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Cançona quatordecima di Dante nella quale parla contra i viciosi et maxime contra gli avari.

Doglia mi reca nello core...

Cançona quintadecima di Dante nella quale si duole della rigidità d'una crudele donna.

Amor dacchè convien...

Qui finischono le quindici cançone del chiaro poeta Dante allighieri fiorentino. Amen. Deo gratias.

Alcuni manoscritti invece di avere gli argomenti in italiano, li hanno in latino, per esempio, il magliab. VII, 1103, il panciat. 9 e il laurenz. plut. XC sup. 136; ma siccome tra gli uni e gli altri v'è perfetta corrispondenza, non merita conto, sebbene riuscirebbe assai difficile, ricercare quali di essi siano anteriori. (1)

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(1) Darò tuttavia un esempio di questi argomenti latini, e prenderò come tipo lo schema che presenta il laurenz. plut. XC sup. 136. De asperitate dominae suae. (Così nel mio parlar...) De intelligentiis, loquitur de amore suo. (Voi, che intendendo...) De virtutibus et pulcritudine dominae suae. (Amor, che nella mente...) - De vera nobilitate loquitur egregie. (Le dolci rime.....) — Idem Dantes ad Amorem de domina sua loquitur. (Amor che muovi...) Idem Dantes quantum sit amore captus ostendit. (Io sento si d'Amor.....) — Idem Dantes ostendit se propter hyemem non minus amare. (Al poco giorno...) Idem Dantes Amorem rogat ut molliat crudelitatem dominae suae. (Amor, tu vedi ben...) · Idem Dantes ob temporis qualitates amorem suum non mutari ostendit. (Io son venuto...) Idem D. dominabus conqueritur de domina sua. (E' m'incresce...) Dantes de vera nobilitate egregie loquitur. (Poscia ch' Amor...) Idem Dantes pro pietate preces dominae suae porrigens. (La dispietata...) — Idem Dantes de virtutibus loquitur. (Tre donne.....) - Idem Dantes contra vitiosos et potissime contra avaros. (Doglia mi reca...)

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Idem

Idem Dantes conqueritur de crudelitate cuiusdam impiae dominae. (Amor dacchè...).

Se l'urbin. 686 ci dà l'incipit e l'explicit della raccolta, non dobbiamo credere che anche gli altri manoscritti facciano lo stesso. Anzi il più delle volte vengono tralasciati. E in genere manca l'explicit, quando le 15 canzoni distese non si trovano riportate da sole, ma sono fatte seguire da altre rime, che non hanno nulla che vedere con esse; manca l'incipit, quando la serie delle canzoni non sta subito in principio, ma viene interposta ad altre rime, dalle quali vanno distinte. La presenza dell' incipit e dell'explicit doveva dipendere in gran parte dal modo, nel quale il copista compilava il suo manoscritto; e se ne intende la ragione; di maniera che a volte troveremo l'uno e non l'altro, a volte tutti e due; a volte, ed è forse il caso più frequente, nessuno dei due. Quei manoscritti che presentano uno schema alla maniera dell'urbin. 686, come i riccardiani 1007, 1083, 1085, il nazion. palat. 186, il magliab. VII, 1023, accennano proprio a una raccolta ben determinata, che ha il suo principio e il suo fine, e che non deve andare confusa con gli altri componimenti, cui precede o segue: Si tratta proprio di una vera raccolta.

Chi pertanto ha fermato lo sguardo sullo schema dell'urbin. 686, sarà dovuto correre certamente col pensiero a quello che noi già osservammo in molti riccardiani. Infatti quello schema, se si escludono gli argomenti che li mancano, (1) non differisce punto da questo; gl' incipit e gli explicit sono gli stessi. Noi non possiamo risalire, per mezzo

(1) Ma per essere giusti dobbiamo dire che anche in quel gruppo vari mss. presentano gli argomenti allo stesso modo dell'urbinate. E sono: 1007, 1035, 1083, 1085, 1094. Io trascrissi fin d'allora quello schema privo di argomenti, del quale forse si poteva fare anche a meno, per far meglio rilevare i due schemi caratteristici, che dobbiamo tener presenti in questo lavoro; lo schema corredato di argomenti, e quello che n'è privo; perchè dal primo, come diremo tra breve, si potè passare all' altro molto facilmente e senza scrupoli.

di un lavoro di classificazione, alla fonte primitiva, dalla quale sarebbero derivati tutti questi manoscritti; ma possiamo affermare con certezza, e questo c'interessa, che l'origine di una simile raccolta è antichissima. Giacchè tanto per l'ordinamento delle canzoni che per gli argomenti, ci è dato risalire verso la fine del sec. XIV e anche più oltre, verso il 1360-1380, quando, per esempio, veniva compilato il laurenz. plut. XC sup. 136, il riccard. 1035, o anche il nazion. palat. 561 e il riccard. 1050, i quali ultimi due non portano gli argomenti, ma furono scritti in quegli anni. E anche di ciò va tenuto conto.

Se ora pertanto, prima di andare innanzi, vogliamo riassumere le cose dette, troveremo che ben 4I dei manoscritti esaminati, vale a dire due terzi (essendo inutile far menzione di quelli che sono insufficienti), ci danno delle canzoni studiate quel medesimo ordinamento che già riportammo. Ciò è notevole, perchè essi, come vedemmo, sono diversissimi per tempo, per luogo, per provenienza. Questo solo fatto, dell'uniformità che apparisce in un numero così cospicuo di manoscritti, dovrebbe richiamare la nostra attenzione sull'importanza che un tale ordinamento deve avere. Esso non fu casuale di certo, se si ripete con tanta frequenza. Nel corso di questo studio, mi sono adoperato di ravvicinare tra loro quegli altri ordinamenti che si discostavano dal nostro; ma trovai che nessuno di essi si accordava con l'altro; differivano sempre. La raccolte delle 15 canzoni chiamate distese, si trova identica in 41 esemplari; quella invece che di esse ci dà uno qualunque dei manoscritti da noi scartati, resta sempre isolata, non potendosi mai ravvicinare per lo schema a quella di un altro qualsiasi. Ora, mentre questi ordinamenti che rimangono isolati, sono fatti a capriccio, secondo criteri speciali d'opportunità, e senza una norma direttiva generale, quello invece modello o tipico, che ricorre nella maggioranza, è

ben giustificato e razionale. Occorre pertanto studiarlo più da vicino, per sorprendervi il significato che racchiude.

Le canzoni che fanno parte di questa raccolta, sono proprio quelle destinate da Dante al Convito? Ecco la prima domanda che ci si presenta. Non potrebbe essere invece che rappresentassero una raccolta qualsiasi fatta a capriccio, senza uno scopo determinato, ovvero ideata con un fine del tutto diverso da quello che Dante si propose nello scrivere il Convito? La risposta è negativa. Le 15 canzoni distese di questa raccolta costituiscono appunto la vivanda di quel generale banchetto, che Dante s'era proposto d'imbandire. Il solo fatto di trovarle riunite come in un tutto organico, ci autorizza a ritenerlo. Gl'incipit e gli explicit che precedono e seguono la raccolta, hanno il loro significato. Cosa infatti direbbero, se con essi non si volessero indicare i limiti d'un'opera stabilita ? () Ma quale mai potrebbe essere quest'opera, se non fosse il Convito? Conosciamo noi altri lavori di Dante, dov' egli si proponesse una simile orditura? Il Convito, lo sappiamo, doveva essere formato di 14 canzoni, d'amore e di virtù materiate: ebbene queste son quelle; ricercarle altrove sarebbe vana fatica. Del Convito noi conosciamo quali fossero le tre prime e le due ultime canzoni: ebbene, queste nei nostri manoscritti riappariscono; e, tenuto conto d'una leggera alterazione, che, vedremo, non implica nulla, ci si presentano col medesimo ordine: Al primo posto le prime tre, in fine le ultime due.

(1) Se molte volte, come già notai, uno di essi manca, omesso evidentemente per semplice opportunità, non dobbiamo meravigliarci. Nella maggior parte dei casi si presuppongono a vicenda. Quale valore, per esempio, avrebbe un explicit, se non ci richiamasse un incipit?

Del resto cosa starebbero a rappresentare i numeri d'ordine che precedono ciascuna canzone, come si osserva in tutti quei manoscritti che hanno gli argomenti, e in altri, se con essi non si fosse voluto indicare quasi la concatenazione o il legame di un'opera completa? (1) Non erano solo quelle le canzoni che Dante aveva composto; ve n'erano delle altre; pochine è vero, ma ben note. Il vatic. 3213, a mo' d'esempio, o il rediano 184 ne riportano alcune; ma, si osservi, non le registrano col numero d'ordine, sebbene anche quelle fossero ritenute di Dante, e non le pongono in mezzo alla raccolta, ma dopo. (2) Se dunque i copisti, attribuendole a lui e riportandole subito dopo le 15, non le numerarono, vuol dire che esse non avevano nulla che vedere con le precedenti. Ma l'urbin. 686 è quello che parla più chiaro d'ogni altro. Questo codice (3) non è una raccolta di rime, un canzoniere; ma contiene soltanto il Convito, come dichiara la scritta che si trova in principio: In questo volume si contiene il cōvivio di Dante poeta fiorentino.

(1) C'è, per esempio, il magliab. VII, 1187, che trascrive solo alcune delle 15 canzoni distese, ma pure, sebbene le riporti alla spicciolata e senza ordine, assegna loro il numero che hanno nell' indice da noi trascritto: Come se il copista fosse stato persuaso che quel numero spettava loro di diritto. Ci sono poi altri manoscritti (magliab. VII, 1100; laurenz. plut. XC inf. 37) che non hanno gli argomenti, ma accompagnano ciascuna canzone distesa con un numero d'ordine progressivo; il che in fondo è lo stesso.

(2) Mi si potrebbe osservare che qualche ms., per esempio il barber. 3662, o il riccard. 1093, o il laur. strozz. 170, registra tra le 15 canzoni distese alcune di quelle della Vita Nuova. Ma debbo subito far notare che in quei casi l'intenzione del copista fu di raccogliere insieme le canzoni ch'egli pretendeva fossero morali, o di dare una dopo l'altra, senza eccezione, tutte quelle che Dante aveva composto. Questo infatti risulta chiaro dal modo, in cui le raccolte sono fatte e ordinate. E del resto (anche questo va rilevato) nessuno di quei mss. è anteriore al sec. XV.

(3) Vedi a pag. 31.

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