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La Condanna di Dante

(dal Libro del Chiodo, Archivio di Stato di Firenze)

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poetica, poco disforme dai modelli tradizionali della lirica dei trovatori. Ma con quella canzone, sgorgata dall'interna commozione dell' animo, dopo la revoca del saluto gentile, dopo lo smarrimento degli incontri cercati e non sostenuti, dopo il motteggio delle giovani donne a quell' amore tremebondo, l'Alighieri trovava sè stesso e giungeva a una propria e cosciente affermazione del «< dolce stile », oltre la scuola di Guido Cavalcanti e degli altri rimatori toscani.

La fama della canzone che idealizzava l' amore e purificava il Poeta, che schiudeva un lembo di Paradiso dove una donna raggiava di bellezza divina, ma sensibile e beatrice agli umani, sorpassava il cenacolo degli amici e giungeva in quelli delle terre vicine a palesarvi la supremazia fiorentina anche nel fiore della poesia. In un balzo del Purgatorio ne renderà testimonianza un lucchese, a cui Dante apre il segreto dell' arte sua con parole che dicono tutta la consapevolezza della riforma poetica: «Io mi son un che, quando Amor mi spira, noto, ed a quel modo Che ditta dentro, vo significando »..

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L'autore delle nuove rime, che ha già un nome chiaro tra i poeti, è un oscuro gregario nelle prime file dei cavalieri di Campaldino contro i Ghibellini di Arezzo. Il cozzo degli eserciti lo conosciamo attraverso le parole di Dino, mentre il Poeta, integrando lo storico, ci racconta piuttosto la pietà del campo di battaglia dopo l'azione, e quella di un illustre caduto, flagellato dal temporale e

travolto dalla piena del torrente ingrossato. Anche un episodio della guerra contro Pisa, la resa del castello di Caprona, trapassa in un fugace accenno della Commedia dai ricordi di una gioventù lontana che, accesa la mente di dolci visioni, mosso il labbro alla parola rimata, alternava il servizio d' amore con quello delle armi nelle imprese della Repubblica.

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Quando i Grandi che avevano combattuto con Dante a Campaldino s' inorgoglivano per la città e tanto montavano in superbia da provocare l' imminente castigo degli Ordinamenti di Giustizia, Dante non parteggiava con loro. Era ancora lontano dalle brighe della vita politica, ma fuori ormai dalla beatitudine mistica della Vita Nuova, chè moriva Beatrice, onde la città parve a lui <«< quasi vedova dispogliata da ogni dignitade ».

Ebbe compassione dell' afflitto Poeta una «gentile donna giovane e bella molto, la quale da una finestra >> pietosamente lo riguardava. Ma la compassione di bella donna è un sentimento vicino all' amore, onde gli «<< occhi si cominciaro a dilettare troppo di vederla ». E una voce interna, discordante dalla ragione, così gli parlava: « Questa è una donna gentile, bella, giovane e savia, e apparita forse per volontade d'Amore, acciò che la mia

vita si riposi ». E dove? Forse nel matrimonio? Qualcuno l'ha pensato; ma tra questa prima deviazione dal culto di Beatrice e l'ingresso di Gemma Donati nelle case degli Alighieri, corre un periodo di vita agitata e contradittoria: un richiamo al culto della «< gentilissima » e una visione conclusiva al libretto della Vita Nuova, che è la genesi della grande visione della Commedia; un periodo di profonda meditazione filosofica; un momento di aberrazione morale e di compagnie sco

stumate.

Tra la vita terrena allo stato di felicità naturale, e il monte dilettoso da cui lo sguardo s'allarga sui panorami dell' infinito, c'è la selva delle passioni e del vizio; e la selva nel pensiero dantesco forse invade anche gli anni di un'amara partecipazione alla vita politica. Non più giardino fiorito di fantasie giovanili, ma selva intricata da triboli e spine, da deviazioni morali e delusioni politiche, è la dimora che ancora gli si concede nella città che ha ispirato la prima poesia.

Lo trattennero ancora dalla discesa gli studi severi <<< alle scuole dei religiosi e alle disputazioni dei filosofanti », dove la sapienza degli antichi doveva confortare il dolore recente e conferire al poeta d'amore la dignità dell'uomo di scienza. E la scienza trapassava nelle nuove rime, che abbandonavano l' ispirazione del primo lirismo mistico e cavalleresco, ma che, informate di materia dottrinale, più accetta agli spiriti colti, introducevano il Poeta nell' alta società del suo tempo. Era l'estrema

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