17 Qui si convien lasciare ogni sospetto; Risonavan per l' aer senza stelle, 19 22 25 Voci alte e fioche, e suon di man con elle, Facevano un tumulto, il qual s' aggira 28 Sempre in quell' aria senza tempo tinta, Come la rena quando a turbo spira. Ed io, ch' avea d'orror la testa cinta, 31 Dissi: Maestro, che è quel ch' i' odo? E che gent' è, che par nel duol si vinta?' 41 Degli angeli che non furon ribelli Ed io, che riguardai, vidi una insegna, 52 55 Ch' io sappia quali sono, e qual costume Vede alla terra tutte le sue spoglie, Similemente il mal seme d' Adamo: 115 Gittansi di quel lito ad una ad una, Per cenni, come augel per suo richiamo. Cosi sen vanno su per l' onda bruna, 118 Ed avanti che sian di là discese, Anche di qua nuova schiera s' aduna. 'Figliuol mio,' disse il Maestro cortese, 121 'Quelli che muoion nell' ira di Dio Tutti convegnon qui d' ogni paese : E pronti sono a trapassar lo rio, Chè la divina giustizia gli sprona Si che la tema si volge in disio. 124 CANTO QUARTO. Ruppemi l'alto sonno nella testa 4 7 10 Tanto che, per ficcar lo viso al fondo, Io non vi discerneva alcuna cosa. 'Or discendiam quaggiù nel cieco mondo,' Cominciò il poeta tutto smorto : 'Io sarò primo, e tu sarai secondo.' Ed io, che del color mi fui accorto, 14 16 Dissi: Come verrò, se tu paventi, Ed egli a me: 'L'angoscia delle genti 19 25 Perocchè gente di molto valore Conobbi, che in quel limbo eran sospesi. 'Dimmi, Maestro mio, dimmi, Signore,' 46 Comincia' io, per voler esser certo Di quella fede che vince ogni errore: 'Uscicci mai alcuno, o per suo merto, 49 O per altrui, che poi fosse beato?' E quei, che intese il mio parlar coperto, Rispose: Io era nuovo in questo stato, 52 Quando ci vidi venire un possente Con segno di vittoria coronato. Trasseci l'ombra del primo parente, D' Abel suo figlio, e quella di Noè, Di Moisè legista e ubbidiente; Ed altri molti; e fecegli beati : 55 58 Abraam patriarca, e David re, Israel con lo padre, e co' suoi nati, E con Rachele, per cui tanto fe', 61 85 Vidi quattro grand' ombre a noi venire; Sembianza avevan nè trista nè lieta Lo buon Maestro cominciò a dire: 'Mira colui con quella spada in mano, Che vien dinanzi a' tre sì come sire. Quegli è Omero poeta sovrano, L'altro è Orazio satiro che viene, Ovidio è il terzo, e l' ultimo Lucano. Perocchè ciascun meco si conviene Nel nome che sonò la voce sola, Fannomi onore, e di ciò fanno bene.' Cosi vidi adunar la bella scuola 88 94 Di quei signor dell' altissimo canto, Che sopra gli altri com' aquila vola. Da ch'ebber ragionato insieme alquanto, Volsersi a me con salutevol cenno : 98 El mio Maestro sorrise di tanto : E più d'onore ancora assai mi fenno, 100 Ch' esser mi fecer della loro schiera, Si ch'io fui sesto tra cotanto senno. Cosi n' andammo infino alla lumiera, 103 Parlando cose che il tacere è bello, Si com'era il parlar colà dov' era. Venimmo al piè d'un nobile castello, 106 Sette volte cerchiato d'alte mura, Difeso intorno d' un bel fiumicello. Questo passammo come terra dura: 109 Dall' altra parte vidi il re Latino, Che con Lavinia sua figlia sedea. Vidi quel Bruto che cacciò Tarquino, 127 Lucrezia, Julia, Marzia e Corniglia, E solo in parte vidi il Saladino. 73 Io cominciai: 'Poeta, volentieri Si tosto come il vento a noi li piega, 79 Con l' ali alzate e ferme, al dolce nido Vegnon per l' aer dal voler portate: Cotali uscir della schiera ov'è Dido, A noi venendo per l' aer maligno, Si forte fu l' affettuoso grido. 'O animal grazioso e benigno, 82 85 88 Che visitando vai per l' aer perso Noi che tignemmo il mondo di sanguigno: Se fosse amico il re dell' universo, 91 122 124 127 Ed ella a me: Nessun maggior dolore, CANTO SESTO. 133 136 142 |