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la testa e di tor via ogni polvere, ogni sudiciume che per la fatica di tutta la passata settimana sopravvenuta fosse ». O quando ci si doveva preparare per andare alla messa, per assistere al palio di San Giovanni, per un matrimonio nella casata. Era allora che la donna in tutta la sua bellezza e la sua pompa veniva fuori dalla casa. Nella casa troppo ristretta non c'era posto per le feste e le cerimonie di una qualche importanza. E tutto il parentado, adunato e parato, usciva in gran mostra nella via, nelle chiese, sotto le logge gentilizie dei palazzi.

3. PER LA STRADA.

Ai pianterreni, specie nelle strade centrali, c'erano per lo più botteghe; e lungo i palazzi « panche da via »; prima di legno, coll'andar del tempo di muro, il cui uso è rimasto nell'architettura fiorentina fino al cinquecento. Servivano a prendere il fresco le sere d'estate, e non per i padroni soltanto. Erano a disposizione dei passanti per riposarsi, e ammazzare il tempo facendo quattro chiacchiere; alcune eran famose, e servivano da punti di ritrovo come oggi un caffè o una pasticceria. Vi si giocava anche molto a dadi, a tavole, a scacchi, mentre dintorno i ragazzi imperversavano colla palla o colla trottola secondo i tempi. Perfino gente d'alto lignaggio, come Guido Cavalcanti, vi si metteva a giocare, e i ra

gazzi non portavano rispetto a nessuno. Uno, che una volta Guido aveva scapaccionato per levarselo di torno, con un sasso e un chiodo gli inchiodò nella panca la falda della guarnacca: e poi se la dette a gambe e a ridere.

Le botteghe sotto il bell'arco scemo, divenuto oramai classico nella architettura del XIII, si ingolfavano buie nel ventre dello stabile, e appena se una finestruccia inferriata forte dava da quell'altra parte su un cortile o un vicoluccio.

Per salvare dall'acqua l' imboccatura della bottega vi si costruiva sopra una tettoia sporgente, ciò che finiva di levare la luce. Lo stesso mezzo s'adoprava per riparare le panche. Sulla porta, come s'usa ancora, facevasi la mostra della merce. Uno o due muretti si staccavano da una o tutte e due le soglie, alti un paio di braccia, e lì sopra veniva esposta la roba, lasciando per il passo una stretta apertura.

Dentro, gli artisti minuti, fabbri, legnaioli, tappezzieri, armaioli, travagliavano tutto il giorno a raccapezzare que' pochi soldi che bastavano alla vita d'allora, mentre i commercianti spiccioli, facevano certo coi loro traffichi qualche guadagno migliore. Queste botteghe, fitte in Calimala, in Por Santa Maria, in Porta Rossa, in Vacchereccia, in Pellicceria, si addossavano anche più in alcuni luoghi naturali di radunata, alla Loggia di Or San Michele dove c'era il mercato del grano, nella piazzetta di Ponte Vecchio, in Mercato Nuovo,

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Tino di Camaino: il sepolcro di Arrigo VII Pisa, Camposanto (da essere ricomposto nella Cattedrale)

(pag. 104)

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