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Se dai primi infantili anni mi parve
Che dal lume degli astri una dolcezza
Mi scendesse nel cor, oh! da quel giorno
Ch'io t'ho veduta, in un desìo cangiossi
Arcano, intenso. Quei lucenti volti

Più non sono per me, siccome un tempo,
Solo sguardi d'amor, ma un incompreso
Infinito m'accennano; ed io pure,
Io pur vorrei la mente indagatrice
Sospinger nel Creato e inebbrïarmi!
E in fantastiche e dolci visïoni,
Oh quante volte da quel dì mi tenni

Le lunghe notti tacita ed immota

Spïando il ciel; e ove non giunge il guardo, Giungnea la mente dal desio rapita!

Chi a lei pon freno? Io la fiammante pioggia
Interpretai delle cadenti stelle 2

Ai di segnati; io l'astro a me dipinsi,
Cui cerchia il doppio anel 3, lucente vela

Nell'oceano degli spazii, e il vario
Delle otto lune intorno a lui danzanti
Rapido giro, ed in vicenda lieta
Duplici stelle e triplici, i concordi
Balli movendo, e dispiegando i vaghi
Dell'iride colori; e al vol secura,
Mi sembrò per le vie dei firmamenti
Celeste pellegrina seguitarti!

Ma poi che il dolce sogno era pur sogno,
Nè pago fea questo desir sì forte,

Accompagnar de' tuoi pensier la traccia
Sulle pagine io volli, ove diffondi
Sugli arcani del ver cotanta luce,

Ed accôrne mi parve un qualche raggio.

Ali possenti ha il cor; per man mi prendi:

Verrà seguace al vol dell' alto ingegno
Questo che m'arde del saver desio,
Questo che sì mi vince amor del vero.
Parlami il tuo linguaggio! Oh i rapimenti
D'un pensier che s'affaccia all'infinito,
Oh l'estasi d'un cor che vi s'immerge
È spettacol celeste, e Tu 'l vedrai!

Vedrai l'anima mia rifletter lieta
Quell'intimo gioir che ad ogni novo
Conoscimento l'intelletto irraggia,

Ed è un lieve quaggiù pegno di quello,
Che in sen degl' Immortali eternamente
Piove il fulgor dell' Increato Lume.

Ecco, Tu la vicenda a me riveli

D'immutevoli leggi; ecco, io comprendo
L'armonia de' portenti, ove il pensieró
Spinsi altra volta invan. -Arcane forze
Penetrar veggo ogni atomo, e dar vita
A quanto esiste. La medesma possa,
Che tragge al suolo la piovente goccia,
L'onda vi trae del Niagara 5; innalza
Del mar le spume al lunar disco incontro;
I satelliti lega ai lor pianeti,

Ed i pianeti al sol, e ad altri soli
Questo che su noi splende; e un magistero,
In numero ammirando ed in misura,
Tutte regge e contien le gravitanti
Moli da quella possa affaticate.

Centro e signore è il Sol d'un portentoso
Ordin che da lui pende. A quell'immenso,
Che nel capace sen chiuder potria

Ben mille terre e mille, il nucleo opaco
Due diverse incoronano atmosfere:
Una nebbiosa e povera di luce;

L'altra raggiante, che le vive fiamme
Agita e squarcia con perpetuo moto,
Onde ne pajon que' crateri immensi,
Che di macchie quaggiuso ebbero il nome
Soverchio spinse del veder l'acume,
Quelle affisando, Galileo divino,
E le pupille che scopriro i mondi,
Ivi si estinser per aprirsi in Dio.
Della luce solar splendidi e gai

Veggio lo stuol dei carolanti globi,
Cortèo dell'astro, la cui mole ingente
Bilanciar ne potrebbe altri più assai.
A lor distanze una costante impera
Progrediente legge 7, e ciascheduno
Men rapido si move e men corrusco,
Quanto più da quel centro ei si diparte.
Già nell' accesa fantasia mi pingo

Di tanti moti l'immutabil guisa;
E volan sì, che luminosa traccia
Parmi segnar ciascuno in suo vïaggio,
E gittar, reverente al suo signore,
Fiammeggianti ghirlande appiè del trono.
Oh! se un momento dal rotante seggio
Tu disparissi, o Sol, i mille mondi
Che intorno a te muovon perpetuo giro,
Un sovr'altro cadrebbero confusi,
Simili a stuol di miserandi ciechi;
E combusti, o sommersi innoverieno
L'inerte, informe tenebria del Caos.
Tal questa diverria povera terra,
Ove il raggio d'amor, che arcanamente
Stringe gli uomini tutti, un solo istante

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Ad estinguersi avesse! Oh! forse amore
Delle nostr'alme non è il Sole? --Oh! forse
Del caosse non è l'odio più orrendo?
Ah! se spento non sei, languido troppo
Or se' fatto, o di Dio, dono il più bello!
Deh! perchè all' armonia dell' Universo
Ribelle solo è l' uom? Perchè sue voglie
Son discordi, sol esse, a quel concento,
Cui ogni cosa ch'abbia spirto o vita,
Quasi nota immortal par che risponda?
Oh! la mente inquïeta ove trascorre?
Sempre nella tristezza ond'è il cor pieno
Si tempra il verso che dal cor disgorga:
Quasi cerva trafitta io porto meco

Delle memorie di quaggiù lo strale,
Anco nei regni della luce! E pure
Anelante io vi torno; e non l'obblio,
Sol vi cerco la pace, e la speranza.

Sprazzi di luce, con fulmineo volo,
Le volubili e varie e sterminate
Orbite lor veggio segnare a mille
Le indocili Comete 8. Altre a ritroso
Intrecciano lor fulgidi sentieri;
E qual distende luminoso il crine,
E quale il vel della fiammante coda,
Che dell'ètra talor prende più assai,
Più che non disti dalla terra il Sole.
Sempre converse a lui, sfioran le somme
Aure dell' atmosfera ond' ei si cinge;
E taluna a lui torna, altre più ancora
Ad immergersi vanno entro i remoti
Spazj di sconosciuti firmamenti.

Chè un atomo di luce è anch'esso il Sole,
Fra que' tanti che ingemmano le sfere,
Da noi discosti sì, che a mille gli anni
Corron dappoi che dai lor centri d'oro
Spiccarsi i rai che or beono i nostri sguardi.
Sterminate grandezze! e pur scïenza
Quelle forze misura, onde si stanno,

E si libran tra lor cotante moli;

E disvelando all'uom quanto e qual fosse
L'unico impulso che lanciò i pianeti,

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