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fosse grande il desiderio che amore di vedere costei mi dava, nè dire, nè intendere si potrebbe. E non solamente di lei era cosi desideroso; ma di tutte quelle persone che alcuna prossimitade avessero a lei, o per familiarità o per parentela alcuna — (III, 1). Queste son proprio le smanie d'un innamorato. Chi non ne ha fatto esperienza, lo provi. Immagino che a Dante dovessero sfuggire dalla penna simili espressioni. Io nel leggere quelle parole, penso alla famiglia Donati, con la quale il nostro Dante doveva avere una certa famigliarità, ai fratelli di Gemma, ai congiunti, a Piccarda, all'amico Forese, suo compagno inseparabile nei vizi e nelle gozzoviglie giovanili.

Lo svolgimento di quest' amore, quale risulta dalla Vita Nuova e dal Convito, è dunque logico, naturale, presumibilmente vero. Abbiamo già veduto nel capitolo precedente quale sia l'ordinamento che spetta alle rime della donna gentile, e ne abbiamo tentato la cronologia: Ebbene, si osservi, la narrazione coincide a puntino coi dati da noi stabiliti; le cose procedono di pari passo, come se si fossero accomodate appositamente con le mani. Tanta uniformità, tanta coincidenza non ce la potremmo spiegare altrimenti. Innanzi, fondandomi sui mezzi che la cronologia ci porgeva, asserivo che il matrimonio di Dante era logico riportarlo verso la fine del 1294, come in genere fu ritenuto, in quel tempo che veniva scritto il sonetto « Togliete via le vostre porte omai... », poco dopo la composizione di «< Voi, che intendendo... ». Ebbene, ora lo svolgimento dei fatti ci autorizza a ripeterlo: La rispondenza è perfetta, per quanto scarse ed incerte siano le notizie che abbiamo a nostra disposizione. Sarebbe proprio questo il caso di dire, che a volte la ragione e il buon senso bastano da soli, senz'altro aiuto, nella ricerca del vero.

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L'amore per la donna pietosa, abbiamo veduto, si svolse per un periodo abbastanza lungo, toccando il culmine, si può dire, proprio in quel tempo, nel quale avvennero le nozze con Gemma Donati. Ora, se la donna gentile non fosse Gemma, potremmo ammettere che Dante amoreggiasse contemporaneamente con due donne? Sarebbe un po' strano, in verità. Tanta costanza in quell'amore ci farebbe per lo meno meraviglia. Dovremo proprio ritenere che l'Alighieri non sentisse alcun affetto per la giovane destinata a compagna della sua vita? Ma un poco, lo dobbiamo ammettere, dovette sentirlo; altrimenti non l'avrebbe sposata, sia pure che vi s' inducesse, come fu detto, per istigazione dei parenti: Non poteva essere di pietra. Egli che cantava altre donne con tutta l'effusione dell'animo, cercando sollievo e conforto al suo dolore, doveva pure in qualche momento di ebbrezza o di esaltazione amorosa, durante il periodo del fidanzamento, indirizzarle qualche verso. Non andava volentieri alle nozze, fu osservato; era una vittima delle esigenze del tempo: E io lo concedo. Ma in tal caso avrebbe inteso il bisogno di sfogarsi; anche il dolore ha le sue gioie e le sue ebbrezze. S'è anche detto che l'amore, come si manifestò in Dante e nei contemporanei, esclude propriamente il matrimonio: Tutti quei poeti tacciono affatto dei loro rapporti di famiglia; l'amore così sentito ha una parte prosaica e sta fuori dell'orizzonte letterario. Ammettiamolo; ma Dante fidanzato cos' ha che vedere con Dante sposo? Di quel periodo, se non altro, andrebbe tenuto conto; sono due cose ben distinte che meritano considerazione. Orbene, nel Canzoniere che noi possediamo, neppure una poesia, neppure un motivo, se si escludono le rime esaminate, rispecchiano quella condizione

d'animo speciale; Gemma non può andare orgogliosa d'aver ispirato al Poeta un pensiero generoso, una qualsiasi idea buona.

*

L'amore per la donna gentile è carnale; è un appetito, per dirla in una parola. La Vita Nuova, specie il capitolo XXXIX, lo dice chiaramente. Ma è un amore carnale, che non è carnale, incapace di ottenebrare la mente di chi n'è posseduto; tanto nobile da appagare lo spirito, che rifugge dalle basse dilettazioni del senso. Perchè Beatrice, simbolo dell'amore spirituale, dovrà lamentarsene? Anzi ne dovrà essere contenta: Ci guadagnerà un tanto, se ben si riflette. Sentiamo cosa dice lo spiritello d' amore:-O anima, che ti affliggi e ti disperi, tu non sei morta, ma sei rimasta smarrita per quell'improvvisa apparizione; poichè questa nuova donna, della quale ti spaventi, ha trasmutato in tanto la tua vita, che n' hai quasi paura, per la viltà che ti possiede: Guarda quant' ella è virtuosa

Tu non se' morta, ma se' ismarrita,
Anima nostra, che sì ti lamenti,
Dice uno spiritel d'amor gentile;
Chè questa bella donna, che tu senti,
Ha trasmutata in tanto, la tua vita,
Che n' hai paura, sì se' fatta vile.
Mira quant' ella è pietosa ed umile,
Saggia e cortese nella sua grandezza ;

E

pensa di chiamarla donna omai:
Chè, se tu non t'inganni, vederai
Di si alti miracoli adornezza,
Che tu dirai: Amor, signor verace,
Ecco l'ancella tua; fa' che ti piace.

« Voi, che intendendo... », 40.

L'anima insomma, vedendo l'uomo soddisfatto della carne, esclama: Per me è finita; non mi valse l'essere stata accorta. Lo spiritello d'amore invece soggiunge: Tu non sei morta; questo non è un sentimento carnale, che può offuscare l'amore spirituale, serve anzi a purificarlo. Non vedi com'è trasmutata la tua vita? Non pregusti già le gioie e gli alti miracoli, ch'esso viene in te operando? In quale senso Dante era trasmutato? Ognuno l' intende: Il pensiero della prossima famiglia gli cominciava a mettere la testa a partito; quell' amore nobile e santo aveva la potenza di trarlo lentamente dal sentiero della perdizione. E con quel' tempo coincide appunto il periodo del traviamento, il periodo più terribile e pericoloso per Dante: Forese nel 1295 era già morto.

Se dunque l'amore per la donna gentile è carnale, come potremo spiegarci la risposta del cuore? Poteva acquietarsi Beatrice? Si sarebbe potuta dar pace solo nel caso, che quello fosse stato un amore di sposo: La conclusione è legittima. Ma ammettiamo pure, contro il vero, che quell'amore fosse stato semplicemente ideale; avrebbe potuto allora Beatrice lamentarsene? Perchè dirlo malvagio? Perchè tacciare Dante d' infedeltà, se proprio in quel tempo sposava Gemma? Per Gemma piuttosto l' avrebbe dovuto chiamare infedele, non per un amore spirituale; il connubio è pericoloso. E se Beatrice non si lamentò di Gemma, con la quale il Poeta generò figli e convisse, di quale altro amore si sarebbe potuta sdegnare? Chi non lo sa che il senso e la carne fanno piegare lo spirito? Sicchè un amore santo e carnale contemporaneamente non si può concepire, se non è coniugale.

In questo capitolo e nel precedente abbiamo veduto come si svolge quest' amore. Fino al 1294, e possiamo dire fino

all'epoca del matrimonio, è la donna che va in cerca del Poeta; essa si mostra pietosa, umile, compassionevole, innamorata, diciamolo pure, pazzamente di lui. Dopo il sonetto << Due donne in cima...», che, come dissi, va riportato quasi all' epoca delle nozze, le rime che seguono mostrano tutto l'opposto. Prima era la donna che desiderava Dante e l'incoraggiava al gran passo; mentr' egli si mostrava dubbioso, incerto, timido; poi è lui invece che va cercando l'amore della sposa intiepidita: Le poesie del raffreddamento lo dimostrano. Ciò come si potrebbe spiegare? Com'è questa perfetta coincidenza con la cronologia e coi fatti? Son cose che danno certamente da pensare. Ma andiamo innanzi, «< chè la via lunga ne sospigne ».

Poi per alquanto tempo, conciofossecosachè io fossi in parte, nella quale mi ricordava del passato tempo, molto stava pensoso, e con dolorosi pensamenti tanto, che mi faceano parere di fuori d'una vista di terribile sbigottimento. Ond' io, accorgendomi del mio travagliare, levai gli occhi per vedere s'altri me vedesse; e vidi una gentil donna, giovane e bella molto, la quale da una fenestra mi riguardava molto pietosamente quant'alla vista (Vita N., XXXVI). Fu dunque da una fenestra che apparve la donna pietosa. Ma Dante dove si trovava? A casa o fuori? Il Casini (1) osserva che la circostanza della fenestra non ci dà alcuna nozione utile sulla scena reale, la quale, data la disposizione e conformazione delle case e delle vie fiorentine nel 1200, poteva accadere tanto s' egli si fosse trovato all'aperto, quanto se fosse stato nell' interno della sua casa. Ma sarebbe certo troppo strano far rimanere il nostro Poeta in mezzo alla via, o in mezzo a una piazza, tutto triste e pensoso, com' egli ci descrisse. Il luogo dove si ricordava del

(1) La Vita Nuova di Dante Alighieri, Firenze, Sansoni, 1902, pag. 181, nota 2.

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