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celebre Santa Maria Novella, San Paolo, Sant'Jacopo in Campo Corbolini, San Frediano, Sant' Ambrogio, San Niccolò; e sul colle famoso San Miniato che, costruita in gran parte nel secolo XI, si levava magnifica a coronarlo, allora come ora.

Chi entrava nella città, una volta passato il ponte l'antemurale la porta, lasciate le siepi i campi il borgo che l'avevano accompagnato fin lì, addio aria, luce e sole. Per vedere il cielo bisognava voltarsi in su a guardarlo fra i tagli delle tettoie, e per incontrare un po' di sole bisognava sbucare in una piazzetta, o pigliarne a volo una razzata arrivata per miracolo fra lo strettume fino al selciato. In compenso strade fresche l' estate e riparate dal tramontano l' inverno. Le case parevano piuttosto fette di case con un paio di finestrine per piano, tutte per alto e niente per largo, strizzate nel pigia pigia. Non erano che facciata, senza dar segno da niente del corpo che c'era dietro, con le grondaie stese in fuori sui lunghi travicelli, come le casine dipinte dai ragazzi, e a terreno le botteghe col muricciolo per la mostra, usci in proporzione da passarci per uno, anditi bui. Molte erano ancora di legno, e guai se cominciava un bruciamento, e col vento in favore. Molte rubavano un po' di spazio alla strada sporgendosi sui mensoloni sopra la testa dei passanti. Ma le abitazioni delle gran famiglie, con un po' più di respiro, erano a filari di pietra invece che muro raccogliticcio o intonaco, porte ferrate e chiuse,

finestrucce ferrate ed alte da terra, e semmai per compenso, in cima, la terrazza merlata o un solaio aperto sui tetti, tra uno sventolìo bianco di panni tesi ad asciugare.

Nelle piazzette, difficile non ci fosse qualche chiesina aperta la domenica e basta. Tetto a due spioventi, porta su un bel trono di scalini, e il grande occhio che era la sua unica civetteria. Dalla piazza, con gli angoli serrati come i cortili, ripartivano le strade, magari di sotto un arco, ognuna per conto suo, senza occuparsi per nulla se era in fila o no con quell' altra arrivata da quell' altra parte. Ricominciavano le fette di case, le botteghe, i palazzotti, l'aria colata; e per il mezzo degli ammattonati a spina di pesce, gli sgrondi nericci delle tintorie e delle conce. Finchè gira o rigira era probabile capitare davanti a quelle cinque o sei chiese più grandi; o se no sboccare nell' unico largo, largo sul serio che ei fosse là dentro, Mercato Vecchio; che era stato già il fôro della città romana.

Questo era il cuore di Firenze. Era nato nel mezzo della croce di vie principali che arrivavano dalle quattro porte (le attuali via Roma, Calimala, Por Santa Maria per un verso; Corso, Speziali, Strozzi per quell' altro); e da lì si moveva e rifluiva davvero il sangue dei traffici per le vene delle strade. Tutto intorno, nel reticolato di viuzze quadrettate che mantenevano la disposizione della città romana, in Calimala, in Pellicceria, in Terma, in Por Santa Maria, eran fitti i fondachi dei fabbricanti e

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