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3 V. il Museo Scientifico, Lett. ed Art., anno 1841, n.o 43 - Una parola su Dante - e lo Spettatore del Monferrato nei numeri 49-50, anno 11, 1854, in cui leggonsi i cenni critici sul Discorso - Della vita e delle opere di Marco Giovanni Ponta C. R. Somasco - dettato dal chiar. Rettore di questo Collegio-Convitto P. Francesco Calandri con tanta eleganza e dottrina da far « lamentare, al dire di un illustre letterato, così difficile e così scarsa la messe di cosifatti lodati e lodatori. >>

4 La Contessa Caterina Bon Brenzoni di Verona. Scrisse il canto Dante e Beatrice ed i Cieli. Vedi la lettera al chiar. P. Giuliani C. R. S. stampata nel n.o 52 dello Spettatore del Monferrato, anno 11, 1854.

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5 Vedi il Museo Scient., Lett. ed Art., anno 1841, n.o 51 Una parola sulle canzoni del Petrarca in lode degli occhi di M. Laura.

6 Petrarca - Sonetto vi in morte di M. Laura.

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7 V. il Museo Scient., Lett. ed Art. anno 1841, n.o 43 Una passeggiata in collina.

8 Orazione funebre a Re Carlo Alberto, anno 1849.

9 Serra Crescentino di Crescentino che trasportò il campanile. V. l'orazione per l'inaugurazione di un busto di marmo, an. 1846.

10 Si allude all'orazione della Opera civile della Letteratura cristiana letta nella distribuzione dei premi, in cui la purità della lingua contrasta quasi colla squisitezza del criterio.

11 L'adorazione dei Magi, lettera al chiar. P. Calandri C. R. S. sopra un quadro attribuito a Masaccio, n.° 42, anno 11 dello Spettatore del Monferrato, 1854.

12 Agostino Cagnoli -- Sonetto a Giovanni Gherardini.

13 V. Lezione di Iscrizioni Volgari all'Accademia Fiorentina, del Conte Orsini d'Orbassano.

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Le seguenti correzioni ci furono trasmesse dalla Genti. lissima Autrice quando erano già tirate le copie del Canto, DANTE E BEATRICE, a cui si riferiscono. Non potendo adunque introdurle ciascuna al proprio luogo, abbiamo creduto di non far cosa inopportuna e nello stesso tempo non isgradita alla prelodata Signora, collocandole in questo luogo così di seguito e colle relative indicazioni. Noi portiamo ferma opinione che queste Correzioni serviranno a far viemeglio conoscere ed apprezzare ai Lettori il finissimo gusto e la minuta e paziente cura della Contessa BRENZONI, la quale accoppia al fervido estro della immaginazione il gran precetto di Orazio, PATIENS LIMAE LABOR ET MORA.

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Intorno al nome SCIOLO di cui alla nota 20 del Canto DANTE E BEATRICE, il chiarissimo signor Dottore ALESSANDRO TORRI ci trasmette da Pisa la seguente noterella, giuntaci anch'essa troppo tardi da averla potuta inserire a suo luogo.

EUGENIO REZZA.

A proposito del qual Sciolo, un dotto Straniero ebbe ad appuntarmi in certo giornale, che in quella Epistola Dantesca io ritenni come generico l'indicato nome, e non di persona così appellata; non badando egli forse alla osservazione contenuta nella dianzi citata mia nota *, nè rammentando che nel pubblicarsi da lui alcuni anni prima la stessa Epistola, avea lasciato inavvertita quell' appellazione; laddove io scorgendo ragionevole il sospetto di Monsignor Dionisi non esitai punto a credere che l'Allighieri avesse dinotato espressamente il Ciolo, cui si riferisce la novella di Franco Sacchetti. Ho presente che l'Americano signer Hyde, il quale passò qualche anno in Firenze a raccoglier documenti e memorie storiche relative a Dante, onde scriverne la vita (che poi non fu pubblicata per la morte avvenuta di quel Signore ), fece molte ricerche, segnatamente nell'antico Archivio delle Riformagioni, per vedere se gli riescisse rinvenire notizie intorno all'abbietto individuo in discorso; ma ogni sua diligenza tornò affatto inutile. E però io penso per fermo, che il solo dato probabile che ci rimanga, sia quello offertoci dal Fiorentino novellatore.

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ALESSANDRO Torri.

* La nota a cui allude il signor Torri è la seguente da lui apposta alla prima edizione del suddetto Canto - V. la novella del Sacchetti n.o 51, dove si parla di un ghiottone parassito ser Ciolo Fiorentino. Costui diceva chi va lecca: e chi sta si secca ed è forse questi cui Dante allude; la quale osservazione non fu sinora fatta da altri che io sappia.

A. TORRI.

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