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però una bella Canzone per morte della sua donna, non che il Sonetto e la Canzone di due stanze sullo stesso tema, che scrisse pregato dal fratello di Beatrice. E quest' è la materia dei paragrafi dal 31o al 34°.

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Dettoci nel paragrafo trentacinquesimo che il giorno, in cui si compiva l'anno che Beatrice era trapassata, e però quand' egli aveva compiuti li vensei anni e da un anno era già entrato nello stadio della gioventude, egli n' aveva fatto, quasi per annovale, il Sonetto che ivi riporta; nel susseguente fa noto come appresso a quel Sonetto gli è apparsa una donna gentile, giovane e bella ed in atto molto a lui pietosa. E continuando questo racconto fino al quarantesimo, ne dà l'abbozzo di una vera storia amorosa in tutte le sue parti, principio, mezzo e fine. Vi è detto il primo scontro dei due personaggi; vi sono accennati i mezzi che uno adopera per insinuarsi nel cuore dell' altro e qui, notiamolo pure, non è un uomo il seduttore, ma una donna gentile, bella, giovane ed anche savia! 1) e la renitenza dell' altro a darsi a quell' amore, benchè nobilissimo, per la ragione ch' egli aveva sacrato il suo alle poesie ch' egli fa in lode di lei; e la lotta che quindi s' accende nel cuore di costui e che finisce colla completa vittoria della donna sopra l'uomo. Finalmente, toccato ch' ebbe delle gioie provate nel nuovo amore, ci racconta il rinascere del rimorso e del pentimento, mossi in lui non d'altro, se non dal risvegliarsi della memoria dell' amore abbandonato; e chiude col solenne trionfo di questo vecchio amore sopra quel recente.

Questo periodo del nuovo amore, ch'è abbozzato nei cinque Sonetti trascritti ai paragrafi citati, sarà dunque la terza fase della Musa di Dante, quella cioè in cui fu sua dea la donna gentile.

Che la risoluzione di scrivere la V. N., fatta, come abbiamo detto, dopo la Mirabile Visione a cui è accennato nell' ultimo dei paragrafi di essa, sia posteriore a questo episodio amoroso nella vita di Dante, credo che nessuno potrà dubitarne; poichè a questo fatto segue nella V. N. il racconto di altri fatti posteriori a questo, ma anteriori a quella Visione.

Nel racconto di questo episodio non troviamo alcuna espressione per cui ne sia dato di precisare l'epoca delle diverse fasi di questo amore per la donna gentile. Ma non essendo stato messo in dubbio da nessuno (per ciò ch' io mi sappia) che questa donna gentile della

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V. N. non sia identica alla donna gentile del Convito, benchè altri la voglia una persona storica e reale, altri con Dante allegorica e ideale; possiamo ricorrere alle date che ne offre il Convito e ciò con tanto maggiore sicurezza, chè ne siamo confortati dalle parole di Dante stesso, il quale apertamente disse:,,che non intendeva di derogare in alcuna parte alla Vita Nuova, ma anzi maggiormente giovare questa per quello" 1). E fece bene, chè senza gli schiarimenti del Convito, avremmo dovuto dire, ch' egli nel racconto di quell' episodio amoroso della V. N. abbia farmeticato.

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Al capo secondo del trattato secondo del Convito l' Autore, rapportandosi al detto nel paragrafo 36.° della V. N., scrive così: ,,Cominciando adunque, dico che la stella di Venere due fiate era rivolta in quello suo cerchio che la fa parere serotina e mattutina, secondo i due diversi tempi, appresso lo trapassamento di quella Beatrice beata, che vive in cielo con gli Angioli e in terra colla mia anima, quando quella donna gentile, di cui feci menzione nella fine della Vita Nuova, apparve primamente accompagnata d'Amore agli occhi miei, e prese alcuno luogo nella mia mente". Più chiaro di così pei dotti del tempo non poteva parlare. Quella apparizione prima avvenne dunque dopo la morte di Beatrice, allorchè Venere aveva compiuto il suo giro due volte.,,E siccome, continua al medesimo luogo, è ragionato per me nello allegato libello, più da sua gentilezza, che da mia elezione venne, ch' io ad essere suo consentissi... Ma perocchè non subitamente nasce amore e fassi grande e viene perfetto, ma vuole alcuno tempo e nutrimento di pensieri, massimamente là dove sono pensieri contrarj che lo impediscono, convenne prima che questo nuovo amore fosse perfetto, molta battaglia intra 'l pensiero del suo nutrimento e quello che gli era contrario, il quale per quella gloriosa Beatrice tenea ancora la rocca della mia mente". Dalle quali parole non possiamo ritrarre se non, che dalla prima apparizione al vero innamoramento vi sia passato alcun tempo. Quanto, ce lo dirà al capo decimoterzo, ove parla del fatto stesso, ma fuori di allegoria.

Poichè quivi n' ebbe detto come, per trovar consolazione al suo dolore per la morte di Beatrice, egli s' era messo a leggere da prima il libro de Consolatione Philosophiae di Boezio, poscia quello de Amicitia di Tullio, la sentenza dei quali eragli riuscita alquanto difficile per ciò che digiuno ancora d' ogni studio scientifico, non ne aveva altro ajuto se non quello del suo naturale ingegno e della cognizione soltanto della Grammatica (cioè del latino), continua:

1) Conv. t. I. c. 1.

„E siccome essere suole, che l'uomo va cercando argento, e fuori della intenzione trova oro, lo quale occulta ragione presenta, non forse sanza divino imperio; io, che cercava di consolare me, trovai non solamente alle mie lagrime rimedio, ma vocaboli d' autori e di scienze e di libri; li quali considerando, giudicava bene, che la Filosofia, che era donna di questi autori, di queste scienze e di questi libri, E imaginava lei fatta come una donna gentile: e non la potea imaginare in atto alcuno, se non misericordioso" 1). Ecco la prima apparizione della donna gentile, avvenuta due rivoluzioni di Venere dopo la morte di Beatrice. ,,E da questo imaginare cominciai ad andare là ov' ella si dimostrava veracemente, cioè nelle scuole de' religiosi e alle disputazioni de' filo

fosse somma cosa.

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1) E potrà parerne strana sì fatta sua imaginazione dopo quel racconto? E che altro è il libro de Consolatione Philosophiae, a cui egli quivi accenna, se non una prosopopeia ed un dialogo tra Boezio e la Filosofia, la quale, preso l'aspetto di un' amabile matrona, penetra nella prigione, ne scaccia le Muse, per ciò che impotenti a consolare il cattivo, ed udita l' innocenza di costui, imprende essa a consolarnelo e coll' esposizione di grandi verità gli fa vedere che nella virtù l'uomo trova la sua felicità. Ma sentiamone Boezio:

‚Haec dum mecum tacitus ipse reputarem, querimoniamque lacrymabilem styli officio designarem, adstitisse mihi supra verticem visa est mulier, reverendi admodum vultus, oculis ardentibus, et ultra communem hominum valentiam perspicacibus, colore vivido, atque inexhausti vigoris, quamvis ita aevi plena foret, ut nullo modo nostrae crederetur aetatis: statura discretionis ambiguae. Nam nunc quidem ad communem sese hominum mensuram cohibebat; nunc vero pulsare coelum summi verticis cacumine videbatur: quae cum caput altius extulisset, ipsum etiam coelum penetrabat, respicientiumque hominum frustrabatur intuitum. Vestes erant tenuissimis filis, subtili artificio, indissolubilique materia perfectae; quas, uti post, eâdem prodente, cognovi, suis manibus ipsa texuerat. Quarum speciem, veluti fumosas imagines solet, caligo quaedam neglectae vetustatis obduxerat. Harum in extremo margine II, in supremo vero legebatur intextum. Atque inter utrasque litteras, in scalarum modum, gradus quidam insigniti videbantur, quibus ab inferiore ad superius elementum esset ascensus. Eandem tamen vestem violentorum quorundam sciderant manus, et particulas, quas quisque potuit, abstulerant. Et dextera quidem ejus libellos, sceptrum vero sinistra gestabat. Quae ubi poeticas Musas vidit etc." (De Consol. Phil. prosa I.)

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Non è forse naturale che Dante, egli pure poeta, egli pure consolato dallo studio della Filosofia, abbia considerato questo avvenimento quale grazia inviatagli dal Cielo, e, ad imitazione di Boezio, abbia quell' amore alla Filosofia voluto simboleggiare nell' amore suo per una donna gentile e misericordiosa?

sofanti 1); sicchè in piccol tempo, forse di trenta mesi, cominciai tanto a sentire della sua dolcezza, che 'l suo amore cacciava e distruggeva ogni altro pensiero: per che io, sentendomi levare dal pensiero `del primo amore alla virtù di questo, quasi maravigliandomi, apersi la bocca nel parlare della proposta Canzone... Cominciai adunque a dire: Voi, che, intendendo, il terzo ciel movete“. Da ciò apparisce che trenta mesi dopo la prima apparizione della donna gentile il suo amore divenne perfetto, e gli dettò la prima Canzone, anzi la prima poesia, come vedremo, per la donna gentile.

Se chiediamo agli astronomi del nostro tempo, quanto impieghi Venere per compiere quella sua rivoluzione, che la fa apparire, in tempi diversi, serotina e mattutina, ci diranno, chi 582 giorni, chi 583, 92'), come ne calcola Herschell. Lasciata la frazione, ossia prendendo la quasi media di giorni 583, le due rivoluzioni di Venere equivalerebbero a giorni 1166, pari ad anni tre, mesi due, giorni undici i quali aggiunti al nove Giugno 1290, epoca della morte di Beatrice, ci portano quella prima apparizione alla fine d' Agosto del 1293. Se a quest' epoca aggiungiamo i trenta mesi, che durò la lotta e che quell' amore, fatto vittorioso, divenne perfetto, ovvero, fuori d' allegoria e secondo Dante stesso, i trenta mesi ch' egli passò negli studj filosofici e che bastarono a renderlo atto a sentirne tutta la dolcezza, troviamo che quella Canzone: „Voi che intendendo ecc." fu fatta nel Febbrajo del 1296: il che non può essere. Poichè, se questa ne fosse l'epoca, Carlo Martello, che morì nel 1295, non gliel' avrebbe potuta ricordare nel Paradiso. (Can. 8. v. 83.)

Ma se, anzichè dei calcoli de' moderni astronomi, ci serviamo di quelli degli antichi, che davano a quella rivoluzione di Venere giorni 365 come a quella del Sole ), e così fece pure il Varchi, le due rivoluzioni di Venere saranno pari ad anni due. E quindi la prima apparizione della donna gentile non sarà nel 1293, ma nel Giugno del 1292: ciò che farà portare l'epoca, in cui

1) V. N. §. 37.

2) Lessicon della Fisica di Marbach.

3) Ces planètes (Vénus et Mercure).. avaient. . deux mouvements, l'un à l'égard du Zodiaque, qui s' accomplissait précisement dans le temps d' une révolution du Soleil, ou d'une année; l'autre à l'égard du Soleil même. Hist. de l'Astr. Anc. par M. Bailly lib. 2. §. 24. 1. 5. §. 18. E di certo Dante stesso alluse a tal movimento, allorchè disse: „l'altro (movimento di Venere) secondochè lo epiciclo si muove con tutto il Cielo ugualmente con quello del Sole". Con. t. II. c. 6. ́

fu composta la prima Canzone, alla fine del Dicembre 1294: e però quando Carlo Martello poteva benissimo averne avuto contezza nel suo soggiorno di oltre a venti dì fatto in Firenze l'anno 1295 1); e per ciò anche trovarvisi una ragione per che Dante sia stato tanto apprezzato dal giovine re, come appare dal canto sopraccitato del Paradiso.

La seconda Canzone del Convito:,,Amor, che nella mente mi ragiona" non debb' essere di epoca molto discosta della prima. Egli la scrisse quando durava ancora, anzi quando era forse massima in lui la dolcezza degli studj filosofici, come si può vedere nel comento, nel cui principio ci lasciò scritto:,,Così come nel precedente Trattato si ragiona, lo mio secondo Amore prese cominciamento dalla misericordiosa sembianza d'una donna; lo quale Amore poi, trovando la mia vita disposta al suo ardore, a guisa di fuoco di piccola in gran framma s' accese; sicchè non solamente vegghiando, ma dormendo, lume di costei nella mia testa era guidato. E quanto fosse grande il desiderio che Amore di vedere costei mi dava, nè dire nè intendere si potrebbe... Oh quante notti furono, che gli occhi delle altre persone chiusi dormendo si posavano, che li miei nell' abitacolo del mio Amore fisamente miravano! E siccome lo multiplicato incendio pur vuole di fuori mostrarsi, chè stare ascoso è impossibile; volontà mi giunse di parlare d' Amore, il quale del tutto tenere non potea. E avvegnachè poca podestà io potessi avere di mio consiglio, pur intanto, o per voler d'Amore, o per mia prontezza, ad esso m' accostai per più fiate ch' io deliberai e vidi che d' Amor parlando più bello nè più profittevole sermone non era che quello nel quale si commendava la persona che si amava... Impresi dunque a lodare questa donna, e, se non come si convenisse, almeno innanzi quanto io potessi; e cominciai a dire: Amor, che nella mente mi ragiona“ 2). Dal che apparisce chiaro, che Dante, scrivendo questa Canzone, fosse più che mai preso d'amore per la Filosofia; e può a ragione dedursi ch'essa non sia di un' epoca molto lontana da quella della prima.

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Ma innanzi a questa seconda Canzone egli scrisse una Ballata per questa stessa donna: io prima che alla sua composizione venissi, parendo a me questa donna fatta contro a me fiera e superba alquanto, feci una Ballatetta, nella quale chiamai questa donna orgogliosa e dispietata“. (ivi tr. III. c. 9).

Nè molto lontana dall' epoca di questa Ballata, ch'è: ,,Voi, che sapete ragionar d'Amore", credo essere la terza Canzone del

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