Che i misteri del cor narrarti io voglia Con quai lusinghe del saver la sete

Il pensiero dell' uom vinca e trascini,

Con quai dolcezze, Tu saprai per prova; Saprai che non dà posa. Oh! quante volte Il capo addolorato reclinai,

-

Qual chi a forza abbandona una speranza,
Un desio lungamente in cor serbato.
Dunque al banchetto che il saver largisce
Mai non m'assiderò? forte piangendo
Talor gridai: dunque, Signor, mi nieghi
Che dell'alma la brama io nutra, io sazj,
Dell' opre tue negli ammirandi arcani?
Gli ampli volumi delle ignote cose

S'aprono pure a qualche sguardo in terra!
Tra que' pochi, o Signor, dammi ch'io posi,
O la mia sete allevïar ti piaccia!

E mi parve talor che del pensiero
L'impeto audace s'acquetasse in parte
All' aura mite de soavi affetti.

Io l'ho sperato! --Amar del duol nell'ora,
Amar nell'ora del gioir;

-- fratelli

Aver gli uomini tutti, e spander fiori
Sul sentier di chi soffre, e perdonato
Rimandar chi ne offese, e sorridente
› Chi pria nel pianto ci narrò suoi danni,
Parvemi tal gioir che alcun compenso
Desse alla mente, ed a sue meste grida
Indicesse il silenzio; e pur fu inganno!

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Da una forza gentile esercitati

Sono intelletto e cor; se inerte giace,
Quella forza gentil si fa tormento.

A

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