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vortici pericolosi del senso, e non eran valsi gli studi per levarlo alle tranquille vette del vero, ai sublimi orizzonti dell'arte L'uomo era uomo, e si sentiva tale, malgrado gli sforzi erculei che aveva dovuto sostenere per vincere sè

stesso.

Il gruppo delle rime che ora prendiamo ad esaminare, ce ne porge la prova più bella. Nello studiarle non mi lascerò trasportare da preconcetti o da scopi prefissi; so bene che in simili lavori bisogna lasciarsi guidare dal buon senso, affrontando la questione spogli d'ogni elemento soggettivo. E siccome ho studiato a fondo questa materia, e mi sembra d'averla chiara nella mente, cercherò d' esporla nel modo più semplice e ordinato che mi sarà possibile. Se io riuscirò, come spero, di mettere al loro posto le cose e additare il bandolo della matassa intricatissima, potrò dire di aver raggiunto non poco.

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I.

LA PIETRA NON È CHE LA PARGOLETTA

Premetto subito (e questo dev' essere il primo lavoro da farsi) che la Pietra e la Pargoletta sono una stessa persona. Non si tratta di due amori distinti, uno forte e violento, quello per la Pietra, l'altro placido e calmo, quello per la Pargoletta; ma le rime che si riferiscono ad esse, sono collegate intimamente tra loro con un profondo filo psicologico, che non ci permette di dividerle. Il Bartoli (1) in parte se ne avvide, perchè disse che le due donne sembrano una sola: Ma studi in proposito non si ebbero. Solo qualche anno fa si fece un tentativo da A. Zenatti, (2) che aborti per mancanza di sufficiente preparazione. Egli non si diede pensiero d'esaminare tutte le rime che potevano ritenersi scritte per la Pietra e per la Pargoletta; nè si curò d'iniziare nelle rime studiate dei seri confronti. Le sue furono osservazioni superficiali, e, se vogliamo, non del tutto oggettive. Ricorse solo all'evoluzione passionale, buona in verità, ma quando è accompagnata da altre prove, ricavando l'argomento unico. per l'identificazione dal confronto di pochi passi delle rime pietrose con la ballata «Era tutta soletta...», della quale nemmeno potè dimostrare l'autenticità.

(1) Loc. cit., vol. IV, pag. 258.

(2) Rivista d'Italia, 15 gennaio 1899, pag. 123 e segg.

Che la Pietra sia una sola cosa con la Pargoletta, risulta da varie prove. Innanzi tutto abbiamo in sostegno le parole stesse di Dante, che nella canzone «Io sono venuto...», scritta certamente per la Pietra, ci dà due volte i mezzi per identificarle.

Chè gli dolci pensier non mi son tolti,
Nè mi son dati per volta di tempo,
Ma donna gli mi dà, ch' ha picciol tempo.

37-39.

Saranne quello, ch'è d'un uom di marmo,
Se in pargoletta fia per cuore un marmo.

71-72.

Ma una simile identificazione c' era possibile anche con la sestina « Al poco giorno... », scritta pur essa per la Pietra:

Ma ben ritorneranno i fiumi a' colli,
Prima che questo legno molle e verde
S'infiammi (come suol far bella donna)
Di me, che mi torrei dormire in pietra
Tutto il mio tempo, e gir pascendo l'erba,
Sol per vedere de' suoi panni l'ombra.
Quandunque i colli fanno più nera ombra,
Sotto un bel verde, la giovane donna
La fa sparir, come pietra sott' erba.

31-39.

Le due frasi notate con carattere diverso, equivarrebbero alla donna di «picciol tempo (1) » cantata nella canzone precedente.

E queste poche prove potrebbero essere sufficienti a dimostrare il ravvicinamento o l'identità delle due donne. Ma

(1) L'immagine del legno molle e verde potrebbe avere anche un'altra spiegazione. Vedi la nota 13 della sestina III.

SANTI. Il Canzon. di Dante Alighieri, II.

11

siccome nell' affermare ci vuole una certa cautela, e le prove, è pur vero, non sono mai troppe, è bene approfondire alquanto la questione.

Le rime che dal Carducci e dall' Imbriani furono battezzate per pietrose, senza ch' io lo stia a ripetere, sono le tre canzoni << Così nel mio parlar...», «Amor, tu vedi ben...», << Io son venuto...», la sestina « Al poco giorno... » e il sonetto «E' non è legno...».

Ebbene, un cieco lo vedrebbe, esse presuppongono altre rime; una donna già nota. Non si possono considerare isolate; nè possiamo logicamente aggrupparle tra loro, essendovi tra l'una e l'altra un immenso distacco di tempo e di materia. Per ricolmare questo vuoto dobbiamo ricorrere al Canzoniere, rivolgendoci precisamente a quelle rime che si ritengono scritte per la Pargoletta. Occorre, s'intende, un po' d'accorgimento critico nell' ordinarle. E senza ch'io stia a dimostrare quanto asserivo, che cioè ognuna delle rime dette pietrose presuppone altri componimenti, invito a rileggerle. In esse, non una eccettuata, si parla di vario tempo passato; non solo di giorni o di mesi, ma di stagioni intere trascorse, e possiamo dire di anni. Rimando per chi lo volesse veder meglio alla nota (). Sicchè anche per questo riguardo

(1) Nella canzone « Amor, tu vedi ben...» abbiamo più d'un accenno a un tempo lontano trascorso. Ne noto due:

Amor, tu vedi ben che questa donna
La tua virtù non cura in alcun tempo,

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Delle rime pietrose quella che potrebbe sembrare la prima per ordine cronologico, è la canzone «Io son venuto...», la quale si presterebbe

non sarebbe possibile dividere le rime della Pietra da quelle della Pargoletta: Sono due gruppi di poesie, che staccate non significano nulla; ma che ravvicinate s'illuminano e completano a vicenda. Lo Zenatti, dicevo, l'osservò, affermando che queste poesie sembrano scritte per una medesima persona, sebbene suonino così diverse tra loro; aspre le une, dolci e tenere le altre. Ma quest' impressione che dobbiamo ricevere necessariamente per il modo soggettivo ed errato in cui le aggruppammo, cambia del tutto, quando si prendono a studiare secondo l'ordine naturale che loro spetta (1).

Nel capitolo seguente, quando verremo a parlare dello

più delle altre ad aprire quella serie; ma in essa, che fu scritta d'inverno, si parla d'una primavera trascorsa e d'una prossima:

Canzone, or che sarà di me nell'altro

Dolce tempo novello, quando piove
Amore in terra....

Ed era da un pezzo che il Poeta soffriva :

Ed io della mia guerra

66-68.

Non son però tornato un passo arretro,
Nè vo' tornar; chè, se 'l martiro è dolce,
La morte de' passare ogni altro dolce.
62-65.

Di «Cosi nel mio parlar.....» è inutile discorrere, perchè, essendo una canzone di vendetta, come osservammo, essa presuppone più d'ogni altra antecedenti. Lo stesso si dica della sestina «Al poco giorno...», dove si parla di un lungo tempo passato e di molti avvenimenti già svolti. Questa (strano come potè sfuggire agli altri!) dovette, a rigore, precedere anche «Io son venuto...». Gli avvenimenti di cui si fa cenno nella sestina, corrispondono a puntino con quanto si narra in quelle altre rime, che si vollero separare senza ragione da queste.

(1) Questa falsa divisione delle rime in due gruppi distinti, che sembrano d'indole opposta, fece sempre ritenere che si avesse a fare con due donne diverse.

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