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CAPITOLO XII.

Composizione del secondo trattato del Convito.--Dottrina sui cieli.— L'Empireo. Le intelligenze spirituali. — Gli ordini celesti. Ragione delle tre gerarchie angeliche. Immortalità dello spirito umano. Certezza di Dante. Nuova canzone. Il trattato quarto del Convito. della virtù.

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Origine della nobiltà. Effetti

Dante aveva seguito con secreta compiacenza il riordinamento democratico instaurato dal popolo nel governo di Firenze, ammirando l'ardimento e la civile fierezza di Giano della Bella, della cui riforma sperava valersi per il trionfo della giustizia cittadina. Egli molto osservava, pensava e operava. La partecipazione alla vita pubblica lo poneva sul cammino che doveva percorrere e lo faceva esperto conoscitore degli uomini e delle cose, senza distorglierlo, però dai suoi studi prediletti. Nel 1297, un anno dopo la morte del rimpianto amico Forese Donati, incominciò a scrivere e condusse a fine il secondo trattato del Convito (1). Di

(1) Cfr. PIETRO FRATICELLI, II Convito di Dante Alighieri. Op. cit. p. 6 seg.

troppe cose discorse, su gravi argomenti ragionò, che dovevano un giorno riapparire nella Commedia.

Prima d'ogni altro volle parlare delle celesti sfere, ove gloriava Beatrice, e in cui bramava di rivederla fra i cori dei beati. Dico che del numero de' cieli -egli scrive e del sito diversamente è sentito da molti; avvegnachè la verità all'ultima sia trovata. Aristotile credette, seguitando la prima grossezza degli astrologi, che fossero solamente otto cieli, delli quali lo estremo, e che contenesse tutto, fosse quello dove le stelle fisse sono, cioè la spera ottava; e che di fuori da esso non fosse altro alcuno. Ancora credette che il cielo del sole fosse immediato con quello della luna... Tolomeo poi, accorgendosi che l'ottava spera si muoveva per più movimenti, veggendo il cerchio suo partire dal diritto cerchio, che volge tutto da oriente in occidente, costretto dai principii di filosofia, che di necessità vuole un primo mobile semplicissimo, puose un altro cielo essere fuori dello Stellato, il quale facesse quella rivoluzione da oriente in occidente; la quale dico che si compie quasi in ventiquattro ore... Sicchè, secondo lui, e secondo quello che si tiene in astrologia e in filosofia (poichè quelli movimenti furono veduti), sono nove li cieli mobili... (1). Il primo è il cielo della Luna, a cui seguono successivamente il cielo di Mercurio, di Venere, del Sole, di Marte, di Giove, di Saturno, delle Stelle fisse, e il cielo Cristallino, « cioè diafano, ovvero tutto trasparente» (2).

Fuori di cotesti cieli, i cattolici pongono avverte Dante il Cielo Empireo, che vuol dire di fiamma, ossia

(1) Cfr. Op. cit. cap. III, Trattato secondo, p. 114 e seg. (2) Cfr. Op. cit. cap. IV ibid. p. 116.

luminoso, il quale è immobile, « per avere in sè, secondo ciascuna parte, ciò che la sua materia vuole » (1). E questo quieto e pacifico cielo è il luogo del Sommo Fattore, d'Iddio eterno e immenso; è pure la sede degli spiriti beati, ed è il sovrano edificio del Mondo, nel quale tutto il mondo s'inchiude, e di fuori dal quale nulla è» (2). L'Empireo non è in luogo, ma formato fu solo nella prima Mente », e di esso parlò il salmista quando disse a Dio: « Levata è la magnificenza tua sopra i cieli » (3).

Quest'ordine de' cieli viene celebrato più tardi da Dante nel sacro Poema e forma la struttura ideale del Paradiso.

Dentro dal ciel della divina pace (4)
Si gira un corpo (5), nella cui virtute
L'esser di tutto suo contento giace.

Lo ciel seguente (6), ch'ha tante vedute,
Quell'esser parte per diverse essenze
Da lui distinte e da lui contenute.

Gli altri giron (7) per varie differenze
Le distinzion, che dentro da se hanno,
Dispongono a lor fini e lor semenze (8).

Questi organi del mondo così vanno,
Come tu vedi omai, di grado in grado,
Che di su prendono, e di sotto fanno (9)

(1) Cfr. Op. cit. ibid.

(2) Cfr. Op. cit. ibid. p. 117.

(3) Cfr. Op. cit. ibid.

(4) L' Empireo.

(5) Il Primo Mobile, ossia il Cielo Cristallino, nella cui virtù, comunicatagli dall' Empireo, ha fondamento l'essenza di tutte le cose, che dentro il suo giro sono contenute.

(6) Il Cielo Stellato o delle stelle fisse.

(7) I sette cieli inferiori.

(8) Dispongono ai loro fini e ai loro effetti diverse virtù che hanno in sè.

(9) Cfr. PARADISO, canto II, 112-123.

«

I vari cieli che seguono al Cristallino sono governati da sostanze separate da materia, cioè intelligenze, le quali la volgare gente chiama angeli» (1). Intorno a coteste creature spirituali gli antichi non videro la verità. Ma noi ne siamo ammaestrati da Chi venne da Dio, da Colui che le fece e le conserva, << cioè dallo imperador dell'universo, che è Cristo, figliuolo del sovrano Iddio e figliuolo di Maria Vergine, uomo vero, il quale fu morto da noi perchè ci recò vita ». Cristo Gesù fu luce che illumina noi nelle tenebre, e ci disse la verità di quelle cose, che noi non potevamo sapere nè vedere senza di lui (2). Egli ci rivelò che il Padre gli poteva dare molte legioni di angeli; e perciò è manifesto << quelle creature essere in lunghissimo numero ». La Chiesa, depositaria della Rivelazione, << sposa e secretaria » del Redentore del mondo, « dice, crede e predica quelle nobilissime creature quasi innumerabili » (3). Essa le ripartisce in gerarchie, ossia in «tre principati santi ovvero divini: e ciascuna gerarchia ha tre ordini; sicchè nove ordini di creature spirituali la Chiesa tiene e afferma ». Il primo ordine è quello degli angeli, il secondo degli arcangeli, il terzo de' troni, che formano la prima gerarchia, non prima quanto a nobiltà quanto a creazione »; ma prima rispetto a noi, < al nostro salire a loro altezza ». Appresso sono le dominazioni: poi le virtù e i principati; che fanno la seconda gerarchia. S' innalzano su di essi le potestà, i cherubini, e sopra tutti sono i serafini, che compongono la terza gerarchia (4).

non

(1) Cfr. Il Convito, trattato secondo, cap. V, p. 119.

(2) Cfr. Op. cit. ibid. cap. VI, p. 125.

(3) Cfr. Op. cit. ibid. p. 126.

(4) Cfr. Op. cit. ibid.

Questo pensava e scriveva nel e scriveva nel 1297 l'Alighieri intorno alle gerarchie angeliche, seguendo gl'insegnamenti teologici, la Patristica, la dottrina di Tommaso d'Aquino e il trattato De caelesti hierarchia, attribuito a Dionisio Areopagita, che rammentò poscia nella Commedia :

E Dionisio con tanto disìo

A contemplar questi ordini si mise,
Che li nomò e distinse com' io (1).

Quello che con profonda fede e credenza cristiana scrisse Dante degli angeli nel secondo trattato del Con vito, riprodusse appresso, con qualche modificazione nel canto ventesimottavo del Paradiso, fingendo che Beatrice gliene desse spiegazione nel cielo Cristallino :

E quella, che vedeva i pensier dubi
Nella mia mente, disse: I cerchi primi
T'hanno mostrato i Serafi e i Cherubi.
Così veloci seguono i suoi vimi (2)
Per simigliarsi al punto (3) quanto ponno (4),
E posson quanto a veder son sublimi (5).

Quegli altri amor (6), che intorno gli vonno,

(1) Cfr. PARADISO, canto XXVIII, 130-132. Un altro accenno aveva fatto Dante dell' Areopagita nel Cielo del Sole, per mezzo di San Tommaso d'Aquino. (Cfr, PARADISO, canto X, 115-117). (2) Legami. Seguono l'amore che al Punto li lega, cioè a Dio e somigliarsi a Lui.

tore.

(3) A Dio.

(4) Per quanto è possibile che la creatura si somiglia al Crea

(5) Quanto più s'innalzano e si avvicinano al visione di Dio. (6) Angeli.

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