Sayfadaki görseller
PDF
ePub
[graphic][merged small][merged small]

OVERO Dante! Rimasto solo nel mondo, senza una persona cara che per i vincoli del sangue gl' inse

gnasse la via da battere, dopo aver veduto svanire i sogni della vita e le aspirazioni più ardenti, dovette sentire nel profondo del cuore un intimo e prepotente bisogno di conforto. Fu per questo bisogno ch'egli apriva le porte del cuore alla donna gentile, che da una fenestra pietosamente lo riguardava.

Il veder intesa la condizione della sua vita oscura, il sentir compatire la viva angoscia dell'animo suo, lo dovette muovere alle lacrime; perchè egli, lo sentiva, aveva pietà di sè stesso. Chi si trova solo s'attacca alla prima persona che prova compassione di lui, come l' edera, impotente per sè di salire, ma che s'abbarbica fino alla morte, quando trova la pianta che la solleva verso la luce. E Dante lo sentiva. Egli che non aveva provato mai gli affetti veri di chi comprende ed apprezza, s'inteneri, come per incanto. Aveva amato una volta; quell'amore, prima fiamma della sua puerizia, l'aveva saputo sostenere, come la stella che brilla al nocchiero in mezzo alle acque minacciose. Ma Beatrice non

era stata per lui: E, a poco a poco, quasi dimenticandola, s'era fatto affascinare delle false lusinghe della bellezza. Lo spirito aveva dovuto combattere, e a lungo, prima d'innalzarsi a ciò che non muore. La donna ispiratrice di pensieri buoni, gli brillava negli occhi; la sua voce gli risuonava nel cuore, come l'esortazione materna, che accompagna il figliuolo nella casa della perdizione. Eran necessarie le cadute, perchè l'uomo potesse divenire uomo veramente.

Il mondo aveva lasciato intorno a lui un vuoto immenso; la coscienza, che l'aveva tormentato nel momento stesso della colpa, lo rimproverava ancora: Egli pensò di ricolmare quel vuoto con lo studio; di alleviare quel dolore con la meditazione. E coll'ansia di chi cerca tesori nascosti, aveva preso libri antichi, confessioni e rivelazioni d'altri miseri che avevan trovato conforto. La consolazione bramata, tra i singhiozzi e gli sconforti, nello studio assiduo e nel raccoglimento, venne finalmente; le prime verità gl' incominciarono a balenare nell'ardente fantasia; ed egli, che null'altro desiderava, sentì operarsi in lui, di giorno in giorno, una trasformazione.

Fu in uno di quei primi giorni, che, ricordando il tempo passato, triste e pensieroso più del consueto, deposto il libro che gli aveva strappato le lagrime, e appressatosi alla fenestra, vide, levando gli occhi, la gentil donna, giovane e bella molto, che pietosamente lo riguardava. Quanta pietà ed amore non v'era in quello sguardo! Senti un freddo corrersi per le vene, e si ritrasse; ma il cuore, che gli martellava nel petto, con insistenza, con tenerezza, lo sospingeva là di nuovo. Vi ritornò; la guardò di nascosto con gli occhi rossi di pianto: Non poteva essere che in quella pietosa non fosse nobilissimo amore. Quanto somigliava all' altra gentile, che se n'era volata in paradiso. Così passò quel giorno; ma l'immagine aveva segnato nella sua mente un solco indelebile. Chi sa che il « primo amore » non

glie l'avesse messa dinanzi, per sollevarlo da « tanta amaritudine?» Ormai non ne poteva far senza: E correva là, dove il fuoco lo consumava e gli traeva lacrime dagli occhi, desideroso di sfogare la sua tristezza. Quell'anima l'aveva compreso. Molte volte se ne crucciava, bestemmiando la vanità degli occhi suoi, che si dilettavano troppo di vederla; ma, a poco a poco, il nuovo amore dovette prevalere sull'altro, essendo anch'esso nobilissimo, perchè quello «< era soccorso dalla parte della vista dinanzi continuamente, e l'altro (quello per Beatrice) dalla parte della memoria di dietro; e 'l soccorso dinanzi ciascuno di crescea, che far non potea l'altro contrario a quello, che impediva in alcun modo di dare indietro il volto » (Conv., II, 2).

Ecco come Dante ci descrisse quest' amore. Chi ha amato veramente, non per passatempo, ed ha potuto acquistare un po' d'esperienza delle cose di questa terra, potrà intendere tutta la forza di quest' intimo combattimento.

Studiare pertanto quest'amore nella sua essenza e nel suo naturale svolgimento, è il compito ch' io al presente mi assumo. Ma se è importante determinare la persona che riuscì ad accendere il Poeta, e seppe destargli, come in altro tempo Beatrice, le corde più tenere del cuore; non è di minore importanza studiare il tempo, al quale vanno riportati i vari componimenti: Ciò potrà guidarci a meglio determinare la donna.

Allora questo studio si comporrà di due capitoli: Nel primo ci occuperemo della successione naturale e cronologica delle rime; nell'altro tenteremo di ricercare il soggetto reale, al quale esse si riferiscono. Premetto fin d'ora che, per comodo del lettore, non mi fermerò durante il lavoro a dimostrare di alcuna poesia l'autenticità o il significato, perchè ciò potrebbe distrarre la nostra attenzione: Lo farò in fine, quando ne dovrò parlare di proposito.

I.

SVOLGIMENTO DI QUEST'AMORE

E CRONOLOGIA

Le rime che si riferiscono alla donna gentile, lasciando da parte quelle che non contengono argomenti sufficienti per poter essere classificate, sono le seguenti: Le registro cronologicamente.

Videro gli occhi miei quanta pietate...
Color d'amore, e di pietà sembianti...
L'amaro lagrimar che voi faceste...
Gentil pensiero, che parla di vui...
Voi, che, intendendo, il terzo ciel movete...
Togliete via le vostre porte omai...
Due donne in cima della mente mia...
Voi, che savete ragionar d'amore...
Amor, che nella mente mi ragiona...
Parole mie, che per lo mondo siete.....
O dolci rime, che parlando andate...
Le dolci rime d'amor, ch'io solìa...
E' m'incresce di me si duramente...
Poscia ch'Amor del tutto m'ha lasciato...
Se 'l bello aspetto non mi fosse tolto...

Intanto possiamo stabilire subito l'epoca precisa, in cui la donna gentile apparve a Dante, e quindi l'epoca del

primo sonetto per lei scritto. Ce ne dà i mezzi il Convito. Cominciando adunque dico che la stella di Venere due fiate era rivolta in quello suo cerchio che la fa parere serotina e mattutina, secondo i due diversi tempi, appresso lo trapassamento di quella Beatrice beata, che vive in cielo con gli angioli, e in terra colla mia anima, quando quella gentil donna, di cui feci menzione nella fine della Vita Nuova, apparve primamente accompagnata d'Amore agli occhi miei, e prese alcuno luogo della mia mente - (Conv., II, 2).

mese

[ocr errors]

Come si vede, ci si presentano subito due questioni; quella della durata dell' epiciclo di Venere, e l'altra della morte di Beatrice. Questa seconda vari anni fa nemmeno si agitava, ritenendosi comunemente che Beatrice fosse morta il 9 giugno 1290. Si ricavava da un passo della Vita Nuova: Secondo la usanza d'Italia, l' anima sua nobilissima (di Beatrice) si parti nella prima ora del nono giorno del (XXX): Il mese era giugno, l'anno il 1290 (ivi). La controversia cominciò a sorgere solo tardi, quando accanto alla vulgata si trovò una lezione alquanto diversa, che sostituiva alla parola Italia Arabia: Secondo la usanza d'Arabia, l'anima sua nobilissima si partì... Allora Beatrice non sarebbe più morta il 9 giugno, ma il 18 di quello stesso mese. Quale delle due lezioni è la vera? Senza ch'io mi rifaccia alla questione, dirò soltanto che gli ultimi studi sono in favore della seconda, la quale ormai è venuta a scalzare completamente la prima. Così affermava M. Barbi, (1) che attende da vario tempo a ricostruire la genealogia dei manoscritti della Vita Nuova, e così debbo dire anch'io, che li dovetti consultare direttamente. E se i manoscritti più antichi e più autorevoli sono tutti concordi nel leggere Arabia, è inutile discutere sopra un fatto, che è di loro esclusiva pertinenza. La testimonianza dei manoscritti, non

(1) Bullett. della Soc. Dant. ital., nuova ser., III, pag. 27.

« ÖncekiDevam »