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dolente ballata, e l'indirizzò alle anime gentili, a cui

diceva con tenerezza pietosa :

O voi, che per la via d'Amor passate,

Attendete, e guardate

S'egli è dolor alcun, quanto al mio grave:

E priego sol, ch'audir mi sofferiate :

E poi immaginate

S'io son d'ogni tormento ostello e chiave (1).

A quella tristezza altra se ne aggiunse. Una giovane donna, di molto gentile aspetto, da Dio era stata chiamata alla sua gloria. Dante, ne vide i morto corpo in mezzo a molte donne che piangevano. Rammentando d'essere stata una compagna di Beatrice, pianse anche lui (2). Alquanti giorni appresso, l'Amore. il << dolcissimo suo signore », che lo dominava sin dalla fanciullezza, gli apparve nell'immaginazione come peregrino leggermente vestito e di vili drappi». Guardava impaurito la terra; i suoi occhi sembravano si volgessero ad un fiume limpido e corrente. Parve che lo chiamasse e gli dicesse : « Io vengo da quella donna, la quale è stata lunga tua difesa. e so che il suo rinvenire non sarà; e però quel cuore ch'io ti facea avere da lei, io l'ho meco, e portalo a donna, la quale sarà tua difensione come questa era... » (3).

L'Alighieri andò in cerca di lei, la rinvenne in poco tempo, e la fece sua difesa tanto, che troppa gente ne ragionava oltre i termini della cortesia » (4).

(1) Cfr. Op. cit. § VII, p. 58.
(2) Cfr. Op. cit. § VIII, p. 59.
(3) Cfr. Op. cit. § IX, p. 61-62.
(4) Cfr. Op. cit. § X, p. 63.

Beatrice ne ebbe sentore, e negò a Dante il suo dolcissimo saluto. Sentì egli di essere vivamente colpito, e gliene giunse tanto dolore, che, andato in una solinga parte, bagnò « la terra di amarissime lagrime ». Recatosi poscia e chiusosi nella sua cameretta, ove poteva lamentarsi senza essere udito, implorò misericordia, esclamando: Amore, aiuta il tuo fedele » (1). Esso gli rispose, l'ammoni e disparve.

Dante propose di narrare fedelmente ciò che il suo Signore gli aveva comandato di dire, e scrisse una supplichevole ballata (2, alla quale seguì un sonetto in cui svelò i suoi intimi contrasti (3).

(1) Cfr. Op. cit. ibid. p 64.

(2) Cfr. Op. cit. Ballata, io vô che ti ritruovi Amore, § XII, p. 65 e seg.

(3) Cfr. Op. cit. Sonetto: Tutti li miei pensier parlan d'amore, § XIII, p. 68.

CAPITOLO VII.

Le nozze di Simone de' Bardi con Beatrice. Pensiero di Dante rivolto alla creatura diletta. Sua canzone. - Intime lotte. Visione funesta. - Ricordo della donna amata.

Mentre Dante aveva incominciato a narrare le lotte della sua anima, il cavaliere messer Simone de' Bardi, sulla fine del 1286, o nei primi di gennaio dell'anno seguente (1), celebrava festosamente le sue nozze con la figliola di Folco Portinari. Assai festeggiati furono i giovani sposi dalla nobiltà fiorentina e dal numeroso e ricco parentado; preziosi i doni e lietissimi gli auguri degli amici e dei congiunti, tra danze di giubilo e suoni e canti d'amore.

In quei momenti d'esultanza, accorato e tacito se ne stava Dante nella stanzetta sua. Forse non seppe frenare uno scoppio di pianto; ma nessuno vide le sue lacrime. Fu un istante di sconforto, e tosto si riebbe

(1) Cfr. GIUSEPPE PELLI, Memorie per servire alla Vita di Dante Alighieri ed alla storia della sua famiglia. Op. cit. p. 75, in nota.

dall'abbattimento. Beatrice era con lui, viveva nel suo spirito ed egli solo n'era il verace possessore.

«

Poco dopo lo sposalizio di lei, scrisse una memorabile canzone, indirizzata alle « donne » che avevano << intelletto d'amore » (1). Raccontava loro che un angelo, rivolto al Signore dell'Empireo, aveva esclamato: « Sire, nel mondo desta meraviglia un'anima che fin quassù risplende. Il cielo, a cui non manca altro che possederla, la chiede a te, Signore, e ad alta voce plora la grazia, ne grida mercè ». Iddio rispose: << Ella starà ancora sulla terra per confortare chi teme di perderla,

E che dirà nell'Inferno a' malnati: lo vidi la speranza de' beati (2) »

ne im.

Senza avere ancor raggiunto il quinto lustro d'età, probabilmente nel 1288 (3), arrivò all'orecchio di Dante per arcana rivelazione il preannunzio d'un suo misterioso viaggio, il quale era congiunto al pensiero di Beatrice, la cui immatura fine egli presentiva e, prima ch'ella risalisse alla gloria, eterna, volle riparlare delle sue virtù e glorificarla con nuove lodi. Non ostante fosse la moglie di Simone de' Bardi, in lei vedeva la sua celeste guida, non pensava alle sue nozze, non badava al nuovo stato della sua terrena esistenza. Compose allora la sua prima canzone che si diffuse in tutta la Toscana ed accrebbe la sua rinomanza di poeta (4).

(1) Cfr. La Vita Nuova, Canzone: Donne, ch' avete intelletto d'amore. § XIX, p. 76 e seg.

(2) Cfr. Op. cit. ibid. p. 77.

(3) Cfr. CESARE BALBO, Vita di Dante Alighieri, op. cit. capitolo terzo, p. 48.

(4) Cfr. Op. cit. ibid. p. 47.

Musicata forse dal Maestro Casella, venne cantata dalle fanciulle fiorentine, e gli echi soavi giunsero al cuore di Beatrice coi profumi d'un mattino primaverile o con la mestizia d'un tramonto d'autunno. Se ne intenerì ella, e tra la commozione le apparve la pensosa immagine di Dante.

Il ricordo di lei rattristava e allietava l'Alighieri; la vista sua lo faceva impallidire e lo trasfigurava (1). Un'intima voce gli andava dicendo: «Se tu soffri tanto, perchè cerchi di vederla?». Egli lo faceva, lusingandosi di poter guarire del male, che subitamente l'assaliva e lo travagliava; ma era un inganno il suo. Appena levava << gli occhi per guardare » era agitato da un forte scotimento, che lo faceva tramortire (2). Quell'abbattimento però era sorgente di vita e d'ispirazione. Se ne avvantaggiava egli spiritualmente, e cantava:

Negli occhi porta la mia donna Amore;
Per che si fa gentil ció ch'ella mira:
Ov'ella passa, ogni uom vêr lei si gira,
E cui saluta fa tremar lo core.

Sicchè, bassando il viso, tutto smuore,
E d'ogni suo difetto allor sospira:
Fuggon dinanzi a lei superbia ed ira:
Aiutatemi, donne, a farle onore.

Ogni dolcezza, ogni pensiero umile,
Nasce nel core a chi parlar la sente;
Ond'è beato chi prima la vide.

Quel ch'ella par quand'un poco sorride,
Non si può dicer, nè tener a mente,

Si è nuovo miracolo gentile (3).

(1) Cfr. La Vita Nuova, il sonetto: Tutti li miei pensier parlan d'amore, § XIII.

(2) Cfr. Op. cit. il sonetto: Coll' altre donne mia vista gabbate, § XIV.

(3) Cfr. Op. cit. § XXI.

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