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portanza e a quale meno? L'autorità e la correttezza del codice in genere, lo vedemmo, non è sempre criterio buono e soddisfacente. Se le rime del Petrarca, o quelle del Cavalcanti, o del Guinicelli presentano una lezione corretta, quelle poche di Dante che sono ad esse interposte nel medesimo manoscritto, possono essere invece scorrettissime e di nessuna attendibilità per il testo. Serva di esempio il rediano 184, che per i sonetti di Dante non ci dà quasi alcun aiuto. Vuol dire però che anche in questo caso, non essendo pochi i manoscritti che presentano queste rime accompagnate o interposte alle quindici canzoni del Convito, avremo sempre un punto d'appoggio sull'autorità e sull'importanza del codice classificato. Se il codice è attendibile per le quindici canzoni, lo potrà essere facilmente anche per le altre. Quando, per esempio, troviamo la ballata «Io mi son pargoletta... » nel naz. palat. 180 e nel 315, e poi nel chigiano L, VIII, 305, noi ci atterremo ad essi di preferenza, finchè ci sarà possibile. Ma non permetteremo mai che tale affidamento basato sulla nostra classificazione, ci conduca troppo innanzi nelle conclusioni.

Quando però è uno solo il manoscritto che riporta il componimento studiato, allora non c'è via da seguire, le difficoltà si appianano e crescono nel medesimo tempo; perchè, mentre da una parte un vero lavoro di ricostruzione manca, dovendoci attenere ad esso soltanto, d'altra parte spesso non riusciamo a dare un testo corretto che ci soddisfi. Qui, sì, ci deve venire in aiuto il buon senso: E noi ce ne serviremo, sapendo la grande importanza che ha nei lavori di ricostruzione.

ABBREVIATURE ADOPERATE

NEL PRESENTE VOLUME

Per quei manoscritti che dovrò nominare più spesso, adoprerò delle sicle speciali. Eccone uno specchietto:

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Chigiano L, VIII, 305=cg.

Casanatense 433 (segn. ant. d, V, 5) = CS.

Tutti gli altri manoscritti che dovrò nominare nel corso del lavoro, verranno indicati coll' iniziale del nome della biblioteca alla quale appartengono, più il numero d'ordine che ciascuno possiede. I riccardiani, per esempio, verranno indicati con un semplice r (mano

scritto riccardiano) seguito dal numero d'ordine (per es. 1040) di quel manoscritto che dobbiamo citare. Nell' indicare i laurenziani non mi servirò delle cifre romane, ma di quelle arabiche, onde ingombrare meno spazio; e nemmeno aggiungerò dopo pluteum inferius o superius, quando occorrerebbe, perchè nel caso nostro non vi sarà mai pericolo che un manoscritto possa andare confuso con un altro: Se il plutcum a volte è lo stesso, il numero d'ordine è sempre diverso. Poniamo, per esempio, ch'io debba citare il laurenziano plut. XC inf. 37: Io scriverò: 1. 90, 37.

Quando dovrò nominare i panciatichiani, mi servirò di un pc, che indica il fondo o la provenienza, più il numero d'ordine. Gli urbinati verranno indicati, oltre il numero d'ordine, con un semplice ub; lo strozziano 170 con st. Per l'ottoboniano 2864 e per l'ashburnham 478, che sono i soli mss. del fondo ottoboniano e ashburnhamiano che c'interessano, adopreremo le sicle abbreviative ot, as. I mss. medicei palatini saranno indicati, oltre il numero d'ordine, con med. pal.

Chi volesse vedere quali furono i mss. da noi consultati nel condurre il testo delle rime di questo volume, vada in fondo.

RIME

PER

LA DONNA GENTILE

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